Teatro
Ravenna Festival, cento spettacoli per un mondo che cambia
RAVENNA _ L’uomo, la Terra. Il cambiamento climatico e il folle sfruttamento ambientale mettono a dura prova l’esistenza stessa del genere umano e del pianeta. “Koyanisquatsi”: così gli indiani Hopi chiamano questo attuale frangente: una “vita senza equilibrio” (ma anche una “vita in tumulto”) che secondo l’antico popolo residente nella nazione Navajo, in Arizona, si può superare solo costruendo un nuovo modo di vivere. E’ a questo concetto che si è ispirato Godfrey Reggio nel realizzare nel 1982 il celebre film di taglio documentaristico intitolato appunto “Koyanisquatsi” , costruito in modo indissolubile alla straordinaria colonna sonora del compositore americano Philip Glass. Un’opera che mira “a raffrontare la maestà della natura – terre, mari, cieli – là dove essa è ancora incontaminata, con le precarie e spesso assurde realizzazioni della umanità di oggi, disancorata dai valori più essenziali e, appunto, naturali, lanciata in una corsa demenziale verso il consumismo, l’automazione, le conquiste tecnologiche e, forse, la propria stessa fine”. Nel film le immagini naturali e urbane si susseguono in un montaggio ora accelerato ora rallentato, ritmato dalla musica che svolge un ruolo chiave”.
L’uscita di “Koyanisquatsi” fu nel 1983 un evento ovunque venne presentato. Era un chiaro messaggio -venato di un leggero pessimismo – sul bisogno urgente di intervenire per salvare la Terra e coincideva con un primo importante risveglio dei movimenti ambientalistici. Grazie alla solida intesa tra Reggio e Glass, seguirono altre due pellicole: “Powaqqatsi” o “Vita in trasformazione” del 1988 e “Naqoyqatsi” o “Vita come in guerra” (o “vita in cui si ci uccide a vicenda”) del 2003.
La “Trilogia Qatsi” che rappresenta qualcosa di assoluto e unico nella cinematografia mondiale, per il suo potente messaggio, la bellezza delle immagini, la meraviglia delle musiche composte da uno dei maggiori compositori al mondo come Philip Glass è uno dei momenti più emblematici e altamente simbolici scelto come linea guida dalla edizione 35 del Ravenna Festival, presentato giorni fa al teatro Alighieri di Ravenna. Una rassegna divenuta negli anni sempre più importante, uno dei luoghi più aimportanti per qualità e quantità di appuntamenti con le arti, dalla musica al teatro, dalla danza al cinema. Una manifestazione che ha da sempre sensibile attenzione per gli avvenimenti del mondo, così come per il suo ambiente naturale. Ecco quindi dal 21 al 23 giugno al Teatro Alighieri di Ravenna la proiezione dei tre film con l’esecuzione della colonna sonora in diretta eseguita dal Philip Glass Ensemble che compie cinquanta anni e l‘Orchestra Regionale Toscana diretti da Michael Riesman. con la collaborazione del Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, del Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio e della violoncellista Erica Piccotti. “Powaqqatsi “è proposto in prima mondiale in una versione orchestrale commissionata dal Festival insieme al Barbican di Londra, al Festival di Edimburgo e alla National Concert Hall di Dublino. Il ciclo si apre con “Koyanisquatsi” il 21 e si prosegue il 22 con “Powaqqatsi” per chiudersi domenica 23 con “Naqoyqatsi” (al violoncello Erica Piccotti).
A fare da cornice a questa eccezionale proposta di quello che è un classico cinematografico moderno come la “Trilogia Quatsi”, due momenti spettacolari di rilievo. La prima è un invito alla contemplazione della natura e si tiene a Sant’Apollinare in Classe il 24 maggio e riguarda l’esecuzione della “Creazione” di Franz Joseph Haydn, oratorio per soli, coro e orchestra diretta da Ottavio Dantone. Eseguono: l’Accademia Bizantina, il Philarmonia Chor Wien diretto da Walter Zeh con Charlotte Bowden, soprano, Martin Vanberg, tenore Andre Morsch, basso.
L’altro è il tema del riscaldamento globale al centro del nuovo lavoro di teatro musicale multimediale dedicato alla vita degli Inuit, la cui esistenza divenne di pubblico dominio un secolo fa con il documentario muto “Nanuk l’eschimese” (1922) di Robert Flaherty, primo film etnografico della storia. In prima assoluta, “Lo sciamano di ghiaccio” vede in scena il 16 giugno al teatro Alighieri il duo Piqsiq, parte di quel popolo – oggi non più di 120 mila individui – diviso fra Alaska, Groenlandia e Canada e la cui esistenza è minacciata dai cambiamenti climatici e dalle aggressive politiche estrattive di Stati Uniti e Canada. Con la drammaturgia di Guido Barbieri, la regia di Fabio Cherstich, l’elettronica di Massimo Pupillo e la drammaturgia musicale di Oscar Pizzo, “Lo sciamano di ghiaccio” trasporta lo spettatore alla ricerca del Nanuk del XXI secolo, conteso fra tradizione e modernità, sulle tracce dell’esploratore italiano Roberto Peroni che da trent’anni vive in Groenlandia e si impegna per la difesa e divulgazione della cultura inuit.
Attenzione all’ambiente ma anche ai temi della solidarietà, Ravenna Festival -scegliendo questo anno la sua trentacinquesima edizione intitolata “E fu sera e fu mattina” – perchè c’è “il desiderio non solo di riflettere e sensibilizzare attraverso i linguaggi dello spettacolo, ma anche di esplorare e adottare nuove pratiche ecosostenibili”.
Nasce così, promosso da Ravenna Festival, “Romagna in fiore”, iniziativa dedicata alla drammatica emergenza che colpì questo territorio un anno fa, in occasione di due alluvioni (il 2 e 17 maggio). Un territorio fragile tra colline e montagne dell’appennino, con un alto numero di frane come gli smottamenti in pianura, dalla Bassa alle Marche. Sono stati così allestiti otto spettacoli tra maggio e giugno in alcune dei paesi o città colpite in modo durissimo dall’alluvione. Sono: Castel Raniero (Faenza), Abbazia di San Salvatore in Summano (Sarsina), Galeata, Modigliana, Pian di Stantino (Tredozio), Conselice, La Torraccia (Ravenna) e Riolo Terme.
Come tradizione Ravenna Festival apre le sue porte a visitatori, appassionati di cultura e spettacolo, cittadini residenti e no con un concerto inaugurale che si tiene l’11 maggio al Pala De Andrè (ore 21)con il maestro Riccardo Muti che dirige i Wiener Philarmoniker nella sinfonia n.35 in re maggiore “Haffner” K 385 di Wolfgang Amedeus Mozart e la Sinfonia n.9 in do maggiore “La grande” D944 di Franz Schubert. Muti tornerà sul podio a dirigere la sua Orchestra Cherubini in due concerti. Il primo il 9 giugno, sempre al Pala De Andrè alle 21, con musiche di Schubert, Mozart, Catalani e Busoni. Al clarinetto Simone Nicoletta. Il secondo, per il programma de “Le vie dell’Amicizia” dedicato al dramma dei migranti, domenica 7 luglio alle 21, ancora al Pala De Andrè, dirige Riccardo Muti. In programma la Sinfonia n. 4 in do minore D 417 “Tragica” con l’Orchestra Cherubini, il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” diretto da Lorenzo Donati, controtenore Nicolò Balducci, violoncello Giovanni Sollima, e Lina Gervasi al theremin. E infine lo “Stabat Mater” di Sollima.
Per quanto riguarda il genere sinfonico due maestri apprezzati come Simon Rattle e Kirill Petrenko si esibiranno a Ravenna per la prima volta. Petrenko è protagonista del concerto del 2 giugno, alle ore 21 dove dirigerà la Gustav Mahler Jugendorchester in “Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore”omaggio al compositore austriaco Anton Bruckner nel bicentenario della nascita Venerdì 28 giugno Simon Rattle dirige la Chamber Orchestra of Europe, mezzosoprano Magdalena Kozena. Dal 17 al 20 giugno negli spazi di Classis e Museo della Città si svilupperà il programma ideato da Cristina Mazzavillani Muti “Chiamata alle arti” dedicata ai creativi di oggi e del futuro aperta alle più varie forme di linguaggi: dalla foto al video, dal rap alla poesia, sino alla composizione musicale”.
Il resto del programma è immenso. Oltre cento le alzate di sipario per musica, danza e teatro con appuntamenti in esclusiva, prime assolute, di grandi artisti nazionali e internazionali. Una straordinaria carrellata suddivisa per capitoli: Anima Mundi, Anima Hominis, Musica e Musiche, Luce fu: musica nelle Basiliche, Un festival che danza, il teatro specchio del mondo. Da Maggio a Giugno è “Romagna in fiore” mentre la Trilogia d’autunno arriverà dal 15 al 21 novembre.
Anima Hominis. Con il motto“E fu sera e fu mattina,” Ravenna Festival 2024 intende celebrare anche la creatività in tutte le sue forme e a tutti i livelli. Ecco così la “Chiamata alle arti” e aperta ai giovani talenti. Con la direzione di Michele Marco Rossi e Anna Leonardi.
La capacità dell’arte di nutrire il senso di comunità fa parte non solo del progetto “Romagna in fiore” ma anche il “Sogno di volare” progetto quadriennale che lega Ravenna a Pompei attraverso Aristofane. Alla Classense, d’altra parte, si conserva il solo manoscritto al mondo che contenga tutte le undici commedie superstiti del commediografo greco ed è una di queste – “Pluto”, incentrata sulla diseguale distribuzione della ricchezza – che la regia di Marco Martinelli mette in scena il 29 maggio al teatro Alighieri, ore 21 con le musiche di Ambrogio Sparagna, eseguite da Erasmo Treglia, Vincenzo Core e Antonio Matrone con la partecipazione dei ragazzi e adolescenti provenienti da diverse parti del territorio napoletano: Pompei, Torre del Greco, Castellamare di Stabia e Torre Annunziata.
Dalla creativa fabbrica della cultura che è il Teatro delle Albe, che ha la sua sede al Teatro Rasi, esce anche “Don Chisciotte ad ardere”, seconda parte del trittico che chiama i cittadini ravennati a farsi parte del capolavoro di Cervantes. Accadrà dal 26 al 30 giugno e dal 2 al 7 luglio negli spazi del Palazzo Malagola. Lo spettacolo ideato e allestito con la regia di Ermanna Montanari e Marco Martinelli in scena con Alessandro Argnani, Roberto Magnani, Laura Redaelli e le cittadine e i cittadini della Chiamata Pubblica.
Dopo il debutto nel 2023, il Grande Teatro di Lido Adriano – nato dal dialogo fra artisti e operatori di Ravenna legati alla cosmopolita località della riviera e attorno all’attività del Cisim centro culturale e molto altro – propone invece “Panchatantra o le mirabolanti avventure du Kalila e Dimna”, rilettura della più celebre raccolta di favole indiane a cura di Luigi Dadina che ne cura anche la direzione artistica con Lanfranco Vicari. Drammaturgia di Tahar Lamri, Direzione di Federica Francesca Vicari (dal 30 maggio al 2 giugno alle ore 20) al Grande Teatro di Lido Adriano.
Creatività come riscatto contro le discriminazioni, Lo sapeva bene l’atleta somala SamiaYusuf Omar che partecipò alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e inghiottita dal mare Mediterraneo a soli tre mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Londra del 2012. Al suo ricordo è dedicato lo spettacolo “Non dirmi che hai paura”opera teatrale musicale tratta dall’omonimo racconto di Giuseppe Catozzella, in scena l’8 luglio al teatro Alighieri, con la regia di Laura Rocco, le musiche di Peter e Jill Gabriel (Real World). Direttore musicale Andrea Calandrini. Un’altra compagnia teatrale storica di Ravenna, Fanny e Alexander, in “Nina” – in programma l’11 giugno al teatro Alighieri, alle 21- celebra invece la memoria della grande cantante Nina Simone sempre in prima fila schierata sul fronte dei diritti civili. Performer: Claron McFadden che si occupa anche delle musiche in tandem con Damiano Meacci, idea e regia di Luigi De Angelis, drammaturgia di Chiara Lagani. Lo spettacolo è coprodotto con l’Ircam del Centre Pompidou. Un altro omaggio è rivolto al primo compositore di colore che pubblicò in Europa. Cioè Vincent Lusitano del quale alcune composizioni saranno eseguite il 1 giugno a San Vitale (ore 21,30) dal The Marian Consort, musiche di Lusitano accanto a brani da Pierluigi da Palestrina, Pedro De Cristo, Tomàs Luis de Victoria. Nicola Vincentino e altri. Il danzatore e coreografo fiorentino Virgilio Sieni e la sua compagnia il 3 luglio al Teatro Rasi rendono un omaggio al sensibile compositore Ezio Bosso, scomparso di recente in “Un Amico” coreografie di Sieni, musiche di Bosso eseguite da Mario Brunello al violoncello e Maria Semeraro al pianoforte.
“She, Elle, Lei “, voci di acqua e di terra, suoni di mare e di sabbia con Almara, l’orchestra delle donne del Mediterraneo, Ginevra Di Marco e l’Orchestra di Piazza Vittorio (in collaborazione con il Festival delle Culture) di scena il 25 maggio al teatro Alighieri (ore 21).
Appuntamento dedicato alla musica etiope, “Maqeda “ è proposto dagli otto musicisti dell’Atsos Project e la voce narrante di Gabriella Ghermandi, il 20 giugno all’Arena dello Stadio dei Pini a Cervia (alle ore 21,30)
Il concerto“Janua” dell’Irini Ensemble diretto da Lila Hajosi – Basilica San Vitale, il 15 giugno ore 21,30 – è incentrato sulle musiche al tempo del Concilio che nel 1439 tentò di ricomporre la frattura fra le chiese di Oriente e Occidente. Eulalia Fantova e Clémence Faber, mezzosoprani, Julie Azoulay, Lauriane Le Prev, contralti, Benoit-Joseph Meier, Olivier Merlin, tenori, Jean Marc Vié, Sebastien Brohier, bassi, Catherine Motuz, Sandie Griot, trombe, tromboni medioevali. Musiche di Guillame Dufay, JanusPousiadenos, Manuel Doukas Chrysphes.
Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alle ore 10,30 del 16 giugno saranno eseguiti canti di devozione mariana del Mediterraneo tra XIII e XIV secolo.
Al Palazzo San Giacomo di Russi il 5 luglio alle 21,30 in pista l’alternative country dei Calexico – fusione di sonorità Tex-Mex con musica mariachi, jazz e psichedelia – con in apertura Don Antonio e Dalibor Paviˇcic ́ (chitarrista del gruppo croato Bambi Molesters) e i Ghost Guitars. Sul palco: Don Antonio, Dalibor Pavicic, chitarra, Luka Bencic, chitarra e tastiere, Enrico Mao Bocchini, batteria, Gianni Perinelli, sassofono, electronics e Danilo Gallo contrabbasso.
Il giorno dopo, 6 luglio, nella stessa location di Russi è il turno de “La grande notte del ballo popolare” per viaggiare dal nord al sud dell’Europa, dalla Bretagna al Salento passando per il Poitou e l’Appennino, lungo l’itinerario curato dal suonatore di cornamuse Fabio Rinaudo, assieme a Stefano Valla, piffero, Daniele Scurati, fisarmonicista e con tanti ospiti. Dall’Alvernia Michel Esbelin, cabrette, Tiennet Simonnin, accordéon. Dal Poitou Ciac Boum con Christian Pacher, violino, voce e animazione, Julien Padovani accordéon, canto e Robert Thébaut, violino e voce. Dalla Bretagna Erwan Hamon, bombarda e flauto, Janick Martin accordéon. Dal Salento infine il Canzoniere Grecanico Salentino.
Il parco secolare di Villa Masini, antica magione nella campagna di Massa Castello in cui visse il tenore Angelo Masini, risuonerà invece de “Le musiche dell’anima a Villa Masini” (14 giugno,ore 19 e ore 21,30) proposte dai gruppi della cantante jazz albanese Elina Duni (con Robert Luft, chitarra, Kiril Tufekcievski, basso e Viktor Filipovski, batteria) e della flautista franco-siriana Naïssam Jalal (con Leonardo Montana, pianoforte e Joaquim Florent, contrabbasso).
Nella stessa Villa Masini, dal 7 al 9 giugno si terrà una installazione sonora tratta dall’omonimo testo di Folco Terzani “A piedi nudi sulla terra”, delle parole di Folco Terzani, che per l’installazione ideata da Elio Germano si intrecciano a musica classica indiana e ai riti dell’Asram.
Musica e Musiche: L’elegante chiostro della Loggetta Lombardesca accoglie due quintetti nati in seno a grandi orchestre: i Philharmonic Five, solisti dei Wiener che si cimentano in una serata “Stile viennese” il 29 giugno alle 21,30 anche con John Williams e Puccini. Ma persino autori contemporanei come Charles Aznavour, Dave Tarras, Sylvia Neufeld. E, il 4 luglio alle 21,30 il Chicago Symphony Brass Quintet. La Loggetta sarà cornice anche dell’omaggio al poeta Lord Byron e al suo legame con Ravenna, per il bicentenario della morte del poeta inglese, il 27 giugno alle 21,30 con il tenore Ian Bostridge, Julius Drake al pianoforte e i testi di Byron affidati a Lucasta Miller. Mentre il recital del pianista Filippo Gorini si divide, il 16 maggio al teatro Alighieri fra Schubert e il compositore ungherese György Kurtág. Il pianista Michele Campanella e il Quartetto Indaco scelgono il 28 maggio (sempre in Loggetta) Schubert e Martucci. Tra i pianisti ospiti c’è anche David Fray, in quest’occasione accanto al violinista Renaud Capuçon per eseguire il 18 maggio al teatro Alighieri, ore 21, brani di Beethoven e Schubert.
Con “Le Carnaval Baroque”, il 4 giugno alle 21 al Teatro Alighieri, il pubblico potrà fare esperienza di un carnevale del XVII secolo – con la sua unione di musica, circo e teatro – nella ricostruzione de “Le Poème Harmonique” diretto da Vincent Dumestre alla chitarra barocca. Regia e coreografia di Cécile Roussat.
Due gli appuntamenti con la Stagione Armonica guidata da Sergio Balestracci, l’uno per “L’Amfiparnaso di Orazio Vecchi”, il 7 giugno nella Loggetta Lombardesca, “comedia harmonica” di fine Cinquecento per coro a cinque voci miste e attori e il secondo alle Artificerie Almagià alle ore 21 dell’8 giugno per il centenario della nascita di Luigi Nono, intitolato “Il Nuovo e l’Antico”, con la partecipazione di Roberto Fabbriciani al flauto basso e Alvise Vidolin al live electronics e nastro magnetico. Dirige Sergio Balestracci. In esecuzione brani di Tomàs Luis De Victoria.
Diversi gli appuntamenti ispirati al dialogo fra musica e cinema, oltre alla “Trilogia Qatsi”. Per la prima volta al Festival, la compositrice islandese Hildur Gudnadóttir – premio Oscar per la colonna sonora del “Joker” di Todd Phillips e autrice anche delle musiche della pluripremiata serie Chernobyl – propone il 29 giugno al Pavaglione di Lugo le sue ipnotiche musiche nello spettacolo Osmium, al fianco di Sam Slater, James Ginzburg e Rully Shabara.
Questo sarà il secondo dei tre appuntamenti a Lugo, che nel giro di un weekend ospita anche il 28 giugno alle 21,30 l’acclamato duo di cantautori siciliani Colapesce Dimartino (Premio Mia Martini a Sanremo 2023), in versione “sinfonica” con l’Orchestra La Corelli, e una serata – il 30 giugno in collaborazione con Lugocontemporanea – con John De Leo Jazzabilly Lovers e la participazione della pianista Rita Marcotulli.
Tornando al cinema questo si intreccia anche alla rassegna Il Trebbo in musica a Cervia – Milano Marittima nell’Arena Stadio dei Pini dove il 30 giugno L’Orchestra 014 offre un tributo a Piero Piccioni, che compose tante colonne sonore di commedie all’italiana (ma ha anche influenzato la Lounge Music), mentre il 6 giugno alle 21,30 alla Rotonda Primo Maggio di Milano Marittima l’incontro con il regista Pupi Avati su musica, film e vita sarà accompagnato da un quartetto jazz, il genere più amato dal regista bolognese. Suonano: Teo Ciavarella al piano, Checco Coniglio, trombone, Alfredo Ferrario, clarinetto, Francesco Angiuli, contrabbasso.
Il Trebbo 2.4 si completa il 13 giugno all’Arena Stadio dei Pini di Cervia il 13 giugno alle 21,30 con l’omaggio di Laura Morante in “Prime donne: le figure femminili nell’opera di Giacono Puccini” a Giacomo Puccini nel centenario della morte. Laura Morante, voce recitante, Francesca De Biase, soprano, Davide Alogna violino e Antonello d’Onofrio al pianoforte. Nella stessa location anche il concerto di Margherita Vicario e l’orchestra La Corelli. Il 4 luglio invece -sempre a Cervia – il trombettista Paolo Fresu e il pianista cubano Omar Sousa celebrano i piaceri della tavola nel concerto “Food”.
Riccarda Casadei , il 27 giugno a Cervia intervistata da Pierfrancesco Pacoda celebra “Romagna mia”, inno romagnolo per eccellenza che compie 70 anni ed è stato intonato dagli “angeli del fango” che hanno prestato aiuto nei territori alluvionati. A seguire il concerto diretto dal batterista Vince Vallicelli e i Ruvidi formati da Roberto Villa, basso, Vanni Crociani, pianoforte, Fabio Mazzin, chitarre, Gionata Costa, violoncello, Andrea Costa, violino, Alessandro e Francesco Maltoni ai cori. Tra i concerti di questo Festival c’è anche quello della Banda musicale della Polizia di Stato (diretta da Maurizio Billi) il 2 luglio al palazzo Mauro De Andrè (ore 21).
Luce fu: musiche nelle Basiliche: Le Basiliche bizantine, sono tra le più famose al mondo, luogo privilegiatro di Ravenna Festival per concerti importanti
La Basilica di Sant’Apollinare in Classe ad esempio oltre alla “Creazione” di Haydn il 24 maggio con Accademia Bizantina, accoglierà il 23 giugno alle 21,30 la Messa per Sant’Apollinare, a cura della Cappella Marciana diretta da Marco Gemmani che proporrà la messa che Giovanni Legrenzi, maestro di cappella nella Basilica di San Marco, fu con ogni probabilità chiamato a comporre nel 1670.
La Basilica di San Vitale ospita invece i già menzionati concerti con The Marian Consort dal Regno Unito e con l’Irini Ensemble, guidato da Lila Hajosi, dalla Francia. Quest’ultimo con il titolo Janua (“porta”) indaga un periodo brevissimo, quello del (fallito) tentativo di unire nuovamente le chiese d’Oriente e Occidente con il Concilio di Firenze: alludendo anche al dio bifronte Giano, Janua sceglie il punto di vista del compositore Guillaume Dufay, che fu testimone diretto di quegli eventi e le cui musiche sono proposte accanto a quelle di coevi compositori bizantini.
La nuova sacra rappresentazione “Dilexi: storia di Galla Placidia in sette quadri”, composta da Danilo Comitini su testo di Francesca Masi, è attesa al debutto, dal 2 al 7 luglio nella Basilica di San Giovanni Evangelista, eretta nel V secolo per tener fede al voto fatto da Galla Placidia quando, di ritorno da Costantinopoli, la sua nave si salvò da una tempesta. In scena, Antonio Greco dirige gli Strumentisti e il Coro del Conservatorio Giuseppe Verdi di Ravenna.
Nella stessa basilica, e sempre all’ora del vespro, dal 14 al 19 maggio alle 19,30 anche gli appuntamenti con l’oratorio di Nicola Antonio Porpora “Il trionfo della Divina Giustizia ne’ tormenti e morte di Gesù Cristo”, con l’Ensemble Dolce Concento guidato da Nicola Valentini.
Alla rassegna In templo Domini, che domenica dopo domenica unisce la celebrazione liturgica alla musica accompagnando il calendario del Festival, partecipano alcune delle formazioni italiane e straniere già impegnate nei concerti serali, dal Marian Consort e l’Irini Ensemble fino alla Cappella Marciana, La Stagione Armonica e il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, ma anche il Coro Ecce Novum.
Un Festival che danza
Come sempre accade, è di raffinato livello dedicato da Ravenna Festival al settore della danza. Tra le presenze internazionali spicca il Ballet de l’Opéra de Lyon che propone il 7 giugno a Teatro Alighieri alle 21 un doppio omaggio a Merce Cunningham, padre della danza contemporanea: “Cunningham Forever” è un dittico composto da “Beach Birds”, su musica di John Cage e ispirato alle movenze dei gabbiani, e “Biped”, un dialogo tra danzatori e ologrammi riproposto a Ravenna con le musiche originali eseguite dal vivo dal loro autore Gavin Bryars, tra i maggiori compositori inglesi, con il suo ensemble.
È sicuramente internazionale anche lo spirito di “Les étoiles” un cast formato da interpreti provenienti dai migliori teatri del mondo, fra repertorio classico e moderno. Il gala curato da Daniele Cipriani in scena il 19 giugno al Palazzo Mauro De Andrè (ore 21,30) quest’anno arricchito dalla partecipazione di Eleonora Abbagnato.
A proposito di Eleonora Abbagnato il prossimo 29 marzo, in prima serata su Raitre e su Raiplay verrà presentato “Eleonora Abbagnato: Una stella che danza”, il primo docufilm per la regia di Irih Braschi dedicato alla grande artista e ballerina, Etòile dell’Operà de Paris e direttrice del corpo di ballo e della Scuola di danza del Teatro di Roma.
Già ammirato dal pubblico del Festival proprio con “Les étoiles”, il divo della danza spagnola Serge Bernal è invece assoluto protagonista di “SeR”, una serata in prima italiana ispirata alla cultura iberica e allo spirito gitano su coreografie originali (molte a sua firma), lungo una playlist che spazia da Beyoncé a Vivaldi, da Saint-Saëns a musiche live (ancora al Palazzo De Andrè il 1 luglio alle 21,30).
Il versante italiano della danza è rappresentato, oltre che da Virgilio Sieni per la prima di “Un amico”, dal ritorno al Festival del Progetto RIC.CI, ideato dalla critica di danza Marinella Guatterini di scena il 21 maggio alle 21 al Teatro Alighieri con “Fragili Film/ Solo agli Specchi”, regia e coreografia di Marianna Troise, riallestimento curato dalla stessa Troise e Susanna Sastro. Interpretazione di: Maria Avolio, Mariapia Capasso, Sara Foglia e Ludovica Zaina.
Debutta in prima nazionale nella Sala Arcangelo Corelli del Teatro Alighieri (dalle ore 17 alle 20) dal 17 al 26 maggio “Redrum” del gruppo nanou, parte del Progetto Overlook Hotel, composto da episodi indipendenti identificati come camere d’albergo. “redrum” – coreografie di Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci e musiche di Bruno Dorella – è un tributo a “The Shining” di Stephen King e al film di Stanley Kubrick, “l’evocazione di un luogo inesistente ma familiare, capace di aprire la porta su un immaginario conturbante mentre dissolve gli ordinari confini tra palco e platea”. In scena: Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli, Marco Maretti. Scena e luci di Marco Valerio Amico.
Gli spazi di Classis saranno invece abitati dalle “MicroDanze” ideate da Aterballetto, brevissime performance danzate di 6-7 minuti immaginate per contesti inusuali rispetto ai tradizionali palcoscenici. In un vero e proprio percorso all’interno del museo, di sala in sala le “MicroDanze” intrecciano un dialogo serrato con l’esposizione ma anche con lo spettatore: il 3 e 4 luglio alle ore 19 e 21.
Il Teatro specchio del mondo.
Romagna terra di teatro da sempre, Proprio in questo angolo d’Italia c’è una concentrazione molto alta e partecipata di compagnie e teatranti che interagiscono con la comunità e stimolano il confronto nazionale. Ravenna Festival ha sempre dedicato uno spazio di tutto rispetto alla scena teatrale. Ecco così il ritorno del Grande Teatro di Lido Adriano che sotto la puntuale regia di Luigi Dadina, fondatore del Teatro delle Albe, lo scorso anno aveva montato un affascinante “Mantiq At Tyar”, sguardo partecipato alla fantasia persiana e stavolta invece con “Panchatantra, o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna” punta a rileggere una parte della tradizione favolistica indiana. La squadra è la stessa dello scorso anno. E vede accanto a Dadina, lo scrittore Lanfranco Vicari.
A proposito di Albe, dopo “Uccelli” del 2022 e “Acarnesi Stop the War!” dell’anno scorso, con “la rimessa in vita” delle opere di Aristofane è ora la volta di “Pluto” dove un cittadino ateniese si convince che per ovviare alla diseguale distribuzione della ricchezza sia necessario restituire la vista al dio. Protagonisti sulla scena saranno gli adolescenti campani di Pompei, Torre del Greco, Torre Annunziata e Castellamare di Stabia.
Per il secondo anno di vita prosegue l’avventura del “Don Chisciotte ad ardere” e viene ripresa anche qui l’esperienza della Chiamata pubblica che aveva già dato vita negli anni scorsi al fortunato e acclamato trittico del Cantiere Dante. Per il secondo anno consecutivo la regia è di Ermanna Montanari e Marco Martinelli. Un’altra importante compagnia teatrale del territorio, Fanny e Alexander è in pista con “Nina” un omaggio alla grande cantante soul Nina Simone interpretata dal pluripremiato soprano americano Claron McFadden. Alla regia Luigi De Angelis, mentre la drammaturgia è di Chiara Lagani e la stessa McFadden e Damiano Meacci firmano la creazione musicale.
La sezione teatro si completa con altri due lavori dove la musica è parte integrante della drammaturgia. È questo il caso di un classico come l’”Histoire du soldat “ di Stravinskij, portato in scena (il 19 giugno al Teatro Rasi, ore 21) dai Figli d’Arte Cuticchio, con la regia di Mimmo Cuticchio e i solisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretti da Giovanni Conti.
“ Non dirmi che hai paura” racconta infine la storia di Samia – come raccontata dal libro di Catozzella (Premio Strega Giovani 2014) – include musiche edite di Peter Gabriel e Jill Gabriel, su licenza di Real World Music Ltd, e brani inediti creati da Alessandro Baldessari. Lo spettacolo diretto da Laura Ruocco, con la supervisione artistica di Ivan Stefanutti, si compone anche delle coreografie di Giulio Benvenuti e di testimonianze video.
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