Teatro
Quel Natale dei Cupiello che ci parla ancora
NAPOLI. Sono tanti gli elementi che stanno felicemente in equilibrio nello spettacolo per attore cum figuris “Natale in casa Cupiello”, nato da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, costruito sul celeberrimo testo di Eduardo De Filippo e diretto con sapienza da Lello Serao. Dopo essere partito un po’ in sordina (repliche un po’ per tutto l’anno tra Napoli, Arezzo e Manfredonia), è in scena di nuovo a Napoli al Piccolo Bellini, con un’ampia tenitura, dal 20 dicembre all’8 gennaio. Si tratta di un lavoro ben riuscito e molto interessante che associa alla feconda ricchezza di un classico del teatro, la forza di un attore maturo e in gran forma, la saporita leggerezza di sette grandi pupazzi manovrati a vista e, come si diceva, la sapienza di una regia che non spreca nulla della ricchezza di quel testo ma la propone e dispensa con grazia ed efficacia. Funziona così: Luca Saccoia recita il testo, tutto, per intero, esegue lo “spartito” di Eduardo per tutti i personaggi e per quasi tutta la durata dello spettacolo. Non si tratta di un monologo però, ma di un lavoro di accoglienza riflessiva e intelligente della meravigliosa plurivocità del testo di Eduardo. I pupazzi, creati da Tiziano Fario (insieme con il grande e bellissimo telo di sensibilità naïf del primo atto e con tutto il disegno della scena), sono grandi, divertenti, teneri, capaci di accogliere la diversa espressività dei personaggi (Lucariello, Tommasino, Nicolino, Concetta, Ninuccia, Vittorio e Pasqualino): danno struttura e concretezza all’azione e costringono il pubblico a una complicità divertita e disarmata che Saccoia sa accompagnare con determinazione, intelligenza e delicatezza. La formazione e il coordinamento dei manovratori presenti in scena (Salvatore Bertone, Angela Dionisia Severino, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani) sono a cura di Irene Vecchia. Interessanti sono anche la creazione e il trattamento delle sonorità e delle musiche originali a cura di Luca Toller: nessuna colonna sonora e nemmeno tappeto sonoro, ma musiche e suoni come “oggetti di scena” appena accennati per dare profondità e spessore emotivo a singoli determinati momenti. Detto ciò, nel raccontare questo spettacolo potremmo fermarci qui, ma c’è qualcosa d’altro che lo rende luminoso, qualcosa che precede l’allestimento, e che va portato alla luce e, per quanto possibile, spiegato: si tratta della consapevolezza colta, meditata, partecipe, persino affettuosa della vitalità dei temi e degli archetipi che abitano il/un presepe. Temi e archetipi che sono accolti nel testo di Eduardo in tutto il loro mistero fecondo e si riflettono nella vitalità del teatro come cellule preziose del nostro essere cultura e storia: il miracolo ineffabile della nascita, il mistero del sacro avvolto nella finitezza e nella fragilità dell’essere, il riunirsi della famiglia mediterranea come nucleo compatto di affetti, il tramandarsi delle tradizioni, il disgregarsi del rapporto tra generazioni, la crisi di valori atavici che s’insinua minacciosamente nella quotidianità rendendone incomprensibile, se non assurda, la trama, la morte che salva e perfeziona la vita. Una consapevolezza che è più (e meglio) del semplice mestiere teatrale (per quanto raffinato) ed è nettamente percepibile nell’equilibrio sapiente con cui lo spettacolo è costruito e diretto, nell’affettuoso rispetto con cui il testo è focalizzato, scavato, attraversato e poi posto alla giusta distanza affinché diventi azione teatrale e non resti pensiero. Saccoia sa tradurla questa consapevolezza, trasformarla in corpo, voce/suono, senso, stupore, ritmo e gioca tra piani e prospettive, sa stare in equilibrio, entra ed esce dalla finzione scenica con una solidità che, tra l’altro, può soltanto crescere. Temi e archetipi che Eduardo aveva saputo cogliere nel semplice fruire della vita e formalizzare da par suo e che questo spettacolo di Serao è capace di riflettere al presente e restituire nella loro profondità e viva fragranza.
Natale in casa Cupiello
Spettacolo per attore cum figuris, di Eduardo De Filippo, da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia. Con Luca Saccoia, regia di Lello Serao, spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario, manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Angela Dionisia Severino, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, Irene Vecchia, formazione e coordinamento dei manovratori Irene Vecchia, luci di Luigi Biondi e Giuseppe Di Lorenzo, costumi di Federica del Gaudio, musiche originali di Luca Toller, realizzazione delle scene di Ivan Gordiano Borrelli, assistente alla regia Emanuele Sacchetti, datore luci Paco Summonte, mastering Luigi Di Martino, fonica Mattia Santangelo, progetto grafico di Salvatore Fiore, documentazione video di Francesco Mucci, direttore di produzione Hilenia De Falco. Un progetto a cura di “Interno 5” e “Teatri Associati di Napoli”, in coproduzione con “Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini”. Con il sostegno della Fondazione “De Filippo” per i 90 anni di Natale in casa Cupiello. Crediti fotografici: Anna Camerlingo
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