Teatro
«Piacere, siamo qui per svelarvi il Terzo segreto di Satira»
Il Terzo Segreto di Satira – o parte di esso – mi si palesa in una tarda mattinata milanese di alchimia e passione, davanti a una trattoria di via Paisiello. Qualche settimana per organizzarci quasi fosse una rimpatriata tra amici, e in effetti lo sembra davvero, una rimpatriata. C’è Walter Leonardi che parla al telefono, credevo di essere in ritardo ma quando arrivo c’è solo lui. Regista, autore, attore di teatro, cinema e televisione, recente protagonista de La Luna su Torino di Davide Ferrario, uscito lo scorso marzo, si avvicina con un sorriso smagliante e mi dà la mano. Continua a parlare al telefono. Dopo pochi minuti arriva Renato stretto nella sua giacca di pelle: «Abito a due passi, è stata una bella soluzione». Salernitano, Renato Avallone ha conseguito il diploma di attore alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano: «È un po’ il comune denominatore di tutti – spiega –, io e Marco ci conosciamo da quei tempi, prima di lavorare insieme nella compagnia di Paolo Rossi, dove abbiamo trovato anche Massimiliano».
Marco è Marco Ripoldi, giunto all’appuntamento anche lui, passato al secolo per “Mister Pisapie”. È lui infatti il vero e proprio pioniere del fortunato progetto, protagonista di quello che forse resta ancora il più grande successo fino ad oggi. «Credo sia dovuto al fatto che quella campagna elettorale fu davvero feroce» spiega mentre si accende una sigaretta. Alto, magro, espressione sveglia, Marco ha lavorato con Jannacci, Eugenio Allegri, Sansone e Jango Edwards, è clownterapeuta per la fondazione Garavaglia ed è l’ideatore del progetto DONC, in cui porta avanti uno studio sulla maschera del clown nel teatro popolare. Attraverso questo progetto promuove spettacoli di teatro di strada e viaggi umanitari di formazione e clownterapia, dall’Argentina al Nepal, dal Burkina Faso all’India: «Ricordo ancora la sera in cui uscirono gli esiti delle amministrative. Ero in piazza anche io, però sono dovuto andare a casa, era un assedio inaspettato, non ero abituato. Le persone mi trattavano tutte come se fossero i miei migliori amici: mi abbracciavano sul tram, mi chiamavano “Pisapie”. Ero al telefono e un tale insisteva nel chiedermi una foto, gli ho dovuto rispondere male anche se non è nelle mie corde».
Quindi è nato tutto per caso?
Marco: «Sì, possiamo dire così. Un giorno vengo contattato dagli autori che mi chiedono la disponibilità per prendere parte come protagonista ad un video per il web. Ho accettato senza quasi sapere di cosa si trattasse, anche perché era tutto da definire: abbiamo lavorato per due giorni e due notti, anche improvvisando: fortunatamente è stato un buon lavoro».
Gli autori de Il Terzo Segreto di Satira – ossia i ragazzi che chiamarono Marco in quella primavera milanese del 2011 – sono Davide Rossi, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Pietro Belfiore e Davide Bonacina, cinque ragazzi forgiati alla Scuola Civica di Cinema di Milano.
Walter: «Se vuoi parlare di satira, perché hai scelto noi e non loro?»
“Perché voi siete l’immagine al mondo del progetto. Perché voi non siete solo gli interpreti delle sceneggiature del Terzo Segreto di Satira, siete Il Terzo Segreto di Satira stesso”, rispondo io, preparato alla domanda come uno scolaretto.
Renato: «C’è da dire che l’alchimia tra noi e loro è qualcosa di molto bello. Siamo in dipendenza, e ormai l’intesa è a livelli massimi. Noi non saremmo quello che siamo se non fosse per loro, e i loro soggetti non sarebbero gli stessi senza di noi».
D’altronde la principale caratteristica che si annusa nel passare del tempo con questi ragazzi è proprio questa: l’alchimia. Alchimia che poi si traduce in passione, divertimento, qualità, spensieratezza. Sembra davvero di essere ad una rimpatriata di qualcosa, dell’università, o dei vecchi amici di quartiere. L’empatia è l’arma principale del gruppo, ti avvinghiano e ti fanno ostaggio in pochi minuti, in perfetta sindrome di Stoccolma.
Arriva anche Martina, l’unica donna del giorno. Signorina aggraziata, Martina De Santis è anch’ella talento partorito dalla Paolo Grassi. Recente protagonista del film per la televisione “Fuori Mira” di Erik Bernasconi, si è formata in Italia con Marco Baliani, Andreas Wirth, Carlo Boso e Luciana Melis, in Francia con Ariane Mnouchkine presso il Théatre du Soleil. Ha già debuttato al cinema e insegna didattica teatrale agli adolescenti.
«Sono molto felice di far parte di questo gruppo e mi sento parte integrante, anche perché gestire una tal dose di idiozia è avventura fantastica».
Questo lo dice nonostante stia lavorando ad un progetto sugli “anni di piombo”, non proprio l’ambito più vicino alla spensieratezza e alla risata ma sicuramente segnale piuttosto chiaro della polivalenza di questa combriccola.
Intanto ci siamo già seduti e aspettiamo Massimiliano, organizzatore ritardatario come nel più classico dei cliché. Finalmente arriva, e si può iniziare ad innaffiare questa intervista.
Massimiliano Loizzi ha lavorato per anni con Paolo Rossi e ha già all’attivo diverse collaborazioni illustri (Solenghi, Latella, Vincenzo Costantino Cinaski tra gli altri). Dal 2004 è il fondatore della Compagnia dei Mercanti di Storie di cui è autore e interprete. La Compagnia dei Mercanti di Storie come si legge nel suo manifesto si definisce un «piccolo consorzio di musicanti e attori, precari e indipendenti. Una Compagnia di Teatro-Canzone in bilico fra satira e poesia, musica e parole». Nello spettacolo “Vita e opinioni di un Clown” da lui scritto, ama definirsi “un pagliaccio, definizione ufficiale attore comico; ho 36 anni, 35 dei quali buttai dentro al cesso e nella vita faccio raccolta di attimi”.
Cercando di dare parvenze di serietà a questa intervista, chiederei subito quali sono le differenze tra teatro e web.
Massimiliano: «Beh, partiamo dal fatto che per andare a teatro devi pagare, e prima ancora decidere di pagare sul web invece puoi capitare e al contempo ti possono capitare degli incontri casuali, è molto diverso»
Anche col pubblico, immagino. No?
Marco: «Soprattutto col pubblico. A teatro esci dal ruolo perché lo spettatore comprende il tuo ruolo, e quindi ti trovi a parlare fuori dallo spettacolo di ciò che hai fatto sul palco. In questo caso non esci mai dal personaggio, perché il palco non esiste: lo spettatore ti inquadra e ti inserisce al di qua della barricata. Io sono stato per mesi “Pisapie”, come dicevo. Questo comporta molte cose belle, ma anche una sorta di prigione che a teatro non hai. Ad esempio –aggiunge- l’altro giorno sono stato invitato ad un evento di moda, a un certo punto si è avvicinata una ragazza bellissima che mi fa subito “io ti conosco, tu sei il bersaniano”. Ho dovuto affrettarmi a chiarire, ma capisci che non sempre si hanno dei vantaggi».
Renato: «Se posso dire una cosa, a me il rapporto con il pubblico del web ha sorpreso molto. Mi piace sempre raccontare di questa esperienza col Terzo Segreto perché mi ha dato la possibilità di aprire una vera e propria autostrada di comunicazione col pubblico: il rapporto è diretto, confidenziale, in molti ti scrivono, ti consigliano, ti vedono addirittura come un esempio per risalire dai propri piccoli o grandi drammi: questo mi ha ridato la speranza e la fiducia nel mio mestiere, oltre a responsabilizzarmi di più nel farlo. L’impatto della rete è devastante su ogni aspetto, ha un’immediatezza tale che è facile inquadrarti subito in uno specifico personaggio, tralasciando gli altri, a seconda delle preferenze. Me ne sono accorto a Salerno – ride – dove tra gli amici sono diventato ‘nu gruoss’ non tanto per i miei lavori col Terzo Segreto, quanto per il video sui Mondiali».
Massimiliano: «Ho iniziato a comprendere bene la cosa quando la gente ha iniziato a salutarmi per strada. All’inizio mi sforzavo di pensare se li avessi conosciuti da qualche parte, poi ho capito che non era così. Dal punto di vista professionale invece ti posso dire che per quanto mi riguarda non è cambiato molto, perché io racconto me stesso anche nei miei spettacoli teatrali»
È più facile far ridere o far riflettere?
Walter: «Posso dirti che per me questa è una domanda un po’ del cazzo?».
Certo che me lo puoi dire. Allora mi spiego meglio: la risata contiene sempre una riflessione? È vero il luogo comune per cui si dice che senza spensieratezza è più facile rendersi impegnati?
Walter: «Questo è il punto: per me la comicità inquadra sempre una riflessione. Il clown fa ridere e fa piangere, dunque fa riflettere»
Tutta la comicità? Insomma tutti i comici fanno riflettere quando ridono?
Massimiliano: «credo sia questione di attitudine. Un comico ha una sorta di malattia: deve far ridere. Sempre. Anche quando decide di affrontare temi impegnati. La questione parte da dentro: è proprio una tua visione del mondo, ad essere comica».
Renato: «Tanto per parlare di malattia, ti racconto una cosa. Un giorno eravamo io e Massi in Puglia, da una fruttivendola. A lui uscì una battuta bella, tant’è che io scoppiai a ridere. La fruttivendola però era impegnata a far altro e non colse. Quando ce ne andammo, Massi mi chiese se era bella la battuta, dato che la fruttivendola non aveva riso».
Massimiliano: «Ecco. Questione di attitudine appunto»
Ridono, infatti. Martina dei quattro sembra al momento la più seria: «La polivalenza di questo gruppo è determinante per cementare il nostro rapporto. Non solo ci si occupa di altro, ma ognuno di noi ha una caratteristica ben distinta che porta il tutto a crescere in armonia, portando idee diverse»
Prima mi raccontavate del primo impatto, nel 2011. Come siete cambiati? Cos’è Il Terzo Segreto, nel 2015?
Marco: «All’inizio era tutto molto più spontaneo. Si improvvisava e anche gli autori avevano idee in corso d’opera. Ora si è arrivati ad avere sceneggiature in anticipo e fino ad arrivare al caso del dalemiano dove abbiam persino fatto un giorno di prove»
Come una piccola azienda? O forse è troppo?
Walter: «Direi che è troppo, anche perché l’azienda ha un profitto ben solido»
Risate, di nuovo. Risate che accompagnano pietanze, vino e tempesta di opinioni che mi sforzo dapprima di tenere a bada e poi lascio andare a briglia sciolta: “farò fatica a raccogliere tutto” penso, mentre i discorsi iniziano a danzare verso una certa piega.
Com’è il vostro rapporto con la politica?
Massimiliano: «Intenso. Sono cresciuto a pane e politica, non posso fare a meno di interessarmene».
Walter: «Il mio concetto di politica è sicuramente molto vasto, dunque ti dico sì, mi interesso di politica. Anche perché la politica entra in tutte le dinamiche di questo mondo, e non è quella partitica».
Marco: «Beh sì, ne sono sempre stato interessato. Quand’ero più giovane ad esempio votavo a sinistra, anche Rifondazione. Poi è sparito tutto…», (ride).
Renato: «Come dicevamo prima a proposito del Favoloso mondo di Pisapie, la politica in Italia è vista come schieramento, e quel video esplose perché cavalcò una campagna elettorale di ferocissima contrapposizione. Logicamente il prodotto de Il Terzo Segreto va ad abbracciare una fetta ampia di pubblico, e quel che si nota è che la caratterizzazione delle divisioni –anche all’interno dello stesso partito- è determinante per far presa. Per esempio –aggiunge- il nostro video più autoironico e dai temi più “generali” come “L’Erba del vicino”, ha riscosso meno successo degli altri»
Martina: «Lavorando a un progetto sugli anni di piombo non posso dirti che la politica non mi interessi»
Restando sulla satira ma non abbandonando la politica, devo chiedervi di Charlie Hebdo, ma soprattutto un vostro parere sul post-attentato e sulla discussione che ne è scaturita. Che ne pensate?
Martina: «Beh sicuramente io ho avvertito quanto siano cambiate le opinioni, in generale. Il fatto mi ha spaventata. La manifestazione di Parigi l’ho intesa come un momento di grande unione».
E quel corteo di leader mondiali staccato dal resto, che effetto vi ha fatto?
Marco: «Ecco quella è stata un’immagine davvero inquietante».
Massimiliano: «Chiaro è che l’atto è stato di un fascismo estremo, e chiaro è che in quel corteo di leader c’erano molti nemici della cosiddetta libertà di espressione».
Walter: «Io invece devo dire che le esternazioni del Papa sono state quelle che mi hanno spaventato di più. Ancora più dell’attentato. Ho pensato che delle dichiarazioni simili per un capo politico qual è il Pontefice siano state quantomeno inappropriate. Ha perso un sacco di punti in una botta sola».
Renato: «Io continuo a pensare che i problemi di quelli che noi chiamiamo “loro” sono gli stessi che abbiamo noi»
Quindi in che modo è opportuno rispondere a questo attacco?
Massimiliano: «Opportuno è continuare, per rispondere. Opportuno è non avere paura, per evitare la paura. Non mi sento a rischio attentato, detto sinceramente. Quando c’è un’inondazione del genere la risposta può essere solo amore per il proprio lavoro –ride- evitando magari di diventare predicatori alla Benigni»
Secondo voi la satira di Charlie Hebdo è troppo aggressiva, come han detto in molti?
Massimiliano: «La satira è satira, non ha mai la punta tonda. Poi ci sono i gusti personali, può piacere o meno. Ad esempio, io ti dico che quella vignetta con il triangolo nel culo l’ho trovata molto bella».
Quindi come Terzo Segreto di Satira, includendo anche gli autori, vi sentite portatori di un messaggio?
Marco: «Sai, non so. Va detto che con ci sentiamo certamente dei vati, ci mancherebbe, però a me è capitato di riscontrare come molti miei amici o conoscenti lontani dalla realtà politica si siano risvegliati anche solo guardando un nostro video. Il fatto di riuscire ad elevare la partecipazione, attiva o passiva che sia, è già un buon inizio»
La satira, nel 2015, com’è messa?
Massimiliano: «L’avvento dei social ha portato un’esplosione di opinioni varie e diffuse, di cinismo esasperato, di caccia al consenso facile. Ha un po’ inaridito il concetto di satira e la professionalità, tant’è che inizialmente non ci credevano attori professionisti. Certo, però io sono dell’avviso che il lavoro alla fine paga sempre»
Avete mai subito censure?
Marco: «Beh sì, un paio di volte. Però ti dico una cosa, dalla nostra esperienza ti possiamo dire che alla censura che è presente principalmente nelle grandi realtà editoriali come Corsera, Fatto, RAI, sono più attenti i burocrati che i grandi vertici, almeno per quanto ci riguarda: infatti in due occasioni si sono rivelate censure piuttosto incomprensibili»
Chiudiamo con uno sguardo oltre la siepe. Progetti futuri? Si sbarca al cinema?
Massimiliano: «Sì, c’è qualcosa in cantiere, per ora siamo agli inizi. Attendiamo indicazioni. Personalmente però ti dico che non abbandonerei mai il teatro per il cinema».
Walter: «Se posso essere sincero anche io».
Marco: «Adesso fanno gli snob, io invece ti dico che mi piacerebbe».
Martina: «Beh sarei ipocrita se ti dicessi che non vorrei fare cinema. Ho già debuttato anni fa con Cosa Voglio di Più di Soldini, però non mi dispiacerebbe proseguire, ecco». Massimiliano: «Al cinema però non puoi fare quello che vuoi tu».
Si accende la discussione, ci portano il caffè per digerirla.
Insomma, priorità alla passione?
Marco: «Spesso abbiamo detto di no proprio per questo motivo perché ci divertiamo, siamo amici, e seppur nella piena professionalità la nostra logica non dà la priorità al guadagno, infatti ci stiamo riuscendo benissimo», ride.
Massimiliano: «Ah ecco, pensa che un’ora dopo l’attentato di Parigi, Libero è venuto a chiedermi un’intervista. Capito? Un’ora dopo»
E tu gliel’hai concessa?
«Ma stai scherzando?»
Arriva l’ammazzacaffè a chiudere una delle interviste più atipiche che abbia mai fatto in vita mia, ma si continua a parlare beatamente, si brinda e ci si scatta foto ricordo, inequivocabile segnale del piacere che ha doppiato il dovere, la formalità, l’imbarazzo e le barriere. L’intervista di solito è un osservatore esterno che indaga un mondo, che conduce un dialogo, che tiene a distanza chi incarna il pubblico e chi sale sul palco a parlare. Con questi ragazzi invece accade di sentirti parte del mondo che volevi indagare, semplicemente perché quel mondo è anche il tuo. Nessun palco. Loro non te lo dicono, ma te lo dimostrano: la vita è proscenio comico, in cui non si può fare a meno di ridere. E tu non hai bisogno di mostrargli comprensione, quasi fosse inutile, come chiedersi “come stai” allo specchio. D’altronde, voglio dire, è facile che questo accada quando hai a che fare con alchimia e passione.
(L’elettore di Salvini visto dal Terzo Segreto di Satira alla vigilia del voto amministrativo del 31 maggio 2015)
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