Teatro
Nuova scena, il ritorno del festival a Castrovillari e i “Prototipi” di Cagliari
Teatro come un’industria? In grado cioè di mettere a punto il prodotto finale da inserire in commercio, dopo aver testato e sperimentato diversi elaborati di ingegneri e costruttori? A sentire quelli di Sardegna Teatro, che poi è un Tric, ossia teatro di rilevante interesse culturale, sembrerebbe proprio di sì. L’hanno infatti battezzato “Prototipi” il festival-progetto che fino al 28 ottobre a Cagliari intende far “dialogare i mondi della tecnologia e delle arti performative, proponendo al pubblico nuove modalità di fruizione delle arti dal vivo”. Complice il luogo di archeologia industriale in cui avviene l’incontro stampa, cioè la ex Manifattura Tabacchi, è quindi inevitabile andare con la mente a quelli sfornati dall’unica vera grande azienda privata italiana, la Fiat. Centoventidue anni di storia incredibile di milioni di automobili che hanno fatto viaggiare gli italiani. Esaltante soprattutto quella del periodo del boom economico esploso dopo la seconda guerra mondiale. Allora alla guida c’era il controverso Vittorio Valletta abile, competente e lungimirante. Sua la decisione di dare il via alla motorizzazione di massa, soprattutto con la celebre “500” messa in produzione nel 1957, figlia della “Topolino” degli anni Quaranta e di altri modelli, o prototipi appunto, in cui era stata testata. Uomo chiave di quegli anni fu Dante Giacosa che operò 40 anni in Fiat: ingegnere, designer e accademico, uno dei più importanti maestri della motoristica italiana. Consigliabile, prima di lanciarsi in parallelismi impossibili, rileggere la sua interessante biografia, “I miei quaranta anni alla Fiat”, edizioni Centro storico Fiat. Un libro che narra nel dettaglio, in modo non pedante, la nascita e il montaggio dei prototipi. Ma anche di quanto sia difficile giungere a quello giusto. Studiando di continuo e aggiustando la mira modello dopo modello: una scelta che poi incontrerà il favore del grande pubblico, trasformando nei fatti una piccola auto in un oggetto del desiderio e in totem socio antropologico. Naturalmente non tutto fu frutto del genio ingegneristico ma questo venne coadiuvato anche da un lavoro di comunicazione ben studiato nei dettagli. E qualcuno ricorda addirittura che nei giorni precedenti alla presentazione pubblica, in alcuni negozi del centro di Torino, furono esposte piccole parti dell’auto come sculture o pezzi di un puzzle che da lì a poco sarebbe stato ricomposto.
Prototipi quindi come risultato di laboratorio e sperimentazione che dovrebbe dare infine, al pubblico in questo caso, la “Nuova 500” per far ripartire una scena, in realtà attualmente in crisi, sia detta la verità, tranne qualche brillante eccezione. Se il confronto industriale regge davvero vuol dire che occorrerà lavorare molto e duro senza perdere coraggio. E magari, più che prototipi si potrebbe discutere di cose forse più terra terra come assenza di formazione, trasmissione di saperi, bisogno di spazi aperti alle nuove generazioni che dovrebbero poter incontrare l’arte, il teatro e la musica_ esattamente come accade con i computer e l’informatica _ sin dalle prime classi di apprendimento? E, naturalmente, ancora studio in collaborazione con le Università, gestione aperta degli spazi e politiche teatrali nazionali più attente alla contemporaneità, meno glamour ma più concretamente disponibili nell’inventare e mettere a disposizione meccanismi democratici di circuitazione e produzione con conseguente politiche di risorse trasparenti e non clientelari.
Dicono a Sardegna Teatro che “nel mondo tecnologico i prototipi vengono prodotti per testare e verificare la propria performance”. I prototipi mostrati nel festival sono dunque “lavori artistici ogni giorno differenti, continuamente testati e collaudati alla presenza di un pubblico che viene invitato a osservare con spirito critico e a sperimentare altre modalità di coinvolgimento”. Una dimostrazione secondo gli organizzatori che quarantanove anni dalla nascita della Cooperativa Teatro di Sardegna “non si affievolisce il desiderio di solcare percorsi nuovi con progetti artisti che puntano sull’innovazione”. Sardegna Teatro attualmente gestisce un teatro a Nuoro, l’Eliseo, un altro per le residenze a Paulilatino, un centro di riferimento a Fluminimaggiore, nel Sulcis, dove da due anni allestisce un festival su natura e ambiente, ma zero spazi nel capoluogo regionale, dove ha il presidio in un locale della vecchia Manifattura Tabacchi, diviso a metà con la compagnia di teatro di Figura de Is Mascareddas. Da una parte gli uffici di Sardegna Teatro, dall’altro l’atelier dei teatranti. Perso il Teatro Massimo lo scorso anno (affidato con un bando, a cui Sardegna teatro si rifiutò di partecipare, a una società temporanea di impresa che unisce il Cedac, che si occupa del circuito regionale di prosa e Jazz in Sardegna, associazione storica musicale) Sardegna Teatro intende cercare nuove strade. “Stiamo partendo nuovamente da zero _ ha detto il direttore artistico Massimo Mancini _ segnalando come l’istituzione da lui capitanata abbia iniziato addirittura a gestire un asilo nido presso Tiscali, il fornitore di servizi Internet. Quindi, nessuna possibilità di poter assistere per il momento a una qualche idea di rassegna all’interno di uno spazio teatrale e via invece, negli spazi offerti dal sito della Manifattura Tabacchi ai “Prototipi”.
Niente di male in tutto questo, tutt’altro. Anche se non si tratta certamente di percorsi inediti per la città di Cagliari, conosciuti e frequentati in anni di rassegne come quelle dedicate alla danza e alle performance della compagnia Carovana SMI o le vie del teatro digitale offerte in nove anni da un festival ben costruito come quello delle “Meraviglie del possibile” di Kyberteatro e, naturalmente, last but not least dalla importante programmazione fatta negli ultimi anni dallo stesso Sardegna Teatro, proprio al Massimo che ha contribuito ad aggiornare e sprovincializzare un pubblico attualmente orfano delle ultime novità del teatro di ricerca contemporaneo, con la presenza di compagnie come i Motus, teatranti come Phia Ménard, Davide Iodice, Cesar Brie, Rimini Protokoll etc… giusto per fare qualche nome. Senza scordare naturalmente, la fondamentale presenza militante di anni e anni di festival dedicati alla performing art svolta da Interazioni e curati da Arka diretta da Massimo Zanasi.
E veniamo a questi “Prototipi” _ sostenuti dalla Sardegna Film Commission e da Sardegna Ricerche _ che sono stati aperti dai catalani Agrupación Señor Serrano con un loro spettacolo-animazione, “Prometeo”, dedicato agli spettatori dai 7 agli 11 anni. Altro gradito ritorno quello del “Jukebox” che raccoglie in presa diretta frasi e slang della lingua parlata nell’ambito del progetto enciclopedico sulla Parola di Joris Lacoste che qui si serve della bravissima Monica Demuru. Due giovani messi da parte perchè ritenuti “inutili”. Per loro la vendetta è la fine del mondo da loro annunciata come strategia di sopravvivenza. E’ il plot di “Apocalisse Tascabile” del duo Fettarappa-Sandri-Guerrieri vincitori di Inbox dello scorso anno e in piena ascesa. Proprio in questi giorni è giunto tra i finalisti del Premio di Rete Critica (24 settembre alle 21 alla Manifattura Tabacchi che ospita tutto il programma). Cinque giorni dopo, il 29, spinge l’acceleratore la performer danese Mette Ingvartesen con “The dancing public” in cui esplora la possibilità “di un movimento estatico nell’ambito di assembramenti sociali nel dopo pandemia. Venerdì silent disco con Yaprak Basgit, Bruce Beltran & Tape Scorsese, Frenk, Andrea Tramonte e Anne van de Star. L’8 e il 9 ottobre spetta agli olandesi De Stilte con “Do-re-mi-ka-do”, spettacolo di animazione rivolto ai bambini dai 2 ai 6 anni ed è programmato nell’ambito del festival di Tuttestorie.
Dal 7 al 9 ottobre è invece assai attesa l’installazione della performer tedesca Suzanne Kennedy da anni attiva sul fronte della scena digitale, insignita del Premio Europa per il Teatro 2017, è una delle più interessanti artiste contemporanee. A Cagliari proporrà “I Am” , spettacolo di tipo immersivo dove gli spettatori avranno a disposizione un visore di Realtà Virtuale e potranno passare a livello esperienziale in diverse fasi.
600 Highwaymen è una compagnia americana che dal 13 al 20 ottobre proporrà una performance di teatro sperimentale in cui verranno coinvolte sedici persone alla volta: “A 1000ways: un’assemblea”. Questo è un trittico di incontri tra estranei. Guidati da una ventina di istruzioni, domande, suggerimenti e direttive fisiche, le persone che non si sono mai incontrate costruiscono una serie di spettacoli l’una per l’altra. Ogni puntata di A Thousand Ways esplora la linea tra stranezza e parentela, distanza e vicinanza, e come l’assemblea più intima possa diventare profondamente radicale. Il primo è intitolato “A Phone Call”, la seconda “An Encounter” e l’ultimo, appunto “Un’assemblea” in cui viene usato dai sedici partecipanti un testo condiviso.
Più repliche sono previste invece per la produzione di Sardegna Teatro. Si tratta di “In Fedeltà” ideato e messo in scena da Roberto Rustioni e tratto dal libro di Rob Drummond “In fidelity”. Si tratta di un “esperimento scenico giocoso in cui un performer/presentatore invita due persone single tra il pubblico – sconosciute tra loro – a costruire sul palco un primo appuntamento: un meccanismo che richiede la partecipazione e l’aiuto degli spettatori”. Repliche: 8, 9, 13, 14, 15 ottobre, ore 21 e 16 ottobre, alle ore 18.
In “Tea For Five: Opium Clippers” della slovena Neja Tomsic, il pubblico partecipa a una tradizionale cerimonia cinese del tè. Utilizzando cinque diversi servizi da te vengono raccontati alcuni episodi poco conosciuti della storia cinese: “le rotte del commercio del tè e dell’oppio, con le veloci imbarcazioni a vela (le “clippers” del titolo) che nel XIX secolo solcavano gli oceani con le loro “merci esotiche”, rivelano storie di potere, conflitto e colonizzazione, che hanno portato allo sviluppo del capitalismo, con importanti conseguenze sulle politiche economiche contemporanee”. (il 15 e 16 ottobre). Dal 20 al 23 ottobre spazio all’installazione della compagnia belga Crew, “Delirious Departures” che trasformerà una sala della Manifattura Tabacchi in una sala d’attesa ferroviaria. “Quel luogo in cui i viaggiatori si incrociano, si salutano, si affrettano, aspettano. Dove si mescolano frammenti di conversazione, lingue straniere, annunci di servizio, correnti d’aria fredda, porte che si chiudono, camminate, viaggiatori che bevono caffè e molte altre (inter)azioni e suoni”.
In prima nazionale l’inglese Seth Honnor, il 21 e 22 ottobre alle 19, mostrerà il suo “Money” dove un gruppo di spettatori avrà sessanta minuti di tempo per trovare iun accordo su come spendere una certa somma di denaro.
Dal 22 al 24 spazio a una coproduzione tra Sardegna Teatro e il Css Stabile di innovazione del Friuli, “Every Brilliant Thing (Le cose per cui vale la pena di vivere”). In scena l’attore Filippo Nigro che propone una lista di ragioni pensate per essere condivise con la madre e le confronta con il pubblico. In margine al festival due incontri internazionali “Wall Dialogue Resistance” e “Stronger Peripheries”. Il primo vede capofila Sardegna Teatro _ è all’interno del programma Europa Creativa _ e ha la direzione artistica di Sara Marasso e Stefano Risso con un team di artisti internazionali. Il secondo invece è un progetto finanziato da Creative Europe “per aprire uno spazio di dialogo, per interrogare e discutere le nozioni di sud e periferie da una prospettiva socio-politica e socio-culturale attraverso diverse strategie artistiche collaborative e azioni di capacity-building” (dal 23 al 28 ottobre).
E, a proposito di scena contemporanea, bentornata Primavera dei Teatri! Dopo lo stop imposto dalla pandemia torna il festival calabrese dedicato ai nuovi linguaggi della scena: «Abbiamo sempre cercato di dipingere, attraverso l’arte, ciò che è vivo, ciò che è. Ci siamo sempre interrogati sul contemporaneo, sui nuovi linguaggi scenici, punto focale non solo di un festival che è cresciuto guardando in questa direzione, ma che ha avuto il coraggio di accogliere le scomodità del presente». Così dichiarano gli organizzatori della manifestazione giunta alla sua ventiduesima edizione con a direzione artistica di Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano. Il festival, che si tiene dal 27 settembre al 7 ottobre _ avrà un prologo di tre giorni a Catanzaro prima di ritrovare il suo nido naturale. Sono una trentina fli appuntamenti in palinsesto che spaziano dal teatro alla danza, dalla performance alla musica. Due le anteprime nazionali e cinque le prime previste, con due residenze artistiche.
Al centro dell’edizione di questo anno una riflessione di tematiche importanti cone l’orientamento sessuale, identità ed espressioni di genere , il corpo, “tra contraddizioni, rapporti umani e la costante ricerca dei classici per leggere meglio il nostro presente”. Il prologo di Catanzaro in particolare allarga gli orizzonti del festival in direzione della danza. Non a caso l’inaugurazione è affidata al Collettivo Mine che presenta”Esercizi per un manifesto poetico” , coreografia, invenzione e danza di Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto tutti in scena con le musiche originali di Samuele Costola.
“Esercizi per un manifesto poetico” è l’atto fondativo della compagnia e trova la sua stesura danzata in “una pratica coreutica scritta a dieci mani dove respiro individuale ed unisono si compenetrano e dove la tessitura corale e sincronica dello spazio e dei corpi diviene ispirazione di un linguaggio collettivo e di una poetica evocativa”. (alle 18 nel complesso monumentale di San Giovanni di Catanzaro). Nella stessa giornata è di scena il collettivo catalano El Conde de Torrefiel , guidato da Tanya Beyeler e Pablo Gisbert con “La Plaza” , uno spettacolo che ritrae la realtà della vita pubblica della città, “intesa come luogo di convivenza in cui convergono e collidono una molteplicità di espressioni e modi di stare al mondo” (alle 21 al Politeama).
L’indomani alle 19 (Politeama) spazio all’argentina Marina Otero che con Martin Flores Cardenas ha scritto “Love me”, spettacolo continuazione di “Fuck Me” che assieme alle precedenti versioni fanno parte del progetto “Remember to live” basato sulla costruzione di un’opera in continua evoluzione sulla vita dell’artista stessa, suo esclusivo campo di indagine. Marina Otero ha scritto questo testo con Cardenas durante il periodo del lockdown in Argentina. Dal Brasile arriva invece Renata Carvalho che alle 21 al teatro Comunale mette in scena “Transpophagic Manifest” con la regia di Luis Fernando Marquez. Renata Carvalho presenta un manifesto del corpo travestito, “sfidando le costruzioni sociali disumanizzanti che permeano l’immaginario comune su ciò che significa essere trans”. L’ultima sera (ore 18 complesso monumentale San Giovanni), il vincitore del Leone d’oro alla carriera della Biennale danza, Alessandro Sciarroni in “Save The Last Dance For Me” assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini, costruisce una interessante coreografia sui passi di un ballo bolognese dimenticato, la Polka Chinata, una danza di corteggiamento eseguita da soli uomini e risalenmte ai primi del Novecento. A chiudere gli appuntamenti (Alle ore 21 al Politeama) “Graces” di Silvia Gribaudi in scena con i danzatori Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo, progetto di performance co-prodotto dal festival di Santarcangelo, di ispirazione mitologica “Graces” è “un’opera scultorea che simboleggia la bellezza in un viaggio di abilità e tecnica che li porta in un luogo e in un tempo sospesi tra l’umano e l’astratto” dove il maschile e il femminile si incontrano, lontano da stereotipi e ruoli, liberi, danzando il ritmo stesso della natura”.
La necessità di interrogare il presente interrogandosi sul contemporaneo e accogliere nuovi linguaggi scenici “punto focale non solo di un festival che è cresciuto guardando in questa direzione, ma che ha avuto il coraggio di accogliere le scomodità del nostro presente” sono i pilastri su cui è stata costruita _ secondo i direttori De Luca. La Ruina e Pisano _ anche questa edizione che vuole ragionare sul presente: “lo osserva, nella mescolanza di linguaggi, nelle azioni, come conseguenze o compimento, come materia e pensiero. Aderisce al presente, nel dubbio della sua stessa totale consapevolezza”.
Ed eccoci il 30 settembre a Castrovillari dove ad aprire il cartellone sarà “Dei Figli” ultima parte di una trilogia curata da uno dei teatranti più sensibili ai cambiamenti della società contemporanea: Mario Perrotta. Dopo l’intenso “In nome del padre”, “della Madre” l’allestimento “Dei figli” cerca di ragionare su quella generazione allargata dai 18 ai 45 anni, che “non ha alcuna intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì. E sono tanti”. Sono delle “vite in transito” che, spiega con amarezza l’autore “sostano il tempo necessario – un giorno o anche una vita – pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare”. In questa pièce si raccontano tredici personaggi gli intrecci di vita anche spesso comici ma che mettono in mostra “un avvitamento senza fine di esistenze a rischio, imbrigliate come sono nel riflettere su sé stesse”. In scena oltre a Perrotta anche Luigi Bignone, Dalila Cozzolino e Matteo Ippolito. Partecipazione speciale di Saverio La Ruina (in audio) e di Arturo Cirillo in video asseme ad altri attori (19,30, teatro Vittoria).Nella stessa giornata la compagnia che ha ideato il festival, Scena Verticale proporrà un breve studio sul “V Canto, Inferno, Dante” dove Saverio La Ruina sperimenta l’intreccio tra video, recitazione e voce cantata. Oltre allo stesso La Ruina anche Cacilia Foti e sguardo esterno di Dario De Luca. Si chiude la serata con la prima nazionale di “Dammi un attimo” di Teatro Rossosimona, Francesco Aiello e Mariasilvia Greco (per la sezione Calabria show case). Di questi ultimi due la drammaturgia e la regia in scena con Elvira Scorza. Anche qui, come nel caso di “Dei Figli” di Perrotta il tema è quello della famiglia. In particolare si tratta di due persone che incapaci di immaginarsi genitori in un mondo di precarietà.
Il primo di ottobre porta con sé un’anteprima e una prima nazionale. L’anteprima è quella di “Danzando con il mostro” a firma di Serena Balivo, Mariano Dammacco (autore anche della drammaturgia) e Roberto Latini per la prima volta assieme, tutti e tre a caccia del “mostro” quello che è in grado di spaventarci e da cui fuggiamo (19,30 Teatro Vittoria).
In “Confessioni di sei personaggi” ispirato a “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello, in prima nazionale (alle 21,30 al teatro Sybaris) di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, autore anche della regia (in scena la Baglioni con Stella Piccioni), due attrici in scena vestono sei personaggi. Sono il padre, la madre, la figlia/Figliastra, il figlio, una bambina e una adolescente. Il racconto delle loro vite si mescola a quelle degli altri. Nella stessa giornata alle 12 e in replica l’indomani alle 18 per la strada con “Real Heroes” Mauro Lamanna e Justiniano Aguilera propongono una performance di tipo immersivo con l’uso di tecnologie digitali audio e di realtà virtuale. Si chiude alle 23 nel Chiostro Protoconvento Francescano con il concerto “A 1000 all’ora” di Glorious4. Voce, piano e percussioni: Agnese Carrubba; voci Federica D’Andrea e Cecilia Foti. Voce, pianoforte e percussioni Mariachiara Millimaggi.
Nato come progetto autobiografico “Nitropolaroid” di Crack24, regia di Riccardo Lai e Lorenzo De Iacovo, il 2 ottobre racconta le vicende del protagonista Sebastiano attorno al quale ruotano altri numerosi personaggi in un gioco continuo tra realtà e divino: In scena: Agnese Mercati, Elia Tapognani, Sonia Burgarello e Riccardo Lai (al teatro Vittoria, ore 19,30). Al teatro Sybaris , ore 21,30, l’Arca Azzurra e il Ctb, Centro teatrale bresciano presentano in prima nazionale : “I Macbeth”, traduzione e riduzione dal testo shakespiriano da Francesco Niccolini. Drammaturgia di Enzo Vetrano, Stefano Randisi, Giovanni Moschella, Raffaella D’Avella e Francesco Niccolini. In scena Enzo Vetrano, Stefano Randisi, Giovanni Moschella e Rafaella D’Avella. Regia di Vetrano e Randisi. In scena “la cronaca di un uomo e di una donna qualunque, in grado di nutrire le proprie psicosi e trasformarle in una guerra insensata contro sé stessi e le vittime disgraziate che finiscono sotto il loro tiro”. Sipario alle 23 nel Castello Aragonese con il live “Stellar Sunset” con il polistrumentista Gianfranco De Franco.
Il 3 ottobre si apre con “Sottoterra- Allenamento-Occhi nella Luce” (Opera in divenire), parte di “Divina Calabria”, progetto in progress di Giancarlo Cauteruccio con la quale il teatrante compie una immersione nell’opera principe di Dante Alighieri, la “Divina Commedia” . In scena oltre a Cauteruccio Massimo Bevilacqua, Laura Marchianò, Anna Giusi Lufrano (fino al 6 ottobre nel Corso Garibaldi alle ore 11). Nella giornata sono previste due prime nazionali: Il via con “Pietra d’inciampo” di Sergio Pierattini, regia di Riccardo Diana dedicato alla memoria dell’Olocausto,. Con Luca Biagini, Emanuele Carucci Viterbi e Sergio Pierattini (teatro Vittoria). Al teatro Sybaris (ore 21,30) debutta invece “Una storia al contrario”, adattamento teatrale dal libro della giornalista e critico teatrale Francesca De Sanctis, di e con Elena Arvigo che racconta la biografia della giornalista romana e la sua tormentata vicenda di lavoro al quotidiano l’”Unità”.
“Una rosa ancora rossa” è il reading in ricordo di Antonello Antonante e Franco Dionesalvi da “La rosa nel bicchiere” di Franco Costabile in programma il 4 ottobre. Un viaggio nelle parole di due protagonisti della scena culturale calabrese recentemente scomparsi a cui la Primavera dei Teatri rende omaggio con la voce di Lara Chiellino (ore 17 Chiostro Protoconvento Francescano).
Stessa giornata anteprima nazionale al teatro Vittoria (ore 19,30) di “Animali Domestici” con Christian La Rosa e Alice Raffaelli, drammaturgia di Caroline Baglioni, progetto e regia di Antonio Mingarelli che raccontano una saga in più episodi per disegnare il profilo di una nazione attraverso storie di uomini alle prese “con scelte tragiche negli anni dell’innocenza”. “Sono solo nella stanza accanto” (teatro Sybaris ore 21,30) presentato da Eco di Fondo e Catterpillar è lo spettacolo selezionato da “Inbox” di questo anno. Lo spettacolo è scritto da Tobia Rossi e diretto da Giacomo Ferraù con Edoardo Barbone ed Eugenio Fea. “Un racconto di formazione dolceamaro che riflette non solo sulla piaga sociale del bullismo, ma anche su ombre e contraddizioni del nostro presente”.
Il delizioso e visionario “Untold” di Unterwasser, gruppo al femminile fondato anni fa da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, il 5 ottobre (1alle 19,30 al teatro Vittoria) utilizza sapientemente le tecniche del teatro d’ombre per un viaggio avventuroso. Imperdibile. Per Calabria Showcase, in programma anche “F-Aida” della compagnia Mana Chuma Teatro, scritto e diretto Salvatore Arena e Massimo Barilla. Un lavoro ambientato in una Calabria degli anni ’80 in cui si consumano guerre fratricide tra famiglie (Teatro Sybaris ore 21,30).
Il 6 ottobre musica e teatro per “Insight Lucrezia” (ore 18, Villa Bonifati. Vigne di Castrovillari) scritto da Antonella Cilento, regia di Carlo Bruni, evoca le nozze di Lucrezia Borgia con Alfonso D’Este a Ferrara. Del bravo drammaturgo e regista franco urugayano Sergio Blanco va in scena “Kassandra” con Roberta Lidia De Stefano, regia di Maria Vittoria Bellingeri: “Una Kassandra iper-contemporanea, fluida, spudorata, che esplora una donna “in transito”, senza una identità fissa, né indirizzo, né paese”. (al Teatro Vittoria, ore 19,30). Ultimo appuntamento con la sezione Calabria Showcase (alle 21,30 al Teatro Sybaris). Di scena “Questioni di famiglia” della compagnia Scena Nuda, interpretato da Filippo Gessi e Teresa Timpano, regia di Andrea Collavino. Lo spettacolo è ispirato ad “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare.
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