Teatro

Mimma Di Vittorio si racconta: dall’incontro con il New Butoh a “Miniature”

12 Dicembre 2023

Docente di Tecniche di Espressione e Consapevolezza Corporea presso il Conservatorio Scontrino di Trapani, nonché direttrice della New Butoh School di Ruvo di Puglia, Mimma Di Vittorio, è colei che dirige il primo ed unico festival al mondo interamente dedicato alla danza New Butoh. “Miniature” è, infatti, l’evento che, giunto, alla VII edizioni, per cinque giorni, dal 15 al 19 dicembre, animerà la Puglia evocando quest’antica forma d’arte d’origine giapponese.  Chi ne è interprete sembrerebbe quasi ‘posseduto, proprio come avviene nella pizzica salentina: d’altronde, uno studio a cura di   Katja Centonze pare abbia assimilato queste due forme di danza. Ma quello tra Mimma Di Vittorio e il New Butoh è stato un vero colpo di fulmine; quando è scoccato e a cosa l’ha portata ce lo racconta in questa intervista.

Come e quando è avvenuto il tuo incontro con la danza butoh?

Mi sono imbattuta per la prima volta nella danza Butoh circa 15 anni fa durante un seminario in Puglia con il Maestro Atsushi Takenouchi. Ricordo che rimasi folgorata da un modo di danzare che non avevo mai provato. Tutto si svolgeva nella natura non solo per cercare un contatto con essa ma perché potessimo osservarla e diventare noi stessi Natura. Non si rappresentava un fiore, un albero o l’acqua.. lo diventavamo. Quindi si praticava per diventare quel Fiore, quell’Albero o Acqua. Si usciva dal proprio corpo presente e si diventava qualcos’altro. Questa metamorfosi era per me impressionante.

Quali sono gli elementi distintivi ed innovativi del New Butoh?

Il tratto distintivo della danza New Butoh è la contaminazione tra tradizione e innovazione, tra la danza butoh del passato e la contemporaneità del presente, tra culture del mondo, tra elementi di danza di ogni tempo e di ogni parte del mondo. Nasce da un genere e si sviluppa nell’incontro con la diversità. La fondatrice Sayoko Onishi ha attinto alla contaminazione e ne ha fatto un elemento caratteristico del suo metodo.

 Quali obiettivi ci sono alla base dell’ideazione del Festival Miniature, il primo dedicato interamente a questa disciplina?

L’obiettivo principale è quello di promuovere e diffondere questo genere di danza. Infatti l’Associazione che organizza il Festival porta il nome di Associazione Culturale per la Diffusione della Danza New Butoh ed ha avuto sin dal principio l’obiettivo di spargere questo seme attraverso la fondazione di una Scuola internazionale in cui poter seguire gli studi, in italiano ed inglese, direttamente con la fondatrice e attraverso un Festival che permettesse a corsisti e pubblico di scoprire un altro tipo di spettacolo. Devo dire onestamente che tutto è nato da un brutto episodio (che terró per me) e presto è diventata una sfida, perdipiù consapevoli di lanciarla nella piccola città di Ruvo di Puglia. Una città di provincia che come tante piccole città vanno a passo lento e sono a volte prudenti a volte resistenti a ció che non si conosce ma che conservano tratti di genuinità che le grandi città non hanno più.

Come mai hai scelto questo nome per il festival?

Miniature sta a significare piccoli quadri. Realizzare un Festival con spettacoli di danza New Butoh con durata di un’ora non sarebbe stato alla portata di un pubblico che assiste per la prima volta a questo genere di spettacolo. Abbiamo avuto l’idea di fare un Festival con spettacoli da 20 a 30 minuti al massimo per consentire al pubblico di assaggiare questo genere, senza strafare, consentendo così di di entrare a piccole dosi in un’arte non commerciale.

In sette edizioni, come si è evoluto l’evento?

Da subito il Festival ha assunto un carattere internazionale, ospitando danzatori e compagnie estere, oltre che italiane. Dagli Stati Uniti alla Svizzera, dal Portorico alla Spagna, Francia e Germania. Credo che l’evoluzione più importante che il Festival abbia avuto in queste ormai sette edizioni sia relativa al suo pubblico. Ad ogni edizione quest’ultimo cresce, riconosce il valore e lo apprezza. Osserviamo che la gente ha sete di cultura e fame di storie autentiche.

 Nell’edizione di quest’anno quali sono le novità e quale il filo conduttore dei vari appuntamenti in programma a dicembre?

Questa settima edizione è dedicata allo storico musicista Peter Kowald. Il nostro Festival propone sempre performance di danza e musica dal vivo (talora improvvisata)  e questo è un suo tratto distintivo ed imprescindibile. Perché la danza e la musica sono nate insieme come vasi comunicanti ed inseparabili e la nostra proposta ripropone questo schema innato. Peter Kowald, grande musicista di Wuppertal con un pensiero avanguardistico ed autobiografico, era un amico stretto della storica danzatrice Pina Bausch. La Bausch diceva “”Non è importante come i danzatori si muovono ma cosa li muove. Le tematiche sono i bisogni le paure le speranze.” Questa visione della danza si sposa perfettamente con il pensiero New Butoh  dove i danzatori portano in scena storie vere, carnali, fatte di sogni infranti, forza interiore, identità. Queste storie sono necessarie. Il pubblico si rispecchia, si identifica, e ridesta la sua autentica direzione affrancandosi temporaneamente, schopenauerianamente, dalla piatta e grigia “normalità”.

 

 

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