Teatro

Il diario di Milo Rau: “Vi racconto il Sud Italia, dove giro un film su Gesù”

11 Settembre 2019

Con questo primo capitolo, Milo Rau inizia la pubblicazione, in esclusiva nazionale per Gli Stati Generali, del suo “Diario di lavoro italiano“. Si tratta del racconto, a cadenza irregolare, di quanto sta facendo in Basilicata: un film-documentario sulla Passione di Gesù che inizia, però, con una Rivoltà della Dignità dedicata ai braccianti immigrati del Sud Italia

Il regista svizzero, direttore di NTGENT è infatti impegnato a Matera, nell’ambito delle manifestazioni per la Capitale europea della Cultura 2019, con il progetto Nuovo Vangelo, che culminerà  a Roma in una inedita Assemblea Generale il prossimo 10 ottobre. Ma Rau sarà nella Capitale anche con Orestes in Mosul per il Romaeuropa Festival al Teatro Argentina di Roma (23-25 settembre).

Da sempre attento alle contraddizioni della realtà e della politica, Milo Rau, classe 1977,  ha fondato il suo gruppo di lavoro chiamandolo che “International Institute of Political Murder”: dalla questione rwandese (Hate Radio) a quella congolese (The Congo Tribunal); dall’arroganza dell’Occidente (con una trilogia: The Civil Wars, The Dark Ages ed Empire) alla cupa vicenda del pedofilo Marc Dutroux (Five easy pieces, interpretato solo da bambini), all’omofobia (The repetition), Rau ha saputo allargare la gabbia del teatro, della rappresentazione e dell’interpretazione, lavorando anche con attori non professionisti, o ricostruendo inusitati processi (lui parla di re-enactement, ossia ri-presentazione), fino a sfidare strutture e tradizioni.

Gli Stati Generali ringraziano Milo Rau per la sua preziosa collaborazione.

(Andrea Porcheddu)

Il bracciante e attivista Yvan Sagnet, @Fruitmarket/Langfil, foto di Thomas Eirich-Schneider

 

La possibilità di una rivolta

Matera, 4.09.2019

Quest’estate giro un film biblico nel sud Italia. Gesù che cammina sulle acque, l’Ultima Cena, infine la Passione di Cristo: tutto questo lo riprendiamo ancora una volta, con centinaia di attori e comparse, nei campi profughi e nella cornice da storia del cinema di Matera.

Tutto è cominciato per caso. I miei spettacoli sono spesso in tour in Italia, e non appena Matera è stata nominata Capitale Europea della Cultura 2019, mi è stato chiesto di pensare a un progetto per la città in cui Pasolini e Mel Gibson hanno girato i propri film su Gesù. Così ho deciso di fare un nuovo film sulla Passione di Cristo e ho subito cominciato i casting. Il Gesù di Pasolini, Enrique Irazoqui, nel nostro “Nuovo Vangelo” interpreta Giovanni Battista; Maia Morgenstern, la Santa Maria di Mel Gibson, torna ad interpretare la madre del profeta cristiano.

Altri ruoli infine, come i soldati romani, i farisei, eccetera, sono interpretati da cittadine e cittadini materani. Barabba lo fa un ex detenuto, mentre il sindaco di Matera interpreta Simone di Cirene, che porta la croce per Gesù. “Per favore, fatela leggera”, mi ha detto, “in politica mi tocca già portare abbastanza croci pesanti”.

Tuttavia, i ruoli principali di questo “Nuovo Vangelo” sono interpretati da migranti, piccoli agricoltori e attivisti. Perché il viaggiatore che si dirige verso il tacco dello stivale, si trova poi nel bel mezzo di quella che Karl Marx definiva “accumulazione originaria”. Un esercito di lavoratori africani schiavizzati, stimato intorno al mezzo milione, prolifera nei campi e nei ghetti sparsi sul territorio, finendo col farsi sfruttare nelle piantagioni di arance e pomodori per una manciata di euro al giorno.

Queste persone sono schiave perché non hanno documenti, perché sono sommerse dai debiti, perché per colpa del Trattato di Dublino non possono espatriare. Il sistema è senza vie d’uscita: se i piccoli produttori non dessero una paga ridicola ai braccianti, non potrebbero produrre ai prezzi per cui le grandi imprese alimentari li pagano al chilo. La quasi totalità dell’agroindustria italiana è controllata da intermediari mafiosi, un contratto regolare è fuori questione. Il fatto che Matteo Salvini abbia fatto implodere il governo italiano è quindi, potremmo dire, la sua cinica conseguenza. Lo Stato ha comunque abbandonato il sud Italia da decenni e le leggi esistono solo sulla carta. Come al tempo dell’impero romano, le persone sentono il bisogno di una guida. O magari di giustizia.

Cosa c’è di più coerente, che riprendere qui il mito social-rivoluzionario del movimento di Gesù nel XXI° secolo? Il figlio di Dio, nel nostro “Nuovo Vangelo”, è il camerunense Yvan Sagnet, attivista ed ex bracciante. I suoi apostoli, uomini e donne, sono persone provenienti dai campi profughi o attivisti agricoli portati in rovina dalle grandi imprese. A fine agosto, parallelamente alle riprese bibliche, è partita la campagna “Rivolta della Dignità”, una marcia fuori dai ghetti che rivendica eque condizioni di vita e di lavoro per i rifugiati, libertà di movimento globale e diritti di cittadinanza per tutti.

Gesù contro Salvini, giustizia contro sfruttamento: non credo di aver mai dovuto spiegare così poco un progetto. E forse non è poi così inappropriato che, insieme al nostro film su Gesù, a Matera se ne stia girando un altro che ha a che fare con il classicissimo salvataggio del mondo dai cattivi: il nuovo capitolo di James Bond.

Nonostante si stiano girando le scene bibliche in costumi storici, non ci interessa tanto capire come fosse “realmente” la vita di Gesù: ci interessano piuttosto i parallelismi con l’Europa di oggi. Quello che ci interessa, è la natura contraddittoria che il Nuovo Testamento attribuisce ai suoi personaggi, dunque alla realtà imperiale di Roma. Perché Giuda tradisce Gesù? Per opportunismo, o perché teme che Gesù non sia abbastanza radicale per il confronto finale con Roma? Da dove proviene invece la forza di Maria Maddalena, che resta con Gesù fino alla fine? Perché Pietro, successivo fondatore della Chiesa, rinnega i profeti?

La Bibbia, secondo me, la si capisce solo se si è atei. Il Nuovo Testamento è radicale nella misura in cui, nonostante le successive correzioni, propone un’immagine sconcertante e senza filtro sulla situazione politica del tempo. Dal complesso personaggio di Ponzio Pilato emerge in qualche modo il carattere etereo della politica imperiale. Come i politici italiani di oggi, Ponzio Pilato è forte solo quanto l’opinione pubblica. È solo per acclamazione che viene spinto a condannare Gesù, cosa che lui stesso ritiene sbagliata. Gesù non sembra essere infallibile, anzi viene ritratto come un uomo pieno di contraddizioni. È una guida che viene incitata, venerata, criticata e infine tradita dai suoi stessi seguaci.

La vera essenza del nostro “Nuovo Vangelo” è dunque un interrogativo sulla possibilità di una rivolta in un contesto politico atomizzato. Con una “Rivolta della Dignità” – che unisce circa 30 associazioni – vogliamo creare un fronte allargato contro la politica di Salvini. Si tratta di un tentativo unico nella storia del sud Italia: per la prima volta contadini e migranti combattono fianco a fianco, per la prima volta prende vita un’iniziativa politica tra campi profughi, associazioni legali e agricole e gruppi anarchici.

La resistenza, ovviamente, non proviene solo dall’esterno, ma anche dall’interno dei campi. Che i rifugiati siano senza diritti, dipendenti da tanto caritatevoli quanto insensati progetti finanziati dall’UE, è parte del modello economico di molte ONG. Per quanto queste ultime siano politicamente affini a Yvan Sagnet, lo considerano come un nemico – così come fu a suo tempo tra il Gesù storico e i farisei. La scorsa settimana la “Rivolta della Dignità” è impennata inaspettatamente. Uno dei ghetti in cui vivevano alcuni dei nostri apostoli è stato sgomberato, ovviamente senza alcuna alternativa per le persone che lo abitavano.

Abbiamo organizzato una marcia di protesta e di notte abbiamo aiutato a trasportare alcuni migranti in un altro edificio abbandonato. È significativo il fatto che la chiusura – che non siamo riusciti a fermare – sia stata ordinata dal sindaco, esponente del Partito Democratico, e dall’ex Ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini – due fazioni normalmente ostili tra loro. Il sindaco, moderno Ponzio Pilato, ha giustificato la chiusura per una singola ragione: non voleva essere “responsabile sulla questione della sicurezza”. E mentre Salvini acclamava la polizia e l’esercito per “l’inizio di una campagna per lo smantellamento dei ghetti in tutta Italia”, il membro del Partito Democratico ha espresso il proprio dispiacere per le persone colpite.

Ma questa è solo la superficie. Come poi si è scoperto, questo atto aveva uno scopo meramente economico: i braccianti che vivevano in quel luogo dovevano essere spostati nelle zone dove stava per cominciare una nuova raccolta. La lotta per la dignità e la giustizia è solo all’inizio.

Milo Rau

(Traduzione di Riccardo Benedy Raschi)

PER ULTERIORI INFORMAZIONI: http://www.rivolta-della-dignita.com/it/home-2/

 

 

 

 

 

 

 

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