Teatro
Il capitale in scena: intervista a Michele Segreto per il debutto di Tycoons
Debutta il 19 al Teatro Fontana di Milano lo spettacolo Tycoons, la nuova produzione di servomutoTeatro per la regia di Michele Segreto, secondo capitolo di una trilogia legata alla riflessione sul sistema economico e produttivo iniziata con Phoebuskartell. Lo spettacolo racconta le vicende, di primo Novecento, legate alla nascita della Borsa Valori e al costituirsi di un legame stringente e di forte interdipendenza fra politica e mercato. Il capitale, controllato da pochissimi detentori del potere economico globale, diventa guida delle scelte amministrative e politiche su scala mondiale e i grandi magnati – i Tycoons – modello di vita e di successo a cui ambire. Si parte dalla nascita della banca più potente al mondo, per arrivare a descrivere la sua influenza sulle campagne elettorali Americane, sulla politica internazionale. Da una parte il potere economico che determina scelte capaci di definire la vita di ciascun cittadino, dall’altra un universo fatto di disoccupati, anarchici, poveri e ceti bassi che si contrappongono, nel contesto del sogno americano, a magnati, broker e piccoli e medi investitori. Al centro sempre un gioco spietato basato sulle regole di mercato. Abbiamo parlato dello spettacolo e del lavoro che ha portato alla sua realizzazione con il regista Michele Segreto.
Tycoons si sviluppa come secondo capitolo di una trilogia legata al mercato, ma – a monte – da cosa nasce il desiderio di approfondire questa tematica?
Si è trattato di una necessità: riflettere su ciò che il capitalismo moderno implica per la vita quotidiana di tutti noi, per le scelte politiche e d’indirizzo mondiali. Un percorso già iniziato con Phoebuskartell e oggi quanto mai urgente. Pensiamo a come le nostre vite siano influenzate da una decisione, presa da pochi detentori di potere economico/produttivo, come quella dell’obsolescenza programmata di elettrodomestici e in generale oggetti tecnologici di uso comune, quanto questo impatti sui consumi, sull’ambiente. In un sistema in cui tutto si tiene, il fil rouge che lega i diversi ambiti dell’agire politico è sempre e comunque l’economia.
Il mercato governa le scelte politiche anche oggi, in un contesto come quello che stiamo vivendo segnato da una crisi sanitaria e sociale globale…
Si, quello che abbiamo voluto sottolineare è proprio l’elemento di continuità dell’agire economico sulle politiche mondiali a prescindere dal mutare di altre variabili. La crisi economica data dalle speculazioni di primo Novecento non differisce, negli esiti del quotidiano, dalla crisi che vediamo oggi, con la chiusura di molte aziende, lo sblocco dei licenziamenti. Occorre che si sviluppi una consapevolezza maggiore del peso che hanno le scelte di carattere finanziario rispetto alla politica, partendo certamente dai grandi capitali e dagli investimenti di ampia portata, ma arrivando anche alla nostra concreta esperienza quotidiana, con siti che promettono, con un piccolissimo investimento di denaro, grandi guadagni grazie alla speculazione finanziaria.
Quindi una maggior consapevolezza anche del legame fra politica e capitale? In questo l’arte, il teatro possono essere d’aiuto?
Certamente la comprensione dei legami che uniscono inscindibilmente l’agire politico con il finanziamento (diretto o indiretto che sia) di grandi investitori è essenziale per provare a uscire da dinamiche, ormai centenarie, di esercizio del potere.
Il racconto in scena avviene, come mostra il trailer, giocando sull’ironia, sulla leggerezza, sull’uso di musiche e “maschere”, oltre che sulla contestualizzazione cronologicamente distante nel tempo da noi dell’azione…
Questo è funzionale a rendere meno “respingente” il messaggio di fondo dell’opera: l’umano è sempre lo stesso, che si tratti dei primi anni del Novecento o dei giorni nostri. La dinamica del profitto e dell’accrescimento facile di capitale, il potere esercitato attraverso questo capitale e le ambizioni connesse, sono sempre le stesse. Lo spettacolo non offre facili soluzioni, ma pone delle domande e cerca, giocando appunto sulla leggerezza, di mettere lo spettatore nelle condizioni di chiedersi se esiste un’alternativa. Proprio perché ora, in questo momento storico, che ha mostrato ancora una volta in modo impietoso la fallibilità del sistema, è tempo di chiedersi se un modo diverso di governare politica e produzione sia possibile.
Tycoons sarà in scena in prima nazionale dal 19 al 24 ottobre al Teatro Fontana di Milano
produzione servomutoTeatro con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello–CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
drammaturgia e regia Michele Segreto con Roberto Marinelli, Michele Mariniello, Massimiliano Mastroeni, David Meden, MarcoRizzo, Marta Zito
costumi Floriana Setti, Laboratorio Kyklos, musiche da Kurt Weill, Mischa Spoliansky, Friedrich Hollaender, Sherman Brothers
arrangiamento brani Giovanni Frison, acting coach Sara Drago, disegno luci Martino Minzoni, photo Julian Soardi
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