Teatro
“Mercurio” festival a Palermo, lo sguardo differente sul contemporaneo
PALERMO _ Occhi puntati su un festival che, nato appena sei anni fa, si è già imposto all’attenzione nazionale per l’originalità del palinsesto e l’approccio libero e friendly della sua costruzione. Tanto più che è un evento del Sud, dove purtroppo non sono mica moltissimi quelli che riescono a venir fuori per idee e coraggio. Ebbene esiste ed è “Mercurio”, premiato dall’Associazione nazionale Critici di Teatro come miglior festival 2023. La rassegna, anche questa edizione, si tiene a Palermo dal 21 settembre al 5 ottobre, prevalentemente nei Cantieri Culturali alla Zisa-Ex Officine Ducrot. Festival di teatro e danza e, come oggi impone la moda o il mercato, multidisciplinare: aperto cioè pure alla musica e alle altre arti performative. Qual’è la particolarità di questa manifestazione curata dall’attore e regista Giuseppe Provinzano? Quella di non avere una formula ogni volta uguale. Di essere cioè imprevedibile, libertario e dalle scelte coraggiose.
“Il meccanismo di curatela che rende unico il Mercurio Festival _spiega lo stesso Provinzano – coinvolgendo gli artisti delle edizioni precedenti nella direzione non è solo “una trovata” ma un’idea innovativa che funziona e bene, restituendo un festival davvero multidisciplinare, in cui le diverse discipline artistiche si compenetrano e si equilibrano. La conferma in questi anni ci era già giunta soprattutto dal pubblico numeroso (oltre 8000 presenze nel 2023) e transgenerazionale, che speriamo e contiamo di poter ulteriormente accrescere in questo 2024”.
In pratica cosa accade? Ogni gruppo, singolo artista o compagnia presente nel cartellone festival, indica un “testimone” come in una ideale staffetta. Così vengono nominati quelli che saranno i protagonisti della successiva edizione. Il risultato finale sarà generato un po’ alla cieca ovviamente, ma il lato positivo è quello di disegnare mappe dello spettacolo inconsuete, fare scoperte inedite che per certi versi sfuggono a catalogazioni preesistenti. E questo è sicuramente un bene. Rendere la cultura una tavolozza a più colori o un canto a più voci è un elemento di ricchezza per la crescita e la conoscenza. L’altra faccia della medaglia è che, partendo ogni volta così alla “cieca” non si sa dove si può arrivare.
Al di là dell’avventura il rischio sarebbe cioè pure quello di arenarsi in lidi poco frequentati sì, ma anche poco interessanti, inseriti magari da un innocente beau geste verso un amico. Insomma resta -o almeno dovrebbe restare – sempre decisivo e più proficuo confrontarsi con le scelte di chi organizza e ha una propria meta da raggiungere, una poetica da difendere insieme alle scelte politiche e culturali. Che sono poi il sale del confronto. Ma la troupe del “Mercurio” è così vivace e curiosa che difficilmente si adagerà sui format e probabilmente anche già nel prossimo futuro offrirà novità tali da scuotere il torpore che invece attanaglia molte rassegne, anche multidisciplinari, che emergono qui e là sul territorio nazionale, dai format tutti uguali e spesso pure gli stessi cartelloni.
Gli organizzatori chiamano questo modo originale di costruire i palinsesti “different present”. Ossia: “il titolo di un’edizione che si pone in ascolto del movimento di dipendenze e interdipendenze delle materie del mondo contemporaneo, eleggendo come proprio campo d’azione l’arte performativa e multidisciplinare, nel tentativo di proporre un’interpretazione “diversa del presente”. Naturalmente c’è anche il fatto di voler “offrire alla città di Palermo e alla Sicilia il presente di un contesto vivo e sensibile in cui sperimentare, collettivamente. Mercurio lo farà ancora una volta attraverso una miscela originale di generi e linguaggi, presentando le creazioni di attori, registi, coreografi, gruppi, artisti visivi e musicisti di chiara fama insieme a nomi emergenti della scena contemporanea nazionale e internazionale, valorizzando compagnie storiche e presentando al pubblico realtà artistiche per la prima volta a Palermo”.
Ed ecco, quindi, a proposito di cartellone, la scelta di puntare stavolta su un evento musicale dal sapore deciso. Un Opening concert -sabato 21- di quelli che promettono subito energia: è il live offerto dalla band degli I Hate My Village (ore 21,30 nell’Averna Spazio Open. Una superband formata da mucisiti di tutto rispetto come Adriano Viterbini, chitarra, basso e tastiere (già Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini, batteria (Calibro 35 e Afterhours), Marco Fasolo, basso (Jennifer Gentle) e Alberto Ferrari voce e chitarra (dai Verdena) tornati al successo con l’album “Nevermind the tempo”. Una band che è un po’ il concentrato del meglio della musica alternativa italiana che costruisce canzoni dai ritornelli che invitano proprio a cantare.
E la musica _ che in questo numero di “Mercurio” occupa un posto un po’ speciale – torna assieme al teatro l’indomani, domenica 22 settembre con uno spettacolo nuovo dell’anglo siculo Sergio Beercock: “Quando diventerò piccolo”, per grandi e piccini, ispirato agli autori italiani, dal 900 al 200, da Gianni Rodari a Bruno Tognolini, da Alberto Savinio a Danilo Dolci. A seguire ci sono gli italiani Qui e Ora che hanno preso in carico il “dispositivo” inventato dal catalano Roger Bernat in “La Scelta” (alle 21 allo Spazio Franco). Non aspettatevi del teatro ma solamente entertaiment dove gli spettatori, divisi in gruppi, sono chiamati a partecipare ad una gara: visionare in una manciata di minuti brevi trailers di teatro (spagnolo) e dare dei voti. Insomma dell’intrattenimento briccone in parte ispirato ai giochi televisivi che al fondo lascia ben poco, comunque l’importante è partecipare pensando di divertirsi. Come quando si va al luna park.
E musica e teatro, come nel caso di Beercock tornano a “Mercurio” (26 settembre alle 22 allo Spazio Franco) in “S’i fosse foco”, celebre poesia di Cecco Angiolieri diventato il titolo del live che vede assieme Anna Coppola e Sciami Cromatici in una serie di monologhi tratti dalla cronaca del quartiere milanese di San Siro. Oltre alla narratrice Coppola anche la cantante Camilla Barbarito, la musica di Fabio Marconi e Guido Baldoni, la drammaturgia di Marco Ferro “in una narrazione a più voci, che attraversa quasi un secolo di storia vissuta, quotidiana, pulsante dove le parole si alternano a canzoni di autori come Jannacci, Conte, Modugno e tanti altri”.
Vincitore del Premio dell’Associazione nazionale Critici di Teatro, premio Hystrio e finalista all’Ubu è il classico “Natale in casa Cupiello/spettacolo cum figuris” in scena il 2 ottobre allo Spazio Tre Navate, ore 21. Da una idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia con la regia di Lello Serao.
Un caso che ha sconvolto l’Italia in ntera, la tragica storia del bambino Alfredo Rampi, precipitato il 10 giugno del 1981 in un pozzo nelle campagne di Vermicino viene rievocato nell’atto teatrale “Alfredino. L’Italia in fondo a un pozzo” curato da Fabio Banfo, attore, regista e pedagogo (il 3 ottobre nello Spazio Tre Navate).
Continando con il teatro, spazio a ”Le Vacanze” di Alessandro Berti, un singolare testo di come il futuro guarda il presente (dall’omonimo romanzo scritto da Berti e pubblicato da Edizioni Primavera 2022). In questo lavoro l’autore allinea le emergenze del nostro tempo, dalla crisi climatica all’immigrazione, per raccontare una giornata di due adolescenti “eredi di un mondo estremo”. “Le Vacanze” ha ottenuto nel 2022 il Premio Riccione all’Innovazione drammaturgica (il 4 ottobre alle 21 allo Spazio Tre Navate).
Ed è un raffinato attore e teatrante come Andrea Cosentino, Premio Speciale Ubu 2018 quello che presenterà “Rimbambimenti. Un ted talk senescente in salsa punk” spettacolo che “allineandosi alle concezioni di tempo e materia della fisica quantistica, smonta inevitabilmente ogni ordine e logica causale” (il 5 ottobre alle 21 nello Spazio Tre Navate).
Una performer di prim’ordine -come raramente s’incontrano- attrice feticcio di lungo corso dei Motus, Silvia Calderoni assieme a Ilenia Caleo in “The present is not enough” sperimentano sintonizzazioni e possibilità di relazione tra i corpi, a partire dal modello politico del sesso in pubblico. Un prendersi cura tra moltə, e sconosciutə. Un desiderio struggente di comunità”. Nella loro azione teatrale c’è la memoria del mondo gay e queer degli anni Settanta e Ottanta ispirata dall’esperienza storica “dei “piers” di New York in un momento in cui la zona Chelsea era lo spazio dove incontrarsi” (28 e 29 settembre, alle ore 21 nello Spazio Zac).
Teatro di figura, pittura, manipolazione di oggetti e ombre cinesi compongono il mosaico di “Scherzo a 3 mani” del Teatro all’Improvviso, compagnia fondata da Dario Moretti di scena il 29 settembre alle ore 18,30 all’Arci Tavola Tonda.
Per la danza, un settore sempre ben curato a “Mercurio” in questo numero sono da segnalare alcune presenze di segno internazionale. La prima, proveniente da Tolosa, Francia, è la compagnia di Samuel Mathieu con lo spettacolo “Frau Troffea” (26 settembre alle ore 21 nello Spazio Tre Navate). L’idea della coreografia, data unica in Italia, nasce da un fatto di cronaca accaduto nel 1518 a Strasburgo. Secondo le testimonianze del tempo, apparentemente un virus si era impadronito di bambini, adulti e gente di ogni età che all’improvviso, a decine, si è trovata, nelle strade del centro e nelle piazze a danzare come in preda a una transe (si parla di quattrocento persone). Non c’è niente di festivo in tutto questo e -come scrive lo storico della medicia John Waller in “The Dancing Plague” e con il passare dle tempo si contano una quindicina di persone che perdono la vita o per disidratazione o a causa di infarto cardiocircolatorio. E’ una donna ad aver aperto le danze il giorno del 14 luglio. E’ lei la “paziente zero” infettata da questa incredibile epidemia. La storia di questa donna verrà raccontata da Paracelso celebre medico e alchimista svizzero, uno dei fondatori della tossicologia che nel 1526, affascinato da questa vicenda andò a Strasburgo per conoscere più da vicino il fenomeno. A distanza di più di cinquecento anni questo fatto continua ad essere oggetto di studio e di ricerca. Una danza collettiva e speciale che qualcuno ha accostato al tarantismo, il fenomeno indagato da De Martino nel Sud d’Italia, una sorta di pratica musicoterapeutica tradizionale (si sosteneva che la transe fosse causata dal morso di un ragno, la tarantola).
In ogni caso questa storia medioevale ha fornito più di un motivo di riflessione al coreografo francese che ne ha fatto oggetto coreografico e momento di sperimentazione. Samuel Mathieu ha trasformato questa storia in una occasione per far debordare la danza stessa nell’assolo disegnato espressamente per Martin Mauriès. Mathieu parte da questa storia ancora misteriosa nelle cause per “interrogarsi sullo stato dei nostri corpi oggi, creando un essere senza genere, età o preferenze sessuali”.
Originario del Mozambico, danzatore, insegnante ed esperto di improvvisazione Edivaldo Ernesto ha lavorato a lungo con David Zambrano ed è apparso, come membro permanente, e poi ospite, di diversi allestimenti di Sasha Waltz and Guest Company. Attualmente risiede a Berlino. A Palermo porterà una sua coreografia del 2022, “Brace” una notevole dimostrazione della forza di improvvisare e interagire con i suoni e lo spazio (il 27 settembre alle ore 21 nello Spazio Tre Navate).
Giorgia Ohanesian Nardin, artista italiana di discendenza armena considerata tra le più interessanti della scena emergente italiana, che pratica nei contesti della danza e della performance dal vivo -ha fondato l’associazione Van assieme a Marco D’Agostin e Francesca Foscarini)-sarà invece presente con “Premonition” (il 29 settembre alle ore 21 nello Spazio Tre Navate).
Robusta la sezione musicale. Il 28 settembre alle 23 lo Spazio Franco è dedicato all’esplorazione dei nuovi orizzonti sonori, a partire dal live set di Riad Nassar in collaborazione con il Verein Düsseldorf-Palermo, che mette insieme elettronica e video. Performance musicale tra dark ambient, drone, soundscape, industrial, soft noise e minimal electronic quella di Camilla Pisani (Phant[as]) fino al “Middle eastern clubbing” del Nava Project, nato dall’unione delle influenze persiane della cantante Nava Golchini e i suoi musicisti Francesco e Marco Fugazza, Elia Pastori.
Giulia Deval, cantante e sound artist, il 3 ottobre alle 22.30, Spazio Franco) si muove tra sperimentazione e arte contemporanea con l’ultimo progetto “Nino Giulia”. Si prosegue la sera successiva all’Averna Spazio Open con “Go!YA!”, progetto musicale della batterista e sassofonista Juliette Ant (Baustelle, Chiello, Colombre) in concerto con il compositore, cantautore e performer N.A.I.P. “nessun artista in particolare”; live anche della cantante Marta del Grandi, nuovo astro nascente della musica cantautoriale italiana, tra dream pop, folk e synth e concerto della storica band Savana Funk che unisce funk, rock, blues e musica africana con jam incendiarie ed energici groove.
Performance. L’artista svizzero Manuel Maria Perrone con il collettivo Le Syndrome (di base a Marsiglia) che creeranno una performance negli spazi dei Cantieri Culturali, “Messa per un diluvio” venerdì 27 settembre alle 23 in Piazza Bausch). Un’azione tra rito e spettacolo, “tra atto di fede e sospensione dell’incredulità, integrando il paesaggio, l’architettura e gli abitanti dei luoghi nei quali approda, cercando di mettere in luce e ombra dei temi delicati e imbarazzanti”. Si prosegue il giorno (28/09 – h 22.30- Spazio Franco) con “Esercizi di equilibrio sull’asse di genere” è il lavoro del performer spagnolo di Elan D’Orphium che indaga il confine dell’identità di genere e l’ipocrisia della società contemporanea (28 settembre alle ore 22,30, Spazio Franco) e infine “Song for invisible garden” di Susana Ljuljanovic, (gio 3/10, ven 4/10, sab 5/10 alle 19,19.30, 20, 20.30) lavoro site specific per lo Spazio Marceau che accoglie solo 15 persone alla volta. Cinema. Attesa la proiezione di “Lisca Bianca”, film di Giuseppe Galante e Giorgia Chiara Luna Sciabbica, (28.09, ore 18.30, Cinema De Seta) che racconta la storia di dell’omonima barca a vela che da quasi 40 anni “cambia la vita delle persone”. Attraverso gli occhi di una giovane coppia di skipper, di un sociologo appassionato di vela e la voce della donna che la fece costruire, si scopre “la mitica figura di Lisca Bianca, un “essere” quasi magico che, rinato dalle sue ceneri dopo 30 anni di abbandono, continua a realizzare sogni di libertà”.
Devi fare login per commentare
Accedi