Teatro
“May B”, il gesto della vita: omaggio a Maguy Marin dal “Reggio Parma Festival”
Dietro la danza ipnotica e unica dei danzatori di Maguy Marin in “May B” c’è il miracolo della vita. L’intimità segreta dell’esistenza di milioni e milioni di uomini e donne vissuta ìn passato e in presente. Non è un caso che questo spettacolo di teatro danza ispirato da Samuel Beckett, sempre in repertorio di compagnia abbia raggiunto il record delle repliche. E il 31 maggio di nuovo in scena al Teatro Regio di Parma alle ore 20,30, per inaugurare “Maguy Marin – La passione dei Possibili”, progetto ideato e voluto dal “Reggio Parma festival “ in programma da maggio a dicembre al Teatro Regio e Teatro Due di Parma, al Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto e Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia. Un insieme di spettacoli e iniziative patrocinate dall’Ambasciata di Francia, anche per divulgare l’opera e l’arte di una delle coreografe e artiste più eclettiche e coraggiose capace di “interpretare, attraverso la danza, il corpo e lo spazio, la complessità dell’uomo contemporaneo e le sue contraddizioni”. E che si apre appunto con il capolavoro “May B”.
Un’opera straordinaria vista e rivissuta da migliaia e migliaia di spettatori che in quegli attimi intensi ed emozionati ritrovano loro stessi in un formidabile gioco di rispecchiamento. Quando nel 1982, al festival di Avignone “May B.” (creata l’anno prima) venne presentata al grande pubblico fu come una rivelazione: il vero vertice, fino ad allora mai raggiunto da parte della danza contemporanea francese. Un successo importante per la cosiddetta “Nouvelle dance” di cui proprio Maguy Marin era una delle rappresentanti più stimate e rispettate assieme a Regine Chopinot, Dominique Bagouet, Daniel Larrieu e, naturalmente, Jean-Claude Gallotta e altri, pionieri di un movimento che in poco tempo diventò una realtà importante nel quadro culturale europeo e mondiale. Maguy Marin, di origine spagnola, figlia di genitori emigrati in Francia, in fuga dal fascismo franchista vive nel 1972 una importante esperienza di formazione al Mudra di Maurice Bejart a Bruxelles, entrando a far parte della compagnia del celebre coreografo dal 1974 al 1977 (come danzatrice collabora anche con Carolyn Carlson). Nel 1978 fonda la propria compagnia, il Ballet Theatre de l’Arche con Daniel Ambasch, base a Creteil, Parigi e successivamente a Rillieux-la-Pape, vicino Lyon.
Traendo in “May B” una forte ispirazione dall’opera del commediografo Samuel Beckett, Marin confeziona un’opera di alto livello tra teatro e danza in cui è ritratta senza veli una umanità segnata dalla solitudine. La capacità della coreografa di osservare il mondo e l’insegnamento di Beckett sono fondamentali nella decrittazione poetica dell’umanità così lucidamente rappresentati in “May B”. Dice Maguy Marin: “Quando i personaggi di Beckett aspirano solo all’immobilità, in realtà non possono che a muoversi, poco o tanto, ma si muovono. In questo lavoro, che è prima di tutto teatrale, l’interesse per noi è stato non la parola o il verso, ma il gesto nella sua forma esplosa, cercando così il punto di incontro fra il movimento applicato al teatro e la danza e il linguaggio coreografico.” A fare da introduzione allo spettacolo sarà il 30 maggio alle 18 nella Sala degli Specchi del Teatro Municipale Valli a Reggio Emilia, il documentario girato da David Mambouch “Maguy Marin-L’urgence d’agir” dedicato proprio allo spettacolo di teatro danza . A seguire un incontro con la coreografa e regista.
Assieme allo spettacolo dal vivo sarà l’introduzione di lusso del resto della rassegna che avrà il seguito più importante in autunno. A partire dal 14 e 15 novembre al Teatro Due di Parma con “Singspiele”, interpretata da David Mambouch, scenografia di Benjamin Lebreton. L’opera risale al 2014 ed “esprime la cifra più sperimentale della coreografa francese andando oltre i confini della danza tout court. Concentrandosi sui volti, anonimi o riconoscibili che catturano il nostro sguardo, “Singspiele” è un lavoro d’ascolto di ciò che questi ci dicono dei loro corpi assenti: la storia particolare che si legge su questi volti muti sfuggirà sempre in quanto non intelligibile nell’immediato”.
Pochi giorni dopo, il 18 e 19 novembre al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, nell’ambito di Festival Aperto, va in scena la prima assoluta della nuova creazione di Maguy Marin (il titolo sarà svelato poco prima del debutto). In quest’opera la coreografa si interroga su temi attuali: “i nostri corpi sono diventati oggetti da sorvegliare, che possono essere filmati e registrati; le nostre scelte, apparentemente libere, rivelano la nostra inclinazione a seguire l’opinione maggioritaria, ad optare per quanto fabbricato dalla pubblicità, ad accettare la colonizzazione delle nostre menti da parte dei media o degli influencer”.
Al Teatro Due di Parma, il 25 e 26 novembre, due repliche di “Nocturnes” dove “una scenografia scarna fa da palcoscenico a incontri incompiuti, gesti apparentemente inspiegabili, apparizioni e sparizioni di personaggi misteriosi”, Il 15 dicembre invece al Teatro Regio è di scena un altro lavoro che racconta bene il modo di lavorare della coreografa francese: “Umwelt”. Lo spettacolo risale al 2004 ed è una affascinante “performance “di danza senza la danza” per raccontare la frenesia della vita. Gli interpreti appaiono e scompaiono tra gli interstizi di pannelli e specchi disposti orizzontalmente sul palcoscenico e, ostacolati da un forte vento, raccontano, spesso in modo frenetico, la quotidianità del vivere”.
Proprio l’indomani, giornata conclusiva dell’omaggio a Marin, nella Sala Verdi del Teatro Ariosto di Reggio Emilia alle ore 16 sarà proiettato il filmato “Umwelt, de l’autre côté des miroirs”, regia di David Mambouch che offre i due diversi lati dello spettacolo: il piano frontale di sala teatrale e l’altro invisibile agli spettatori, il lato degli specchi.
Nella stessa giornata due spettacoli interpretati al Teatro Ariosto di Reggio Emilia dalla MM Contemporary Dance Company diretta dal coreografo Michele Merola. In “Duo D’Eden” due danzatori vestiti con tute color carne mettono in evidenza la loro nudità, rappresentando le figure di Adamo ed Eva immersi in un percorso di sensualità, eros, difesa, attacco, in un mondo non così tranquillo, sicuro e idilliaco”. Nell’altra, “Grosse Fugue” ci sono quattro danzatrici e un brano musicale, “Die Grosse Fugue” di Ludwig Van Beethoven, eseguito dal vivo dai Solisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, nella versione per quartetto d’archi. Realizzata nel 2001 per la compagnia Maguy Marin viene ora riproposta in anteprima nazionale per Reggio Parma Festival.
Accanto agli spettacoli è fondamentale il workshop “Può sempre servire” con protagonista la stessa Maguy Marin. Saranno due settimane di alta formazione dedicata a professionisti della danza, del teatro e della musica, per “mettere in moto capacità di invenzione e composizione, con esercizi pratici e concreti” (dal 14 al 18 novembre, dal 20 al 24 novembre 2023 al Teatro Due di Parma, partecipazione gratuita, max 16 partecipanti individuati tramite selezione – informazioni e prenotazioni: f.gandini@teatrodue.org – Tel. 0521 282212). Così come la tavola rotonda in programma il 25 novembre a Parma che, oltre a Maguy Marin, vedrà in campo diversi ospiti, tra cui Olivier Neveux, professore di storia e di estetica teatrale all’École normale supérieure di Lyon.
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