Teatro

Matteo Spiazzi: in Bielorussia il Teatro lotta per la libertà

15 Settembre 2020

Che la situazione in Bielorussia sia pesante, pesantissima, è sotto gli occhi di tutti.

La comunità internazionale è giustamente preoccupata per la repressione attuata dal regime di Alexsander Lukašenko. Ovviamente ne risente anche il teatro bielorusso, da sempre attivo e militante per il rispetto dei diritti e delle libertà. Oltra alla straordinaria esperienza del Belarus Free Theatre, conosciuto e amato in tutta Europa ma marginalizzato in patria, sono diverse le realtà teatrali, anche ufficiali, che non hanno esitato a schierarsi.

Abbiamo dunque chiesto di fare il punto della situazione al regista Matteo Spiazzi, che da anni lavora tra Italia e Bielorussia. Spiazzi, già diplomato attore alla Accademia “Nico Pepe” di Udine, ha iniziato a girare il mondo, crescendo – e non poco – come regista: tra Austria, Repubblica Ceca, Ecuador, Estonia, Lituania, Slovenia, Polonia, Russia, Ucraina, ha saputo elaborare un proprio stile che innova l’uso delle maschere, mescolando sapientemente Commedia dell’Arte e il teatro di figura contemporaneo quale, per fare un esempio indicativo, l’esperienza straordinaria dei Familie Floez

Allora Matteo, come è nato il suo legame con la Bielorussia?

La mia prima esperienza nel paese, dal punto di vista professionale, risale circa a sette anni fa quando per la prima volta fui invitato a insegnare Commedia dell’Arte presso l’Accademia d’Arte Drammatica in Bielorussia. Il direttore del Teatro Nazionale Accademico Russo dopo aver visto la dimostrazione di lavoro con gli allievi attori, mi invitò l’anno seguente a dirigere uno spettacolo di Commedia dell’Arte. Nacque così nel 2014 Viva Commedia, spettacolo ancora in repertorio, da un canovaccio originale di commedia dell’arte. Negli anni successivi, oltre alle collaborazioni come docente per l’Accademia, ho diretto anche una Locandiera presso lo stesso teatro. Nel 2015 invece, è nata la collaborazione con il Minsk Puppet Theatre, che ha visto la nascita dello spettacolo Pension Belvedere, spettacolo di maschere intere, premiato dalla critica e dal pubblico. Durante un workshop sulla commedia dell’Arte, ho conosciuto Christina Drobysh che è stata mia allieva e che fino a poco fa era una delle interpreti più significative del Teatro Nazionale Bielorusso: Christina è ora in prima linea come artista e donna nella lotta e nella divulgazione di quello che sta accadendo ora nel paese. È lei una delle tante donne coraggiose che combattono, facendosi scudi umani tra gli “OMON” e gli uomini che vengono prelevati casualmente per strada senza ragione.

 

L’attrice e militante Christina Drobysh

 

Ma qual è la realtà teatrale del paese?

Il Teatro in Bielorussia, nonostante la polvere sovietica, le gerarchie dei teatri di repertorio e la burocrazia farraginosa, è sempre rimasto un luogo dal cuore pulsante e vivo, quel serbatoio di democrazia e di identità popolare assenti nel paese. I teatri nazionali di prosa nazionali sono due: il Teatro Nazionale Bielorusso “Yanka Kupala” che si occupa soprattutto del repertorio in lingua bielorussa e il Teatro Nazionale Russo “Maksim Gorkij”, che invece affronta il  repertorio in lingua russa. Poi, ci sono altri teatri importanti di prosa, come Minsk Puppet Theatre, ovvero il teatro nazionale di figura, con repertorio in lingua russa e bielorussa; il RTBD (Teatro per la nuova drammaturgia nazionale) e il Teatro della Gioventù. Voglio sottolineare tra i primi a rivoltarsi contro la dittatura è stato proprio il Teatro Nazionale Bielorusso “Yanka Kupala”: a partire da un video degli attori che hanno chiesto la cessazione degli atti di violenza da parte degli “OMON”, (emulato poi anche dagli attori di altri teatri). Il teatro, poi, ha sostituito le bandiere rosse e verdi con le bandiere bianche e rosse, gesto costato al direttore del teatro l’immediato licenziamento. Agli attori è stato impedito di entrare in teatro nei giorni successivi con la scusante di una sanificazione a causa del Covid, salvo poi far girare un servizio tv decisamente diffamatorio dove si accusava di incuria la gestione del teatro e si alludeva all’alcolismo di alcuni attori. Inutile dire che nessuno ha creduto a questa versione. Poi, alla presenza del ministro della cultura in teatro, gli attori si sono ribellati, chiedendo spiegazioni, minacciando di andarsene. E il Teatro Nazionale Bielorusso ora ha un nuovo direttore, che per paradosso non può lavorare perché la maggior parte degli attori sono stati licenziati.

 

Manifestazione al Teatro Nazionale

Adesso che può accadere?

Lo sappiamo: anche solo passeggiare per le strade di Minsk può essere molto pericolo oggi. Uomini senza targhette identificative, col volto coperto, prelevano passanti casualmente e li caricano su furgoni per portarli non si sa bene dove. Hanno prelevato anche studenti nelle università e nelle scuole. Nonostante questo il lavoro del teatro continua, più che mai: è un teatro civile che cerca spazi là dove non sono concessi, nelle aule, nelle strade, sulle piattaforme online… I bielorussi amano i loro artisti, li sentono come parte integrante della vita culturale: sono sempre stati i baluardi della democrazia e dell’anima bielorussa anche nei momenti più bui nella storia del paese. Quello che sta accadendo ad amici e colleghi artisti, rende ancora più evidente per me il valore e l’importanza del lavoro teatrale, artistico e culturale. Un lavoro che magari in Italia molti possono considerare effimero e impalpabile, ma che in situazioni come queste si rivela arma dell’anima per chi lotta per la democrazia.

 

Qui il link di una recente intervista fatta a Christina Drobysh da Arte e di seguito il comunicato stampa diffuso dai lavoratori  lavoratrici dello “Yanka Kupala” National Academic Theatre” rivolto a uomini e donne di teatro:

Dear colleagues, actors, directors, artists and musicians, dramatic and musical theater staff, media representatives, art workers, public organizations and cultural initiatives around the world!

The “Yanka Kupala” National Academic Theater (Belarus, Minsk) believes in solidarity and hopes for your support.

We identify ourselves as “Kupalovtsy”. It means we are actors and staff of the “Yanka Kupala” National Academic Theater – the first and oldest drama theater in Belarus, which this year marks its 100th anniversary.

We also are Belarusians.

Our country is going through a very difficult period. The presidential elections were held with gross violations and confirmed facts of vote falsification. Instead of the dialogue called for by the public, the government harshly suppresses the resistance of dissenters. People die in attempts to peacefully defend their lives and freedom, truth and justice. Thousands of detainees are subjected to unprecedented violence. Dozens of people are missing. Our theater appeared in the center of events. And at the moment it is in a critical situation, as well as our entire country. History has it that the Kupala Theater often became the place where the fate of Belarus was fulfilled. And this time we did not stand aside. We openly expressed our solidarity with the Belarusian people.

The theater’s General Director Pavel Latushko supported us and publicly condemned the falsification of the past presidential elections and the actions of the security forces responsible for the violent dispersal of peaceful protests. The reaction of the state was immediate – the Ministry of Culture of Belarus decided to fire Pavel Latushko. As a sign of solidarity, artists and theater workers wrote massive applications for dismissal following the general director. We believe that it is immoral and unacceptable to perform plays on the stage of the national theater in such times. At the moment Pavel Latushko is a member of the Coordination Council, which was created with the purpose of peaceful transfer of power. He has received threats.

The new theater director was appointed without delay. Immediately, the theater was closed for a sudden reason of “sanitary treatment,” and after the work was stopped by order of the new management. For several days now we have been unable to get to the building of the theater. At this time, law enforcement agencies are inside, and state television is releasing humiliating reports in an attempt to tarnish the reputation of the theater.

Representatives of the current government allow themselves to speak publicly about us in a dismissive tone, calling us fairies and offering to go to America to earn money. We do not know our future fate. At the moment there are arrests and pressure on people actively defending their rights.

We are demanding:

Release all political prisoners and detainees during the election campaign and peaceful actions related to it;

Investigate all cases of violence against protesters and random people. To initiate criminal proceedings against law enforcement officials who abused their authority;

Enable media representatives, lawyers, and medics to access those who are still being held in detention facilities;

Stop pressure on employees who take part in peaceful protests and express their civic position;

Conduct new presidential elections with a new Central Election Commission and admission of independent international and national observers.

We appeal to all in the hope of support and solidarity. We very much want to preserve the “Kupala” Theater, our home.

We will be grateful for honest media coverage of these events and are ready to assist in this. We would also appreciate any help from public organizations and colleagues from around the world – now your support is precious to us.

We are fighting for our freedom with all our might.

We have no weapons. Our weapons are ourselves.

The world must know.

Live Belarus. Live Kupalauski. Live forever.

 

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