Teatro
Maremma a Veglia, il festival di casa
Sono arrivato a Manciano, bel borgo della maremma toscana, per presentare un libro con l’amico Massimo Paganelli, indimenticato direttore del Festival Armunia di Castiglioncello e ora splendido attore tv nella serie del “Bar Lume”. E siamo arrivati nel mezzo del vivacissimo festival Maremma a Veglia, curiosissima invenzione di Elena Guerrini.
Ne scrivo con colpevole ritardo: il festival si è chiuso lo scorso 20 settembre, ma è una situazione davvero particolare, che vale la pena segnalare comunque.
Gli spettacoli, infatti, si svolgono soprattutto in case private, gentilmente prestate, oppure nelle piazzette e nei vicoli, coprendo Manciano, Albinia, Orbetello e i poderi intorno a Montemerano, senza troppa attenzione agli aspetti “tecnici”: magari basta un tappeto in terra, o qualche lampadina per creare lo “spazio” teatrale.
Gli spettatori del paese, magari chiamati uno per uno, o chi vuole intervenire e assistere ai lavori, è caldamente invitato a portarsi una sedia propria e a sistemarsi alla meglio nelle stradine scoscese scelte per l’occasione.
Ma non solo: gli artisti vengono pagati a “baratto”.
Elena Guerrini, con la verve d’attrice che la contraddistingue e con una contagiosa e travolgente simpatia, chiede al pubblico di portar qualcosa in cambio degli spettacoli: così attori e registi vengono “retribuiti” con bottiglie di vino rosso (è la zona del Morellino di Scansano), litri d’olio, formaggi, miele o altro.
Dopo spettacolo, qualcuno si incarica della cena condivisa tra artisti e spettatori: affettati locali, bruschette e così via. Insomma, una meraviglia di accoglienza e un raro spirito di condivisione.
Maremma a Veglia, però, non ha un valore solo simbolico e folklorico, ma artistico. Il programma è denso di novità, di aperture, anche di scoperte: ecco dunque Cuocolo/Bosetti, Andrea Cosentino, la stessa Guerrini, Ippolito Chiarello ma anche Mau Mau e Nada. Questa edizione, ad esempio, giocava inoltre con il tema del cibo anche in scena: spettacoli come Pranzo d’artista di teatro Alkaest o Cucinar Ramingo di Giancarlo Bloise completavano il “succulento” (è il caso di dirlo) programma.
Assieme a titoli citati, anche i bravi Abbiati-Capuano: con la loro cifra stralunata, da Buster Keaton d’oggi, i due clown sapienti hanno presentato una partitura – ancora in divenire – attorno alla figura di Arlecchino nel canovaccio sul Servitore di due padroni, dal titolo Fame, ma chi è Pasquale?.
Lavoro gradevolissimo, lo spettacolo si dipana tra gag surreali e sbandamenti sottili: piccole derive quotidiane di personaggi beckettiani, sospesi in un non-senso capace di evocare – destrutturandolo – l’originale goldoniano. Fame, però, pur partendo da un afflato nitido, sembra perdersi troppo presto: necessita di una robusta messa a punto drammaturgica, anche perché – vien da dire purtroppo – oggi in pochi ricordano (o sanno) qual è la “trama” di partenza, nessuno o quasi, in platea, sa chi è Florindo Aretusi, e ancora meno reagiscono alla metateatralità insita in quei riferimenti.
Dunque, qualche appiglio in più servirebbe, non bastando allo scopo due “a-parte” in cui gli attori ci dicono che l’uno è convinto di essere Arlecchino, oppure che all’altro sfugge il senso della storia. Il gioco, non privo di invenzioni argute e divertenti, ne trarrebbe certo giovamento.
La serata di Maremma a Veglia, infine, si chiude alla Locanda Laudomia, ai Poderi di Montemerano. Un posto “antico”, accogliente, dove il locandiere-chansonnier Gianluca Detti riunisce tutti in quella che era la cantina, si siede al pianoforte e comincia a cantare, con una voce calda e viva, le canzoni della memoria. Assieme a vecchi e maliziosi stornelli maremmani imparati dal padre, ballate francesi struggenti, c’è posto anche per il repertorio di Capossela o Mannarino (che qui è di casa), tra ricordi e aneddoti.
Se volete saperne di più, intanto, potete provare a dare un’occhiata al libro di Elena Guerrini, Bella tutta (Garzanti), poi la prossima estate preparate la sedia, prendete una bottiglia di vino e scendete in Maremma.
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