Teatro
manhattan project – stefano massini
La bomba atomica è un tema terrificante per le conseguenze che ha avuto sull’umanità.
Per affrontarlo ci vuole, quindi, una sensibilità e un tocco letterario fuori dal comune, come quello di Stefano Massini.
La ricostruzione in forma testuale delle vite e delle motivazioni delle persone che parteciparono al progetto è il cuore del libro.
Manhattan project utilizzando lo stesso tipo di prosa di Lehmann Trilogy, ricercata ma comprensibile, asciutta ma non arida, approfondita tecnicamente ma non saccente, spiega.
Spiega i caratteri, spiega quale fosse la forza che teneva insieme tutte quelle menti incredibili e, si comprende sin dalle prime righe o dal titolo dei capitoli, che questa forza è l’ebraismo (askenazita) cui appartenevano quasi tutti gli scienziati coinvolti e che li costrinse a fuggire dall’Europa Nazista. La mistica biblica dei Patriarchi, dei Re, dei Profeti, dei Sacerdoti sono le singole vertebre della spina dorsale che sostiene tutto il volume.
Uno per uno, i personaggi ci appaiono (entrano in scena), ognuno con i suoi tic, i suoi strani atteggiamenti, l’incredibile intelligenza e il modo in cui si rapportavano con gli altri.
La forza che animava il programma era “se non la facciamo noi, la bomba la farà l’imbianchino” (Hitler) che ha già un progetto avanzato e che sta cercando l’uranio per riuscirci.
Il pre-progetto partì con la ricerca dei migliori cervelli, dei finanziamenti e degli interlocutori all’interno dell’amministrazione Roosvelt.
A decidere, se dal pre-progetto si potesse passare alla possibilità e volontà di realizzare la bomba, sarà Robert Oppenheimer, che sin da bambino aveva sempre cercato risposte.
“Fu un attimo
Non di più
Ma in quell’attimo senza fine
di domande senza risposte
tutto per lui cambiò
per sempre.
Perché nonostante fosse poco più che un bambino percepì
distintamente
che in quell’abisso sarebbe tornato
oh sì
infinite
infinite
infinite volte.
Da allora, da quel giorno
Oppenheimer
da bambino coi pantaloni corti
diventò scienziato
O meglio
di sé diceva “voglio solo risposte”
tenendo per sé il resto della frase
che era “voglio sapere risposte per salvarmi”
E le risposte Robert le cercava nelle formule, sulle lavagne piene di equazioni con centinaia di gessetti consumati. Questa sua ricerca lo condusse a essere colui che coordinò le attività di tutto il progetto.
Doveva essere lui a dire se la bomba si potesse o no realizzare, mettendo insieme tutte le conoscenze (e le immense risorse) che aveva a disposizione.
A parte gli aspetti scientifici, Oppenheimer si preoccupava dell’etica e di quella che potrebbe essere chiamata la “sindrome di Nobel”, ovvero vedere associato il suo nome alla prima arma di distruzione di massa mai realizzata.
Il testo è un continuo accorciarsi del tempo e dell’allungamento della cifra dei morti in guerra, dell’assottigliarsi dei finanziamenti e di come fosse tutto gestito dagli scienziati con equazioni, formule, variabili matematiche, congetture e follia.
Oppenheimer valutava tutto in tutti i momenti e riuscì, così, a completare il suo compito: costruire Una Bomba, come preferiva dire lui, un’unica bomba.
Massini tiene insieme tutto in modo olistico, sottoponendo al lettore, non solo la tavola periodica degli elementi ma anche quella dei sentimenti; non si preoccupa di redimerci, ma di avvertirci -raccontandoci la storia che ha cambiato la storia dell’umanità – che il rischio non è che l’umanità cambi ma che si possa estinguere.
Manhattan project,
è da leggere con attenzione e passione,
è da leggere pesando ogni singola parola,
è da leggere per le sinapsi che mette in moto
è da leggere per la sorpresa
è da leggere per la meraviglia
è da leggere per il piacere di sapere come sia possibile un altro tipo di scrittura.
Da leggere perché è molto di più di un libro,
è un catalogo delle umanità.
Stefano Massini
MANHATTAN PROJECT
Einaudi
pp.264
16 Euro
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