Teatro
Lucrezia Maimone, una danza per l’età adulta
E’ un proprio personalissimo, intimo e segreto villaggio quello della infanzia. Lì sono custoditi, gioie e dolori dell’essere umano. Luogo dove si è liberi di inventare, rielaborare e infine memorizzare tutti i passaggi che segnano l’esistenza. Sono talvolta degli odori che si mescolano al vento nel primo cambio di primavera a risvegliare: un richiamo alle storie individuali al proprio narcisistico guardarsi nello specchio alla ricerca di sé. E’ un gesto, uno sguardo, una emozione, che colpiscono come una fitta il cuore, solleticano a guardare dentro. Come entrare di soppiatto dentro la sala di un cabaret di un illusionista intento abilmente a mostrare le carte e i suoi trucchi, e avere la voglia di guardare tutto quello che succede dietro le quinte, svelando così il mistero. E’ l’invito a prendersi cura di sé, ad occuparsi della propria vita onorando i maestri e i padri, scandagliando i lati oscuri della esistenza, illuminandola nel momento in cui dall’adolescenza entriamo nell’età adulta.
Un po’ come avviene nella celebre Alice di Lewis Carroll ma anche in altri racconti iniziatici: da “Coraline” di Neil Gaiman a “Il circo notturno” di Eric Morgenstern. E’ questo il cuore poetico e magnetico di “Simposio del Silenzio” della compagnia Oltrenotte, opera coreografica e regia di Lucrezia Maimone, un mix ben intessuto di teatro, acrobatica e danza presentato nei giorni scorsi a “Un Eurofestival” di Akroama al Teatro delle Saline di Cagliari (ambientazione sonora di Lorenzo Crivellari e luci di Tommaso Contu. Prodotto da Tersicorea,/Interconnessioni e Zerogrammi). In scena con la danzatrice e acrobata Elie Chateigner, Lucrezia Maimone costruisce un patchwork fatto di immagini cinematografiche, composte in un elegante flusso di movimento ininterrotto, in cui le due artiste si prendono vicendevolmente le parti in un gioco di specchi. E’, a scalare, una continua composizione di rebus da sciogliere dove la chiave è quella di un accumulo di grandi libri ben rilegati, sfogliati e collocati secondo un ordine ritualistico che lascia in penombra metà della scena.
Nell’altra parte, quasi nettamente a metà, illuminata in modo sfocato c’è lo spazio per diventare lampada magica, schermo per giochi d’ombre, proiezione di figure non umane, che compaiono esorcizzate o liberate dall’attraversamento del tempo, visivamente marcato nello spazio, dove le due danzatrici appaiono e scompaiono. E’ una, sono due, sono tre… forse. O magari di più, in un continuo e vertiginoso carambolare tra quinte e sentieri obbligati dai libri che fanno da barriera, ostacolo, ma anche oggetti feticcio per consolare gli animi, esaltare i ricordi e aprire nuovi quadri. Due donne perfettamente uguali, abbigliate in tonache di velluto verde esaltanti le movenze sinuose di corpi che vagano a tratti come palline dentro un flipper, ora in una elegante danza dove l’acrobazia fa rima con magia, il sogno con illusione. Emerge una fascinazione forte per i mondi disegnati da un grande illustratore come Lorenzo Mattotti, le sue figure aeree, poeticamente indefinite, che fluttuano come petali al vento.
Infanzia come luogo dell’imprinting artistico. La prima e pura sorgente d’ispirazione a cui gli artisti devono guardare. In questo senso riflette Cesare Pavese, vedendo l’arte moderna cone un “continuo ritorno”all’infanzia. Il motivo sta lnella scoperta delle cose che può avvenire“nella sua forma più pura, soltanto nel ricordo dell’infanzia. E in arte si esprime bene soltanto ciò che fu assorbito ingenuamente. Non resta agli artisti che rivolgersi e ispirarsi all’epoca in cui non erano artisti, e questa è l’infanzia” (in “Il mestiere di vivere”, Einaudi).
“Simposio del silenzio” è così una seducente danza della vita e della giovinezza di cui assume e rivendica tutte le ansie, gli errori e la voglia di provarci. Una delle prime opere di Lucrezia Maimone, talento emergente e di sicuro futuro di cui si intuisce, anzi si vede il filo che collega quest’opera alle più recenti evoluzioni della sua arte coreografica, come si è potuto osservare, proprio nei giorni prima a “Fuorimargine” di Spaziodanza dove l’artista sarda ha mostrato il più recente studio: “Zoologia”. Un assolo potente e di bella forza emotiva, costruzione elaborata in cui la Maimone fonde con abilità la danza al teatro di figura, immaginando e esorcizzando figure magiche di un mondo fantastico.
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