Teatro
Lidia Ravera: “regione Lazio, un teatro in ogni luogo dove c’è una chiesa”
“Passati cinque anni – dice l’assessora scrittrice Lidia Ravera, quasi evocando Lorca – si può fare un bilancio, a cose fatte. Non annunci generici, ma dati concreti”. Si apre così la conferenza stampa voluta da ATCL il circuito regionale del Lazio e dedicata proprio a fare il punto della situazione. In gioco c’è stata una riapertura sistematica di spazi teatrali in tutto il Lazio: “Un teatro in ogni luogo dove c’è una chiesa – dice Ravera – in ogni borgo o paese della nostra regione”. I risultati non sono mancati. La Regione Lazio ha investito, in questi anni, «oltre 18 milioni di euro, per sostenere, ristrutturare e riaprire le sale teatrali. Complessivamente la Regione è intervenuta in 41 teatri pubblici nel territorio: 13 in provincia di Viterbo e Roma, 5 in provincia di Frosinone, Rieti e Latina».
Quasi si stenta a credere che il Lazio avesse un patrimonio di edifici che può competere con quelli, tradizionalmente noti e attivi, di Toscana o Emilia Romagna. Un tessuto capillare, insomma, che comincia a lavorare in modo integrato. «Negli ultimi mesi – dichiara Ravera – abbiamo inaugurato la sala comunale di Canino, il teatro di Cori, riaperto il teatro dell’Unione di Viterbo dopo sei anni di chiusura e due di lavori: il nostro fiore all’occhiello. Si è aperta la sala di Gradoli, dentro il caveau di Palazzo Farnese, e inaugurato il Teatro Auditorium Massimo Freccia di Ladispoli». Si tratta, insomma, di far vivere un territorio ampio, diversificato, «riducendo il gap rispetto a Roma»: certamente la regione Lazio è romanocentrica, non potrebbe essere altrimenti, ma occorre seguire con interesse lo sviluppo che possono avere questi nuovi spazi teatrali, per disegnare una nuova e possibile mappa che possa dialogare – di creazione, produzione, residenza, ospitalità – con la vita teatrale capitolina.
Infine, poi, ricorda ancora l’assessora Ravera, «la Regione ha investito 5 milioni di euro per ammettere 14 teatri al piano di sviluppo previsto per il 2017-2019, mentre già cinque strutture teatrali hanno avuto accesso nel 2016 al sostegno regionale previsto dal bando di 2,7 milioni per il recupero di teatri di pubblica proprietà nel Lazio».
A giudicare dal mosaico che si sta componendo, lo scenario regionale sembra proprio in via di cambiamento e, in una simile prospettiva, si potrebbe riconfermare strategica l’azione dell’ATCL: ci crede Luca Fornari, amministratore delegato dell’Associazione, che nel suo intervento segnala quanto e come il rapporto «tra Roma e il resto della regione sia cambiato: non è più la “periferia” dell’Impero, ma un territorio vivace in cui, dal classico al contemporaneo, il teatro è sempre più vivo e radicato. Un rapporto stretto che cresce, indipendentemente dal “colore” delle Amministrazioni, tutte convinte della necessità di azioni non solo dal punto di vista culturale e artistico ma che tendano alla coesione sociale». E parafrasando il linguaggio giuridico, Lidia Ravera dice: «sono attività di contrasto alla povertà culturale».
A completare e rilanciare la riflessione è stato poi Alessandro Berdini, da sempre anima dell’ATCL: «Quaranta anni fa – ha ricordato – nel Lazio non c’era nulla. Oggi esiste una rete di 45 teatri attivi, per 90 comuni interessanti con un potenziale di utenza di oltre un milione di abitanti, ovviamente esclusa Roma. I cachet corrisposti alle compagnie per la circuitazione degli spettacoli nel Lazio superano il milione di euro a stagione e sono oltre mille i lavoratori coinvolti». A scorrere i cartelloni dei teatri programmati c’è di tutto: da Carlo Buccirosso a Antonio Zavatteri e Valter Malosti; da Ugo Chiti che dirige Alessandro Benvenuti a Serena Sinigaglia; dalla compagnia di Luca De Filippo ad Antonio Rezza; da Tiziano Panici e Teatro Argot a Sabina Guzzanti, da Dieci Piccoli indiani a Copenaghen con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice fino al Macbettu diretto da Alessandro Serra, fresco vincitore del Premio Ubu come miglior spettacolo dell’anno. E ancora le coreografie di Abbondanza/Bertoni, Alessia Gatta, Cie Twain, Mauro Astolfi e Spellbound Ballet, Giovanna Velardi e molti altri. Dunque, classici, contemporanei, comici, danza, teatro per ragazzi, novità e riprese: una proposta, come si dice, ampia e articolata.
In particolare, inoltre, per Berdini vale la pena ricordare l’importanza di iniziative come Castelli Romani Invasioni Creative, diventato un modello propositivo per una rete di nove partner europei, dedicato alla commistione tra discipline artistiche, identità e valorizzazione dei luoghi. Ed è senza dubbio da segnalare il fatto che anche ATCL si stia aprendo, in modo attento e approfondito, a quelle esperienze che fanno incontrare teatro e disagio, pratica creativa e riabilitazione, fantasia e socializzazione: impresa non facile ma quanto mai necessaria e urgente.
Tutto bene dunque? Certo, i dati raccolti fanno ben sperare. Che ci sia una attenzione così alta da parte della Regione per la vita e gli spazi teatrali del territorio è un elemento sicuramente significativo. Staremo a vedere i prossimi passi: i teatri riaperti hanno bisogno di una “anima”, di un indirizzo che sicuramente si fonda anche sul pubblico e sulla “distribuzione” o “ospitalità”, ma non solo. Si tratterà di capire se diventeranno case ospitali o b&b dove si passa in fretta. Capire, insomma, se queste “invasioni” saranno aurorali, se faranno germogliare davvero nuove creatività. Il problema, anche a fronte di una politica così sensibile e attenta, è sempre il “senso” oltre al “consenso”. Intanto, però, allegri! Un teatro così vivo, nel Lazio, non s’era mai visto.
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