Teatro
Libertà di scelta e la rivoluzione amorosa che annulla un ingannevole contratto
“ I never did repent for doing good,
Nor shall not now : for that in companions
That do converse and waste the time togheter,
Whose souls do bear an equal joke of love,
There must be needs a like proportion
Of lineaments, of manners, and of spirits”
Il mercante di Venezia: Il doppio e il suo rovescio.
Ciò che rende eterno Shakespeare è la sua capacità di insinuare senza mai dire, suggerire ma mai svelare.
Così seguendo i canoni di una prima lettura classica e tradizionale l’opera narra della profonda amicizia che lega Antonio e Bassanio uniti da un patto di fiducia che porterà Antonio a essere pronto a pagare con la vita Il debito che il creditore, Shylock, reclama esercitando il suo diritto.
Narra ancora dell’incommensurabile figura di Shylock che lascia un gusto amaro al termine della tragicommedia, in quanto Shakespeare, lungi dall’utilizzare stereotipi antisemiti, giustifica, nel commovente monologo che gli fa pronunciare, il suo crudele e caparbio odio nei confronti del mondo cristiano, con i torti che lui, insieme agli ebrei in genere, ha subito e che ha indurito il suo cuore. Cristiani ed ebrei si confondono nell’amore e nell’odio e soprattutto nelle questioni di denaro giacchè lo stesso Bassanio userà il suo enorme e nebuloso ascendente su Antonio per farselo prestare e poter aspirare, così, alla mano di Porzia.
Sarebbe riduttivo, però, fermarsi a un primo piano di lettura. Dramma brillante del nuovo mondo, un universo aperto dal punto di vista geografico ed economico sul quale si muovono figure nuove con retaggi antichi, come l’ebreo. Mercato, usura, scambio e persino il matrimonio s’intrecciano seguendo la logica del profitto, anche istituti tradizionali cambiano faccia.
Di fronte a questo enorme cambiamento e incessante movimento, l’uomo si sente spaesato, primo fra tutti Antonio, prototipo dello scarto che si apre tra razionalità economica e natura umana fatta di emozioni e debolezze. Il prezzo da pagare per il benessere è la libbra di carne pretesa da Shylock, la perdita, dunque, di una parte del sé.
Diversi, quindi, i temi e diversi sono i filoni d’interpretazione, il che rende difficile cercare una traduzione che osservi aderenza e fedeltà al testo senza perdere qualcosa, riproponendo perciò l’antica questione del dovere morale del traduttore.
Perché non lasciarsi guidare da Dryden, allora, che a sua volta sceglie la concezione ciceroniana di traduzione secondo cui per tradurre poesia, il traduttore deve essere un poeta, deve saper padroneggiare entrambi i linguaggi e comprendere sia le caratteristiche che lo spirito dell’autore; la metafora del traduttore pittore serve a Dryden in quanto il pittore ha il dovere di rendere i suoi ritratti più simili al reale. A questa doppia funzione del traduttore corrisponde la doppiezza nel mercante di Venezia: qui, infatti, doppia è l’ambientazione, doppio l’amore, doppio il contratto.
Da una parte Venezia, è luogo di mercanti e stipule, di odio e di logica utilitaristica; dall’altra Belmonte, luogo di aristocrazia e di amore.
L’amore stesso si rivela nella sua duplice natura, accanto a quello terrestre prende forma uno di maggior levatura, quello spirituale fatto di disponibilità e di servizio come quello che lega Antonio a Bassanio.
Se tutto il mondo è un teatro, Porzia diviene per amore il meta teatro. Non poteva essere diversamente, Shakespeare si discosta sia dall’ortodossia religiosa medievale sia dalle regole del dramma classico. Le sue opere incarnano le crisi intellettuali e morali del suo tempo, legate alla visione di un mondo tutto umano, critico del senso provvidenziale della storia e ribelle al principio di autorità.
Belmonte è, infatti, solo apparentemente rappresentazione di un universo mitico, se da una parte si respira un clima da romanzo cavalleresco, la realtà è molto meno romantica di quanto possa apparire: come in una sorta di maledizione che legava le donne a sottostare alla volontà del padre, Porzia deve sottostare al contratto che incombe su di lei e sposare il ‘cavaliere’ che supererà la prova dei tre scrigni. Belmonte è, perciò, anche il luogo in cui si legano amore e speranza, quella di essere riscattati per poter coronare finalmente il proprio sogno d’amore.
Al pari dell’esperienza che insegna quanto la storia sia una disciplina suscettibile di essere rivista e riscritta, le donne insegnano che la riscrittura può farsi al tempo dell’amore perché l’inganno d’amore non è che lo specchio distorto dell’amor proprio. Non è un caso che Shakespeare sceglie di far gravitare intorno a Porzia gli avvenimenti che si svolgono contemporaneamente a Venezia e Belmonte: è per lei che Bassanio necessita di denaro, per lei Antonio firma il contratto e sarà lei che, usando l’arguzia cui la spinge amore, riscatterà la vita del vero mercante lasciando che il sole ritorni ad illuminare la vita di ciascuno laddove le tenebre avevano indissipabilmente avvolto la vita di tutti.
In questo senso l’amore di Porzia ha un valore eterno e molto moderno. Anche se sotto mentite spoglie, riesce a non confondersi, la sua “adulterazione” non è mai violazione della sua natura, si maschera aumentando peso e volume del suo corpo per migliorare tramite l’artificio la qualità della sua vita.
L’Amore è il sentimento che richiede la maggiore dose d’immaginazione, non soltanto quando chi lo sperimenta, l’ha perduto e cerca di spiegarselo, ma anche mentre l’Amore è nel pieno del suo sviluppo e ha pieno vigore. Forse è un sentimento che necessita sempre di qualcosa di fittizio oltre a ciò che gli procura la realtà, ha quindi sempre una proiezione immaginaria, nonostante sia allo stesso tempo tangibile e reale.
E Porzia, reclamando il suo diritto di libertà di scelta, è capace di tradurre il sentimento desiderato in realtà.
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