Teatro
L’ha detto! Mario Draghi ha detto “Teatro”!
Sui social è tutto un fermento! “L’ha detta”, scrive qualcuno da Torino. “L’ha detta! L’ha detta!” rilancia qualcun altro entusiasta da Venezia. “Io l’ho sentito in diretta!” esclama con mille emoticon un post da Napoli. “Io l’ho registrato!” ribattono da Perugia. È un febbrile susseguirsi di post, tweet, immagini.
Draghi ha detto la parola “cultura”. È un dato di fatto. Incontrovertibile (per usare un termine alla moda). Il sollievo di centinaia di migliaia di operatori del settore è palpabile. C’è chi a stento ha trattenuto le lacrime. Ha parlato! Come un novello genitore di fronte alla prima parolina pronunziata dal pargoletto, ecco che spunta la lacrimuccia. Ha detto pure teatro! Si è ricordato! Si sono ricordati! Esterniamo il nostro giubilo all’autista del tram! Abbracciamo festanti il vigile urbano!
Sotto quella scorza da banchiere batte un cuore!
Incredibile a dirsi, questo governo riserva una attenzione anche ai teatri. Pare proprio di sì. Magari non l’ha detta nel primo discorso, c’è tornato poi, dopo. Ma non importa! Va bene! Va benissimo! Di fronte a gente, seduta nelle Camere, che quando sente la parola cultura mette mano alla pistola (tanto per citare modelli di riferimento di alcuni nostri politici) avere un Mario Draghi che si fa carico, seriamente, del problema è un sollievo inatteso. Che sia l’inizio di una vera e bella politica culturale destinata a sostenere tutto il Teatro e tutti i Teatri? Che sia la volta buona? Così, l’entusiasmo si è riverberato immediatamente su tutti i socialmedia.
E questo incoraggiamento diventa ancora più importante in vista delle mobilitazioni che si stanno attivando per i prossimi giorni.
Capita, infatti, che esattamente un anno fa i teatri furono forzatamente chiusi per il primo lockdown. Ad un anno di distanza, il 22 e 23 febbraio, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo annunciano una serie di azioni per mobilitare e sensibilizzare l’opinione pubblica (e non solo) sulla faticosissima situazione. Ci sono stati gli aiuti, i ricoveri, i sostegni straordinari voluti dal Mibac che hanno tamponato l’emergenza – come del resto in altri settori. Ma la questione, come è noto, non è solo economica-occupazionale, pure fondamentale. Qui si tratta di ricordare il valore simbolico della cultura e del teatro. Per simbolico non intendo certo qualcosa di astratto, ma di assolutamente concreto, abbracciando tutto ciò che fa sì che la qualità della vita possa essere auspicabilmente un po’ migliorata dalla frequentazione delle arti, dello spettacolo, della bellezza e del pensiero. Un nutrimento per lo spirito, per la sensibilità, per la civiltà, che si riverbera poi nei rapporti sociali, personali, politici.
Allora, l’Associazione UNITA- Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo, chiede ai teatri di ogni città di illuminarsi la sera del 22 febbraio, per “fare luce”, per tornare a parlare di teatro, per arrivare a une veloce riapertura. Il 23 febbraio, invece, un’altra mobilitazione nazionale lanciata dal network “Professioinist@ spettacolo e cultura – emergenza continua” in almeno venti piazze italiane con l’adesione di diverse associazioni, gruppi, singoli artisti, sigle sindacali, spazi indipendenti, movimenti di categoria: l’invito per tutti è fare presidii davanti agli edifici per lo spettacolo italiani. Ci saremo, in piazza, con nelle orecchie ancora quelle parolette: teatro, cultura, spettacolo, lavoro…
Per info: https://adlcobas.it/privato/23-febbraio-mobilitazione-nazionale-spettacolo-e-cultura-unannosenzaeventi/ e https://www.associazioneunita.it/
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