Teatro
Le “meraviglie” di Kyberteatro, Sarteanesi, Torriani e McGregor
CAGLIARI _ Ma che cosa sta accadendo a una parte del giovane teatro europeo (come a quello italiano)? Molta voglia di comunicare ma poca capacità nel farlo. Sembra una linea di tendenza che stia prendendo piede. Ha fatto scuola purtroppo, in modo fasullo, la convinzione che utilizzando i linguaggi della performing art si trovino più velocemente le chiavi d’accesso al mondo teatrale. Se funziona, bene. In caso contrario addio. Così va di questi tempi. Non è che manchino i ragazzi che vorrebbero fare teatro, sperimentare, crescere, studiare.. il fatto è che pochi avranno una vera chance. La riflessione nasce dalla visione dello spettacolo che ha aperto la rassegna“Le meraviglie del possibile” dei Kyberteatro, primo festival nato in Italia dedicato al rapporto tra tecnologia e teatro. Lo spettacolo in questione in arrivo dalla Romania, “Cellular”, della compagnia Var è vincitore dell‘Open Call internazionale 2024 come spettacolo di teatro e nuove tecnologie.Regia, video&sound design, space concept di Andu Dumitrescu, Project concept, script structure di Vero Nica, in scena Simona Pop, Alex Mirea e il robot MAO (che per inciso non ha funzionato, ma capita con questi device). Quello che invece non ha funzionato è proprio il rapporto tra i due linguaggi.
“Cellular” è infatti sulla carta il risultato di una ricerca artistica che raccoglie le esigenze dei consumatori culturali della Gen Z e dei Millennials per tracciare possibili direzioni performative riguardanti le esigenze del giovane pubblico presente e futuro. Il progetto è nato dalla collaborazione con una decina di giovani. L’obiettivo è capire in base anche agli oggetti selezionati nella vita quotidiana, quanto gli oggetti di presente e futuro influenzeranno la nostra vita futura. “Seguendo il modello della moltiplicazione cellulare, lo spettacolo decostruisce l’universo dietro la scelta degli oggetti personali e dei modelli mentali e comportamentali, attraversando un labirinto sensoriale transgenerazionale”. Potrebbe essere pure una esperienza innovativa se non fosse che il punto di carenza è proprio il teatro. Il tentativo di aprire “una finestra sul futuro, esaminando la società contemporanea e il suo impatto sulle nostre identità individuali e collettive” naufraga tristemente per incapacità di raccontare. Puoi metterci tutta le tecnologia che vuoi, ma qualcosa devi raccontare e devi saperlo fare. Tra i problemi della messa in scena è anche la distanza dei corpi dei performer . Mentre Simona Pop è già una attrice con controllo del movimento, meno presente appare Alex Mirea. Sono ulteriori elementi che servono da allarme per migliorare il quadro…
Insomma: ha fatto bene o male “LMDP” ad inserire questo lavoro nel programma? Ha fatto benissimo. Serve alla compagnia e pure al festival, maturare una coscienza critica ed evitare di “bersi” quanto sembra luccicare dall’esterno. E’ il modo giusto per aiutare i giovani a crescere. Anche perchè chi mai li supporterà? E in questo la compagnia Kyberteatro ha l’esperienza e l’autorevolezza giusta per farlo. Compagnia che è già ben posizionata a livello europeo. Oltre ad aver ricevuto il riconoscimento del Fus nazionale, anche in questa edizione ha ricevuto dall’Efa /European Festival Association) il riconoscimento o Effe Label, il marchio di qualità europeo attribuito alle eccellenze fra i festival attivi in Europa che mostrano il loro impegno nel campo delle arti, il coinvolgimento delle comunità locali e l’apertura internazionale. Per di più nella nona e decima edizione ha ospitato il Progetto di Teatro Scienza e Nuove Tecnologie per l’infanzia “Pixel and Performing Arts”, realizzato nelle scuole primarie di Cagliari e nelle scuole dell’infanzia della città di Mors, in Danimarca, dalla compagnia Limfjordsteatret, progetto vincitore del bando Erasmus + partnership in school education. E nello scorso settembre “Pixel and Performing Arts” ha vinto l’EITA – European Innovative Teaching Award, un importante premio europeo a ssegnato alle migliori pratiche innovative di insegnamento e apprendimento tra i progetti Erasmus+”.
Tanti risultati sono importanti e arrivano, nel caso di questa formazione a costo di sacrifici. Kyberteatro al suo interno ha uno dei più interessanti operatori di tecnologie, Marco Quondamatteo e Nina Ilaria Zedda è regista di talento con idee e rigorosa preparazione. Come ha mostrato qualche anno fa con “Fiori per” un vero miracolo di equilibirio tra teatralità e tecnologia. Peccato che non i tanti abbiano potuto vederlo. C’è qualcosa di strano e illogico per cui se c’è qualcuno bravo anziché valorizzarlo si snobba…. Capita in molte parte d’Italia, in Sardegna di più.
Tornando al festival di Kyberteatro è comunque andata meglio con i belgi di Medeber Teatro e la loro performarnce partecipativa “Les voix Errantes/Pirri edition”. In precedenza c’è stata una esplorazione collettiva dei luoghi della comunità con l’idea di raccontare la propria relazione con la Municipalità. Il tutto ha dato vita ad un podcast sonoro in cui la comuntà si riflette. Medeber teatro assieme a Kyberteatro nello spazio teatrale Domosc hanno tenuto insieme la performance multimediale “Gaza edition. Voci della città viva” con la riproposizione di testimonianze raccolte da Medeberer di gente di Gaza emigrata in Belgio. A seguire nei giorni successivi “Lingua ignota”, danza e nuove tecnologie della teatrante e danzatrice marchigiana Simona Lisi. Ultimo appuntamento del festival il 21 e 22 novembre con il laboratorio “Corpo e narrazioni digitali” condotto dalla compagnia italiana Company Blu, da quella canadese Instant Places, in collaborazione con Carovana SMI Festival Festa Mobile – autunno e Festival LMDP (5 ore serali allo Spazio Domosc). E’ un laboratorio rivolto a danzatori, attori e musicisti che hanno un forte senso della figura scenica e azione nella performance, tenuto da Alessandro Certini e Charlotte Zerbey, in collaborazione con Ian Birse e Laura Kavanaugh (consulenza tecnica: Rossano Monti; sostegno tecnico: Nicolas Certini). “La particolare ricerca che coinvolge danza, teatro e musica in rapporto all’immagine elaborata dalla tecnologia e dal video metterà a dura prova la capacità di ascolto e di scelta in un contesto performativo realizzato in tempo reale”. (info e prenotazioni : 339353727)
IN ARRIVO
A Roma, dal 14 al 17 novembre sarà in scena Il Gruppo della Creta, compagnia residente al Teatro Basilica con “Beati voi che pensate al successo noi soli pensiamo alla morte e al sesso”, drammaturgia di Tommaso Cardelli, Alessandro Di Murro e Tommaso Emiliani, regia di Alessandro Murro, musiche originali di Enea Chisci.
Il Gruppo della Creta alle prese con un autore importante del teatro argentino:Juan Rodolfo Wilcock. Dalla sua opere il Gruppo “vuole trarre uno spettacolo irriverente: sfottere un’idea di progresso che grazie alla tecnologia, adesso identificata nei filtri dei social e nel metaverso, passando per le nuove Intelligenze Artificiali creative, ci illude di essere noi tutti protagonisti e autori di una società veramente diversa da quella del passato, che promette per ogni essere umano realizzazione e amore”.
Francesca Sarteanesi va in tour. Dopo “Sergio”, monologo solipsistico “moderatamente brillante con qualche piccola impurità tendente all’opaco”, di una donna sola in una scena vuota che si rivolge al marito, stavolta la protagonista è “Nikita”, interpretata da Francesca Sarteanesi, in dialogo con Nadia, interpretata da Alessia Spinelli. Si parla in un luna park, luogo dell’identità collettiva, in cui si sa spesso la gioia si trasforma in malinconia. Drammaturgia e ideazione di Sarteanesi e Tommaso Cheli, regia di Sarteanesi. Lo spettacolo è a cura di Scarti, Centro di produzione Teatrale di Innovazione. Sarà in scena il 13 novembre a Porcari (Lucca) per Spam!Rete per le arti cintemporanee; il 15 al Funaro di Pistoia e il 16 novembre a La Spezia a Fuori Luogo 14. La tournèe riprende il2 febbraio 2025 dal teatro Comunale degli Arrischianti di Sarteano, il 9 e 10 febbraio al Pim Off di Milano, il 20 marzo al Teatro Cantiere Florida di Firenze, il 28 marzo al Teatro Comunale Antella di Firenze, il 13 e 14 aprile al Teatro Pietro Aretino di Arezzo.
Danza. Sabato 16 novembre debutto assoluto alle 21 al Teatro Cantiere Florida di Filenze di “Processo ad Abramo”. Si tratta di una rilettura in chiave contemporanea ddel sacrificio archetipico di Isacco, tra danza e parola. La nuova produzione è di Versiliadanza, Archètipo e Diesis Teatrango con autori e interpreti come Piero Chierici, Andrea Dionisi, Riccardo Massai e Angela Torriani Evangelisti. L’interesse per la figura di Isacco, per l’episodio del sacrificio ordinato da Dio e poi fermato dalla mano di un angelo, sorgono da una ricerca che da anni viene portata avanti dalle tre compagnie riunite in questo progetto. “Chi sono e cosa ci raccontano oggi Abramo, Sara e Isacco?” Nasce da qui la necessità di una narrazione a più voci che interroga la dimensione umana del comando terribile a cui Abramo obbedisce e per il quale si mette in cammino. “Un cammino silenzioso, “per fede”, un’ulteriore risposta, “eccomi”, all’ennesima chiamata di Dio. Un percorso che è anche il viaggio degli artisti sulla scena, mentre sperimentano la dimensione di relazioni umane archetipiche e al tempo stesso contemporanee, proprio perché passano ancora oggi attraverso i nostri corpi”(www.teatroflorida.it).
Approda per la sua prima volta al LAC, di Lugano, sabato 16 novembre ore 20.30, Sir Wayne McGregor, pluripremiato coreografo e regista britannico, attuale direttore della Biennale Danza di Venezia e ‘Resident Choreographer’ del Royal Ballet di Londra, firma ideazione regia e coreografia di “Deepstaria”, lavoro che ha pensato traendo ispirazione da una specie di medusa con un nome dal suono stellare.
Un’esperienza di suono e movimento altamente sensoriale e meditativa, che ci invita a riflettere sul nostro profondo rapporto con il vuoto. “Deepstaria” sfrutta il rivoluzionario potenziale creativo delle tecnologie emergenti ed esplora l’intersezione e il rapporto tra l’esperienza dal vivo e quella digitale. Attingendo alle più recenti tecnologie dell’AI, della ricerca acustica e del calcolo spaziale, McGregor porta in scena un’opera mutevole in costante dialogo trasformativo con sé stessa: un’evoluzione coreografica che coesiste attraverso molteplici dimensioni dell’esperienza. “Creando una oscurità insondabile grazie alla tecnologia Vantablack, McGregor immagina un ambiente in cui le tradizionali gerarchie della percezione sono disturbate. In Questo vuoto, le immagini acustiche e la musica animata del sound designer premio Oscar Nicolas Becker e del rinomato produttore musicale LEXX, creano un paesaggio sonoro onirico che viene continuamente ricomposto ed eseguito dal rivoluzionario motore audio digitale Bronze AI, riconfigurando in tempo reale il rapporto tra danza e musica registrata. Come la medusa con la sua capacità di rigenerazione, “Deepstaria” invita tutti noi a sognare nuovamente la connessione immortale con l’universo che ci contiene”.
Sempre a Lugano, ma al Teatro Foce, la sera prima venerdì 15 novembre alle ore 20:30 (replica sabato 16 stessa ora), al Teatro Foce debutta “L’Uomo– Fiamma” lavoro più recente del giovane Tommaso Giacopini, di cui alcuni ricorderanno “Dodici metri di apertura alare”. L’Uomo–Fiamma di Giacopini è un supereroe stanco, fragile ed abbattuto: tradito dal sistema stesso che lo ha eletto ad eroe e spremuto fino al midollo, decide di licenziarsi. “Quando comunica la propria decisione alla sua famiglia, i suoi cari anziché preoccuparsi per lui, esplodono in una reazione psicotica e narcisistica; la loro unica preoccupazione è l’effetto che avrà su di loro il ritiro dell’Uomo–Fiamma”.
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