Teatro

La scena riparte da “In Box”, vincono Angelo Campolo ed Elea teatro

25 Maggio 2020

In Box, il teatro riparte. E, anche se probabilmente è uno dei settori più penalizzati dalla pandemia, snobbato se non ignorato da uno Stato che dovrebbe investire di più in cultura non ci sta a rimanere nell’angolino e dalla Toscana manda un segnale di vitalità. Singolare poi che sia proprio una manifestazione come questa, nata a Siena undici anni fa da un’idea dello Straligut teatro, dedicata essenzialmente alle forze emergenti,_ in due Reti 79 partner tra festival, spazi off e circuiti regionali_ ad accendere di nuovo i riflettori. Limitato dai rischi del Covid 19, il Premio _ sostenuto da Regione Toscana, Fondazione Toscana Spettacolo, Comune di Siena e Mibac _ ha deciso di esserci in Rete, dando vita alla sua dodicesima edizione con passerelle virtuali dei vincitori in una trasmissione seguita in diretta Facebook da oltre trecento persone. In palio, quanto più ambito e sostanzioso da parte delle giovani compagnie: le repliche che permettono di girare il Paese con gli spettacoli facendosi conoscere sul territorio nazionale. Magari arrivando velocemente a guadagnare riconoscimenti importanti come è accaduto lo scorso anno a Fabiana Iacozilli, vincitrice di InBox con “La Classe, un docupuppets per marionette e uomini”, spettacolo che ha fatto incetta di nomination agli Ubu 2019 (Hubert Westkemper con questo spettacolo – e per “Lo Psicopompo”– si è aggiudicato il premio per miglior progetto sonoro).

Angelo Campolo del teatro dell’Esatta Fantasia (Daf) con “Stay Hungry- Indagine di un affamato” ha vinto In Box 2020

A vincere su 469 proposte da tutta Italia e selezionate dentro la piattaforma Sonar, ridotte in finale a dodici è stato “Stay Hungry -Indagine di un affamato” del messinese Angelo Campolo, direttore del Daf, cioè teatro dell’Esatta Fantasia che ha sbaragliato tutti con un monologo, avvincente e frutto di un lungo lavoro a contatto con gli immigrati sbarcati proprio nelle spiagge della sua Sicilia. La vittoria di “Stay Hungry ” è tanto più significativa in quanto giunta proprio il giorno (sabato 23 maggio) in cui la Sicilia e l’Italia ha ricordato il sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uccisi dal terrorismo mafioso. A ricordarlo è lo stesso Campolo che dopo aver sottolineato i problemi attraversati in queste settimane dai teatranti (“Veniamo appena fuori da un momento difficile per la nostra categoria che forse si è compattata un po’ di più”) ha osservato come “il premio è tanto più significativo in quanto si incrocia con il ricordo di chi ha combattuto contro la mafia. Voglio sperare che sia davvero il segnale per una rinascita e un cambiamento”.

Nel monologo di Angelo Campolo il racconto in prima persona di una avventura vissuta nell’arco di tre anni e iniziata con un progetto di integrazione nato a Messina, città di sbarchi, e maturato nel quotidiano dentro i centri di accoglienza con situazioni al limite dell’assurdo. Una fotografia anche e soprattuto dell’Italia che ha prima ha aperto e poi richiuso le porte dell’accoglienza “lasciando per strada storie, sogni e progetti” . La raccomandazione lanciata da Steve Jobs (“Stay hungry…”) è così una chiave amara e ironica per mettere in campo una biografia di gente che ha “fame” di conoscenza. Sono i migranti e i teatranti che nel gioco del teatro trovano “un’arma inaspettata per affrontare la vita”. A “Stay Hungry _ Indagine di un affamato” è andato il premio di 21 repliche.

Angelo Campolo in “Stay Hungry- Indagine di un affamato”  racconta le difficili storie di integrazione dei migranti sbarcati in Italia

Sono invece otto quelle attribuite al secondo classificato, “Futuro anteriore” di Ferrara off che indaga su un tema tornato in questi ultimi giorni drammaticamente d’attualità: come organizzare e gestire in termini nuovi e umani il problema degli anziani? Partendo dall’idea che è possibile immaginare un settore di società non più ai margini, una terza età cioè fuori dalle case di riposo. “Futuro Anteriore” davanti al progressivo invecchiamento demografico, un tema non più eludibile dalla società contemporanea prova ad ipotizzare nuovi scenari prima che sia troppo tardi. Un’indagine su un futuro che è già alle porte, diretto da Giulio Costa con gli attori Matilde Vigna, Gloria Giacopini, Antonio de Nitto e Matilde Buzzoni. Nasce invece da una hit discografica del 1983, “Tropicana” del Gruppo Italiano, _ lo spettacolo omonimo di Frigoproduzioni che si aggiudica per il terzo posto le sette repliche in palio _ brano tormentone degli anni Ottanta, glamour e patinati, ma che in realtà ad ascoltare bene rivela un testo molto inquietante. La domanda che si è posta la compagnia di giovani attori (Salvatore Aronica, Daniele Turconi, Claudia Marsicano e Francesco Alberici, questi ultimi due autori della regia, mentre la drammaturgia è di Alberici) è: di cosa parla davvero questa canzone? A cascata l’altro sofisticato interrogativo è quello della libertà dell’artista e del mercato. Sono gli stessi di Frigoproduzioni a rispondere che “l’inquietudine nascosta di questo brano è quasi inafferrabile, avvolta come è in una confezione leggera e ridente, ed effettivamente sfugge. Il concetto di un’angoscia, di un problema di cui si percepisce la presenza, ma che non si riesce ad identificare con chiarezza, tocca un nostro nervo scoperto”. Quindi “Tropicana” è “una lenta immersione negli abissi, alla ricerca del nero che è sempre nascosto dentro un involucro colorato, e del punto di contatto tra quel neroe questo attuale che ci sommerge”.

Una scena dall’allestimento “Futuro anteriore” di Ferrara Off , secondo classificato a In Box che affronta il tema della terza età

 

Cinque repliche a testa vanno invece agli ex aequo classificatisi al quarto posto: Cioe: “Libya, Back Home” de La Ballata dei Lenna e “Non plus ultras” della cooperativa Argot. Il primo è una sorta di documentario teatrale. Segue cioè il racconto del viaggio autobiografico di Miriam Selima Fieno (unica attrice in scena, regia Paolo Di Mitri) verso la Libia di questi giorni. Tutto inizia dal ritrovamento di un diario scritto dal nonno che racconta le vicissitudini della sua famiglia in terra libica, dove il capostipiteera arrivato lì come medico militare durante l’ultimo conflitto mondiale. Lì resterà anche dopo la guerra sposandosi con una donna libica: da questo incontro nasceranno sei figli tra cui appunto il padre di Selima, la ragazza che intende ritrovare le proprie radici in una terra martoriata dal conflitto. Raccoglie foto, filmini e intanto cerca collegamenti con la terra dei suoi avi fino a stabilire un contatto con Salem, un cugino libico di cui ignorava l’esistenza.

Miriam Selima Fieno della compagnia La Ballata dei Lenna in “Libya Back home”, racconto autobiografico di ricerca delle proprie radici

Oggetto di “Non plus ultras” è il fenomeno degli ultras dentro il quale, per amore della figlia di un temibile capo di tifoseria, finisce di arruolarsi il giovane Ciro, interpretato da Adriano Pantaleo, diretto recentemente dal regista Mario Martone nel film “Il sindaco di rione Sanità”. Nello spettacolo, con drammaturgia e regia di Gianni Spezzano, sono utilizzati brani di opere shakespiriane con la finalità di dare risalto epico al racconto di un fenomeno che, nato in Inghilterra si è poi allargato in tutta Europa. Un fenomeno che va ben oltre lo sport con un mix alto potenziale distruttivo fatto di malessere sociale e violenza.

“Polvere” è infine l’ultimo spettacolo selezionato dalla giuria_ e a cui andranno quattro repliche _ della compagnia tarantina Cesare Giulio Viola e vede in scena gli attori Andrea Lintozzi, Marina Lupo, Pierfancesco Nacca, autore della drammaturgia e Claudio Spadaro diretti dalla regista Giulia Paoletti. Lo spettacolo racconta il quotidiano di una famiglia di Taranto che vive accanto a una delle più grandi acciaierie d’Europa, quella dell’Ilva, che secondo la compagnia tarantina ha prodotto “Un vero e proprio Olocausto: ci sono stati _ dicono _11550 morti, una media di 1650 all’anno. Lavoro o salute? Questo è il grande interrogativo che da anni affligge il popolo tarantino che adesso è convinto più che mai: “Noi l’industria non la vogliamo”.

Un momento di “Non Plus Ultras” di Argot con l’attore Adriano Pantaleo (foto Manuela Giusto)

In Box Verde, la gara riservata agli spettacoli riservati al teatro per i ragazzi è stata vinta da Elea Teatro con “Che forma hanno le nuvole?”  (vedi la foto in copertina) a cui vanno dodici repliche. In scena Daniele Pennati e Serena Facchini, quest’ultima autrice anche della regia e della drammaturgia assieme a Ermanno Nardi. L’allestimento narra le vicende di un bimbo di otto anni, Nemo, che un giorno scopre di essere l’amico immaginario di sua sorella Vera a cui chiede di renderlo libero. Inizia così la ricerca di se stesso ma anche una serie di avventure con colleghi invisibili e in uffici di ricollocamento. Quale sarà alla fine il posto nel mondo per un essere immaginario?

Undici repliche vanno invece al secondo classificato “Opera minima” della compagnia Can Bagnato con Eugenio Di Vito e Carla Musolino, il primo è autore della drammaturgia, la seconda della regia. Motivo ispiratore del loro lavoro è la musica lirica capace di suggerire scenari onirici dove due immaginari personaggi costruiscono situazioni paradossali e momenti comici.

Dal trailer “Opera minima” della compagnia Can Bagnato aggiudicatisi il posto d’onore a In Box verde, la sezione del teatro ragazzi

Sei repliche andranno invece al terzo classificato “Volumi” messo in scena da QB, Quanto Basta. In scena gli attori Alice e Tommy Ruggero, regia di Mila Varzini autrice della drammaturgica in tandem con Alice Ruggero. Un musicista e una danzatrice giocano con l’universo delle pagine scritte ascoltando i suoni, entrando e uscendo dalle storie.

A seguire con 3 repliche è invece lo spettacolo “Paolo dei lupi” di Bradamante teatro che racconta l’impegno del biologo Paolo Barasso che negli anni settanta partecipò al progetto del Wwf per salvare il lupo negli Appennini. Un pretesto per spiegare cos’è la natura e come occorra difenderla anche proteggendo gli animali come i lupi. In scena Francesca Camilla D’Amico, autrice della drammaturgia, regia di Roberto Anglisani.

Ultimo classificato (avrà una replica), “Dislessi-Che?” dell‘Orto degli Ananassi racconta il mondo della dislessia e una battaglia vinta da un ragazzo per trovare sicurezza e fiducia in se stesso.

Un momento di “Volumi” della compagnia Qb Quanto Basta con Alice e Tommy Ruggero piazzatasi al terzo posto di In Box verde

Tutte le tournèe degli spettacoli partiranno con la riapertura dei teatri e dovranno essere programmati nell’arco di due anni. Alcuni partners di In Box, come Capotrave/Kilowatt, La Piccionaia, Murmuris e Teatro di San Teodoro hanno scelto gli spettacoli con il contributo dei loro gruppi di spettatori attivi: Visionari, Casa Teatro, Astronauti, Scuola Teatro e danza San Teodoro. A breve partirà una nuova azione promossa da alcuni partner della rete In Box che sosterrà alcune compagnie, scelte tra quelle hanno partecipato al bando con “tema il ripensamento del rapporto fra azione teatrale e linguaggi digitali e tecnologici”.

 

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