Teatro
la presenza perturbante del Kristo di Roberto Zappalà
CATANIA. Sono anni ormai che al coreografo siciliano Roberto Zappalà la dimensione comunicativa della danza sta evidentemente stretta. Il suo linguaggio coreografico e, più generalmente, la sua ricerca espressiva sono cresciuti e si sono evoluti in una dimensione di approfondimento estetico e di ricerca politica e sapienziale prima che formale. La sua arte si è interrogata con serietà sulle grandi tematiche della vita e della società: l’amore e la morte ovviamente, ma poi anche la fragilità dell’umanità, le cadute, il legame dell’uomo con la (sua) terra, la sostanza culturale delle comunità locali e delle tradizioni, la pluralità dei linguaggi e dei diversi ambiti in cui questi si danno, il rispetto della terra, della natura e dell’ambiente, la libertà, la sacralità dell’altro, l’accoglienza rigorosa e politica dell’alterità. E, occorre dirlo ancora e subito, in questa straordinaria attività di ricerca coreografica questo artista si è fatto sempre accompagnare da Nello Calabrò, il dramaturg della compagnia, figura defilata ma di importanza decisiva e di vasta cultura letteraria e cinematografica.
Se tutto questo è vero, e ci vuol davvero poco a verificarlo, era prevedibile che prima o poi Zappalà decidesse di confrontarsi con la questione centrale della nostra cultura religiosa, ovvero con la figura di Cristo e con il suo significato. Ed ecco che è arrivato “Kristo (quadri di dubbia saggezza)”, lo spettacolo che ha debuttato a Milano in ottobre scorso, e si è visto a Catania sulla scena del Teatro Verga nel contesto della stagione dello Stabile Etneo, dal 9 al 18 dicembre. La regia e la concezione complessiva di questo lavoro sono assolutamente di Zappalà che firma anche scene, luci e costumi. Le musiche spaziano dal classico di Haydn, Rossini, Brahms, Vivaldi a pezzi di autori e cantautori novecenteschi e alle creazioni originali di Simone Spampinato e Vittorio Auteri (insieme nella formazione L’écume des jours). On stage ci sono da una parte Massimo Trombetta e Salvatore Romania, che si alternano a incarnare il personaggio di Cristo, e dall’altra un nutrito gruppo di giovani danzatrici che vengono identificate come “donne al seguito” (nello specifico Rebecca Bendinelli, Giulia Berretta, Sofia Bordieri, Andrea Rachele Bruno, Oriana Catania, Laura Finocchiaro, Paola Fontana, Simona Puglisi, Anaelle Spampinato, Paola Tosto, Alessandra Verona). I testi proposti (frasi, aforismi, pensieri) sono tratti da autori diversi (Kurt Vonnegut, Charles Simic, Wisława Szymborska, Stanisław Jerzy Lec, Michel Tournier, Quino, Gianfranco Ravasi, Olga Tokarczuk, Ryszard Kapuscinski, Richard Feynman, Amadou Hampâté Bâ, Sciascia, Daniel Marguerat, Paolo Poli, Stephen Hawking, Jimmie Durham, Blake Edwards, Ron Padgett, Wystan Hugh Auden, Milan Kundera, Fernand Deligny, Hemingway) e compongono un ampio collage (forse un po’ troppo variegato) che non si dispiega come un monologo/azione teatrale ma come un’ampia serie di pennellate di senso che dipingono un’immagine piuttosto nichilista di Cristo: un cristo possibile, avventuroso, totalmente umano. Il legame con la tradizione cristiana è mantenuto saldamente e, seppur implicitamente, realizzato tramite allusioni, immagini d’arte, visioni che baluginano per lampi, gesti iconici. Si tratta, come viene spiegato, di «…un uomo che si crede Cristo, un uomo che finge di essere Cristo, un povero cristo» Un uomo il cui compito scomodo non è salvare l’umanità dal peccato e dalla morte, ma metterle – continuamente e assai recisamente – davanti agli occhi tutti i limiti di senso e non-senso entro cui gli uomini, singolarmente e collettivamente nella storia, si trovano racchiusi. In altre parole, un Cristo venuto a salvare l’umanità non dal peccato ma dalla stupidità violenta e dalla banalità omologante e mortifera della cultura globalizzata. «La gente ama i pensieri che non obbligano a pensare», «…Molti amano l’umanità ma detestano il vicino di casa», «…. a noi uomini è negata l’idiozia della perfezione»: ecco degli esempi di alcune di queste pennellate che costruiscono il testo e, in qualche modo, anche il contesto mentale di questo lavoro, senza tuttavia esaurirlo.
Questo spettacolo infatti, pur presentato come un lavoro teatrale con una forte attenzione (e non poteva essere diversamente) per i linguaggi del corpo, resta totalmente ancorato al contesto della danza e al linguaggio e al percorso creativo di Roberto Zappalà. In questa dimensione va considerato, letto, analizzato, sia in riferimento alla costruzione del personaggio protagonista, sia nella costruzione del coro delle “donne al seguito”. E però questa dimensione di danza forse è poco meditata dal regista/coreografo, preso com’è dal tentativo di rendere teatralmente il fascino folle e perturbante di questo suo “Kristo”. Manca l’azione centrale e primaria, che può determinare o meno la sostanza del teatro, ma in compenso tutti gli elementi costitutivi di quanto accade in scena (corpo e corpi, movimenti, gesti, parole, colori, suoni, oggetti di scena, prospettive) sono sottoposti alla forza centripeta di un ritmo che li amplifica nella loro dimensione connotativa e rende comunque poetica e credibile la resa di questo spettacolo.
Kristo (quadri di dubbia saggezza)
Regia e linguaggi del corpo: Roberto Zappalà. Testi a cura di Nello Calabrò. Interprete e collaborazione: Salvatore Romania / Massimo Trombetta (doppio cast). Donne al seguito Rebecca Bendinelli, Giulia Berretta, Sofia Bordieri, Andrea Rachele Bruno, Oriana Catania, Laura Finocchiaro, Paola Fontana, Simona Puglisi, Anaelle Spampinato, Paola Tosto, Alessandra Verona. Musiche di autori vari. Musiche originali e tappeto sonoro: L’écume des jours. Set, luci e costumi di Roberto Zappalà. Assistente alla regia: Fernando Roldan Ferrer. Direzione tecnica: Sammy Torrisi. Ingegnere del suono: Gaetano Leonardi. Realizzazione degli elementi di scena Luigi Pattavina. Una coproduzione di Teatro Stabile di Catania e Scenario Pubblico, in collaborazione con MILANoLTRE Festival. Con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
Foto di scena: Serena Nicoletti-
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