Teatro
La nuova danza italiana, da “ConFormazioni” di Palermo a “T*Danse” di Aosta
Sono quarant’anni che debuttò nell’anfiteatro dei Daini di Villa Borghese a Roma, “Calore” del gruppo Occhesc, coreografo un giovanissimo Enzo Cosimi, uno spettacolo che dove segnare in modo emblematico una scena allora agli esordi. Nell’Italia del tempo, il teatro di ricerca, quello dei vari Magazzini, Falso Movimento, Gaia Scienza e Krypton e altri aveva già costruito un suo pubblico organizzandolo in rassegne lontane dai palcoscenici ufficiali del teatro borghese dove da tempo si erano consumate le liturgie di un potere fatto di privilegi ed esclusioni. Fu questa specie di zona di resistenza a dare ospitalità e rifugio alla nascente danza che in Paesi come la Francia, l’Olanda e la Germania per citare i casi più famosi aveva da tempo messo radici. “Calore” rivelò in Italia il genio di Cosimi, allora reduce dalle lezioni americane di Cunnigham portatore di uno sguardo ardito sull’arte e fortemente innovativo – soprattutto per la scena asfittica del tempo fatta di balletti di danza moderna noiosi e senza anima- nella coreografia. Quello era infatti uno spettacolo che si sintonizzava con le linee di sperimentazione dell’epoca e ne accoglieva in pieno lo spirito di confronto aperto. La danza cioè si apriva e dialogava con altri linguaggi artistici, dal teatro alla performing art aprendo una finestra sulla interconnessione. Tre anni dopo uscì, sempre a Roma, a Spaziozero un’altro interessante lavoro che con lo spirito laico e aperto di “Calore” aveva molti punti in comune: “Bagni acerbi” di Fabrizio Monteverde. Fu, a partire da quei giorni che la “nouvelle danse” italiana si è conquistata nel tempo rispetto e autorevolezza, anche in terra straniera. Negli anni sono cresciute due generazioni di danzatori e coreografi, tecnicamente preparati. Non si contano più le opere di buon livello che la danza produce in Italia. Opere e artisti che, spesso e volentieri, si scoprono e si affermano non più solo dentro rassegne teatrali (dove comunque il rapporto ormai è consolidato dentro palinsesti di importanti festival estivi e cartelloni invernali) ma anche in rassegne danza-danza che rappresentano ormai una realtà concreta da seguire con attenzione per cogliere gli sviluppi e le novità di un movimento in continua evoluzione. Magmatico e ricco di possibili nuove sorprese.
Proprio di queste belle giornate di una primavera avanzata che guarda già all’estate si occupano due rassegne di qualità e da tenere sott’occhio. Curiosamente aprono e chiudono lo Stivale, dalla Sicilia, dove sbarcarono i Mille di Garibaldi e alla Valle d’Aosta, terra dell’antico regno sabaudo. Entrambi i festival, sono pensati e diretti da danzatori e coreografi che hanno voluto dare ospitalità e visibilità a chi, ricercando, sta disegnando nuovi orizzonti. Sono Marco Chenevier per “T*Danse” di Aosta e Giuseppe Muscarello per “ConFormazioni”, il festival che si è appena aperto a Palermo. Proprio qui, posto di tutto rispetto ha l’iniziatore di questo straordinario e ricco movimento tutto tricolore della nuova danza, Enzo Cosimi, con spettacoli, worshop e installazioni. Contemporaneamente si segnala altresì la presenza di Mk danza, la compagnia diretta dal coreografo Michele di Stefano, Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2014, punta di eccellenza della nostra danza contemporanea.
“Estetiche plurali, approcci curatoriali multitematici, attenzione al panorama coevo ma anche alla sperimentazione e alla ricerca” questi i riferimenti della sesta edizione del festival diretto dal coreografo e performer Muscarello che anche per i prossimi anni promette di mantenere “sempre un forte legame fra il panorama nazionale e internazionale” nonché di prestare particolare attenzione “al rapporto artistico intergenerazionale”. Naturalmente “ConFormazioni” – dichiara il direttore artistico- continua a “coltivare il legame profondo col patrimonio culturale della città di Palermo, riportando gli spettacoli nei luoghi peculiari del centro storico per risvegliare e approfondire la relazione col pubblico di cittadini e turisti, nutrendo quella che è sempre stata la sua missione principale e proiettandosi oltre il difficile contesto che ha circoscritto l’ultimo biennio pandemico”.
E’ una mostra , “Berliner Blau” di Antonio Catelani che utilizza nelle sue pitture esclusivamente il colore blu, ad ispirare la performance inaugurale della rassegna (26 aprile in replica il 30) “Moto cangiante” incentrata sull’incontro danza e pittura. In scena alla Rizzuto Gallery i danzatori Michael Incarbone e Danilo Smedile, musica di Gianni Gebbia. “Massimo equilibrio” di Manfredi Perego è l’evento open air che si tiene (27 aprile) in due sessioni nella scalinata del teatro Massimo. La performance, che idealmente non ha un’inizio né una fine è pensata come una sorta di installazione corporea, una sorta di “condizione motoria perpetua che unisce queste due parole in un viaggio lungo, ove l’oscillazione e l’attenzione alla fragilità saranno i punti di forza”. La cantante Cristiana Donà e la sua musica, il coreografo Danilo Ninarello con la sua danza sono i protagonisti di “Perpendicolare”, in due repliche al Teatro Biondo, Sala Strehler (27 aprile, alle 18 e alle 21). L’opera ideata come un incontro tra due mondi diversamente espressivi è un pretesto per “indagare direzioni multidisciplinari inusuali e intrecci di senso inaspettati”. A cucire il dialogo tra i due artisti è il musicista e compositore Saverio Lanza.
Nasce da un’idea di Giovanna Velardi e Paolo Roberto D’Alia la performance “Pubblico in site-specific” danzata dalla stessa Velardi (due repliche nella sala Perreira dei Cantieri alla Zisa, il 28 alle 20 e 21) che nei panni di “un personaggio non identificato poggiato su una sedia, osserva e interagisce con il pubblico”. Negli stessi Cantieri (Spazio Franco, 28 aprile) Manfredi Perego presenta la sua coreografia “Totemica o liturgia della dispersione)” danzata da Chiara Montalbani su musiche di Paolo Codognola. La stessa autrice racconta come l’opera sia nata dalle ceneri del lockdown, in cui “lavoro sull’idea di un Dio non più riconosciuto nel presente, concreto nella storia, energia viva ma decaduta nel dimenticatoio”.
All’opera di Perego si affianca “Il Furioso” (stesso spazio alle 21,30) performance estrapolata da un più ampio progetto del coreografo Giuseppe Muscarello, direttore artistico della rassegna. Lo spettacolo liberamente ispirato all’omonimo poema di Ludovico Ariosto, narra di avventure fantastiche, duelli, amori e magie attraverso lo sguardo del protagonista Orlando, coniugando “il movimento coreografico con la tradizione del pupo siciliano, un processo di trasmissione che guarda tanto al folklore quanto alla tutela di sapere allo stesso collegato in un’ottica di sperimentazione”. In scena Michael Incarbone su musica dei Prodigy. “Lavorando sulle sospensioni e sull’idea di essere mossi dall’esterno, la scena abitata dalla follia del pupo Orlando si muove fra tensione e leggerezza, per rintracciare le possibili declinazioni di movimento del danzatore a partire dalla postura del pupo”. Nelle giornate di 28 (11-16) e 29 aprile alle 16)nella Sala Perriera dei Cantieri laboratorio in due tempi condotto da Enzo Cosimi che culmina con lo spettacolo “Take me up take me higher”. Alle 21 del 29 al teatro Biondo spazio alla pluripremiata coreografia di Michele di Stefano, “Bermudas” presentata dalla compagnia Mk. Uno spettacolo avvolgente basato sull’energia e la capacità di evocare il magnetismo nelle relazioni umane. La coreografia che ha ricevuto il riconoscimento del Premio Ubu è uno degli spettacoli di danza più intensi e affascinanti delle ultime stagioni. Il giorno dopo 30 aprile (alle 21 ai Cantieri) Enzo Cosimi metterà in scena il suo collaudato e poetico “Bastard Sunday” ispirato e dedicato alla figura del poeta e cineasta Pier Paolo Pasolini, “attraverso una complessa e inedita impalcatura drammaturgica, amplifica e viviseziona la visione pasoliniana in una pièce che si muove in un paesaggio astratto, sospeso e rarefatto, ma in grado di rivelarsi in una premonitiva carica di speranza”.
La mattina del 30 si terrà un incontro con Stefano Tomassini in cui si discuterà dei temi della critica (partecipano Roberto Giambrone, Alessandro Pontremoli e il sottoscritto). Sipario il 1 maggio ai Cantieri (alle 18 Spazio Franco) per lo spettacolo “Mutu cu sapi o jucu” di Giuseppe Provinzano e coreografie di Simona Argentieri con Federica Aloisio e Roberto Galbo. Ambiente scenico di Petra Trombini. Lo spettacolo è il terzo capitolo di una trilogia che, attraverso il linguaggio del contemporaneo viene declinato il patrimonio drammaturgico dell’etnologo siciliano Giuseppe Pitré raccolto nell’opera “Giochi fanciulleschi” che racconta regole, dinamiche e curiosità di quei giochi sociali che hanno fatto la storia dei giochi e “si muovono oggi giorno in assoluta controtendenza nei confronti delle nuove generazioni, ormai troppo attratte dalla dimensione virtuale”. “Luminiscenza”, incontro su elettronica, strumenti acustici e movimento, un concerto performativo di Angelo Sicurella con Giorgio Bovì e Ludovica Messina che prende il nome dal fenomeno della luminescenza “mutuando il concetto dell’emissione dei suoni come emissione di luce”.
L’apertura alla tecnologia dell’ultima performance della rassegna siciliana è assolutamente dichiarata, anzi sembrerebbe uno dei temi fondanti del festival ideato da Chenevier e dichiarato già nel titolo (T*Danse-Danse et technologie”) di questa rassegna giunta curiosamente alla sua sesta edizione, esattamente come “ConFormazioni”, viene spostato dall’abituale periodo autunnale a quello primaverile. L’edizione di questo anno _ parte integrante del progetto di rete “Tracce”, che collega le esperienze del Teatro Instabile di Aosta e l’associazione Fonosintesi _ riprende in parte la programmazione annullata due anni fa a causa della pandemia e in parte tira le fila di questo periodo diverso proponendo nuove creazioni, cioè dice Chenevier “quelle nate in un momento storico in cui la produzione artistica, persino quella legata alle arti performative, per non arrestarsi, per lo più si è soffermata sull’esplorazione dei mezzi audiovisivi” .
Si tratta di una ventina di eventi distribuiti nell’arco di due settimane: laboratori e seminari, masterclass con il coinvolgimento di giovani e studenti, installazioni artistiche come quella di Diego Scroppo (dal 3 al 7 maggio): “una “luce d’artista” auto sostenibile, prototipo in scala ridotta di una scultura alta sette metri in grado di generare energia elettrica grazie alla tecnologia fotovoltaica”. Ci sarà anche un laboratorio speciale “DNArt Me Myself Artist” ideato da Francesca Fini e realizzato da Fabio Massimo Iaquone che si propone di mettere in risalto “la propria immaginazione e la propria creatività al fine di realizzare un progetto video intorno agli spettacoli del festival tentando di interpretarli attraverso un linguaggio di ricerca, documentazione e analisi” . Parte anche il laboratorio di critica condotto dallo studioso Enrico Pastore con cui si dialogherà all’indomani degli spettacoli. Negli stessi giorni si svolgerà il contest Instagram tra gli allievi del workshop di social media storytelling “Comunicadanza” curato da Simone Pacini di Fattiditeatro e la T*Battle – VS 1 mix Style Battle che, dice Chenevier, “chiuderà il festival assieme alla “Maratona delle scuole” aperta a tutte le scuole di danza e di circo della regione”.
Il programma spettacolare sarà invece concentrato nell’arco dei giorni dal 4 all’8 maggio con una serie di eventi in cui le arti performative si coniugano con le nuove tecnologie. Gli spazi utilizzati saranno quelli della Cittadella dei Giovani di Aosta e la Biblioteca regionale che il 3 maggio ospiterà la conferenza “The Sharing: “Cristallo di luce” con Stefano Beltramo, Chiara Garibaldi, Diego Scroppo e Bruce Sterling che illustreranno le caratteristiche della installazione artistica “Cristallo di Luce” dell’artista torinese Diego Scroppo visitabile nella Sala Expo dal 3 al 7 maggio. A conclusione del laboratorio creativo multidisciplinare nello spazio urbano di Francesca Cinalli e Paolo De Santis, “Il Corpo Utopico”, si parte con il calendario. Si Si inaugura il 4 con la prima assoluta della installazione “Diptico y variacion En vivo” performance ideata da Anna Paola Bacalov e frutto del lavoro fatto a partire dalla produzione video “Diptico Y Variacion, blanco elbai II e il negrita elbai I” proiettato in prima assoluta. Lo spettacolo, programmato nel teatro della Cittadella dei Giovani (4 maggio alle 20), vede in scena due danzatrici, Chiara Marolla e Lucia Carrano, sono al centro di una dialettica di rimandi tra corpo in scena e immagine filmata. “Scie di memoria “riproducibile” e di corpi viventi nella possibilità di accendere, dischiudere, sottolineare, spostare, abbandonare tutto ciò che accadrà nel “qui e ora” dell’evento del teatro”.
Il 5 maggio spazio agli spettacoli di Davide Valrosso con “Biografia di un corpo” e la prima assoluta di “Dov’è più profondo” di Irene Russolillo dedicato alla cultura walser. Valrosso e Russolillo il giorno prima sono stati i protagonisti di due distinte masterclass. Il primo con “Geografia di un corpo” esplora le dinamiche che intercorrono tra corpo e pensiero, mentre per la seconda è “Chanting” incentrato sull’uso della voce. Valrosso in “Biografia di un corpo” espone una ricerca finalizzata a tutte le possibili esplorazioni. E’ “un sapere del corpo fatto di micromovimenti, che dilatano l’attenzione e si potenziano in un crescendo incessante”. In questa coreografia la luce assolve ad un compito importante: funziona cioè come forza dinamica vitale che “incontra l’occhio e lo guida, cambiando densità e calore, animando l’inanimato, strumento per descrivere l’indispensabile lasciando scorrere via tutto il superfluo e ridurre il corpo umano a strumento di comunicazione essenziale”. A seguire sullo stesso palco Irene Russollillo è protagonista di un altro spettacolo, “Dov’è più profondo”, fatto di corporeità, suono e immagini in cui convivono narrazioni sovrapposte, “canti spogliati da una provenienza unica e pensieri sulle identità e le tradizioni svincolati dall’ideale di purezza, per lasciare spazio all’imperfezione e alla mescolanza. Vi sono tracce di persone presenti e passate, abitanti di luoghi distanti tra loro, accomunate dal tempo della fatica e del lavoro, della socialità e dal rapporto con la natura e la Storia”. Emerge con forzala potenza del canto “come luogo di una possibile condivisione sensibile tra esseri umani, per analizzare e celebrare aspetti semplici e importanti del vivere-insieme”.
Chiude la serata (alle 22 nel cortile della Cittadella) “Innesti- Un altro discorso tra memorie” breve performance di Andrea Carlotto, Enrico Montrosset e Alberto Ricca. “Innesti” (replicato anche l’indomani) è un esperimento di live audiovisual performance condiviso, nel quale la creazione dell’esperienza si avvale della partecipazione e collaborazione remota del pubblico, tramite smartphone ed un software di videoconferenza. Gabriella Maiorino è la coreografa di “20-20” (6 maggio) un breve duetto che nasce dalla traccia di un altro elaborato dieci anni prima, “Kunikuli” del 2009. Partendo idealmente da quello, “20-20” indaga quale presenza fisica, quale linguaggio e quali atmosfere, dopo più di una decade, ci permettono di “abitare lo spazio in modo nuovo – dalla strada, al negozio, al foyer, al teatro – utilizzando solamente due corpi, la loro relazione spaziale, geometrica, coreografica e l’energia cinetica sprigionata dai corpi stessi”.
A seguire Fabio Ciccalè in “Canto Pop” organizza tra teatrodanza e avanspettacolo una performance allestita su un tappeto sonoro fatto di musiche e parole tratte dalla canzone italiana e un “carosello di danze ironiche grottesche e sensuali). Nel pomeriggio del 6 maggio i francesi Fabien Faucil, Colas Lardeu e Jordan Malfoy della compagnia Racine de Deux terranno una masterclass sui materiali utilizzati nel loro spettacolo, “La Petite Porte” che verrà proposta l’indomani 7 maggio. La compagnia francese dal 2013 sviluppa il suo lavoro creativo e coreografico dentro il linguaggio e le tematiche fatte proprie dall’hip hop “anche se trovano la loro identità tra la danza contemporanea e urbana non si pongono limiti continuando a cercare di dare forma a un modo unico e ibrido di raccontare storie”.
E, infine, a proposito di break dance, imperdibile il contest che il teatro Akropolis ha allestito per due giorni, a Genova, il 29 e 30 aprile per “#Farecentrofuoriluogo”, riconnessioni urbane il 29 a Giardini Luzzati e l’indomani a Villa Bombrini. La prima sera di venerdì in piazzetta Rostagno l‘incontro “Talk2,3 Km. Dati e dialoghi tra centro e periferia” durante la quale saranno illustrati i risultati di una ricerca per conoscere i desideri e le esigenze dei giovani sul tema dell’offerta culturale in periferia. Alle 22 si prosegue con i dj set di Mattia Moro. Il giorno dopo a Villa Bombrini il contest “Seven to Smoke-Breaking Battle e Cypher Jam” gara di breakdance. In giuria Cillo, Kidrey e Worm.
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