Teatro

La notte del pensiero magico

10 Febbraio 2018

Finalmente arriva anche a Milano, carico di tutti i suoi Ubu (regia e testo italiano), Un quaderno per l’inverno, commedia un po’ beckettiana di Armando Pirozzi con regia di Massimiliano Civica – fino a domani al Teatro Fontana. In scena un tavolo, due sedie per altrettanti attori. Luci fisse e distanti, niente musica né effetti sonori o speciali di alcun genere, al di là delle esili parole pronunciate in quest’incontro notturno. Zero Kelvin della scena, un viaggio al termine della notte di un generico professore e un altrettanto generico ladro, scassinatore in cerca di soccorso perché la vita lo tramortisce con una moglie in coma e un bambino a cui dovrà spiegare cose che lui stesso non capisce.

L’unica speranza sta in un quadernetto di poesie, scoperto per caso nella refurtiva e ancora più per caso letto alla moglie incosciente, che inspiegabilmente per quei versi sembra avere delle reazioni, dei sussulti. L’autore è proprio il professore, a cui il povero Nino si rivolge per aggrapparsi a un’ultima poesia con la forza delle illusioni, chiaramente perdute perché la moglie morirà lo stesso, con le sgarbate meccaniche della vita che rimangono indifferenti tanto ai sentimenti quanto all’arte: nemmeno la bellezza può salvarci. Ma c’è comunque il tempo per passare insieme un’altra notte in balia del pensiero magico, a farsi compagnia, aggiornarsi sulle proprie vite ora che gli anni sono passati, così come i lutti e gli abbandoni mai veramente superati.

C’è tanta simbologia nello spettacolo: coltelli puntati e arance spremute, gesti quotidiani che vengono ripetuti alla ricerca di simmetrie impossibili. Basta questo niente a rievocare i mondi interiori dei personaggi, con le parole scritte da Pirozzi che a prima vista girano a vuoto senza direzione, mentre a poco a poco ci si accorge di come comunichino segreti inespressi, una densità di non detti che la regia millimetrica di Civica accentua con abilità nelle tre brevi scene dello spettacolo (utili le riflessioni scritte a questo proposito da Andrea Porcheddu).

Solo, da questa replica milanese – lo spettacolo ha debuttato un anno fa al Metastasio di Prato -, non mi sembra chiaro il tono che si vuole dare al dialogo tra queste anime alla deriva. I pur bravi Alberto Astorri e Luca Zacchini non riescono davvero a fare tabula rasa dei sentimenti, a raggiungere la trasparenza che permetterebbe allo spettatore di vedere al di là del testo pronunciato. Così probabilmente va rimandato quell’incontro tra spettacolo e pubblico auspicato da Civica nelle note di regia, con gli spettatori che in troppi momenti non capiscono se devono ridere o stare in silenzio – nel dubbio ridono – perché in effetti alcune sottolineature di ironie e di tempi danno luogo a dissonanze emotive e malintesi.

Foto di D. Burberi.

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