Teatro

La Biennale Teatro, un Rinascimento dipinto di Blue

1 Luglio 2021

Dipingi la Laguna di Blue. Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori artistici della Biennale Teatro, vogliono anche figurativamente liberarsi dalla cappa di piombo grigia della pandemia, rilanciando su un programma di spettacoli in campo a Venezia dal 2 all’11 luglio. Perchè la scelta del colore del cielo e del mare come segno augurale di questa edizione? “Perché la malinconia l’isolamento e la morte ci hanno arrestati – dicono -: il silenzio dei Teatri vuoti potrebbe dipingersi con l’azzurro di un freddo che avvolge tutte le maestranze e gli artisti dello spettacolo ormai a casa da mesi… “

Il progetto è molto ambizioso e Ricci/Forte lo riconoscono e dichiarano senza tentennamenti che questo dovrà essere un “nuovo inizio” necessario per rifondare “un neo Rinascimento culturale per collocare ancora una volta l‘Arte teatrale nel posto che merita, in Noi, in eterna magnificenza del divino”.

Per raggiungere un obiettivo di cotanta altezza hanno chiamato attorno a loro un nutrito parterre di ospiti: si va dal Leone d’oro Krzysztof Warlikowski e quello d’argento Kae Tempest agli italiani Roberto Latini e Danio Manfredini. E poi Thomas Ostermeier, Agrupación Señor Serrano,Lenz Fondazione Human Theatre etc..

Accanto agli spettacoli un programma di masterclass di livello per il Biennale College animati da docenti di tutto rispetto: da Martyin Crimp a Chiara Guidi, Galatea Ranzi e Leo Muscato e Nicole Kehrberger. E poi ancora: Monica Capuani, Davide Carnevali, Riccardo Frizza ed Andrea Porcheddu.

Una scena tratta dall’allestimento “We are leaving” con la regia di Krzysztof Warlikowski che apre la Biennale Teatro di Venezia (Foto di Magda Hueckel)

Ad aprire le danze sarà proprio il Leone d’oro alla carriera Krzysztof Warlikowski che il 2 luglio al teatro alle Tese dell’Arsenale alle ore 19 metterà in scena una novità assoluta per l’Italia “We are Leaving” (del 2018) adattamento di “Suitcase Packers” di Hanoch Levin, autore tra i più titolati d’Israele, scomparso oltre venti anni fa lasciando oltre sessanta opere teatrali. Spettacolo coinvolgente (oltre tre ore) che evolve in tragedia in una piccola comunità con le loro storie di tensioni quotidiane. L’indomani alle 12 nella Sala delle Colonne a Ca’ Giustiniani si svolgerà la cerimonia della consegna del Leone d’oro alla carriera a Krzysztof Warlikowski. Seguirà incontro con l’autore moderato da Andrea Porcheddu. Alle 17, sempre al Teatro alle Tese si replica. All’Arsenale, nello spazio delle Tese dei Soppalchi (ore 21) è l’esordio di Paolo Costantini, vincitore per Biennale College dei registi under 30. In scena in prima assoluta “Oggi avrei preferito non incontrarmi” di Herta Muller con Evelina Rosselli e Rebecca Sisti. Racconta di una donna convocata da un regime dittatoriale, attraversa la città seduta in un tram e riflette. Per Costantini l’atmosfera claustrofobica del testo evoca il mondo attuale. “Ci si ritrova intrappolati all’interno di gabbie nevrotiche auto generate _ dice lo stesso Costantini _, che si manifestano in mille forme diverse, ma che hanno come denominatore comune il rapporto con il tempo”. Drammaturgia a cura di Linda Dalisi. Seguirà un incontro con il regista. Lo spettacolo replica il giorno successivo, alle 18.

Danio Manfredini in “Nel Lago d’or” ospite alla Biennale di Venezia (foto di Andrea Macchia)

Nello stesso giorno, domenica 4, alle 21 al Piccolo Arsenale Danio Manfredini rievoca i lager mettendo in scena “Nel lago del cor” di e con lo stesso Manfredini in scena con musiche composte ed eseguite dal vivo dal polistrumentista Francesco Pini. Con le parole di Arrigo Levi, Hanna Harendt, Zalmen Gradowski Manfredini intreccia “in una babele di lingue. Immagini, canti per dire l’indicibile”. “Nel lago d’or” è dedicato dall’attore “ai sopravvissuti, perchè le loro parole sono state una guida” e come “un requiem a tutti coloro che sono morti senza lasciare traccia”.

“Il teatro di regia nella lirica, voce e interpretazione” è il titolo di una tavola rotonda moderata da Andrea Porcheddu nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustiani (ore 15) in cui si confrontano: Fortunato Ortombina, Leo Muscato, Riccardo Frizza, Alberto Mattioli e Alessandro Cammarano.

Al teatro Goldoni (ore 19) è invece atteso lo spettacolo “Un teatro è un teatro è un teatro” a cura di OHT (Office for Human Theatre), prima assoluta, regia e scene di Filippo Andreatta, suono e musica di Davide Tomat, voce di Dania Tosi. Così l’autore descrive l’allestimento fatto di “Quinte, cieli, fondali, luci, americane, contrappesi; ogni elemento diventa una voce da ascoltare in purezza. Voci udibili perché senza parole. Esattamente come nel solfeggio dove le note si materializzano all’orecchio in se stesse: do-re-mi-fa-sol-la-si”. Luci di Andrea Sanson, sound design di Claudio Tortorici.

Un’immagine dall’allestimento “Un teatro è un teatro è un teatro” di Ofice for a Human Theatre regia e scene di Filippo Andreatta (foto di OHT)

Al teatro alle Tese, stessa giornata alle ore 21 è di scena invece la compagnia catalana Agrupación Señor Serrano in “The Mountain”. Premiata con il Leone d’argento nella edizione 2015, la compagnia catalana ha l’abitudine di utilizzare in scena differenti linguaggi e diversi media, mettendo assieme video, immagini in tempo reale, performance dal vivo o modellini in scala. In “Mountain” in sequenza il racconto della prima spedizione sull’Everest tentata nel 1924 da Mallory , dalla quale non tornerà, il grande schock creato dalla celebre trasmissione radiofonica di Orson Welles, “La guerra dei mondi” andata in onda nel 1938 e che simulava in modo abbastanza realistico una invasione di alieni sul nostro pianeta. Una prima incredibile dimostrazione del grande potere mediatico. Per ultimo, focus sul personaggio Vladimir Putin, eterno presidente della Russia, altro momento in cui riflettere sul potere della comunicazione nel raccontare la storia e le verità. La regia di “Mountain” e la drammaturgia è di Alex Serrano assieme a Pau Palacios, e Ferran Dordal. In scena: Anna Pérez Moya, Àlex Serrano, Pau Palacios, e David Muñiz. La voce è di Amelia Larkins. La musica di Nico Roig. Videoprogrammazione di David Muñiz, video creazioeìne a cura di Jordi Soler Quintana. Spazio scenico e modellini di Lola Belles e Álex Serrano. Si replica l’indomani a partire dalle ore 18.

Il teatro multimediale della compagnia catalana Agrupación Señor Serrano sbarca in Laguna con “Mountain” (Foto di Jordi Soler)

Martedì 6 luglio, mattina e pomeriggio dedicata al Biennale College Teatro. Appuntamento alle 10 in Canal Grande (e alle 18 al Lido) per seguire il collettivo artistico -ness (ovvero Rooy Charlie Lana, Giulia Zulian) primi vincitori di Biennale College site specific in “On a solitary beach”: tre diverse azioni performative che avranno luogo al Lido, ai Giardini dell’Arsenale e in laguna. Alle 18 in Campo Santo Stefano Stellario Di Biasi presenta invece “Ab Imis/Iolagemmaintesta”.

Alle 20,30 nel Parco Albanese di Bissuola-Mestre , prima italiana di “Hard to be a God” c del teatro indipendente Proton Theatre, regia di Kornél Mundruczò. Uno spettacolo super collaudato di questo regista teatrale e cinematografico e compagnia ungherese (debuttò nel 2010). Lo spettacolo è ambientato in due camio merci parcheggiati nel porto di Rotterdam in una zona franca dove tutto potrebbe succedere da un momento all’altro: dal traffico di esseri umani alla prostituzione. In scena con Annamária Láng,Kata Wéber,Diána Magdolna Kiss,Orsi Tóth,Roland Rába, Gergely Bánki, László Katona, János Derzsi, János Szemenyei, Zsolt Nagy. Si replica anche l’indomani alle ore 20,30.

“Hard to be a God” è il titolo dello spettacolo in prima nazionale scritto da Kornél Mundruczò e Yvette Birò e diretto dallo stesso Mundruczò

Alle Tese dei Soppalchi invece è atteso lo spettacolo curato da Lenz Fondazione “Altro stato” (alle ore 21), tratto da “La vita è un sogno” di Pedro Calderón de la Barca, tradotto da Francesco Pititto che ne ha curato anche la drammaturgia mentre Maria Federica Maestri si è occupata di installazione, regia e costumi, La musica è di J.S Bach e Claudio Rocchetti. “Altro Stato” è un assolo per l’attrice Barbara Voghera che assume le parti del servo Clarino e quella del principe Sigismondo. “Principe e servo si inseguono alla ricerca di una sola indentità con l’unica certezza che non c’è via di scampo dalla forza del destino e del crudele fato”. Lo spettacolo sarà replicato anche l’indomani alle ore 18.

Giornata ricca di appuntamenti quella del mercoledì 7 luglio. Si inzia al mattino con le repliche di del collettivo artistico -ness in “On a solitary beach” alle 10 e alle 12 e alle 18 al Lido in replica alla mostra di Architettura ai Giardini. In replica anche l’8, il il 10 e 11 sempre alle 18. Alle 18 in Campo Santo Stefano replica anche di Stellario Di Blasi in “Ab Imis” (altre repliche l’8, il 9, 10 e 11 sempre alle 18).

Nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustiniani, alle 15 si discute di “Teatro e psicopterapia, assenza e ritorno al rito”. Alla tavola rotonda moderata da Andrea Porcheddu partecipano: Claudio Longhi, Vittorio Lingiardi, Danio Manfredini, Chiara Guidi, Galatea Renzi, Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.

L’attore Roberto Latini rilegge “In Exitu” testo scritto da Giovanni Testori. Lo spettacolo si avvale dei suoni di Gianluca Misiti (la foto è di Angelo Maggio)

Al teatro Piccolo Arsenale spettacolo di chiusura della serata alle ore 21 spetta a “In exitu” di Giovanni Testori ripreso da Roberto Latini che ne ha curato adattamento e regia. Il suono è di Gianluca Misiti, luci di Max Mugnai, prodotto da Lombardi-Tiezzi. “In exitu” la figura del giovane tossico Riboldi Gino colto negli ultimi istanti di vita nei bagni della stazione Centrale di Milano. Dalle note dello stesso Roberto Latini si legge che “In exitu” è come una Pietà. La parabola parabolica vissuta da Riboldi Gino è quella di un povero Cristo tenuto in braccio da Madonne immaginate, respirate, disarticolate, nella fonetica di una dizione sollecitata fino all’imbarazzo tra suoni e senso, come fossero le parole ad essere infine deposte dalla croce sulla quale Testori le ha inchiodate”.

Il tedesco Thomas Ostermeier è il regista di “Qui a tue mon pere”, prima nazionale, scrittura e performance di Édouard Louis. Video di Sébastien Dupouey, Marie Sachez. Suoni di Sylvain Jaques. Drammaturgia di Florian Borcmeyer e Élisa Leory. Scene di Nina Wetzel. Dopo lo spettacolo seguirà una conversazione con la compagnia a cura di Andrea Porcheddu. Edouard Louis , scrittore riprende dal vivo il suo secondo romanzo che da il titolo all’allestimento con la regia di Ostermeier. “Qui a tue mon pére” è un atto di accusa con tanto di nomi e cognomi di quei politici e uomini di stato che hanno distrutto il welfare piegando corpo e dignità dei più fragili, gli esclusi dalla storia come suo padre, cresciuto in una realtà che è già condanna. Edouard Louis accusa: “Le decisioni dei politici possono incidere sulla vita degli ultimi. Come avere un determinato corpo – nero, donna, transgender. Un corpo e il suo disfacimento che riflette la storia degli ultimi trent’anni in Francia” .

Un momento dello spettacolo “Qui a tue non pere”, regia di Thomas Ostermeier che vede in scena lo stesso autore Édouard Louis (foto Jean Louis Fernandez)

Venerdì 9 alle ore 14 cerimonia di consegna del Leone d’argento a Kae Tempest. Seguirà un incontro con la stessa artista. L’appuntamento è nella Sala Colonne di Ca’ Giustiniani. Alle ore 21 al teatro Goldoni Kae Tempest sarà di scena in “The Book of Traps and Lessons”, prima italiana nella versione spoken words. Poetessa, performer di spolen word autrice teatrale che mescola la rimica rap alla metrica della poesia Kae Tempest nei suoi spettacoli parla di povertà sociale e consumismo. Nel 2013 per il suo album “Brand New Ancients” ha vinto un Ted Hughes Award. Ha ricevuto inoltre nel 2014 la nomina di Poeta della Nuova Generazione dalla Poetry Book Society. Il suo romanzo d’esordio The Bricks That Built the Houses” è stato un best seller nel 2016. Kae Tempest, l’indomani 10 luglio alle ore 21 presso il teatro Goldoni presenterà lo spettacolo in versione spoken word “The Book of Traps and Lessons”, prima volta in Italia.

Ultimo appuntamento con Biennale Teatro è domenica alle ore 20 al Teatro Piccolo Arsenale con la coreografa ungherese Adrienn Hód, più volte vincitrice del prestigioso Rudolf Laban Award che con la sua compagnia Hodworks presenta l’ultimo suo lavoro “Sunday” dove tutti gli elementi dello spettacolo, teatrali e coreografici sono immersi “nell’aggressivo pulsare della musica gabber”. In scena: Jenna Jalonen, Csaba Molnár, Marin Lemić, Emese Cuhorka, Zoltán Vakulya. Drammaturgia a cura di Ármin Szabò-Székely.

L’autrice teatrale, performer e scrittrice Kae Tempest premiata con il Leone d’argento presenterà “The Book of Traps and Lessons” (foto Julian Broad)
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