Teatro

Kitchen Stories: Tutto l’amore è clandestino

23 Febbraio 2016

 

La cucina come spazio di svelamento di un amore, quello di E. ed M. che s’incontrano per caso e si piacciono, senza però riuscire a dirselo. Non sono solo i dubbi, le reticenze sentimentali a frenarli ma, molto più prosaicamente, le differenze linguistiche. E. è italiana, M. tunisino: il loro amore si esprime attraverso la cucina perché a entrambi piace mangiare e preparare qualcosa di buono, un piatto “del cuore”, è la miglior dichiarazione d’amore per chi non può esprimersi a parole. Lo spettacolo dunque prende avvio dai fornelli, uno spazio intimo e privato che in poco tempo si espande. Il profumo di spezie, i colori sul tavolo creano un legame col pubblico che viene piacevolmente avvolto da un’atmosfera familiare. Il pranzo di “casa”.

Lo spazio pian piano si dilata attraverso le parole del racconto di E. che introduce gli spettatori, sempre con un tono lieve, nel mondo segregante della clandestinità. M. non è semplicemente uno “straniero”, M. è clandestino e ha compiuto due traversate per poter respirare l’aria italiana. M. è stato su un barcone. M. è stato in un centro di permanenza temporanea. M. è stato scortato su un aereo ammanettato, i lacci da idraulico ai polsi. M. non si è scoraggiato ed è tornato, si è nascosto, ha attraversato come un fantasma le strade di Genova, vivendo in silenzio, cercando di non farsi notare. M. non ha fatto nulla di male e si è innamorato, ma anche l’amore, per un clandestino, è un lusso che non concesso.

Ernesta Argira racconta la sua storia con grazia e una certa emozione. In nessun momento concede spazio all’autocommiserazione o a un compiaciuto sentimento di eroismo (che sarebbe fra l’altro giustificato) ma condivide con estrema semplicità un pezzo di strada. Il dramma dei migranti, trattati nel dibattito mediatico quotidiano come un’entità astratta, s’incarna in un volto, una storia fatta di madri che ricordano così da vicino le nostre,  aspirazioni e desideri che, almeno una volta nella vita tutti quanti abbiamo provato, sentimenti che rappresentano il nucleo fondante dell’essere umano. Il potere dello straniamento porta il pubblico alla presa di coscienza dell’assurdità di dinamiche delle quali, inconsapevolmente, siamo quotidianamente testimoni. La negazione dei sentimenti, l’impossibilità “per legge” di vivere con naturalezza una storia d’amore, costantemente messa alla prova, costantemente messa in discussione dallo “sguardo” della comunità, rappresenta un tema di stringente attualità, un racconto collettivo il cui finale è ancora da scrivere. I sorrisi che accompagnano l’intera performance sono sorrisi ricchi di consapevolezza, carichi di un vissuto che non ne diminuisce l’intensità, ma che lascia sempre un leggero velo di serietà nello sguardo.

Gli applausi non tardano ad arrivare a fine spettacolo, si spezza per la terza volta nel corso della serata la finzione scenica, il pubblico si ferma per augurare a Ernesta il meglio, quasi potesse essere un buon auspicio e un augurio per tutto il nostro paese.

Kitchen Stories #1: Tutto l’amore è clandestino di Barbara Alesse ed Ernesta Argira, finalista al premio Scenario 2015.

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