Teatro

Kilowatt, il teatro e la pazienza di resistere

10 Luglio 2021

Pronti a ricaricare le pile? E’ in arrivo Kilowatt, dal 16 al 24 luglio il festival teatrale dal cuore dell’Italia che da diciannove anni cerca le novità di chi compie ricerca, artisti in solitario o in compagnia maggiormente sensibili alle tematiche della contemporaneità, mantenendo allo stesso tempo un rapporto stretto e culturalmente attivo con la comunità dei cittadini. Accade a Sansepolcro gioiello di borgo medioevale, che diede tra l’altro i natali al grande Piero Della Francesca: di questo pittore si può tra l’altro ammirare presso il Museo Civico una splendida tavola de “La Resurrezione”. Il dipinto particolarmente prezioso impressionò moltissimo Edgar Degas che ne trasse ispirazione per il suo “Semiramide alla costruzione di Babilonia” (si può vedere al Museo d’Orsay di Parigi) e le “Giovani Spartane” (alla National Gallery di Londra). Lo scrittore visionario inglese Aldous Huxley ne aveva così tanta ammirazione che lo definì “la più bella pittura del mondo”. E sembrerà incredibile, ma queste parole, durante l’ultima guerra, ricordate dal capitano inglese Anthony Clarke, salvarono Sansepolcro dal cannoneggiamento da parte degli alleati. In realtà sarebbe stato anche un fuoco inutile in quanto i militari tedeschi che occupavano il paese avevano già lasciato le loro postazioni. Non senza aver compiuto l’ennesima inutile devastazione distruggendo, nella notte tra il 30 e il 31 luglio 1944, l’antica torre di Berta nella piazza al centro della città toscana e simbolo storico della collettività. Uno sfregio insomma a una collettività comunque fiera e democratica che tra i suoi concittadini annovera anche chi in casa sua nascose ebrei ricercati dalle leggi razziali, come il sacerdote Duilio Mengozzi. Storie di un’altra Italia che è bene non scordare e di cui si dovrebbe coltivare il ricordo per capire chi siamo e da dove veniamo. Linea di condotta a cui questo festival allestito dall’associazione CapoTrave con la direzione artistica di Lucia Franchi e Luca Ricci è rimasta costantemente fedele.

Ancora più in questa edizione battezzata singolarmente con il titolo di “Questa fervida pazienza”. Dove la “pazienza” è quelladi artisti, tecnici, organizzatori, amministrativi, addetti alla comunicazione, volontari e anche spettatori, che hanno tenuto vivo il teatro, proprio quando sembrava impossibile. Franchi e Ricci dicono che “pazientare è resistere e la resistenza è un atto di speranza”. Necessario come quello del ricordare entrando nel merito di quanto accade attorno. Così lo esplicitano meglio in una dichiarazione quasi programmatica: “Come e più di sempre questa edizione _ affermano infatti i due direttori artistici _entra con decisione sui nodi sociali del nostro tempo: dalla riflessione sulla parità di genere all’immaginario coloniale proiettato sulle minoranze, dal conflitto tra le differenti possibilità a disposizione delle diverse generazioni, alle forme di tutela della salute pubblica e individuale, fino ad arrivare al ricordo di due anniversari storici, uno ventennale, l’altro trentennale, che sono stati eventi separatori nella memoria collettiva del nostro Paese. Come sempre, tutto questo è decisamente orientato verso le estetiche e i linguaggi del contemporaneo, che senza essere escludenti o autori feriti, vogliamo invece che si aprano a un possibile e necessario dialogo tra diversi”.

La coppia teatrale formata da Spiro Scimone e Francesco Sframeli ripropongono a Kilowatt il loro acclamato “Il cortile” (foto di Marco Caselli Nirmal)

Quanto accadde venti anni fa è una ferita che resta aperta nella storia del Paese: fu la bassa macelleria compiuta a Genova in occasione del G8, una selvaggia repressione poliziesca contro chi contestava quel meeting e che culminò con l’omicidio di Carlo Giuliani e il pestaggio sistematico di giovani dentro la scuola Diaz. Dieci anni prima nelle coste pugliesi avvenne invece lo sbarco di centinaia e centinaia di albanesi in fuga. L’accoglienza e lo scatto di solidarietà spontaneo delle popolazioni, ma anche il fermentare ed esplodere successivo di atti di razzismo e intolleranza.

Ecco perciò che Kilowatt lascia un segno per riflettere e non dimenticare. Esattamente nel giorno e nell’ora in cui muore Carlo Giuliani venti anni dopo, il 20 luglio andrà in scena “GiOtto _ studio per una tragedia” di e con Giuseppe Provinzano con il quale il racconto di quei dannati giorni assume le forme di una tragedia classica. E si intitola invece “Non abbiate paura-Grand Hotel Albania” (anteprima il giorno d’apertura, il 16), testo scritto da Francesco Niccolini con Luigi d’Elia che racconta lo sbarco degli albanesi a Brindisi avvenuto nel 1991 e la straordinaria accoglienza tributata loro da quella città.

I due eventi fanno parte del corposo programma di spettacoli di Kilowatt che questo anno mette insieme una sessantina di appuntamenti tra teatro, danza e musica con la presenza di duecento artisti. Per il teatro attesi tra gli altri: Babel Crew, Bronzino-Fassone-Sinisi, Andrea Cosentino, Dimitri/Canessa, Frigo Produzioni, Renda-Cordella, Giuliano Scarpinato, Unterwasser, Francesca Sarteanesi, Sotteraneo, Teatro Artigianale… Di forte interesse anche i lavori proposti per la danza che vedono la presenza di protagonisti come Enzo Cosimi accanto al bravo Nicola Galli. E poi ancora: Alessandro Carboni, Daniele Ninnarello, Panzetti Ticconi, Collettivo Munerude. Buona anche la rappresentanza internazionale. In arrivo artisti provenienti da Olanda, Francia, Belgio, Austria, Germania ed Estonia. Sono:Lois Alexander, Eric Arnal-Burtschy, Luke Casserly & Shanna May Breen, Linda Hayford, Marleen Scholten, Arno Schuitemaker, Gurshad Shaheman, Marion Siéfert, Sööt/Zeyringer.

“A +A_ Storia di una prima volta” affrontare di Giuliano Scarpinato affronta il tema dei primi amori adolescenziali

Padrini d’eccezione di questa edizione la coppia teatrale formata da Spiro Scimone e Francesco Sframeli che il 16 metteranno in scena “Il Cortile” loro straordinario atto teatrale che nel 2004 valse loro il Premio Ubu come miglior testo italiano, mentre l’indomani presenteranno “Bella Festa” esito scenico del loro laboratorio condotto proprio a Sansepolcro con attrici e attori professionisti. Al loro lavoro è dedicato l’incontro pubblico “Il teatro è ventre di madre” che il 16 e 17 vede la partecipazione anche di studiosi e dei due artisti per fare il punto sul teatro artigianale.

Veniamo al cartellone teatrale. Si apre con “Eclissi” (in prima nazionale, tutti i giorni sino al 24) con Alessandro Sesti, scrittore, Debora Contini, musicista e Nicola Fumo Frateggiani, compositore. La performance è per uno spettatore alla volta e affronta il tema dell’Alzheimer. Il 17 Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich presentano “Arturo” spettacolo giunto quest’anno tra i finalisti a Inbox e vincitore del Premio Scenario infanzia 2020: affronta il tema della perdita del padre. Un monologo sulla vita di coppia è tenuto da un’attrice come Francesca Sarteanesi in “Sergio” (il 18 luglio). I primi passi nel mondo del sesso da parte di due adolescenti è il tema di “A+A -Storia di una prima volta” di Giuliano Scarpinato (20 luglio).

La terribile strage di Isla Vista compiuta da un giovane studente, Elliot Rodger, è al centro de “La rivolta dei brutti” di e con Filippo Renda diretto da Stefano Cordella (22 luglio). E’ invece una performance immersiva e interattiva per una decina di spettatori per volta, “Architettura della disobbedienza”( in prima nazionale 23 luglio), di Francesco Fassone, scritta da Fabrizio Sinisi e diretta da Emiliano Bronzino, che indaga “il concetto di inconscio collettivo della città e si interroga sulle discrepanze tra l’immagine istituzionale e mediatica dello spazio urbano e la percezione soggettiva che ne hanno gli abitanti”.

Una scena da “Architettura della Disobbedienza” di Francesco Fassone, Fabrizio Sinisi e diretto da Emiliano Bronzino

Nella stessa giornata il gruppo Sotterraneo presenta “Atlante linguistico della Pangea”, spettacolo dedicato alla biodiversità culturale nato su una ricerca sulle parole intraducibili. A ruota va in scena “Gianluca” di e con Daniele Turconi e con Gianluca Tosi analizza la vita e le opere di un trentenne milanese. Sempre nella stessa giornata verrà rappresentato “L’amore nel cuore” dell’inglese di culto Charyl Churchill, regia di Lisa Ferlazzo a cura della Casa d’argilla. Chiude “Fare Folk” di Andrea Cosentino che rivisita una tradizionale festa di paese tra teatro, musica e cabaret. Dal teatro al videogioco. Il collettivo mostra “Shakespeare Showdown-With a Kiss I die”, progetto nato e sviluppato dentro le Residenze Digitali, per uno spettatore alla volta.

Daniele Ninnarello è il primo coreografo del settore danza del festival ad aprire con “Pastorale” (16 luglio). Seguono il 17 Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi con “Ara!Ara!”. Il 18 è la volta di Nicola Galli con la performance “Il mondo altrove: un dialogo gestuale” e lo spettacolo “Il mondo altrove” ispirato ai rituali indigeni dell’America del Sud, al No giapponese e alla musica di Giacinto Scelsi. Stessa serata prima nazionale di Francesco Marilungo in “Party Girl”. Il 19 Enzo Cosimi presenta il suo “Coefore Rock&Roll-theatrical version” rivisitazione del testo di Eschilo con la musica live di Lady Maru. Il 20 e il 21 spazio alle diverse performance di Alessandro Carboni in “Context”.

Un’immagine dalla coreografia di Enzo Cosimi “Coefore rock” (foto di Piero Tauro)

L’ospitalità con gli stranieri si apre il 17 con “Root” (17 luglio) degli irlandesi Shanna May Breen e Luke Casserly, sulle relazioni tra mondo umano e vegetale. Stessa giornata di scena la performer francese Marion Siéfert in “Le Grand Sommeil” sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Linda Hayford presenta “Processing” (18) mentre il 19 il franco iraniano Gurshad Shaheman presenta “Pourama Pourama _Touch Me” e “Pourama Pourama -Taste me”. Il coreografo Eric Arnal Burtschy mostra il suo “Why We Fight” (24). Tre spettacoli dall‘Olanda: “Neptune” spettacolo femminista della coreografa americana Lois Alexander (19), “La codista” di Marleen Scholten sul tema dell’attesa (20), “If you could see me now” del coreografo Arno Schuitemaker (20). Il 21 infine Soot Zeyringer che presenta un incontro di comunità con il suo “Connecting”.

Una delle particolarità di Kilowatt è quella della selezione dei Visionari. Il gruppo di spettatori dell’Alta Valtiberina dopo aver visionato oltre duecento proposte di teatro o danza ne seleziona nove che vengono poi presentate al festival. Eccole: il 21 è la volta di Unterwasser con “Untold” viaggio nel teatro delle ombre, segue “Togliatti mon amour” di Carlotta Piraino, “Your body is a battleground” di Adriano Bolognino, coreografia che indaga il ruolo della donna nella società contemporanea. Il 22 si apre con “Bisbigliata creatura” di Mariella Celia e Cisia Sità coreografia sulla percezione materiale del corpo sensibile; “Eroicamente Scivolato”di e con Filippo Capparella, regia di Omar Giorgio Makhloufi, “Supersocrates” del teatro Elettrodomestico di e con Eleonora Spezi e Matteo Salinbeni. Il 23 la compagnia Dimitri/Canessa in “Ad esempio questo cielo” dedicato a Raymond Carver. Seguirà “Granito” spettacolo di danza del collettivo Munerude. Si chiude con “Vomito” di Lorenzo Terenzi.

Una scena da “Supersocrates” del teatro Elettrodomesticodi e con Eleonora Spezi e Matteo Salinbeni

Kilowatt oltre allo spettacolo è anche riflessione e discussione. Il 18 luglio in collaborazione con Anghiari dance Hub si terrà il convegno “Next Generation Dance”. Interverranno tra gli altri Marinella Guatterini, Enzo Cosimi, Anna Cremonini, Gerarda Ventura, Domenico Garofalo... Dal 20 al 22 si riflette sul concetto di pandemia in “Beyond the Pandemic: the new concept of Participation”. Non mancheranno i dopo festival con i live musicali. Kilowatt si terrà nelle piazze del borgo e nei tradizionali spazi della Misericordia, Auditorium e Chiostro Santa Chiara, Giardini di Piero, Piazza dei Beni comuni, Teatro Dante. Ma la discussione è una bella abitudine che a Kilowatt inizia sin dal primo mattino quando, Visionari, critici, artisti, spettatori qualunque partecipano alla discussione fiume. Si parla degli spettacoli visti il giorno prima. Si fanno le bucce, come è giusto che sia, a teatranti e autori. Si pongono domande, si danno risposte. Un sano esercizio di cittadinanza attiva a cui non si è più abituati.

La mattina a Kilowatt, il momento dell’incontro e la discussione tra artisti, Visionari, critici e spettatori (foto di Elisa Nocentini)
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