Teatro
Kepler 452, teatranti sulla nave che salva i migranti
BOLOGNA _ Teatri per una nuova agorà. E’ qui che si esercita la democrazia: con conoscenza, confronto e denuncia. Non sono molti, di questi tempi, ad avere la forza e il coraggio di agire in uno spazio che dovrebbe essere di tutti. Chi lo fa è gente resistente, con la schiena dritta come i Kepler 452, lucido e combattivo ensemble bolognese che si è dato il nome di una stella della costellazione del Cigno. Dopo aver realizzato nel 2024 “Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto”, racconto teatrale della lotta degli operai del Collettivo di fabbrica GKN e due anni prima “Album”, studio sul rapporto tra memoria, Alzheimer e catastrofi ambientali, frutto delle esperienze dirette della compagnia nei giorni dell’alluvione che mise in ginocchio due anni fa l’Emilia-Romagna, ha ora affrontato con identico rigore uno dei drammi più dolorosi dei nostri giorni: la tratta dei migranti nel Mediterraneo Centrale. Con trentamila morti, negli ultimi dieci anni, è la più letale al mondo. Per i Kepler soprattutto “un grande rimosso collettivo” della civiltà europea. Così mostra l’indagine senza veli, quasi in presa diretta di “A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale” , la nuova opera nata in collaborazione con Sea-Watch ed “Emergency”, prodotta da Ert, Teatro Nazionale di Emilia Romagna (in collaborazione con Metastasio di Prato, CSS di Udine, Théatre des 13 Vents Montpellier), presentata questi giorni in prima nazionale all’Arena del Sole di Bologna, sold out per diverse sere di seguito.
Reportage piuttosto teatrale che giornalistico – ma di quello ne mutua modalità e tempistica- è in grado di superare il genere del documentario costruendo qualcosa di inedito sul fronte della scena. Aggiornando in modo contemporaneo il metodo brechtiano (e molto ricorda il teatro di Milo Rau e in parte quello della regista brasiliana Christiane Jatahy, Leone d’Oro Biennale 2022) la compagnia Kepler 452 mette in parallelo informazione e spettacolarità, alternando le fasi di straniamento a quelle più intime e coinvolgenti del ricordo personale. Mette assieme lucida analisi e rabbia, cronaca di eventi drammatici e denuncia politica che va oltre la stretta emergenza dei flussi migratori per investire di interrogativi chi esercita il potere nella nostra Europa. E non intende ancora affrontare alla radice le disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri che l’emergenza climatica sta rendendo sempre più gravi, con il rischio di provocare possibili futuri tsunami sociali.
“A Place of safety” , che curiosamente significa “Luogo sicuro” con cui vengono indicati i porti dove approdare dopo un salvataggio in mare, è soprattutto testimonianza in presa diretta con coinvolgimenti emotivi e passionali, ma soprattutto racconto scrupolosamente analitico e politico di quello che rappresenta oggi il tema della immigrazione. Utilizzato spesso e volentieri in maniera strumentale per eccitare masse deluse e impoverite, alle quali l’altro (lo straniero ) viene additato come nemico. Non importa se in fuga da guerre e carestie, o solo in cerca di nuove opportunità di vita e lavoro. Tema da usare per distogliere l’attenzione da problemi quotidiani -casa, lavoro, sanità- e identificare il nuovo nemico. Nascono e si sviluppano così i movimenti sovranisti, neonazisti e nazionalisti, come Afd in Germania, che chiedono a gran voce la “Re-migrazione”, sponsorizzati anche da gente di potere senza dignità morale come Musk. E’ un mondo che va in malora, senza più i valori della solidarietà che sacrifica in decine di tragedie, diverse sconosciute e silenziose, la vita di migliaia di migranti.
Sono loro al centro di “A Place of safety”: uomini, donne e bambini salvati in mare. Quasi sempre da navi ong governate da equipaggi di volontari di tutto il mondo, spesso oggetto di ostacoli e persecuzioni giudiziarie volute proprio da quella Europa che si autoproclama terra dei diritti, ma, dietro le belle parole, è sinistramente colpevole del naufragio di persone finite in fondo al mare come i loro sogni di riscatto e rinascita.
Seguendo una originale metodologia di lavoro – che privilegia la conoscenza diretta dei luoghi e delle persone – Kepler 452 è partito da una residenza nell’isola di Lampedusa per salpare poi dal porto di Messina a bordo della nave Sea Watch 5, soccorrendo nell’arco di cinque settimane 156 persone, sbarcate poi nel porto di La Spezia, definito appunto “A Place of safety”. E’ lì che i due autori dello spettacolo e fondatori della compagnia, Nicola Borghesi ed Enrico Baraldi, incontrano i componenti della ciurma, parte dei quali finirà per indossare in modo preciso anche l’abito di attore nell’allestimento bolognese.
Uomini e teatranti assieme nel centro del Mediterraneo. Cinque settimane di vita comune in cui si stratificano emozioni, angosce, inquietudini. Cuori che battono e occhi che vedono in diretta cioè che succede in quello specchio di mare color cobalto registrando “le infamie che accadono” e che spesso e volentieri non si vogliono vedere. Drammi e ingiustizie che lasciano cicatrici in chi, fugge dal proprio Paese in guerra o per fame e poi dalla Libia, dove finisce taglieggiato dai trafficanti, subendo torture, violenze fisiche e morali, rinchiuso dentro lager in virtù di accordi, come quelli presi con il governo italiano: lo stesso che non tante settimane fa ha liberato quel tale Al-Masri, generale libico inseguito da mandato di cattura europeo perché responsabile di numerosi crimini contro i migranti. Liberato dal carcere è stato accompagnato in Libia a tempo di record, tenendo probabilmente così coperte eventuali linee d’ombra e complicità che legano torturatori e governanti delle diverse sponde del Mediterraneo.
Un mare dove gli equipaggi di navi come quella di Sea Watch si dannano per salvare vite. Sono uomini e donne che hanno incarichi e responsabilità differenti, diventati testimoni di eventi anche tragici che lasciano segni profondi nelle esistenze.
Arrivati in prima linea seguendo i più differenti percorsi ma spinti soprattutto dalla solidarietà: nello spettacolo, uno dopo l’altro rivelano le loro motivazioni. C’è Floriana Pati, infermiera specializzata, l’elettricista Josè Ricardo Peña nato in Texas da genitori messicani, Flavio Cattano sommergibilista della Marina militare in pensione e volontario di Emergency, Giorgia Linardi, studiosa di diritto umanitario e portavoce di Sea Watch. Il regista e attore Nicola Borghesi che ha tenuto per un quotidiano un diario di bordo della missione. E Miguel Duarte, fisico portoghese, già componente dell’equipaggio della nave “Iuventa”: con loro ha rischiato venti anni di prigione accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da parte del governo italiano. E’ forse la sua testimonianza, quella che più crudamente evoca i turbamenti e i conflitti che scuotono questo drappello di soccorritori.
Qual’è il significato delle loro azioni? Cosa accade se non riescono a salvare quelle vite alla deriva nelle tempeste? Quando, a chi sta per colare a picco, si risponde al telefono che deve chiamare Malta perchè così vuole la procedura?
La scenografia riproduce la tolda di una nave: il ponte, dove in un angolo sta ammassata una montagna di salvagenti arancioni, le porte di ferro per le cabine e uno schermo che rimanda lo specchio scuro del mare dove vengono proiettati spezzoni video. C’è il terribile rosario dei racconti di stupri, decine e decine di donne violate sulla via della speranza, una madre che chiede di salvare il proprio figlio, il corpo di una donna rinchiuso in una sacca di plastica nera. E poi le richieste di aiuto, tantissime, a cui è impossibile rispondere (anche l’altro giorno proprio la nave ong tedesca Sea Watch ha salvato ancora 32 migranti allo stremo che si erano rifugiati in una piattaforma petrolifera in acque internazionali… ).
L’epilogo è una festa improvvisata che coinvolge come una liberazione tutti, migranti e volontari, mentre si avvicina al porto de La Spezia, “A Place of safety” e l’ultimo messaggio di saluto al megafono. Soccorso terminato.
“Ma quale luogo è sicuro? Se l’Europa è il posto che permette che le persone muoiano in mare nella traversata, è davvero un luogo sicuro?” così s’interroga Borghesi. “C’è un posto sicuro per noi dove non siamo né vittime né carnefici all’interno di una dialettica continua tra desiderio di salvare gli altri e desiderio di essere al sicuro? In realtà proprio quella nave è diventata uno dei pochi posti sicuri che abbiamo frequentato”.
Ed è ancora da quella nave che si può guardare con attenzione verso l’Europa per capire come intenda muoversi nel prossimo futuro. L’immigrazione infatti è una parte importante del problema.
L’economista francese Thomas Piketty autore de “Il Capitale nel XXI secolo” (edito da Bompiani) in un articolo apparso sulla sua rubrica del quotidiano “Le Monde” , l’8 novembre del 2022 punta il dito sulla impellente necessità di redistribuire la ricchezza.
Fatti e cifre sono inconfutabili. “Come ha dimostrato il Rapporto sulla disuguaglianza globale 2022, lo 0,1% più ricco della popolazione mondiale possiede oggi da solo circa 80 mila miliardi di euro in attività finanziarie e immobiliari, pari a oltre il 19% della ricchezza globale (equivalente a un anno di PIL mondiale). Il 10% più ricco detiene il 77% del totale, contro appena il 2% del 50% più povero. In Europa, che le élite economiche amano presentare come un paradiso di uguaglianza, il 10% più ricco detiene il 61% della ricchezza totale, contro il 4% del 50% più povero”.
Così afferma Thomas Piketty: “una parte sostanziale delle entrate dei Paesi più ricchi deve essere versata direttamente ai Paesi più poveri, in proporzione alla loro popolazione e alla loro esposizione al cambiamento climatico. I Paesi del Sud non possono più aspettare ogni anno che il Nord si degni di onorare i propri impegni. È ora di pensare al prossimo mondo, altrimenti si trasformerà in un incubo.”
“A Place of safety-Viaggio nel Mediterraneo centrale”. Ideazione Kepler 452. Regia e drammaturgia di Enrico Baraldi e Nicola Borghesi.
In scena Nicola Borghesi, Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña. Scene e costumi Alberto Favretto; disegno luci Maria Domènech; consulente per il movimento, Marta Ciappina; progetto video Enrico Baraldi. Lo spettacolo è in italiano, portoghese e spagnolo con sovratitoli in italiano e inglese.
Prossime date: novembre 2025: Festival biennale del Mediterraneo di Montpellier. 2 dicembre al Teatro Palamostre di Udine. Dal 4 al 7 dicembre Teatro Metastasio di Prato.
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