Teatro
In teatro gli attori “esplodono” ma il tempo non si fa manipolare
Al Piccolo Bellini di Napoli, costruito da Emanuele Valenti su un testo di Gabriel Calderòn, uno spettacolo di vivace comicità e di grande profondità politica e filosofica.
Napoli. Il fatto che la memoria sia selettiva e non trattenga tutto non necessariamente è un dato negativo, anzi talvolta questa qualità della memoria ci salva la vita e rende sopportabile il confronto con le concretissime realtà del male, della violenza, del dolore. E ancora: il tempo non si può recuperare, riattraversare e non è manipolabile, né al passato né al futuro, si può solo coprire il passato con la spessa (talvolta rassicurante) coltre dell’oblio, oppure provare a divinare il futuro scrutando con attenzione il presente, ma – di nuovo – non è affatto detto che sarebbe cosa buona poterlo conoscere interamente. Concepirle così queste cose, dirle e scriverle così, con questa essenzialità brutale (e forse un po’ banale), è semplice, eppure basterebbe metterle in un minimo contesto interrogativo ed ecco che, immediatamente, ci si troverebbe ad affrontare enormi praterie di questioni e speculazioni scientifiche e filosofiche, tuttora aperte e spesso irrisolte e irrisolvibili. È su questo crinale di senso che si pone e si dispiega “Ex-esplodano gli attori”, l’interessante spettacolo costruito e diretto da Emanuele Valenti e realizzato a partire dal testo del giovane drammaturgo uruguaiano Gabriel Calderòn (tradotto da Teresa Villa), in scena al Piccolo Bellini di Napoli dal 30 gennaio al 9 febbraio. In scena c’è la vicenda di una famiglia che la violenza di una feroce dittatura militare ha interrotto con la morte e la paura. Ci sono: Ana (Lisa Imperatore), la giovane che vuol capire la storia della sua famiglia, riallacciarne i fili affettivi interrotti e spezzati, convincere tutti, vivi e morti, a partecipare a un impossibile pranzo di Natale, Graziella (Monica Demuru), madre e moglie non più mansueta, generosa e paziente ma liberata, impulsiva e sboccata, il nonno (Lello Serao) anche lui per nulla propenso a stucchevoli affettuosità e poi stolido di (salvifica) vecchiaia, Julia, (Daniela Piperno) madre e suocera alcolista e dotata di umorismo incrollabile e tagliente, Tadeus (Marcello Manzella) fidanzato innamorato di Ana, pronto a tutto per farla felice e scienziato tanto giovane ed entusiasta quanto privo di sufficiente sapienza nel maneggiare le questioni e le implicazioni del tempo, Jorge (Christian Giroso), marito di Graziella e padre di Ana, fatto fuori dalla dittatura e infine Josè, l’altro fratello anche lui ucciso e fatto sparire dentro un pozzo (lo stesso Valenti che, oltre a realizzare tale personaggio, si aggira fuori e dentro la scena a spiegare senso politico e contesto di quanto va accadendo e interloquire filosoficamente col pubblico. La vicenda della brutale dittatura militare uruguaiana resta chiara sullo sfondo, mentre non appaiono altrettanto chiari i fatti luttuosi che hanno colpito quella famiglia. Al centro si pone l’attività di “una macchina del tempo”, attivata da Tadeus per amore di Ana. Una macchina improbabile e fantastica che sfrutta la fisica quantistica e riesce a riportare in vita chi non c’è più, seppure con qualche prevedibile “disfunzionalità” a rendere difficile e sostanzialmente impossibile quell’incrocio di tempi e quell’incontrarsi, riconoscersi, poter autenticamente comunicare e raccontarsi post mortem. Non si torna indietro insomma e il nastro della vita e della storia non si riavvolge. Il passato va compreso, ma deve restare passato e non ripresentarsi ad avvelenare il presente in cui si tenta di costruire e vivere positivamente (e in questo tentativo appare chiaro il riferimento al magistero morale e politico del presidente Pepe Mujica). C’è tantissima carne concettuale al fuoco di questo lavoro insomma, forse troppa: il regista riconosce la ricchezza, la complessità e la profondità (culturale, filosofica, politica, psicologica) del testo, prova a restituirla con percepibile passione ma non realizza una forma abbastanza capiente e gestisce il tutto sottoponendo lo spettacolo a un ritmo molto sostenuto, assai più che brioso. Un ritmo che non favorisce un’equilibrata formalizzazione e nemmeno una comprensione attiva del pubblico, ma garantisce e sostiene una comicità autentica e non banale.
Ex – esplodano gli attori, Napoli Teatro Bellini, dal 30 gennaio al 5 febbraio 2025.
Di Gabriel Calderón, traduzione di Teresa Vila, regia di Emanuele Valenti. Con Monica Demuru, Christian Giroso, Lisa Imperatore, Marcello Manzella, Daniela Piperno, Lello Serao, Emanuele Valenti. Scene di Giuseppe Stellato, costumi di Daniela Salernitano, disegno luci di Massimo Galardini. Assistente alla regia Federica Sandrini, direttrice di produzione Hilenia De Falco. Un progetto realizzato dal Teatro Metastasio di Prato. Produzione: Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord, Fondazione Teatro di Napoli. Crediti fotografici di Luca De Pia
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