Teatro
In scena: “Frankenstein”, “Porcile”, “Giorni Felici” e altri da Firenze a Modena
FIRENZE _ Nella prima notte in assoluto, quella che sta all’origine del mondo, la compagna del poeta inglese Percy Shelley, Mary Wollonstoncraft Godwin, sogna il medico Frankenstein in giro nell’oscurità a cercare pezzi di corpo umano, scorie di cadaveri da cucire come in un puzzle dando inizio a vite non autorizzate. Sono “scenari di creazione, immaginazione mostruosa. La natura è in tumulto. Nei paesaggi estremi, raggelati, dolorosi, due figure si inseguono, cercando ripari”. Siamo dentro fino al collo del “Frankenstein (A love story)”, ultima fatica della compagnia dei Motus, in prima regionale il 28 febbraio alle 21 al Teatro Cantiere Florida di Firenze. Spettacolo simbolico del Materia Prima Festival a cura di Murmuris con contributi di Ministero, Regione e Comune che ogni anno mette insieme spettacoli pluripremiati e maestri della scena accanto a giovani emergenti in un calendario fatto di numerosi appuntamenti da seguire con attenzione (fino al 5 aprile).
“Frankenstein (a love story)” vede in scena, oltre a Silvia Calderoni e Alexia Sarantopoulou, il ritorno di Enrico Casagrande che assieme a Daniela Nicolò sono i fondatori della compagnia e firmano regia e idea del progetto, in collaborazione con Iliana Caleo. Sono entrambi i responsabili di un allestimento che addentrandosi in un mito letterario inossidabile come quello inventato e scritto da Mary Shelley, mettono sullo stesso livello i pensieri e le sensibilità della celebre Creatura voluta dal medico, la scrittrice e lo stesso scienziato. Al centro c’è “la solitudine radicale di un essere inascoltato, intoccabile, che non trova nessuno a cui parlare, che possa pronunciare il suo nome. È sui confini che i mostri proliferano. Sulla linea di confine di mondi diversi questo spettacolo prova a rimanere”.
Ha conquistato il premio di Inbox 2023, “Sid” e il protagonista, Alberto Boubakar Malanchino, ha vinto l’Ubu come miglior attore under 35 (di scena l’8 marzo). La regia è di Girolamo Lucania, il sound design di Ivan Bert e Max Magaldi. “Europeo di nascita, di origine algerina, non appartiene né all’Occidente né alla cultura Africana. È il futuro. Un futuro senza identità. Un presente senza futuro. Sid cerca l’identità, il suo palcoscenico è il mondo, la sua croisette i Social, la vita il suo film. Il suo pubblico il mondo. Gli outfit bianchi, come il lutto per la sua vita, scintillante perché griffata. Sid impacchetta le vite di scarto, incartandole in buste firmate. Il serial killer del futuro. La star”.
“Il grande vuoto” (di scena il 16 marzo) è l’ultimo lavoro firmato dalla giovane regista Fabiana Iacozzilli che si concentra in modo toccante su un caso di Alzheimer con Giusi Merli nel ruolo principale. “Quattro quadri raccontano il lento dissolversi di una famiglia: una coppia di anziani, una figlia e sua madre malata di Alzheimer, una badante, ciò che rimane in una casa della nostra esistenza, delle vite che finiscono lasciando solo vestiti, coppe, cartoline, calamite e fotografie pronte ad essere inscatolate e portate via per sempre”.
“Forse una città/Mirages” (il 21 marzo) presenta la performance multimediale sull’e variabili dell’abitare di collettivo AdA, fondato dalla visual artist e regista Laura Antonelli.
“De los muertos/I nostri morti” è una riflessione sui legami che intrecciano i vivi e i non più vivi a cura del Collettivo ZimmerFrei in un allestimento site specific (22 e 23 marzo). L’emergente Niccolò Fettarappa Sandri (5 aprile) in “Solo quando lavoro sono felice” mette in scena una parodia della soffocante presenza del lavoro nelle nostre vite.Sguardo aperto sulle produzioni più interessanti a livello nazionale ma anche attenzione ai progetti sul territorio. Da qui la partecipazione al festival della Compagnia di Sollicciano – laboratorio guidato da Elisa Taddei con attori detenuti, nato all’interno della casa circondariale di Firenze – con la proiezione del documentario “Essere o non essere, Amleto”(2 aprile). Andrea Macaluso, fondatore dello spazio culturale Il Lavoratorio, interpreterà la “Batracomiomachia” per parlare dell’oggi come solo i classici sanno fare, tra gli echi epici della grecità e il ritmo della traduzione in endecasillabi di Giacomo Leopardi (2 e 3 marzo). Da non perdere poi “Le case del malcontento”, produzione Murmuris / Atto Due dall’omonimo romanzo di Sacha Naspini – scrittore maremmano tradotto in 26 paesi e pubblicato in Italia da Edizioni E/O, qui anche nel ruolo di supervisore alla drammaturgia (26 e 27 marzo).
“Bunker Kiev” è un progetto speciale di Teatro della Toscana per sostenere la municipalità di Kiev, testo, idea e direzione artistica di Stefano Massini. Si alterneranno in più giorni gli interpreti: Filippo Lai, Giulia Weber, Lorenzo Carcasci e Lorenzo Antolini. Ambiente sonoro di Andrea Baggio. Il brano musicale finale è composto ed eseguito da Piero Pelù. Va in scena: il 28 febbraio, dal 4 al 6 marzo, 12 e 13, dal 18 al 20 marzo al teatro della Pergola di Firenze alle ore 18,45.
Stefano Massini “ha preso la parola per farci attraversare l’esperienza di cosa significhi sopravvivere a Kiev ancora sotto le bombe. Lo scrittore e raccontastorie fiorentino, unico autore italiano nella storia ad aver vinto un Tony Award, il premio Oscar del teatro americano, ha sentito l’urgenza di un lavoro che sia innanzitutto un potente atto politico. Ne è nata una “azione drammatica” rigorosamente riservata a sole 30 persone alla volta, che eccezionalmente vengono condotte nei sotterranei del Teatro della Pergola, fino a raggiungere uno spazio ristretto e semibuio, dove si alterneranno i diversi interpreti nel corso delle serate”.
A Modena nel Nuovo Teatro delle Passioni, dal 29 febbraio al 3 marzo (giovedì e sabato alle 19, venerdì alle 21 e domenica alle 18) si rappresenta il celebre testo di Samuel Beckett “Giorni Felici”, regia di Massimiliano Civica con Roberto Abbiati e Monica Demuru. Scene di Abbiati, costumi di Daniela Salernitano e luci di Gianni Staropoli.
In “Giorni Felici” una coppia vive immobile: “immersa nella sabbia: la donna è sepolta nel cumulo prima fino al busto e poi fino al collo, mentre il marito abita in una cavità del monticello sabbioso, alle spalle della moglie e quasi fuori dal suo campo visivo. Winnie non riesce più a muoversi, ma questa esistenza sembra starle bene: afferma infatti di continuo che quello che verrà sarà un altro giorno felice. Willie al contrario è ancora in grado di strisciare fuori dal suo buco per leggere il giornale o per masturbarsi, e al continuo chiacchiericcio di lei risponde a monosillabi”.
“La montagnola, per me _ afferma così Civica– non è una metafora, ma un “corrispettivo oggettivo” di uno stato dell’anima e di una sensazione in cui ci sentiamo immersi. Quante volte ci siamo ritrovati a dire: “Mi sento un peso sul petto che non mi fa respirare”, “mi sento come dentro ad una colata di cemento che mi blocca”, “con lui la vita è un tiro alla fune”, ecc.? Ecco che questo testo di Beckett “estroflette” all’esterno una condizione esistenziale, la traduce fisicamente per renderla evidente sulla scena: siamo tutti bloccati, incapaci di guardarci negli occhi, di avanzare verso l’altro, tutti alla ricerca disperata di un contatto che ci faccia sentire meno soli”. “Giorni Felici” sarà replicato il 5 marzo al Massaccio di San Giovanni Valdarno, il 6 al teatro Puccini di Altopascio, il 7 al teatro Amiata , Abbadia San Salvatore, l8 marzo teatro dei Concordi di Campiglia Marittima e dal 12 al 17 marzo al Piccolo di Milano.
“Porcile”di Pier Paolo Pasolini nell’allestimento frutto di una inedita collaborazione tra Arte e Salute, compagnia di casa in ERT con gli attori della storica compagnia guidati da Nanni Garella e il Balletto Civile, con le coreografie di Michela Lucenti. La regia è di Nanni Garella. Lo spettacolo è di scena all’Arena del Sole di Bologna dal 27 febbraio al 3 marzo (martedì, giovedì e venerdì alle 19, mercoledì e sabato alle 20,30).
“Porcile” è ambientato nell’estate 1967 in una cittadina tedesca vicino Bonn, Godesberg, dove gli strascichi del nazismo sono ancora evidenti. Qui abita una famiglia di ricchi industriali il cui figlio Julian vive nella completa apatia. La versione di Nanni Garella con Arte e Salute – oltre a dare risalto ad alcuni personaggi, come la figura della madre – concentra e amplifica sul piano drammaturgico l’inclinazione alla tragedia arcaica dello scrittore bolognese. Ispirandosi all’omonimo film di Pasolini del 1969, che vide l’attore Jean-Pierre Léaud nel ruolo di protagonista, Garella sceglie di dare più spazio al coro, che in “Porcile” appare soltanto alla fine per annunciare la morte improvvisa di Julian ed è costituito da un gruppo di contadini – tra cui immigrati italiani – che vivono e lavorano fuori dalla grande villa dei Klotz. Le vicende vengono così intervallate dalle parti corali e abitano una scena classica ed essenziale, costituita da tre uscite e un muro di luce, come era per la tragedia greca”.
In scena: Luca Bandiera, Nicola Berti, Enrico Caracciolo, Barbara Esposito, Simone Francia, Francesco Gabrielli, Pamela Giannasi, Filippo Montorsi, Mirco Nanni, Alessandro Pallecchi, Moreno Rimondi, Roberto Risi, Emanuela Serra, Giulia Spattini.
Restiamo ancora in terra emiliana per segnalare la prima assoluta il 2 marzo al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia e dal 5 al 10 marzo al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena del nuovo spettacolo di Emanuele Aldovrandi coprodotto da ERT “Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro”, testo e regia di Emanuele Aldovrandi con Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini, Silvia Valsesia.
“Dopo “L’Estinzione della razza umana”, spettacolo che racconta in chiave tragicomica ciò che si è vissuto nei due anni di pandemia, in questo nuovo lavoro Emanuele Aldrovandi si concentra sugli effetti della nostra modernità, sulla disinformazione e sul sistema profondamente disfunzionale instaurato dai social, prima accusati di creare distanze tra le persone e in pochi anni considerati invece l’unico modo per avere contatti fra individui.
Con lo stile tagliente e feroce che contraddistingue la sua scrittura, in “Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro”Aldrovandi affronta e analizza l’insano rapporto tra felicità e realizzazione, interrogandosi su che cosa sia la qualità artistica nell’epoca della post-verità”. Al centro della storia, una madre, interpretata da Serena Di Siena, e la sua ossessione per la realizzazione della figlia Emma, una bambina di soli sei anni: per riuscire a farla diventare un’artista di successo la madre, Marta, è disposta a tutto.
Lunga tournèe nazionale per lo spettacolo “Le Volpi” di Lucia Franchi e Luca Ricci con Antonella Attili, Giorgio Colangeli e Federica Ombrato. Regia e scene di Luca Ricci. E’ “la vera protagonista della vicenda, quale microcosmo in cui osservare le dinamiche di potere, che hanno sempre a che fare con i desideri e le ossessioni degli individui. Morbidamente, si scivola dentro un meccanismo autoassolutorio per cui è legittimo riservarsi qualche esiguo tornaconto personale, dopo essersi tanto impegnati nella gestione della cosa pubblica. La corruzione è proprio questo concedere a se stessi lo spazio di una impercettibile eccezione. Come scrive Leonardo Sciascia nel suo romanzo “Todo modo”: “i grandi guadagni fanno scomparire i grandi principi, e i piccoli fanno scomparire i piccoli fanatismi”.
Appuntamenti: il 1 marzo al Teatro Rossellini di Roma, il 2 a Radar di Monopoli, il 3 alla Cittadella degli Artisti di Molfetta; l’8 marzo al Costantino di Macomer, il 9 al San Bartolomeo di Meana Sardo, il 10 al Comunale di Sanluri. Si riprende il 14 marzo dalla Sala Abbiati di Verdello, il 15 a al Teatro delle Arti di Lastra a Signa, il 16 al Teatro Bramante di di Urbania, il 20 al Teatro Dovizi di Bibbiena, il 21 marzo al Teatro Manini di Narni, il 22 al teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve, il 23 al Roma di Castagneto Carducci e infine il 3 aprile al Rasi di Ravenna.
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