Teatro
In scena, dai “Teatri di Vetro” a Roma a Emma Dante a Modena
ROMA _ “Teatri di Vetro” diventa maggiorenne. Il Festival avamposto della scena di ricerca contemporanea nella Capitale, erede di passate stagioni, una volta ricche di artisti, idee e opere, compie diciotto anni. Diciotto anni sempre sulla breccia e sul filo di un lavoro difficile, condotto spesso in solitario, ma con coraggio e intelligenza dal Teatro Scaleno, diretto autorevolmente da Roberta Nicolai, teatrante di sensibilità rara e attenta a quanto di nuovo si muove sul terreno della sperimentazione dove gioca un ruolo fondamentale di produttrice, consigliera e animatrice instancabile. “Essere arrivati alla diciottesima edizione fa quasi paura -dice Nicolai– So che questo oggetto che conta gli anni non è fermo. Lo strano animale che si muove costringe ogni giorno a guardare indietro e lanciare il cuore in spazi di futuro”.
La rassegna che di consuetudine si tiene a dicembre -questa edizione è programmata dall’8 al 21 – è infatti frutto di un lavoro di ordito e rifinitura che dura tutto l’anno. Giorno più, giorno meno, in cui si provano i nuovi lavori, si approfondiscono i temi, si analizzano le forme e si discutono i contenuti. Il cartellone che arriva a questo appuntamento è così frutto di un’opera di cucitura e riflessione, pronta ad essere mostrata al pubblico, fatta propria e recepita. Disponibile per nuove avventure.
Fitto il cast di questa edizione con la presenza di tanti artisti, alcuni già conosciuti e affermati, altri al debutto o all’inizio della carriera. Eccoli: Operabianco, Alessandra Cristiani, Giselda Ranieri, Bartolini/Baronio, Fabritia D’Intino/ Federico Scettri, Gennaro Andrea Lauro, Elisabetta Lauro, Carlo Massari/C&C Company, Dehors/Audela, Silvia Gribaudi e Tereza Ondrová, Ilenia Romano, Lucia Guarino, TeatrInGestazione, Paola Bianchi, Irene Russolillo, Compagnia Teatro Akropolis, Simone Alessandrini, Riccardo Gola, Secondo Nome, Ivan Gasbarrini/Zona incerta, Emile saar.
Luoghi d’azione di “Teatri di Vetro” saranno nel consueto spazio del Teatro India, il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma e il Teatro del Lido a Ostia. In questi spazi si terranno spettacoli, performance, pratiche corporee, installazioni performative, sperimentazioni musicali, progetti di partecipazione.
“Teatri di Vetro” si articola in quattro sezioni: Trasmissioni, Composizioni, Oscillazioni ed Elettrosuoni. Questi settori si intendono come luoghi di lavoro in cui vengono attivate le pratiche creative con un’ottica “multidisciplinare e interdisciplinare”. Le Oscillazioni si configurano come “la meta”. Qui si “creano le condizioni per condividere e rendere viva la sfida della ricerca e mettere gli spettatori a contatto con il centro che realmente “muove” la scena”.
Per quanto riguarda le Composizioni l’8 dicembre al Teatro del Lido di Ostia è previsto il coinvolgimento diretto dei cittadini con la proposta di progetti di tipo partecipativo. Elettrosuoni con i suoi appuntamenti di musica elettronica e sperimentazioni di musica e video attraverserà tutti gli spazi, dall’inizio alla fine del festival. Infine, Oscillazioni, l’11 e il 13 al Quarticciolo e dal 16 al 21 al Teatro India dove verranno presentati i lavori in prima nazionale (Silvia Gribaudi, Operabianco, Alessandra Cristiani, Bartolini Baronio, Carlo Massari, Paola Bianchi e altri). In totale trenta spettacoli.
Questa edizione di “Teatri di Vetro”, spiega la direttrice artistica “affianca spettacoli di cui il festival ha seguito i processi creativi a nuclei di ricerca in una costellazione di possibili scenici. La programmazione risponde alla complessità dei linguaggi della contemporaneità e invita a interrogare e condividere con il pubblico i processi di creazione, le necessità interne che la scena svela e nasconde, la compresenza e le tensioni vive tra il discorso del teatro e il discorso del pensiero. Un’architettura progettuale resa tangibile dagli oggetti scenici che la compongono. Abitata dalle molteplici figure con cui l’individualità artistica si apre all’esterno da sé, altri artisti e contesti”.
Si parte quindi con Composizioni l’8 dicembre, dalle 17 al Teatro Lidio di Ostia. In programma: Elisabetta Lauro in “Circuiti”, percorso inserito in “Obey”, un progetto che si dirama in diverse sezioni e che indaga con le giovani danzatrici del Liceo Coreutico Giovanni Paolo II, la “dimensione del femminile e il concetto di disobbedienza a partire da un’idea di energia confinata e lineare per cercare varchi di apertura e zone di fuori fuoco”. Segue Gennaro Lauro con “Questo ballo è per voi” che si rivolge ai maschi tra i 15 e i 65 anni con domande come “Cos’è il maschile?”.
“Variazioni di spettro” del collettivo Secondo Nome predispone invece un confronto aperto sulle modalità di improvvisazione. Infine “Sonar” di Ivan Gasbarrini/Zona Incerta crea “un ambiente interattivo in cui movimento, suono e video si intrecciano e si confondono”.
Un focus sulla danzatrice e coreografa Alessandra Cristiani, autrice della “Trilogia – la questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C.Cahun, S.Moon” apre la sezione Oscillazioni l’11 dicembre al Quarticciolo con “Matrice da Ana Mendieta” che trae ispirazione sull’opera dell’artista cubana che ha lavorato su sradicamento e perdita delle radici attraverso Land e Body art. Il 13 Cristiani (stesso spazio) presenterà “Lingua de Claude Cahun” ispirata alla pioniera “di una sessualità fluida e di uno stile di vita rivoluzionario”. La Trilogia si chiude al Teatro India il 19 dicembre con “Caduta la neve di Sarah Moon” : al centro il percorso della celebre fotografa che ha “indagato la bellezza e lo scorrere del tempo con un linguaggio proprio e inconfondibile”. A chiudere questo processo creativo il 21 al Teatro India Alessandra Cristiani tiene “Diario performativo” in collaborazione con Alberto Cani e Samantha Marenzi. L’artista in questo incontro “esplora il linguaggio d’arte come mezzo espressivo, al centro dell’indagine il ritornare o il ripartire dalla radice corporea come causa generante di nuove visioni”. Il 16 dicembre al Teatro India va in scena Operabianco con “Trickster”, coreografia che trae spunto da “The Playhouse” di Buster Keaton e dall’arte di Francis Bacon. Qui: “pixel, scariche elettriche, immagini effimere del web e del cinema, diventano carne, peso, muscoli, acrobazia, respiro”.
“Ice Cream” è invece un duo tra danza e voce di Giselda Ranieri sul binomio riso/pianto. “Un’indagine sul ridere, sul piangere e sull’instabilità degli stati corporei, emotivi e sonori legati a e compresi tra questi due apici”. Si prosegue con “Una rinascita: appunti su Forough Farrokhzad” della compagnia Bartolini Baronio che sulla scena propone un incontro con la poetessa iraniana Farrokhzad. “La condizione di spaesamento, l’esilio, esistenziale e reale, causato dalla violenza di condizionamenti sociali ed economici, familiari e culturali, religiosi e di genere, risuona nelle opere e nella storia di ribellione e di ricerca di libertà di Forough”.
Chiude Federico Scettri con “Tools” un “all-in ironico e contraddittorio di field recording, groove, incursioni televisive e interferenze pubblicitarie”. “Medusa” di Fabritia D’Intino e Federico Scettri apre la giornata del 17 dicembre sul “possibile stato di invisibilità di un corpo”. Ilenia Romano invece debutta con “Strings” dedicato al rapporto “assonanza-dissonanza-risonanza tra movimento e musica”. Stefano Scodanibbio in “Voyage that never ends” con le musiche dal vivo di Giacomo Piermatti “crea tra corpo e musica un legame che viaggia per echi di mondi reali e immaginari”.
“Μονας (monàs)” di Teatringestazione è invece un’opera ibrida tra installazione partecipata, autopoiesi coreografica e live cinema. Teatringestazione torna anche l’indomani con “Variante B Not Found” (studio) in cui espongono il dispositivo scenico dello spettacolo.
Si chiude con “Sfondi/Wallpepares- primo studio” di Dehors Audela che elabora un ambiente visivo abitato da coppe e carte da parati. La sera successiva con “Deteriorate” Dehors Audela partendo dall’archivio fotografico di Totò Musolino narra “storie inventate attraverso fotografie deteriorate da corrosioni che escludono alcuni elementi interrogando l’ordine degli oggetti all’interno dell’immagine”.
Il 18 dicembre debutta anche “Pinocch.Io” di Lucia Guarino “una personale messa a fuoco sulla fragilità e sull’ambiguità dell’esser-ci, ora-adesso, come esseri umani e viventi”.
Chiude la serata la proiezione di “Carmelo Bene” film di Clemente Tafuri di Teatro Akropolis per il ciclo “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro”. Il film racconta Carmelo Bene, una delle figure più controverse del nostro Novecento teatrale.
Il 19 dicembre spazio a “ZugZwang” di Elisabetta e Gennaro Andrea Lauro, un fratello e una sorella che si ritrovano “come pedine all’interno di una scacchiera simbolica, cui sono racchiuse tutte le loro possibilità di movimento e di relazione. Ad ogni casa corrisponde un mondo, un enigma da attraversare e decifrare”.
“Insectum in Rome” coreografia di Silvia Gribaudi e Tereza Ondrova nasce dalla ricerca della fotografa Elisabetta Zavoli e la violinista Sara Micheletto: “le due artiste hanno creato immagini e suoni per riavvicinare le persone ai temi ambientali e spostare il punto di vista antropocentrico dell’esistenza. In Insectum lo studio si fonda sulla visione del mondo dal punto di vista dell’insetto”. Il 20 dicembre Irene Russolillo presenta in apertura di serata “Fàtico”, progetto coreografico e musicale in cui il canto e la danza battono il tempo di tre orazioni.
Grande attesa per la coreografa e danzatrice Paola Bianchi che debutta con “Voice over”, coreografia con nove danzatrici in scena, che nasce dalla trasmissione via audio della descrizione di alcune posture presenti nel solo di danza “(…) KZ” e dal passaggio istantaneo e diretto dalla parola al corpo. “Memoria collettiva, trasmissibilità e intrasmissibilità sono i nuclei su cui si appoggia “Voice Over”, dove il corpo diventa grido senza esporre l’orrore”. Chiude la serata Carlo Massari con la nuova creazione firmata assieme a Jos Baker e Linus Jansner “Strangers in the night” , una “ricerca meta-teatrale, che buca la quarta parete e coinvolge il pubblico in un’escalation di follia, violenze e ironia”.
Il 21 dicembre si parte con “Battaglia” della compagnia francese Emile Saar, “storia di un’opera perduta di cui resta solo la storia che ne raccontano due archeologi”. Paola Bianchi mette in scena “(…) KZ” una danza che “incorpora il rumore di fondo di audiocassette con la voce di persone deportate nei campi di sterminio nazisti, il fruscio, i vuoti, i buchi, le voci”.Irene Russolillo infine replica il suo “Fàtico”.
Per Elettrosuoni, musica elettronica e sperimentazioni tra musica e video, non perdere “Wahid” di Simone Alessandrini il 18 dicembre al Teatro India che costruisce un dialogo tra strumenti a fiato ed elementi del folk egiziano e “Overlay” di Riccardo Gola, il 19 al Teatro India, set di contrabbasso ed elettronica “in cui strati di densa materia sonora si sovrappongono a voci campionate”.
Sempre a Roma, per la Stagione sperimentale del Nuovo Teatro Ateneo il 10 e 11 dicembre alle 20,30 va in scena l’esito scenico di “Vestiti della vostra pelle”, terza edizione, atelier creativo guidato da Andrea Cosentino. In questo caso quattro gruppi hanno portato avanti il proprio progetto autonomo di messinscena. Le compagnie presentano così i loro corti. Il 10 dicembre, ore 20.30 andranno in scena: “Gli altri rivoluzionari”, regia Valerio Bucci e Valeriano Solfiti, drammaturgia Agnese Desideri, con Valerio Bucci, Benedetta Margheriti, Veronica Toscanelli, Roberto Tufo. A seguire “Venire meno” di e con Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della Lucia, Camilla Ferrara. Mercoledì 11 dicembre alle 20.30 sarà la volta di “AZzione Immediata”, drammaturgia Teatro Roget, regia di Marco Bandiera, con Rita Aprile, Riccardo Ferrauti e Fabio Pallini. Chiude “Maiali rosa volanti” di e con Giulia Carrara.
A Milano, al Teatro della Contraddizione il 7 e 8 dicembre “Salted and Immediate”, storie di “fallimenti, successi, profondità e superficialità”, due serate di spettacolo dirette dal maestro di improvvisazione danzata Julyen Hamilton che all’interno della rassegna “Controdanza” ha avviato una ricerca. Per quattro giorni un gruppo di interpreti ha condiviso la pratica di Hamilton per dare vita a due creazioni differenti che comprendono un lavoro strutturato e una parte improvvisata. Inizio alle ore 20,45.
Sempre al Teatro della Contraddizione di Milano per la Stagione Sperimentale “Niente di personale” retrospettiva tragicomica su Paolo Faroni. Mescolando narrazione e stand up comedy, cabaret e prosa, Paolo Faroni in tre monologhi si avventura in un flusso di coscienza comico e poetico: dagli amori platonici alle perversioni sessuali, i monologhi raccontano il “continuo sballottamento tra desiderio di elevarsi e istinto animale dell’autore, tra la provocazione più sfacciata e la filosofia piegata all’oggi, all’insegna di un’esistenza che è insieme “paradiso e schifezze””.
Dal 13 al 15 dicembre va in scena “Un’ora di niente” monologo sul conflitto tra natura e spirito, eccezionalità e quotidianità.
Dal 19 al 21 dicembre “Perle ai porci”, slalom tra diversi argomenti: economia e politica, famiglia e religione, società e costume, ma anche considerazioni private e scampoli di autobiografia. Dal 10 al 12 gennaio “Flusso d’incoscienza” nuovo debutto che affronta i dubbi più atroci che interessano la contemporaneità in una critica tragicomica.
A Modena, dal 10 al 22 dicembre al Teatro delle Passioni la coppia Dammaco/Balivo presenta in prima assoluta un nuovo testo originale, “Arlecchino nel futuro”, ideazione di Mariano Dammacco con Serena Balico ed Eleonora Ruzza (produzione Ert/Teatro Nazionale) che “traspone la maschera dello Zanni in uno scenario distopico, per offrirci con la leggerezza della Commedia dell’Arte una visione sul futuro prossimo dell’umanità che possa essere una lente attraverso la quale guardare la vita di oggi”.
“Arlecchino nel futuro” è una farsa ambientata nel Nord Italia nell’anno 2124, popolato da androidi, astronavi, paure e speranze. In questo racconto l’umanità non si è estinta, non c’è stata una guerra atomica né un asteroide ha impattato sulla Terra, ma fa molto caldo, e il genere umano è pronto a migrare sulla Luna dove spera di trovare un futuro migliore.
Così si interroga Mariano Dammacco autore e regista di “Arlecchino nel futuro”: “Tenteremo la via dell’immortalità? È questo un vecchio pallino di noi mortali e forse con l’AI e la tecnologia del futuro ci proveremo davvero? Vivremo una nuova forma di solitudine nella quale ci terremo compagnia con delle macchine che, grazie a diabolici algoritmi sempre più sofisticati, non faranno altro che darci sempre ragione? Fuggiremo così dalla “Asperità dell’altro”, come le definisce Byung Chul Han, il filosofo che sta tentando di decifrare il presente e il futuro del nostro mondo? Delegheremo alle macchine il governo, la giustizia, la sicurezza delle nostre comunità? In tutto questo manterremo la tragica costante storica per la quale una parte dell’umanità si avvantaggerà della futura tecnologia mentre un’altra parte ne sarà vittima?”
“Extra moenia” è il nuovo lavoro di Emma Dante che, dopo il recente debutto a Palermo, è atteso dal 5 all’8 dicembre al Teatro Storchi di Modena (giovedì, venerdì ore 20.30, sabato 19 e domenica 16). La regista di cinema, opera e prosa per questo spettacolo ha preso spunto da un saggio di fine corso realizzato nella stagione 2019/2020 con gli allievi della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo. Di quella messinscena ha conservato la struttura drammaturgica a quadri e alcuni elementi narrativi per raccontare le miserie della nostra contemporaneità, con le sue guerre, disastri ambientali, odissee dei migranti, violenze di genere, derive sovraniste e soprusi di ogni tipo. In scena quattordici attori della compagnia di Emma Dante Sud Costa Occidentale: Verdy Antsiou, Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica Di Pace, Silvia Giuffrè, Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Giuseppe Marino, Giuditta Perriera, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino).
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