Teatro
Il volo di Icaro nello sguardo di Azul Teatro
Un’indagine sulla figura di Icaro, uno sguardo nuovo sulla figura archetipica del sognatore assetato di conoscenza, incapace di piegarsi al limite. Dal 25 al 28 gennaio al Teatro della Contraddizione a Milano Azul Teatro presenta il suo ICARO. I begin to lose control. Poesia, musica dal vivo, teatro fisico, visione per provare a definire i contorni del poliedrico e sfaccettato mondo dell’uomo alla ricerca di sé stesso. Icaro che cerca di superare i confini del mondo conosciuto, che vuole innalzarsi al di sopra della norma, ma senza cadere nella ribellione fine a sé stessa. Cresciuto in un labirinto dal quale cerca di emanciparsi il protagonista del mito non cade abbattuto dalla sua stessa tracotanza, ma per timore della vita stessa. Sognatore, perdente, vitale e sull’orlo del precipizio per la perdita di controllo, questo Icaro si interroga e interroga lo spettatore sulla ricerca della luce, sull’accettazione del rischio pur di arrivare alla scoperta del vero sé, al di là della norma.
“Estasi ancora, un’altra vertigine prego, la vita viene meno sì, ma non l’ardire, ancora una vertigine almeno. Ho conosciuto il labirinto, la prigione, la fuga, la mia, sì va bene da me voluta, uccisione. L’ultimo schianto, il più crudele, è vivere, vivere senza tentare, a quello no, non mi voglio rassegnare”
Ne abbiamo parlato con l’autrice e attrice Serena Gatti in una breve intervista.
Da cosa è nata l’idea di lavorare su un personaggio classico come quello di Icaro?
Nel 2014 la regista inglese Dorothy Max Prior mi ha coinvolto in un progetto performativo intorno al mito greco, che sarebbe andato in scena nei luoghi esterni della Tenuta dello Scompiglio (Lucca). Ognuno degli artisti coinvolti avrebbe scelto un mito. In quell’occasione un po’ in fretta senza tanto pensarci, perché il progetto era alle porte, scelsi di lavorare su Icaro e lo ambientai nel bosco vicino a un torrente, sopra il tetto di un casolare. Mi fu subito chiara la figura. Per realizzare le ali feci diversi studi e poi scelsi un modello di Leonardo Da Vinci, realizzato in ottone da mio padre, dettaglio che “rispettava il mito”. Era uno scheletro d’ali. Un Icaro questo che è già caduto, che parla dopo lo schianto. Nacque veloce anche una scrittura in versi e un modo “rotto e inciampato” di pronunciarli, come il suo andare sulla terra ferma. Così presero forma i primi dieci minuti di Icaro. Allora non sospettavo che questo mito mi avrebbe accompagnato in questi dieci anni. Non sono più riuscita a smettere.
Il mito continuava a parlarmi, come una miniera da cui emergono sempre nuove vene. Via via affioravano altri aspetti, via via sorgevano nuove parole, nuove visioni. Trovava una forma e poi transitava verso una nuova forma, come se avesse in sè un’inquietudine e una luce impossibili da fissare. Così Icaro ha avuto moltissime versioni diverse, come assolo su terrazze, dentro cave, in aeroporto, sui calanchi. Ho deciso poi di portarlo in teatro e nel mutare delle forme è divenuto una performance per il palcoscenico. Ora sembra aver trovato posa nella formazione in duo con il musicista e compositore Raffaele Natale, nello spazio immaginario di Radio Falling Stars. Ma chissà, pochi giorni fa sono nate altre suggestioni, è un territorio in continua evoluzione.
Il mito classico mi parlava e mi parla di qualcosa che mi riguarda nel profondo e anche di molto attuale, come i miti fanno. Il desiderio di fuga, il volo, l’andare verso la luce, verso altri possibili mondi, provare l’ebrezza, rischiare tutto.
Icaro appartiene agli archetipi culturali legati alla sfida al limite. Peccando di tracotanza viene punito dagli dei. In che modo la vostra rielaborazione mette in discussione questa violazione del senso del limite?
Ho fin dall’inizio seguito la lettura che fa Luciano di Samosata. Tra le tante variazioni avvenute questo è rimasto un punto saldo. Il gesto di Icaro non è da leggere come orgoglio o vanagloria, ma il gesto disperato e vitale di chi ha il terrore della vita, di chi freme di sete di vita. In Icaro c’è l’urgenza dell’estasi, la naturale attitudine di un adolescente a voler scoprire con tutto sé stesso le cose della vita, con una pulsione totale che non rispetta i limiti e le leggi del padre, l’anelare verso altri mondi, mondi intesi anche come luoghi interiori. Oppure conoscerlo sotto altri aspetti, in altri modi, senza restrizioni, sotto altre prospettive. Icaro sceglie di andare verso la conoscenza col corpo, in maniera totale. Qui conoscenza è anche sinonimo di libertà, di necessità vitale.
Il suo gesto lo porta a bruciarsi, in questo senso la sua figura è vicina alle rockstars che brillano e ancora giovani muoiono, o a quella di alcuni scienziati che tentano vie insondate, o a quella di chi si droga. In questo caso la droga è la luce, la bellezza, il sole, la fonte e linfa di vita. Il nostro Icaro è colto dopo la caduta, riemerge ai nostri giorni come chi dopo uno schianto mortale riesce a rivivere. Lui ha conosciuto il labirinto o il cielo, la prigione da un lato e i vasti spazi delle galassie dall’altro e poi il mare e il suo abisso dopo lo schianto. Questi sono i luoghi e gli elementi contrapposti che il mito offre come indagine sul limite. Lui ora per la prima volta si trova nel mondo degli uomini, si confronta con modi e strade che non gli appartengono. Da un lato viene visto come un mito, dall’altro come un perdente. È inadeguato, fuori luogo, inappropriato. Rappresenta il fallimento. Con quello scheletro d’ali che gli resta, forse ora più di prima si sta per lanciare verso un nuovo volo, forse ancora non rinuncia all’ebrezza.
Esiste da sempre un nesso fra la figura di Icaro e il tema della sete di conoscenza: in cosa Icaro può parlare alla contemporaneità in questo senso?
Sì la conoscenza è strettamente legata al senso del limite. Nella costrizione del labirinto Icaro conosce la reclusione, lo spavento, la paura della morte, l’essere mostruoso del Minotauro. Fin da bambino conosce anche lo sguardo scientifico del padre, a sua volta innovatore, che però non gli appartiene. Non eredita la capacità di Dedalo di costruire e progettare, ha un altro tipo di immaginazione. Come chi non ha niente da perdere, come chi cerca disperatamente la libertà e un’altra vita, come chi ancora giovane ancora molto vuole scoprire della vita, ha tutto il coraggio o tutta l’incoscienza di aprirsi a nuovi orizzonti. La sua sete di conoscenza prevede il rischio, un andare oltre il già sondato, uno spingersi oltre i limiti dati e accedere da nuove prospettive. Uno sguardo che si muove da territori estremi, così in alto così in basso. Come dice Calvino parlando di leggerezza solo chi sente la gravità della terra ha la capacità di levarsi in alto. Una conoscenza che dal profondo del labirinto si muove su ali incerte e ascende. È una conoscenza fatta di incertezza, di tentativi, di arrancamenti, di perdita di controllo, una conoscenza da mettere alla prova, che si nutre dell‘andare più che dell’ arrivare. Una conoscenza che se non ben gestita può far accedere alla morte. Anche la conoscenza di Dedalo, così distante da quella di Icaro, l’ha portato quasi a morire nel labirinto, si dice che abbia costruito un labirinto così perfetto da non riuscire più a uscirci. Si dice anche che con l’inganno sia stato chiuso nel labirinto da Minosse perché conosceva troppo.
Questo sembra abbia ricevuto in eredità Icaro, uno sguardo che non si accontenta, che esula dalla realtà, che si spinge verso un ideale, che cerca oltre. Una conoscenza che non teme il fallimento, il perdersi, il dissentire.
Icaro è anche un sognatore, un personaggio che esula dalla “normalità” e decide di innalzarsi sopra il limite sociale. Questa volontà di andare oltre la consuetudine e lo stato di fatto si lega in qualche modo a un messaggio di impegno sul presente?
Sì Icaro per me e per noi e per come si è rivelato via via nella creazione è un omaggio al dissenso, all’essere sé stessi al di là di tutto, al non cedere all’omologazione, a portare una spinta urgente e vitale, a difendere il sogno, a sondare altre strade, a tenere vivo il rischio di uno sguardo altro. Un dissentire già nel non porsi come vincente ma nell’accettare il fallimento, l’errore, l’inciampo.
Un dissentire che in questa società rende mitici ma anche disabili, folli, perseguitati, messi ai margini. I margini di Icaro sono il cielo, il sole. La sua vicenda ricorda anche di come non tutto l’uomo può di fronte alla natura. Non è un dissentire armato, se non di un paio d’ali che si sciolgono al sole, un dissentire fatto della forza del sogno, della leggerezza di un volo. Un dissentire fatto di tenerezza. La stessa tenerezza che forse c’è nel Minotauro, se la società considerandolo un mostro non lo tenesse recluso e provasse ad avvicinarsi a lì.
Un sognare che è anche un rimanere lucidi. Il dissentire che sta nel fare arte, nell’alimentare il sogno, al di là di tutto.
Teatro della Contraddizione – Milano Stagione Sperimentale 23/24 dal 25 al 28 gennaio 2024
ICARO. I begin to lose control
di e con Serena Gatti e Raffaele Natale, versi Serena Gatti, musiche Raffaele Natale, collaborazione drammaturgica Roberta Nicolai, elementi in rame Benedetto Gatti. Una produzione Azul Teatro
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