Teatro

Il teatro per l’Afghanistan: due piccole concrete proposte

24 Agosto 2021

Ci sono crisi che non si possono superare. Ci vuole tempo e pazienza anche solo per attutire il dolore…
Così, di fronte a quanto accade in Afghanistan, vorremmo poter risolvere tutto, in uno schioccar di dita. Rispolverare quei valori (chissà: liberté, egalité, fraternité?) che garantiscono il vivere civile. Senza massacri, restituire alla mente il giudizio sereno della convivenza. Vorremmo portare il teatro là, in quella Kabul martoriata, e così agire, dire e fare qualcosa. Non si può.

Mi sono però emozionato e commosso di fronte alle tante risposte che ho avuto, sui social, al mio articolo di qualche giorno fa. Grazie (per chi l’avesse perso è qui).
C’è un desiderio diffuso di mobilitarsi, di aiutare, di contribuire nel teatro italiano.
In tanti stanno già facendo meritevoli iniziative (penso, per fare un solo esempio, al Suq festival di Genova, ne parla Walter Porcedda qui)
Per quel che mi riguarda, ho preso dunque molto sul serio quelle adesioni; ho cercato, subito, di dare una possibile realizzazione, una concretizzazione a quel sentire condiviso che si è espresso nei social.
Ne ho parlato con il professor Carlo Cereti, eminente studioso di culture medioorientali della “Sapienza” di Roma, e tramite il suo aiuto e la sua amicizia, ho scritto alla Magnifica Rettrice della Università romana, professoressa Antonella Polimeni, che già sta portando avanti delle proprie iniziative in merito.
Poi ne ho parlato con Alessandro Berdini e con Luca Fornari, alla guida dell’ATCL, l’Associazione Teatrale dei Comuni del Lazio.
Ne sono venute fuori due proposte, che voglio condividere, e per le quali ci stiamo tutti attivando.

 

 

La prima. Non possiamo aiutare tutti, ma certo, con gli strumenti e i mezzi del teatro, possiamo forse dare un piccolo aiuto a qualcuno.
Gli studenti afgani accettati alla Sapienza, ovvero nuovi, le matricole, sono al momento 129, su un totale di 185 domande (che speriamo possano essere accettate tutte). Le facoltà con maggiori richieste sono Lettere, Ingegneria, Economia. Ci sono studenti di Laurea Triennale e di laurea Magistrale.
Però, la maggior parte, più del 90% dei nuovi iscritti, non è ancora arrivata in Italia. La Sapienza sta cercando di rintracciarli, monitorarli e favorire il loro viaggio.
Ecco. Sono ragazzi e ragazze in viaggio, che vogliono arrivare a Roma per studiare. Non oso immaginare cosa siano i loro viaggi.
Quello che abbiamo pensato, e che propongo, dunque, è fare una raccolta di fondi per aiutare questi nuovi studenti e studentesse, una volta che – si spera – metteranno piede in Italia. Un piccolo contributo: 100euroPer100studenti.
Una cosa così.
Poi, ho parlato di tutto questo a Berdini e Fornari, trovando subito ascolto e condivisione. La splendida Sala Rossellini di Roma potrebbe essere disponibile.

Dunque, potremmo pensare a una serata speciale, aperta ad artiste e artisti che vogliano contribuire, per avviare una raccolta fondi. Un evento da fare nella prima metà di settembre (il 10? l’11?), a Roma e magari in collegamento streaming con altre città d’Italia: le adesioni sono arrivate davvero da tantissime realtà diverse, sparse su tutto il territorio. Potrebbe essere solo l’inizio della campagna di adesione, che potrebbe continuare liberamente fino all’inizio dell’anno accademico. Sarà poi Sapienza a gestire direttamente i fondi raccolti (il che mi sembra una decisa garanzia). Potrebbe essere una festa, davvero, di arte, cultura, e solidarietà. Una cosa semplice, diretta, aperta alla prosa, alla danza, alla musica, ma anche a quanti vogliano solo passare e dare la propria adesione con la presenza.
Uso il condizionale, perché tutto è giustamente al vaglio degli uffici di ATCL, super professionali, che stanno seriamente valutando la fattibilità concreta – in tempi di covid – di una cosa del genere. Non è facile e non è detto sia possibile. I tempi sono stretti, ma ci stiamo provando.
Se la cosa fosse fattibile, si tratterà di tradurre quelle adesioni in una “scaletta”, di spargere la voce, di far arrivare pubblico pronto a sostenere questa causa. E qui ci sarà naturalmente bisogno di tutti.

Il secondo passaggio, ancora da definire bene, potrebbe essere questo.
Anche in Afghanistan – come in Iraq, come in Libia, come in Myanmar, come in Egitto, come ovunque – ci sono artisti e artiste. Ci sono musicisti e musiciste, coreografi e coreografe, attrici e attori, danzatrici e danzatori… Stanno scappando, inseguiti dai Talebani. Allora, l’invito che rivolgo al sistema delle Residenze italiane multidisciplinari, a partire dalle Residenze del Lazio, è di pensarsi come sistema di accoglienza, come luoghi in cui questi profughi possano trovare spazi per continuare a fare arte. Potremmo individuare un punto di riferimento nazionale per coordinare una simile attività. Anche qui il condizionale è dovuto. Ci stiamo provando.
Lo so, l’ho capito: il sole mi ha dato alla testa. Continuiamo a batterci per cause perse. Mi ostino, ci ostiniamo. Ma potrebbe valerne la pena.

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