Teatro
Il Paradiso verde di Virgilio Sieni
PAVIA. La questione centrale, il problema, il rovello degli artisti è sempre quello della formalizzazione, ovvero della possibilità di fermare un’emozione puntuale, tenerla viva, trasmettere la vertigine di un’intuizione in una forma che sia stabile, replicabile senza che emozione e vertigine vengano meno. Di questo rovello si trovano tracce anche in “Paradiso” la nuova importante coreografia che Virgilio Sieni ha realizzato in occasione della celebrazione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri: una dedica d’amore al grande poeta medievale, senza tuttavia citarlo direttamente e in nessun modo, se non nella energica e radicale rivendicazione della serietà e della libertà del lavoro artistico. Il Paradiso che Sieni costruisce e, con la sua Compagnia, rappresenta possiede allora il senso, la funzione e, inevitabilmente, la forma di una soglia. Il luogo del venire al mondo, dell’attraversamento, della trasformazione. Il luogo dove il nostro essere può percepirsi come natura che impercettibilmente, ma continuativamente, rinasce e si trasforma in altro.
Ecco l’intuizione: la danza è il movimento del nascere continuo, e in questo segue il movimento continuo e segreto della natura. E niente è più natura delle piante, niente è più radicalmente natura della vegetazione: il suo esserci senza visibili motivazioni, il suo silenzioso provenire dal nulla, dalle fertili oscurità dell’essere, mentre il suo movimento, impercettibile nelle sue interne vibrazioni, è costante, necessario, armonioso. In scena ci sono Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci le luci sono dello stesso Sieni e di Luisa Giusti, i costumi di Silvia Salvaggio, gli ambienti sonori e la musica sono creazioni originali e notevolissime di Salvatore Sciarrino. La partitura scenica è immaginata nella dimensione di due lunghi respiri che si susseguono, che in potenza potrebbero rincorrersi circolarmente e che, sia pur dinamicamente, realizzano quella misura di formalizzazione che tiene insieme gli elementi senza uccidere emozione, vertigine, intuizione.
Costruire un giardino con pazienza e amore, “piantumare” – dice l’artista – e poi lasciare che le piante, e la danza con esse, prendano vita e colore, alimento e struttura. In un secondo momento occorre attraversare il giardino, ascoltare le piante, lasciarsene accarezzare, entrare e uscire con attenzione innamorata dalla fitta, fresca oscurità di quel regno. La danza non si sostituisce, non imita, non copia, non emula, rispecchia piuttosto e, in qualche modo, amplifica il movimento segreto (Sieni usa il termine “tenuità”) eppure presente delle piante. Ciò che è richiesto ai danzatori e ciò che essi esprimono è, insieme, consistenza e sensibilità acutissima: il corpo deve mantenere densità, potenza e sensitiva leggerezza. Il gesto, il tocco, l’apertura e la chiusura, l’accoglimento dell’altrui integrale presenza costituiscono uno spartito che questi ragazzi sanno suonare con rigore, con padronanza della dimensione segnica del loro essere in scena, con sicura levità. Uno spettacolo affascinante e coltissimo che ha debuttato in settembre e che si è visto, il 4 dicembre scorso, sulla scena del bellissimo Teatro Fraschini di Pavia.
Paradiso. Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni. Interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci. Musiche Salvatore Sciarrino. Costumi Silvia Salvaggio. Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini. Allestimento Daniele Ferro. Produzione Comune di Firenze, Dante 2021 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni, Campania Teatro Festival. Collaborazione alla produzione Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli – Cremona. La Compagnia è sostenuta da Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Firenze. Crediti fotografici: Renato Esposito.
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