Teatro

“Hey, la cultura esiste”: il ballottaggio di Genova visto dai teatri

23 Giugno 2017

Domenica si vota: l’esito è incerto, la città sembra spaccata in due. A Genova lo scontro tra Marco Bucci (centrodestra) e Gianni Crivello (centrosinistra) è decisamente aperto. E per quest’ultimo si è speso anche il sindaco uscente Marco Doria, il quale – forse come ultimo atto ufficiale – ha presenziato martedì scorso a una importante conferenza stampa tutta dedicata al teatro.

A Genova, infatti, sta succedendo una cosa interessante: lo storico Teatro Stabile (uno dei più importanti d’Italia) ha avviato una fusione con il Teatro dell’Archivolto, struttura blasonata e da sempre impegnata che da venti anni ha sede a Sampierdarena. Il risultato sarà un “superteatro” con quattro belle sale da gestire in città. Una novità, un segno di cambiamento e di rinnovamento, che potrebbe diventare un punto d’eccellenza di una città che potrebbe rinascere anche (o soprattutto) grazie alla cultura.

Alla affollata conferenza stampa, dopo la presentazione delle nuove stagioni, abbiamo chiesto ai direttori e artisti di dirci cosa si aspettano dalla nuova giunta: insomma, cosa domandereste al nuovo sindaco?

Per Angelo Pastore, direttore del Teatro Stabile di Genova, (un Tric nelle categorie ministeriali del Mibact, ossia Teatro di rilevante interesse culturale) che gestisce la storica sala “Duse” e il grande teatro della Corte, Genova deve «darsi una prospettiva, immaginarsi un futuro. È qualcosa credo che chiederei, da operatore, a qualsiasi sindaco o assessore o presidente di giunta, perché è forse il grande problema di questa città. Si tratta di creare, di immaginare oggi più che mai, un futuro. Se c’è un limite che ha avuto in questi anni Genova, con tutta la Liguria – a differenza della mia città natale, Torino – è che qui si è pensato tanto al passato o all’immediato presente, perdendo di vista lo sviluppo, l’investimento, il futuro appunto. Anche l’incontro tra due realtà come lo Stabile e l’Archivolto, allora, può diventare una prospettiva di futuro, ed è l’aspetto che mi interessa maggiormente. Sono due anni che ci parliamo, che ci confrontiamo: oggi posso dire che, sia per quel che riguarda il piano artistico sia quello di progettualità, noi ci siamo, siamo pronti alla sfida che ci attende. Abbiamo affrontato l’importante nodo della sostenibilità economica, con un esito che è stato positivamente valutato da un partner importante come la Compagnia di San Paolo. Ora c’è un aspetto giuridico, ossia di relazione tra le aziende, che ha bisogno di qualche ulteriore passaggio d’assestamento. Ma siamo certi che il nuovo soggetto partirà da gennaio 2018. Allora, se questa è una stagione “di transizione”, sono certo che, incontrandoci e vedendoci quotidianamente, potremmo creare davvero un nuovo teatro di Genova, sempre più aperto alla regione e all’Europa. Sarà un “Teatro Nazionale”? Non so, non ci voglio pensare: vedremo cosa ne dirà il Ministero. Certo è che questa programmazione, per qualità e numeri, è all’altezza di un teatro Nazionale e di una città come Genova».

Da Sinistra Pina Rando (Archivolto), Angelo Pastore (Teatro Stabile) e Giorgio Gallione (Archivolto); Foto Leoni

Altrettanto fiero del nuovo soggetto teatrale è Giorgio Gallione, da sempre anima del Teatro dell’Archivolto. Per Gallione, si tratta di chiedere al nuovo sindaco «una città aperta dal punto di vista culturale, politico e civile. Una città accogliente, turistica, culturale. E una città teatrale: perché le realtà genovesi sono produttivamente vive, hanno tradizione e qualità. Non devono essere un peso anzi possono rappresentare un volano per Genova. L’Archivolto l’ha dimostrato, contrariamente a quanto si può pensare – la famosa leggenda del genovese riservato e mugugnone – già venti anni fa, quando aprimmo la nostra sede a Sanpierdarena. C’era preoccupazione che il bacino d’utenza potesse soffrirne e dividersi: in realtà, già allora, moltiplicammo il pubblico. La varietà nella qualità fa aumentare la domanda: e i genovesi confermano di avere voglia di teatro».

Più ironica, o caustica, la prospettiva del regista Marco Sciaccaluga, colonna portante dello Stabile genovese: «Al nuovo sindaco chiediamo che, alla prossima campagna elettorale, usi ogni tanto la parola “cultura”. Quest’anno non l’abbiamo sentita. Sarebbe già un bel segnale. E chiediamo di fare miracoli con le risorse a disposizione – che sono certo complicate in una città non ricca come Genova. Ma diciamo anche di non dimenticare che la gente ha voglia di leggere, di approfondire, di credere, farsi stupire, e di pensare al passato come solo con il teatro riesce a fare, ossia proiettandosi nel futuro. E forse dobbiamo ri-raccontare, per l’ennesima volta, al nuovo sindaco la storia di Pericle e dell’arconte Filippide che, quasi come un “assessore”, andò da lui e gli disse: “c’è una cosa che si chiama teatro, ci vanno ventimila persone, è un successo strepitoso. Forse dovremmo fare una legge sul teatro”. Parliamo di 2500 anni fa. Ma siamo ancora a quel punto».

Una scena di “Intrigo e Amore”, regia di Marco Sciaccaluga, che sarà ripreso la prossima stagione

Per Amedeo Romeo, milanese ma genovese d’adozione, oggi direttore di quel Teatro della Tosse fondato nel 1975 da Tonino Conte e Emanuele Luzzati, la realtà culturale genovese è complessa: «Per una città è vitale avere un progetto. Quando la Tosse si insediò nel centro storico, era chiaro il progetto di riqualificazione di quella zona. La politica di allora ebbe la lungimiranza di capire che la riqualificazione poteva avvenire attraverso la cultura. E diede vita a un sistema integrato di azioni, che portarono all’apertura del teatro, dell’università, di un museo, in un’area considerata “difficile”. Da allora, la zona è rinata, è tornata vivibile, con uno scambio reciproco in termini di indotto. Quello che chiediamo al nuovo sindaco, allora, è una idea di città. Genova è una città di teatri, è la città dei cantautori, una città piena di racconti, che vive di cultura. La politica deve riconoscerne l’importanza. Il che non significa solo dire che abbiamo bisogno di più risorse – certo che ne abbiamo bisogno: chi fa cultura sa quanto sia importante il sostegno pubblico – ma che servono più infrastrutture. Come una metropolitana che non chiuda alle 21. Le amministrazioni precedenti sono sempre state attente, sia a livello comunale che regionale: è stata riconosciuta l’importanza di quello che facciamo. Il nostro lavoro è stimato. Si tratta, però, di non limitarsi alla logica dei numeri: ognuno di noi, all’interno della città o del panorama nazionale, ha funzioni diverse, e il rischio di ragionare solo per numeri è di appiattire e uniformare tutto e tutti».

Il Teatro della Tosse

Chi sta attraversando un momento di crisi è il piccolo ma vivacissimo Teatro Cargo, diretto da Laura Sicignano, che gestisce dal 2002 il Teatro di Ponente a Voltri, periferia cittadina. Nato per portare cultura e arte in una zona dove non c’era nulla, il Cargo coinvolge le associazioni del territorio che usano il teatro gratuitamente; dedica laboratori di teatro a bambini, ragazzi anche con disagio e adulti; e offre una programmazione a prezzi popolari ad un pubblico non avrebbe un teatro né un punto di incontro. Ma un calo costante nei contributi erogati e la chiusura improvvisa della sala principale, causa lavori per la messa in sicurezza, hanno causato gravi difficolta, che spingono Sicignano a chiedere apertamente al nuovo sindaco di salvare la struttura. Forte di una raccolta di firme, che sfiora le 1500 adesioni, Laura Sicignano si aspetta dunque dal primo cittadino «un gesto, una apertura che, in prospettiva potrebbe avere senso per tutto il ponente genovese». In un affollato incontro i due candidati sindaci hanno dato ampie rassicurazioni. Staremo a vedere.

Altra vivacissima realtà cittadina è il bellissimo Festival Suq, creato nel 1999, che si svolge ogni anno nell’area del porto antico. Basato sulla filosofia del dialogo e del confronto, il Festival può vantare una straordinaria e costante partecipazione di un pubblico sensibile e attento a temi quali l’incontro di civiltà, lo scambio, le contaminazioni consapevoli tra popoli e culture. Carla Peirolero, direttrice artistica, ha le idee chiare: «Si tratta di mettere in azione buone pratiche di ridefinizione degli spazi e delle risorse con una visione internazionale o almeno europea, e di prestare costante attenzione al cambiamento della composizione del pubblico/utenti. Insomma, chiediamo al nuovo sindaco di ritrovare l’identità di Genova città portuale, mediterranea, e di laboratorio di idee e sguardi verso il mate aperto. Poi, semmai, vorrei una sede/teatro/spazio multidisciplinare per il Suq. O è chiedere troppo?».

Musica al SuqFestival, Foto Gianluca Bennati

Per Andrea Liberovici, compositore e regista, «Genova da sempre è stata una città dei teatri. Mi sembra molto interessante questo incontro tra Stabile e Archivolto, potrebbe essere un fiore all’occhiello per la città e vorrei che la nuova amministrazione sostenesse la fusione e aiutasse a fare di questa nuova realtà una forza nazionale e internazionale, con finanziamenti adeguati. Mi sembra che anche l’Ente lirico, il teatro “Carlo Felice”, stia lavorando meglio, superando i problemi del passato: vorrei che l’Amministrazione lo sostenesse in una maggiore apertura alla cittadinanza, con progetti di formazione musicale del pubblico, a partire dalle scuole, magari facendo meno spettacoli, o allestimenti meno sontuosi, e investendo di più in formazione e comunicazione, in progetti che siano di tutta la città. Quella della cultura è l’unica possibilità di rinascita per Genova: vicina alla Francia, aperta al mediterraneo, può giocare al meglio le sue carte puntando proprio coraggiosamente, sui nuovi linguaggi dell’arte e della cultura».

Il teatro “Carlo Felice”

Grandi attese, dunque, ma anche grande disponibilità e slanci propositivi da parte del mondo del teatro genovese: Crivello o Bucci, uno dei due sarà il nuovo sindaco, sapranno recepire questi segnali e dare adeguate risposte? La città ne ha bisogno. Lo sapremo da lunedì prossimo.

 

 

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