Teatro
Girotondo Kabarett e Cabaret des Artistes: il teatro dona leggerezza a Parma
Varcata la soglia l’atmosfera è velata da una leggera foschia. Entriamo nel Kabarett. Le luci accompagnano lo sguardo verso il palcoscenico, ma l’occhio inciampa continuamente nei dettagli, distratto dal luccicare degli abiti, dai camerieri che si muovono fra i tavoli, dagli ospiti che, trasformati da spettatori in avventori, si osservano a vicenda, complice l’abbigliamento da sera come da “programma”. Uno a uno veniamo invitati a sederci e prendiamo posto: chi fra i tavoli del bar, chi in sala da pranzo. Lo spettacolo è già iniziato quindi, anche se – ufficialmente – mancano ancora alcuni minuti. Mentre i camerieri prendono le ordinazioni e distribuiscono ad alcuni clienti le maschere, si abbassano le luci e una voce ci avvisa che la performance sta iniziando. Da questo momento in poi il tempo si ferma: non esiste più il 2019, non esiste il mondo fuori. Musica, parole, gesti si susseguono in un fitto mescolarsi di lingue diverse, il cui significato risulta – miracolosamente! – comprensibile in modo immediato. Sulla scena si alternano coppie d’altri tempi, che raccontano la loro storia, il senso di relazioni e rapporti fra i sessi che, proprio grazie al filtro temporale, possono punzecchiare le nostre convinzioni, scuotere la nostra consapevolezza, ma con il riso sulle labbra e grande leggerezza. Il marito tradito, il soldato fanfarone, la prostituta, il nobil uomo, il borghese represso, la brava moglie traditrice, la ninfetta, l’attrice, l’amante attempato compongono solo una parte del visibile in scena. Mentre le coppie recitano, sul palcoscenico e in mezzo alle persone si sviluppano mille altre variazioni sul tema e lo spettatore ospite, seduto a tavolino e non in una platea a visione frontale, può scegliere cosa osservare e come farlo.
Non esiste dunque un solo sguardo su questo spettacolo, ma molteplici interpretazioni che coinvolgono il pubblico in prima persona: nella sua capacità di cogliere l’ironia delle scene, d’infastidirsi, di distrarsi, ma soprattutto di divertirsi. La sensazione è quella di un approccio a molteplici livelli: Girotondo Kabarett è divertente, fa riscoprire la voglia di andare a teatro per stare bene, molto prima e molto più che per prendere parte ad un evento culturale. Magia. Tuttavia non si tratta di uno spettacolo facile. In molte parti la sensazione di estraneità e fastidio impone una riflessione: la rappresentazione macchiettistica di alcuni personaggi, l’esasperazione delle dinamiche relazionali, la costante caricatura – in apparenza priva di redenzione – della passione erotica e dell’amore appaiono accettabili solo perché distanti, appartenenti ad un mondo “altro”, ma è così? Evidentemente no, altrimenti osserveremmo con curiosità documentaristica la performance; invece ci siamo dentro, la viviamo, così come viviamo quotidianamente immersi in schemi relazionali tanto simili a quelli che si giocano in scena da emergere chiaramente anche sotto piume e lustrini.
Parte la musica e nell’intermezzo lo sguardo si posa su chi ci circonda. Guardiamo gli attori, guardiamo gli spettatori seduti, come noi, ai tavolini. Che cosa sta andando in scena senza che noi possiamo accorgercene? Girotondo Kabarett scorre vorticoso e, via via, perdiamo la cognizione del tempo: anche questa è un’antica magia del teatro troppo spesso dimenticata e sottostimata. Eppure chi si diverte ascolta, chi non pensa al tempo che passa si riappropria di una sua dimensione, per poterne fare ciò che meglio crede. Anche non pensare a nulla. Sul finale arriva poi la terza magia: le luci si alzano e, finito il battere di mani, le persone non lasciano la sala, ma restano – chi seduto, chi in piedi – a chiacchierare ancora un po’. Qualcuno finisce di consumare quello che aveva ordinato, qualcuno, che aveva riconosciuto un amico seduto qualche tavolo più in là durante lo spettacolo, si alza a salutarlo. Il teatro è degli attori, il teatro è del pubblico e la differenza si annulla.
Girotondo Kabarett di Arthur Schnitzler (per la traduzione di Giuseppe Farese) è, in questo allestimento della Fondazione Teatro Due di Parma, uno spettacolo prezioso in ogni suo dettaglio, dalle scenografie alle luci, dai costumi alla disposizione dei tavoli in platea, per arrivare a un libretto di sala ricco e curioso, un piccolo regalo che gli ospiti possono portare con sé a fine serata come ricordo.
Ma il Cabaret non sarà solo un ricordo, perché proprio da questa esperienza è maturato il desiderio, da parte degli Attori dell’Ensemble Teatro Due di aprire le porte a “qualcosa di completamente diverso” dalle normali performance: il Cabaret des Artistes. Negli spazi realizzati per Girotondo Kabarett verranno allestite, per cinque settimane a partire dal 31 gennaio, dal giovedì alla domenica, eleganti serate che mescoleranno canzoni, pezzi comici e surreali, musica jazz, avanspettacolo, ballo. Le serate, organizzate intorno a titoli tanto evocativi quanto surreali, proporranno agli spettatori un modo inconsueto di vivere il teatro, più attivo, meno “ingessato”, frizzante e soprattutto divertente. Leggerezza e cura saranno le parole d’ordine, come lo sono state per Girotondo Kabarett, combinate alla capacità del pubblico di lasciarsi coinvolgere attivamente e portare altrove senza lasciare il centro di Parma. Il programma, presentato il 19 gennaio in un’animata conferenza stampa, fra musiche, piccoli sketch e bicchieri di spritz, è consultabile sul sito del Teatro Due e non mancheranno ospiti d’eccezione come Drusilla Foer, Enzo Paci e Ippolita Baldini. Ancora una volta – quasi non c’è bisogno di dirlo – per entrare nello spazio allestito da Tiziano Santi con luci di Claudio Coloretti e animato da attori vestiti con costumi di Gabriele Mayer, sarà necessario tirar fuori dall’armadio l’abito elegante. Quello, insomma, delle grandi occasioni.
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