Teatro

Firenze, va in scena la “Walking Thérapie”

9 Agosto 2019

Sedie retrattili in spalla, cuffie in radiofrequenza nelle orecchie e il teatro è servito. Cinquanta persone a zonzo in una Firenze notturna, tra le vie e i piccoli slarghi che si incrociano attorno al cuore medievale e rinascimentale della città. Da Piazzale della Signoria a Palazzo Vecchio gli spettatori sono partecipi e complici di un gioco a perdere di genuino divertissment eppure impegnato quale è il “Walking Thérapie”, andato in scena per tutto il mese di luglio nel capoluogo toscano, per iniziativa di Pupi e Fresedde, Giancarlo Mordini e Angelo Savelli, solitamente tra i più attenti in Italia a percepire e far conoscere quanto di originale si muova oltre le Alpi in termini di drammaturgia e novità teatrali. Anche stavolta hanno fatto centro facendo proprio questo dissacrante e straordinario esempio di teatro itinerante presentato lo scorso anno _ e replicato anche questa estate _ ad Avignone da tre teatranti belgi: Nicolas Buysse (autore pure della regia fiorentina), Fabrice Murgia e Fabio Zenoni. Angelo Savelli ha provveduto alla traduzione e all’adattamento. Prodotto nell’ambito dell’Estate Fiorentina e da Open City 2019 ha avuto due edizioni. La prima all’inizio del mese con un percorso tutto tranviario iniziando dal teatro di Rifredi, base operativa di Pupi e Fresedde e in arrivo a Scandicci.

“Walking Thérapie”, un momento dello spettacolo di strada, regia Nicolas Buysse (foto Andrea Solari)

L’altra, invece, nel centro storico fiorentino con primo appuntamento al caffè Quinoa dove tutti i partecipanti dovevano registrarsi e ritirare gli “attrezzi” indispensabili per una passeggiata fuori dagli schemi. Da qui il via all’avventura. Ma, attenzione, il vero punto di partenza non è l’angolo di una Firenze trecentesca incastonato tra due vicoli dove, davanti a un portale, ognuno dei partecipanti è invitato a superare e attraversare, come una sorta di iniziazione, un ingresso a gradini. No. Il luogo del decollo sta dentro ciascuno di noi: sono le insicurezze, le difficoltà del vivere quotidiano, i demoni che fabbricano infelicità e di cui difficilmente si è avvezzi a parlarne a cuor leggero. Le paure primordiali come quelle legate al viver quotidiano, riguardanti la sfera affettiva o il mondo del lavoro: da un capo tiranno al compagno o la compagna che ti piantano. Bene, finalmente c’è un rimedio: basta praticare la “walking thérapie”, terapia psicanalitica importata dall’America (si poteva dubitarne?). Questa si sviluppa attraverso alcuni passaggi: riconoscimento delle paure fino alla consapevolezza e accettazione del dolore e dell’infelicità. Per farlo ecco due guide che, come Dante e Virgilio accompagnerà il gruppo nel suo vagare notturno. Il primo, Luca Avagliano, è colui che invita a salire e scendere quei primi gradini da lui stesso battezzati il “ponticello dell’empatia”.

Uno scorcio del centro storico di Firenze in notturna dove è avvenuto “Walking Thérapie” (foto Andrea Solari)

Sguardo ispirato, una montagna di ricci in testa, Luca è un ex paziente, uno che si è riscattato e ora con un fare un po’ goffo e impacciato (salvo dare vita a un energico e convincente rap) fiancheggia il proprio guru, Gregori Eve: il proprietario del brand, il burattinaio che tira i fili dando gli ordini a Luca, senza rinunciare a fustigarlo, richiamandolo duramente quando questi si lascia prendere troppo dalla improvvisazione. Puntualmente accade durante gli incontri casuali che avvengono con diversi curiosi attratti dalle evoluzioni dell’insolito gruppo intento a muoversi come un solo uomo battendo le mani etc… E’ Gregori a scegliere l’itinerario, portando con sè la scatola nera dei comandi del gioco, una borsa da cui spuntano fili e altre diavolerie elettroniche. Nei momenti di alta tensione il suo sguardo assume persino bagliori luciferini come un capopopolo che ai seguaci distribuisce ordini e fa ripetere movimenti di braccia, come uccelli in volo o cantando a squarciagola per “liberare” quell’ego rimasto chiuso nel profondo. Quasi esaltandosi, come fosse un piccolo leader sovranista, un po’ ruffiano e sgangherato, in realtà alla prova dei fatti un piccolo uomo di cartapesta che sfiora la farsa quando lo scudiero si ribella…

Un momento dello spettacolo “Walking Thérapie” allestito da Pupi e Fresedde regia di Nicolas Buysse

Ma questo meglio lasciarlo in sospeso perché dello spettacolo non si può svelare né la trama né il canovaccio. Bisogna assolutamente partecipare per capire e apprezzare quanto divertente e geniale sia “Walking Thérapie”: un gioco di specchi riflettenti in cui alla fine della corsa è mostrata la nostra ordinaria quotidiana contemporaneità. Lo spettacolo è quindi uno scrigno di sorprese. Ogni volta può mutare aprendo a inediti sguardi ed esperienze d’ascolto. Soprattutto per la bella capacità dei due conduttori nell’improvvisare agganciando persone comuni dalla strada e collocandole al centro di una rappresentazione teatrale. “Walking Thérapie” infatti è più di una performance, meglio di un happening. E’ teatro. Con i tempi giusti del narrare, i puntuali colpi di scena. Per due ore si ride, e anche molto, restando contaminati dal blues dei ricordi personali di Luca scaricato dalla propria compagna di vita e alle spalle una catena di fallimenti prima di incontrare la terapia. Si sperimenta in diretta come funziona l’illusione di formule e formulette che quotidianamente abili imbonitori somministrano per via televisiva o network digitale. Slogan facili da ripetere, vuote parole d’ordine che continuamente ripetute e rese prassi e ideologia comune ci fanno marciare verso possibili baratri di ignoranza e maledizione. Provare per credere “Walking Thérapie” finchè si è in tempo. Si diverte e (magari) si rinsavisce. In programma anche la prossima estate. Da non perdere assolutamente.

Luca Avagliano e Gregori Eve con il gruppo di “Walking Thérapie” a Firenze (foto Andrea Solari)
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