Teatro
Firenze danza la “Democrazia del corpo”; Ravenna quella di Wayne McGregor
FIRENZE _ La memoria del corpo che danza. “Il passo che diviene sequenza, la sequenza che scaturisce dal suo misurarsi col respiro, la coreografia che esige di esistere perché possibile. Così solo quando le cose hanno fatto il loro tempo diventano interessanti, rivelano la loro profondità”. Così riflette Virgilio Sieni per introdurre la nuova edizione de “La democrazia del Corpo”, una delle rassegne di danza più intriganti d’Italia, come sempre, nelle intenzioni del suo direttore artistico, coreografo e danzatore poetico e raffinato, nonché impegnato da tempo sul rapporto tra arte e comunità, danza e società. La rassegna, divisa in due parti, la prima dal 10 febbraio al 10 maggio, la seconda in autunno allestita presso il Centro di produzione danza Cango, ai Cantieri Goldonetta (via Santa Maria Chiara 25 a Firenze), in questa prima tranche schiera il meglio della danza contemporanea made in Italy, con alcuni dei suoi più prestigiosi esponenti. Sono coinvolti in dodici ospitalità e due residenze. Sono: mk, Soukaina Abrour/Fallon Mayanja, Virgilio Sieni, Claudia Castellucci, Dewey Dell, Cristina Kristal Rizzo, Tempo Reale, Simona Bertozzi, Stefania Tansini, Ayelen Parolin, Jérôme Bel, Alessandro Certini/Katie Duck/Virgilio Sieni/Charlotte Zerbey, Marta Olivieri, Irene Russolillo.
Ancora Sieni enuncia il filo rosso della “Democrazia del corpo”, edizione 2024 intitolata “Il fare della politica”: “Stare nel corpo con i passi, stare col corpo nelle misure del respiro e del pensiero, meditare la memoria della coreografia e l’inatteso dello spazio, in questo la danza è la soglia tra ciò che sembrava compiuto e l’incompiuto e viceversa, assimilando e raccogliendo i frammenti del pensiero e della storia”.
E precisa inoltre che “Gli artisti presenti enunciano ciascuno delle danze emblematiche che cerco di raccogliere, giocando, in proverbi tratti dai loro intendimenti e poetiche, note e pensieri. Una sorta di raccolta di detti che costituiscono la ricetta olistica e politica della “Democrazia del corpo””.
Ecco così che la compagnia Mk di scena il 10 (ore 19) e 11 febbraio (ore 17) con “Sfera” mostra “un corpo che si muove sempre in un nuovo spazio”.
Confini confusi tra passato e presente (17 febbraio, ore 19) in “The Recovery Plan/E il clamore è divenuto voce vol III” con Soukaina Abrour, in “Mra78A”, (una “fabulazione speculativa installativa e performativa in due atti: l’accoglienza e l’aspettativa”) e Fallon Mayanja in”Techno Petics” dove l’artista disegna nuove modalità di percezione e pratiche techno.
A sua volta Virgilio Sieni che presenta “Ascoltami”, domenica 25, alle 20, e in replica alla stessa ora da lunedì a mercoledì (musica live del chitarrista Fabrizio Cammarata) segnala che “toccare le cose senza toccarle è un processo in corso per la costruzione dell’uomo”. Nella scena danzatrici e persone non vedenti sperimentano assieme pratiche sui linguaggi del corpo rivolte alla trasmissione del movimento e alla qualità del tocco. Si indagano la tattilità, i canali energetici, gli elementi percettivi, il toccare e l’essere toccato. Questa coreografia, dice Sieni “chiama in causa il senso stesso della danza, immaginandola in una prospettiva sfaccettata che invita ad andare oltre l’impatto puramente visivo, per riconsegnarla a una dimensione esperienziale condivisa, dialogica e intima, respirata”.
Claudia Castellucci, con la compagnia Mora in “La nuova abitudine” (il 2 marzo alle 19 e il 3 alle 17) osserva come “cambiare posto, andare in altri spazi ci fa conoscere il giorno e la notte”. La danza in questo caso nasce da un canto liturgico russo “Znamenny (segni)” che ha spinto la compagnia Mora a trasferirsi da nell’ottobre 2021 a San Pietroburgo per costruire la coreografia con il coro di musicAeterna di Teodoro Currentzis.
Per Dewey Dell di scena il 9 (alle 19) e il 10 (alle 17) con “I’ll do, I’ll do, I’ll do” “gli dei creano riti e guardano all’inatteso” . Coreografia di Teodora Castellucci, musica di Demetrio Castellucci.
E’ prodotta da Fuori Margine di Cagliari e Tir Danza, “Monumentum” di Cristina Kristal Rizzo con la stessa coreografa in scena assieme a Diana Anselmo su scritture di Yvone Rainer, John Cage, Simone Weil, Ilya Kaminisky. Rizzo: “nell’impossibilità della sosta i nuovi progetti sono sempre quelli del passato” (16 marzo alle 19 e 17 alle 17).
“Giocare è nascere” per Tempo reale che presenta “Foosball” un’azione sonora “partecipata per una pluralità di giocatori e calcio balilla” e live electronics. L’azione sonora di questo spettacolo _atteso domenica 24 alle 17 e alle 21 intende ricreare l’atmosfera tipica di un torneo di calcio balilla immergendo l’ascoltatore “in un paesaggio sonoro a 360 gradi, quasi come se fosse collocato proprio sul campo di vetro del gioco stesso. Il set è costituito da tre calcetti in linea, con il pubblico che li circonda e che è a sua volta circondato da altoparlanti”.
Simona Bertozzi, coreografia e danza di “Suite Zero” (al violoncello Claudio Pasceri) attesa il 6 aprile alle 19 e il 7 alle 17, è convinta che è “possibile per il corpo moltiplicarsi”. “Suite zero” afferma la propria natura nel “deflagrare del dialogo, tra corpo e violoncello, verso la polifonia, verso la moltiplicazione delle presenze, disseminando sculture sonore e geometrie corporee”.
“Nelle forme del dolore gli altri sono le lacrime “. Così sostiene Stefania Tansini protagonista del suo solo “L’ombelico dei Limbi” (il 13 aprile alle 19 e il 14 alle 17), un testo giovanile di Artaud dove si trovano visioni e pensieri che matureranno negli scritti successivi. Nella messa in scena “il corpo e la voce sono testimonianza lucida dell’angoscia del reale, realtà viva e carnale che esplode e implode, che dice quello che non si nomina, che procede ossessivamente verso una non fine”.
Il 19 aprile alle 20 e il 20 alle 20 va in scena un progetto di Ayelen Parolin: “Simple”, creato e interpretato da Baptiste Cazaux, Piet Defrancq & Daan Jaartsveld. In questo lavoro Parolin _ che sostiene come “la danza sia l’idiota che sostiene l’altro” _catapulta tre danzatori in un sorprendente gioco di ritmo e di costruzione, a volte ripetitivo, e sempre in movimento, costantemente ridistribuito, ristrutturato, riprogettato. .. un “gioco musicale ma senza musica”.
Per Jérôme Bel “una vita di danza è come una comunità nomade”. E di conseguenza dopo aver tracciato il ritratto di Isadora Duncan ha deciso di raccontare se stesso in “Jérôme Bel”, nuova creazione da lui definita “auto-bio-coreo-grafica” (3 maggio alle 20 e 4 maggio alle 19).
Alessandro Certini, Katie Duck, Virgilio Sieni, Charlotte Zerbe -per i quali “lo spazio del respiro elimina i confini – sono i protagonisti dell’evento del 10 maggio (alle ore 20): “Tyranny of the present” dove “l’esperienza del gioco, fiducia e sfida attraverso il movimento, il suono, il testo e la deliberata volontà di esporsi, qui dipendono dall’originale “lavoro” che chi osserva e partecipa con lo sguardo aggiunge alla pièce e può rivelare una piena e sottile percezione del tempo, nello spazio dell’emozione all’interno di ogni singolo accadimento teatrale”. Marta Olivieri con “Trespass-tales of the Unexpected” e Irene Russolillo con “Fatico” sono le due coreografe titolari delle residenze.
Danza anche in Romagna. Al teatro “Dante Alighieri” di Ravenna è l’attuale direttore del settore Danza della Biennale di Venezia, il coreografo Wayne McGregor, con “Autobiography” ad inaugurare il 10 febbraio alle 20,30 e l’11 alle 15,30 il cartellone della stagione di danza. All’origine di questa coreografia costruita in collaborazione con i danzatori della sua compagnia, c’è l’interesse del coreografo britannico del corpo come archivio. Lo spettacolo è sviluppato sulla partitura elettronica di Jlin e “sull’algoritmo creato da Nick Rothwell per mettere in relazione i dati del DNA del coreografo con memorie personali e il corpo degli interpreti”. Inoltre, la coreografia in scena a Ravenna è una meditazione sul passato e sui futuri possibili; si avvale di Aisoma, strumento di intelligenza artificiale – messo a punto con Google Arts and Culture – al quale sono stati somministrati cento secondi dall’archivio coreografico di McGregor.
Così ha raccontato il suo esperimento il cinquantenne coreografo inglese: “In ogni momento, la tua vita è frammentaria, molteplice, sentita. E’ la somma delle tue impressioni ed esperienze, di quello che stai leggendo o quello a cui stai pensando, delle persone attorno a te. “Autobiography”è un esperimento che penso si confronti con l’idea della vita come scrittura. La vita si dipana fuori dal nostro controllo e dobbiamo affrontare quelle circostanze. Credo possa essere davvero qualcosa di bellissimo”.
In questo modo codice genetico, intelligenza artificiale e coreografia si intrecciano in maniera inedita per la danza. McGregor e danzatori hanno lavorato su vecchi appunti, memorie personali, opere d’arte e musica che sono state importanti nell’esperienza del coreografo. Anche la colonna sonora di Jlin è basata sul genoma di McGregor, mentre scene e proiezioni sono firmate da Ben Cullen Williams, le luci sono curate da Lucy Carter, Uzma Hameed ha messo a punto la drammaturgia e il fashion designer Altor Throup ha creato i costumi attingendo dal proprio archivio.
‘’Itinerario Danza” (info allo 0544249244) continua con due compagnie italiane: il Nuovo Balletto di Toscana presenta “The Red Shoes” di Philippe Kratz, una rilettura della fiaba di Andersen per dieci interpreti (16, 17 marzo), mentre lo SpellBound Contemporary Ballet si misura con “L’arte della fuga” di Bach, nella coreografia di Mauro Astolfi (20, 21 aprile).
Rimanendo in terra di Romagna, a Cesena, Teatro Bonci, assolutamente da non perdere il 10 alle 20,30 e l’11 alle 16, nell’ambito della rassegna “L’Altro Sguardo” lo spettacolo teatrale “Angelo della Storia” della compagnia Sotterraneo, Premio Ubu 2022.
La compagnia basata a Firenze, dal 2005 inventa opere “caratterizzate da un approccio avant-pop in equilibrio fra immaginario collettivo e pensiero filosofico, si ispira alle teorie sulla storia e l’evoluzione umana dei filosofi Walter Benjamin e Yual Noah Harari per costruire una feroce e ironica drammaturgia che scardina la linearità del tempo: una vertiginosa carrellata di stralci biografici di persone illustri o sconosciute e aneddoti da vari secoli e aree geografiche, uniti da una tela di false credenze, miti e ideologie che possono illuminare le contraddizioni di intere epoche, le pieghe più oscure e nascoste del loro tempo, entrando in risonanza con il presente. Una mappa di gesti paradossali che suscitano spaesamento, riso o commozione svelandoci i modelli di auto narrazione con cui interpretiamo il mondo, dall’origine della nostra specie”.
In scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini, scrittura Daniele Villa. luci Marco Santambrogio, costumi Ettore Lombardi, suoni, Simone Arganini, montaggio danze Giulio Santolini. Ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa.
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