Teatro
Finale di partita con Glauco Mauri al Teatro Cucinelli di Solomeo
Un Grande Classico della letteratura teatrale con la partecipazione di un Grande Nome del teatro italiano. Si può definire banalmente così lo spettacolo Finale di partita con Glauco Mauri, che domenica scorsa ha fatto tappa al Teatro Cucinelli di Solomeo (Perugia).
Finale di partita, opera del gigante Samuel Beckett, non ha bisogno di molte presentazioni: dal giorno del suo debutto assoluto, nel 1957 a Londra, questo testo costituisce uno dei capisaldi del cosiddetto Teatro dell’Assurdo, del quale Beckett è il rappresentante più importante. Con Finale di partita il grande drammaturgo irlandese, Premio Nobel per la Letteratura nel 1969, porta avanti la riflessione sull’assurdità, l’inutilità e l’infelicità della vita umana che era iniziata qualche anno prima con il suo capolavoro assoluto Aspettando Godot: i protagonisti sono Hamm e Clov, il vecchio cieco paralitico bloccato su una sedia a rotelle e il suo servitore che non può stare seduto, chiusi in una specie di bunker (fuori dal quale il mondo è, forse, finito) e impegnati in un battibecco continuo fatto di asperità reciproche e di argomenti sconclusionati che si affastellano uno sull’altro e si ripetono, invischiati in una dialettica viziosa che non riescono a spezzare; insieme a loro ci sono Nagg e Nell, i genitori di Hamm, che ogni tanto spuntano fuori da una specie di loculi nei quali sono imprigionati. La disperazione e il nonsenso del vivere permeano quest’opera, gettando uno sguardo lancinante e disturbante sull’essere umano e sulla sua misera condizione.
Nello spettacolo visto a Solomeo, prodotto dalla Compagnia Mauri Sturno, Glauco Mauri e Roberto Sturno sono rispettivamente Hamm e Clov, mentre nei ruoli di Nagg e Nell ci sono Mauro Mandolini ed Elisa Di Eusanio: gli attori sono tutti e quattro bravi, con una menzione speciale per Sturno, mentre quella del Vecchio Maestro Mauri è una recitazione di vecchio stampo, che non presenta buchi e cadute ma neanche sussulti particolari. La regia di Andrea Baracco è filologica, con piccole modifiche rispetto all’originale beckettiano (Nagg e Nell non sono chiusi in due bidoni della spazzatura come specificato nel testo, ma in due casse nel muro simili a quelle per i cadaveri che si trovano negli obitori); di bell’effetto le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta.
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