Costume

End-To-End, il crittodramma dei Quotidana.com a Terreni Creativi

30 Luglio 2021

End-to-end, da un estremo all’altro, da me a te con una crittografia dedicata e inarrestabile. Privata, blindata infine esposta. Eppure, questa crittografia (E2EE) dà il titolo al nuovo lavoro dei Quotidiana.com che debutta il 5 agosto prossimo a Terreni Creativi festival, quest’anno dedicato ai Provinciali.

Criptoteatro, ping pong di slide digitali, musica, citazioni di autorevoli interventi teatrali, GIF divertenti e divergenti. E poi uno schermo, simbolo di una transizione digitale ormai compiuta. Tutto a schernire l’illusoria intimità di milioni di chat, l’improbabile privatezza dei loro messaggi on-line. La scena è già accaduta in buona parte nel digitale che ora si proietta davanti a un pubblico ribaltando lo schema pandemico che voleva la scena trasposta dal teatro al digitale. Qui il virtuale travestito da reale diventa scena, inframmezzata da elementi fisici e umani a bilanciare l’imperio informatico del presente.

Nello specifico, leggendone la presentazione, questo lavoro riproduce schermate WhatsApp, slide bidimensionali proiettate su uno schermo; uno scambio a colpi di chat tra due cinquantenni che condividono – all’oscuro anche di sé –  angosce da ecodopler dei tronchi sovraortici, propositi di trionfi impossibili, incontri con animali e uccelli urbani, gareggiando sui dosaggi quotidiani di Zoloft e Lexotan, assumendo probabili gocce magiche in diretta-chat, per affrontare la dura prolungata prova dello scambio, passatempo che degenera in dipendenza da s-carico emotivo.

Suggestione di libertà espressiva, sospensione della solitudine da clausura, solo per rimarcarne poi gli effetti al primo stand by per narcosi e offuscamento della vista e delle capacità percettive. Tutto questo, al di qua della taciuta infatuazione per una possibile clausura a vita capace di placare, per eccesso di ferocia, il ringhio dei mali quotidiani. La staffetta End-To-End non trova fine, essendo la memoria digitale infinitamente estendibile e il pensiero ossessivo per sua natura infinito, come scriveva Ottiero Ottieri.

Messaggi E2EE istantanei soggetti alle impostazioni dei reciproci telefoni sembrano essere il nucleo di questo nuovo lavoro dei Quotidiana, inframmezzati da incursioni audio e video che andranno a moltiplicare i messaggi continui, i possibili dialoghi, reali fino a prova contraria, così come il mittente e il destinatario specchiati nella medesima schermata. In ultimo arriveranno i corpi, attori elettronici, utenti sconnessi o avatar appena percepiti durante le proiezioni; non sul palco ma dietro lo schermo, filtrati dal pannello illuminato, ombre antropomorfe sulla superficie dove niente è accaduto e tutto è già passato in forma di simboli e luce.

Ma qui si tenta solo di dedurre i misteriosi contenuti di un lavoro di cui si trovano poche note, motti di spirito e allegorie di un tormento istrionico vitale e anonimo; irridente a tutto, privo di apparenti necessità espressive o teatrali, ridotto a superare i profluvi di un teatro digitale e telefonico, inscenando la sparizione quasi completa dell’attore, a vantaggio della parola, liberata, decriptata; anche la voce langue o così pare, per dare suono ai deliri di un parlottio miniaturizzato. Questo movimento idealmente imperituro di andata-ritorno End-To-End, di rimpallo e di stallo continui, conduce al gioco e al sorriso, alla ribattuta della bianca pallina che i Quotidana si sono lanciati la prima volta nel ping pong di Tragedia tutta esteriore, anno 2008, opera vincitrice de “Loro del Reno – Teatri di vita”.

Mi azzardo a dire che questo nuovo lavoro potrebbe essere un raro caso (forse unico in tempi recenti) di un teatro “dal profondo” dell’inconscio privato e collettivo assieme, scritto nello spazio intangibile della rete, su uno sfondo bianco di orsacchiotti, coni gelato e pesciolini diafani, dal digitare convulso di un disagio così ben nutrito da ritrovare nuove forza e vanità; capace di sfidare il proprio terrore di farsi vero da un momento all’altro, detonando in panico mentre la scrittura viaggia da una fine all’altra, da me a te, End-To-End. Può il disagio cercarsi dentro fino a trovare un nervo di comicità, cominciare a stuzzicarlo, tormentarlo, fino a una isterica risata? Il quesito è l’essenza di questa opera.

ETE supera il paradosso del titolo e apre al pubblico il suo de-privato; si dona, si scaglia contro l’ultima religione mondiale, l’Internet, la rete dove tutto è possibile, anche l’illusione di essere vivi, di divertirsi a non esserlo per capriccio, per dispetto; di sparire dietro un avatar e ricomparire a propria insaputa anni dopo la propria scomparsa nel telefono di chi è rimasto on-line; se non l’autrice diretta, la messaggistica digitale qui si fa matrice di una scrittura che mentre accade scompare in un ciclo di conversioni e riconversioni che crediamo vere solo dopo la spunta blu di WhatsApp, capace per un intervallo variabile, casuale o studiatamente prolungato, di farci fremere, sperare ancora. Ecco: l’inganno è la soluzione. WhatsApp, Cosasuccede, l’applicazione che risponde oggi a esigenze giornalistiche, televisive, narrative, è ora anche strumento drammaturgico.

Per un duo teatrale che resiste dopo quasi due decenni di arte scenica contemporanea sul crinale minato della “parola parlata” uscendo di rado dalla forza comico-umoristica dei propri duetti stralunati e acuti, ETE segna forse la prima tappa di una nuova staffetta. Lo si può anche intendere come il culmine della loro provocazione artistica, all’apice di una consapevole idea di “fine di una fine continua” come è quella del teatro che piange un’infinita sfinente fine ma ogni giorno la supera, la divora, la rigenera. Così come in questa staffetta di ETE, il testimone avanza verso tappe di una nuova luminosa fine.

Ecco avanzare i Quotidiana, in sterzata decisa verso l’insondabile, l’improbabile rinascita End-To-End: la vita sussurrata, poi urlata dentro il messaggio.

 

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