Teatro

Effetto Drusilla

4 Febbraio 2022

Come tutti sapranno, sin dai tempi più remoti, dall’antica Grecia a Shakespeare e all’opera settecentesca, gli uomini hanno sempre indossato abiti femminili per andare in scena. Divieti politici, morali e religiosi hanno impedito per molto tempo alle donne di calcare il palcoscenico. Tuttavia, quando finalmente le attrici hanno fatto la loro comparsa, il fenomeno del travestitismo maschile nel campo dell’arte non si è esaurito, continuando nel tempo a proporne versioni differenti e apprezzabili, fino ad arrivare alla finezza inaudita e alla grazia stupefacente di un performer di livello altissimo, come Paolo Poli. La storia rivela che anche in ambito sociale si registrano esempi di travestitismo non meno spettacolari ed eclatanti. Nel Settecento, il Cavaliere Charles-Genevieve d’Eon de Beaumont diventò una figura molto celebre in quanto presentandosi in abiti femminili divenne la rivale principale di Madame de Pompadour, ritagliandosi il posto di nuova favorita del re Luigi XV. Quando il sovrano scoprì la sua vera identità lo elevò al ruolo di diplomatico di fiducia, che svolse sia in vesti femminili che maschili.

La premessa è tale per affermare che la nostra Drusilla Foer, fresca eroina sanremese, che persegue una deliziosa arte en travesti, non rappresenta certo una novità, tanto in teatro che in televisione, e meno che mai lo sarebbe nella vita privata se continuasse a essere, oltre la spettacolarizzazione della sua persona, l’elegante signora che si può ammirare in scena. Va da sé, dunque, che si tratta di un personaggio, che per essere ha bisogno di un’interpretazione che ne delinei la personalità. E, qui, mi viene in mente il giudizio molto pregnante che Natalia Levi Ginzburg, scrittrice di spicco del Novecento, diede di Paolo Poli, già in argomento: “Fra i suoi molteplici volti nascosti, c’è essenzialmente quello d’un soave, ben educato e diabolico genio del male: è un lupo in pelli d’agnello, e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi, la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza.”

Ecco, potrebbero esserci delle affinità tra il “monstre” Paolo Poli e l’alter ego dell’attore Gianluca Gori, la Drusilla “nazionale”? Oppure, il successo così  massificante e presagibile di quest’ultima è un indice genuino che ne decreta la distanza? Di certo vi è che la signora Foer si dimostra magnificamente e gentilmente ostile alle banalità ordinarie che la recitazione riserva a tanti attori. La sua bravura di interprete offre al pubblico le maniere ricercate di un personaggio non sempre scontato, capace di risultare naturale nella sperimentazione più affabile della sfrontatezza. L’eleganza, a quanto pare, è per la Foer un concetto da respirare. Osservandone la postura, ci si accorge che permea di garbo tutta la sua persona, conferendo alla prosa, al canto e al movimento la leggerezza di chi conosce l’armonia delle parole e della gestualità. Sorride appena in scena, non sembra ammiccare e non forza mai una battuta per cedere all’apostrofo grossolano; sa conferire anima e colore al carattere, dando sempre la sensazione del gioco e del divertimento. Ma, quel che più conta, è finemente intelligente e, probabilmente, per questo, superbamente femminile. Proprio alla maniera di Paolo Poli, o, molto più semplicemente, di tantissime donne del mondo civile e del lavoro.

 

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