Teatro
Donne come noi (anche l’8 marzo)
“Sedermi a scuola a leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no”. C’è questa frase della giovane Malala Yousafzai che mi torna spesso in mente. E che spesso si è affacciata fra i pensieri durante lo spettacolo “Donne come noi” interpretato, fra le altre, da Tosca e da Giovanna Famulari. A scriverlo sono state Giulia Minoli ed Emanuela Giordano partendo dal libro Donne come noi (Sperling & Kupfer, 2018) di Donna Moderna, una guida a vite di ragazze e signore che ogni giorno – un po’ come Malala – pretendono da loro stesse coerenza, affermazione e riconoscimento. Divenendo, più o meno volontariamente, fonte di ispirazione per il nostro tempo.
Il tour dello spettacolo teatrale è iniziato ieri sera dal teatro che l’ha prodotto, il Franco Parenti di Milano, e nelle prossime settimane entrerà nelle aziende, nelle università, nelle scuole e girerà l’Italia come momento didattico composto dalla rappresentazione teatrale di “Donne come noi” con una sceneggiatura breve in cui si alternano tre attrici e un violoncello. Insieme allo spettacolo ci sarà un percorso formativo con la testimonianza inspiring di una delle protagoniste del libro – presente all’incontro – e due ore di workshop con un attore-formatore, che con esercizi, tecniche e giochi propri della didattica del teatro di improvvisazione, farà lavorare e riflettere i partecipanti su come predisporsi al non-giudizio e all’accettazione, sull’ascolto e valorizzazione di se stessi e dell’altro, su come stabilire un rapporto di fiducia e supporto, sul mettersi in gioco, partecipare e collaborare.
Si tratta di un progetto che fa ben sperare, soprattutto considerando che tutto è nato da una rivista cartacea – Donna Moderna – e dalla volontà della sua instancabile direttrice, Annalisa Monfreda, che ha saputo trasformare le interviste raccolte sulle pagine del giornale prima in un libro, dunque a dare loro un corpo e una voce indipendente.
Un corpo e una voce che parla di arte, di scienza, ma anche di mestieri praticati con la dedizione dell’eccellenza che spaziano da Chiara Montanari, prima donna a capo di una spedizione in Antartide, a Fabiola Gianotti, direttore del prestigioso Cern di Ginevra, dall’atleta Irma Testa, prima pugile italiana alle Olimpiadi ad Alessandra Laricchia, prima ranger donna nella savana africana.
Chi sceglierà di andare a vedere “Donne come noi” non si troverà soltanto davanti uno (splendido) spettacolo teatrale, ma entrerà in un flusso di emozioni positive e di racconti che mettono insieme la dedizione alla realizzazione professionale con la necessità di ricercare, attraverso quell’altro che è il mondo, la propria completezza di esseri umani. Si tratta – in questo pozzo senza fondo di mortificanti fatti che ci sommergono – senza dubbio di una buona notizia. Anche per l’8 marzo.
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