Teatro

Danzare l’autunno, le suggestioni di Cagliari, Prato e Fabbrica Europa

14 Settembre 2021

Danzare la precarietà. Quella dei singoli e del Pianeta stesso. Mai come questa epoca così scopertamente fragili. Gli uni e l’altro. I primi flagellati da due anni di pandemia in cui si è stati costretti a modificare comportamenti e abitudini, cancellando spesso incontri ravvicinati e vivendo dentro una bolla come difesa estrema del vivere. Tutto questo si relaziona proprio con la casa in cui abitiamo,  la nostra Madre Terra dove si stanno conoscendo questi ultimi mesi vere trasformazioni epocali dovute ai cambiamenti climatici. Qualcosa rischia di catapultarci dentro un pessimo film catastrofico: incendi di proporzioni incredibili hanno cancellato grandi porzioni dell’Amazonia, ma anche di Canada e Stati Uniti. Persino in Siberia si sono raggiunte temperature mai conosciute prima, tali da modificarne l’habitat. E così rischia di avvenire con il sollevamento dei mari che potrebbe ridisegnare le coste del Mediterraneo. Queste tensioni e preoccupazioni sono al centro della ventisettesima edizione della rassegna “Autunno danza” diretta da Momi Falchi e Tore Muroni che prende il via questi giorni in Sardegna a Cagliari, negli spazi del Teatro Massimo, Tab e Sa Manifattura. Festival sempre attento alle poetiche del contemporaneo, da alcune edizioni sta lentamente mutando la propria pelle, accompagnando alla tradizionale vetrina di spettacoli e novità coreografiche il progetto “Fuorimargine” (dal 13 settembre al 26 a Sa Manifattura) che, nato nel 2019, intende sostenere la creatività degli emergenti.

Un momento di “Home altrove”, coreografia e omaggio di Daniele Albanese alla danzatrice Eva Karczag della compagnia di Trisha Brown

Stavolta metterà in dialogo tre artisti selezionati lo scorso anno (Chiara Aru, Paola Drera ed Edoardo Mozzanega) con una decina di performer di diversa provenienza geografica e formazione. Guidati dal coreografo e danzatore Jacopo Jenna nelle vesti di tutor, questi si impegneranno in diversi percorsi artistici. Collegato a questo progetto è legata la visione del film di Massimo Gasole “Memory Layers” nato lo scorso anno come progetto visivo collettivo grazie alla sinergia con la Fondazione Sardegna Film Commission. A seguire Mozzanega, Aru e Drera mostreranno i loro studi accomunati “dall’interrogarsi intorno a codici, segni e linguaggi: rispettivamente, l’animalità, il disturbo di ansia generalizzata e l’alfabeto di comunicazione a distanza” (14 e 15 alle 20)

Ad aprire il programma degli spettacoli (il 16 e il 17 alle 20) sarà Sara Marasso con il contrabbassista Stefano Risso in “The wall”, performance cross disciplinare partecipata. Una occasione per raccogliere idee su quello che si potrebbe trovare al di là di un muro.

“Home altrove” è lo spettacolo proposto da Daniele Albanese che dal vivo mostrerà frammenti video e interventi audio in cui si vede una storica danzatrice della compagnia di Trisha Brown, Eva Karczag. Questa azione dovrebbe innescare “un’analisi sulla fragilità dell’attuale stato delle cose”, riconducendo a “un discorso sul mondo contemporaneo e le sue migrazioni, per domandarsi infine: cos’è casa in un mondo in continuo divenire?” (22 e 23 settembre).

La compagnia marocchina Hna-ya in “Sorakhe” per la prima volta in Italia al festival “Autunno danza” di Cagliari

Il 24 e 25 settembre Chiara Aru, Paolo Drera ed Edoardo Mozzanega presentaranno il frutto del lavoro portato avanti con i dieci performer che dovevano incontrarsi e lavorare su chiavi già predefinite. E cioè: l’esercizio di far emergere i propri demoni personali con “Home Demon”, la possibilità di smarrirsi e ritrovarsi con “Ricalcolo#3”e l’esplorazione del potere collettivo diun pisolino pubblico con “Public Nap”.In sinergia con Sardegna Teatro, ai primi di ottobre “Autunno danza” si trasferisce al Teatro Massimo. Primo evento in calendario il 2 ottobre è “Sorakhe” della compagnia marocchina Hna-ya. Lo spettacolo, per la prima volta in Italia, selezionato alla Biennale di danza di Marrakesh, che nel suo titolo significa “ululato”, racconta di “un giovane disilluso che lancia questo ululato quasi impossibile da esprimere, provando così a connetterlo al corpo, come ultimo mezzo di formulazione e resistenza alla repressione”.

Anna Fascendini di Scarlattine teatro, dal 7 al 17 ottobre proporrà “Corpo lib(ero)” una performance dedicata alla primissima infanzia che Autunno danza co-produce assieme a Campsirago, Sardegna Teatro, Tip, Teatro Instabile Paulilatino e festival Tuttestorie.

Il 13 e 14 ottobre alle 19 e alle 21 Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi al Massimo presentano “Harleking” , performance in cui vengono intrecciate assieme danza e commedia dell’arte nella figura del popolare Arlecchino.

Danza e commedia dell’arte nello spettacolo di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, “Harleking”, incentrato sulla maschera teatrale di Arlecchino

Lucia Guarino il 16 e 17 propone “Superstite” dedicato al fascino del vuoto. La danzatrice cita in questo caso la filosofa Maria Zambrano quando afferma che “proprio sulla soglia del vuoto che crea la bellezza, l’essere terrestre, corporale si arrende, depone la sua pretesa di essere separatamente e persino di essere sé, se stesso”. Perciò rileva l’artista che “la bellezza del vuoto non è il nulla bensì l’attesa del possibile, il punto di immaginazione di quel che succederà. Il superstite si affaccia su una voragine: qualche cosa non c’è più e segna una ferita profonda, un buio, un ricordo”.

Sipario sulla rassegna il 31 ottobre con la coreografa e danzatrice Simona Bertozzi che presenterà il suo nuovo lavoro “Quel che resta” danzato in duo con Marta Ciappina. La Bertozzi in questa coreografia esplora le dinamiche del movimento “comportandosi come un organismo vivente”. Un evento in continua mutazione che “moltiplica i vettori e le prospettive, una condizione del respiro e di flessioni anatomiche di due corpi che dialogano”.

Una scena tratta dal spettacolo “Superstite” della coreografa e danzatrice Lucia Guarino (fotografia Luce Del Pia)

E di precarietà e “forza della fragilità” vuole riflettere un’altra rassegna, “Contemporanea Festival 21” in programma al Teatro Metastasio di Prato dal 17 al 26 settembre, un progetto che raccoglie percorsi artistici nazionali e internazionali provenienti da diverse discipline e in cui la trasversalità dei linguaggi vuole caratterizzare la ricerca. “Il futuro entra in noi prima che accada” è la frase che vorrebbe indicare attenzione verso il futuro e in particolare appunto alla “forza della fragilità” intesa come la vita stessa, cioè “il dipanarsi del nostro destino che ci tiene in equilibrio senza lasciarci cadere”. Così ha riflettuto infatti il direttore artistico Edoardo Donatini che vede “Contemporanea Festival 21” come un momento di costruzione, inclusione, incontro, sviluppo creativo necessario per delineare future traiettorie, relazioni, luoghi, strategie per la ricerca di nuovi spazi di progetto”.

In programma spettacoli di diciotto compagnie per un totale di 25 repliche. Grande l’attesa per le prime giornate del 17 e 18 per il nuovo lavoro di Phia Ménard, “Saison Seche”, (al Fabbricone) in cui l’artista conduce sette danzatrici in un universo proteiforme immerso nel cuore delle lotte contro gli standard e delle rivendicazioni di identità libere. Ménard lancia una sfida al potere patriarcale e per la libera scelta dei generi. Sempre dalla Francia ecco Boris Charmatz che invece nell’ultima giornata (26 settembre) in “Infini” crea un ipnotico conto alla rovescia interpretato da sei danzatori in un continuo e spezzettato mosaico di figure in continua mutazione.

Un’immagine tratta dallo spettacolo di Phia Ménard “Saison Seche” ospite di “Contemporanea Festival 21” del Metastasio di Prato (foto Jean Lui Beaujault)

Dal 17 al 19 settembre la performer Eva Meyer Keller in “Death is Certain” (al teatro Magnoli) presenta trentasei mini scenari di tortura ed esecuzione “per un metodico e crudele assassinio che converte piccoli gesti quotidiani in atti sadici al limite tra orrore, divertimento e riflessione “.

La compagnia Tpo in “Anguana -Napee” (dal 17 al 19 al Teatro Giardino Fabbrichino) una ninfa, con sembianze di essere immortale appare ad un satiro: da questo incontro nascerà un amore impossibile. La svizzera Teresa Vittucci in “Hate me tender” (ex cinema Excelsior il 17) smonta metaforicamente il mito della Vergine Maria smantellando i codici di proprietà e dominazione sessuale, pro o contro il capitalismo.

Il 18 settembre il cecoslovacco Viktor Cernicky in “Pli” (Ex cinema Excelsior) tra danza e circo propone una riflessione fisica della filosofia di Leibniz con un lavoro di costruzione e decostruzione, ricostruzione schizofrenica dell’Universo”.

La performer svizzera Teresa Vittucci in “Hate me tender” in cui smonta metaforicamente il mito della Vergine Maria (foto Cyushiko Kusano)

Due le operazioni di Maniaci d’amore e Kronoteatro. La prima, “Siede la terra” (SpazioK 18 settembre), analizza i meccanismi velenosi che si rintracciano in piccoli paesi dove maschilismo violento e razzismo spingono verso la pubblica gogna. La seconda, “La fabbrica degli stronzi” (Ex cinema Excelsior, 23 settembre), dove quattro attori danno vita a figure di uomini e donne infelici, arrabbiati che non sanno dare un nome alla loro frustazione.

Il festival dedica particolare attenzione allo stato della danza femminile in Italia ospitando tre giovani coreografe. Il 19 settembre (SpazioK) c’è l’assolo della coreografa Elisabetta Lauro in “Regeland” che affronta il tema della sovrapposizione della luce fisica e metaforica. Nella stessa giornata Luna Cenere (Fabbricone) in “Zoe” riporta al grado zero della vita una piccola comunità di corpi. E infine Francesca Foscarini che il 23 settembre (SpazioK) che in “Punk. Kill me please” riflette sul femminismo e la libertà ispirandosi agli elementi rivoluzionari e all’estetica del punk rock e, in particolare alla iconica relazione tra Sid Vicious e Nancy Spungen.

La danzatrice e coreografa greca Lenio Kaklea in “Chosen portraits” il 19 settembre (Ex Cinema Excelsior) ricostruisce il paesaggio di una città attraverso i gesti e le abitudini invisibili e sociali dei suoi abitanti.

Oscar de Summa è il protagonista del monologo “L’ultima eredità” (Teatro Fabbrichino, dal 23 al 25 settembre) che racconta un doppio viaggio geografico ed emotivo verso il paese natio per l’ultimo saluto al padre morente.

Elisa Pol in “Walking memories” (Fabbricone, 24 settembre) in dialogo con Raffaela Giordano riflette sulle corrispondenze tra paesaggio e individuo, tra gli spazi e le trame, gli odori, i suoni dei luoghi e i loro intimi riflessi interiori nell’animo umano.

La compagnia Tpo in una scena da “Anguana-Napee”, storia di un amore impossibile tra un Fauno e una Ninfa

L’artista ginevrino Simon Senn è impegnato in una conferenza spettacolo “Be Arielle” (SpazioK 24 settembre) piena di domande esistenziali, legali e psicoanalitiche legate al fenomeno del “Motion capture”.

Il 25 settembre spazio anche alla coreografa svizzera Tabea Martin impegnata in “Forever” (Teatro Metastasio) dove “attraverso libertà, ingenuità e fantasia proprie dell’immaginario infantile rappresenta in modo poetico il carattere effimero della nostra esistenza”.

“Contemporanea Festival 21” dedica uno spazio ad hoc alle produzioni e agli incontri curati dagli studenti di Prato, nel giardino di Palazzo Buonamici per ascoltare i podcast prodotti con interviste sui temi della salute mentale e dei diritti in carcere (24, 25 e 26 settembre). Sempre a cura dei giovani di School of Met ci sarà anche un incontro con lo scrittore e sceneggiatore del progetto Arrevuoto, Maurizio Bracci, la regista Annalisa D’Amato e le attrici della compagnia napoletana (26 settembre)

Il 26 settembre è anche il turno della danzatrice Cherish Menzo (Metastasio) con “Jezebel” ispirata alle figure delle video vixen, le modelle iper-sensuali protagoniste dei video dei brani hip hop di fine anni Novanta e inizio 2000.

Il 25 settembre è previsto infine l’incontro pubblico “Scritture del Dopo” curato da Lorenzo Donati, Maddalena Giovannelli, Rodolfo Sacchettini e Alessandro Toppi allo scopo di riflettere sulla scrittura scenica, sulle modalità produttive e lo stile, le urgenze soggettive e la scelta di un argomento o di un tema, le modalità di fruizione e le incertezze, i fallimenti e le conquiste che appartengono a un processo compositivo ed artistico.

Un momento dello spettacolo “Forever” della coreografa svizzera Tabea Martin ospite di “Contemporanea Festival 21”  (fotografia di Nelly Rodriguez)

E sono già ventotto le edizioni di Fabbrica Europa, diretto artisticamente da Maurizia Settembri e Maurizio Busìa, come sempre un cartello ragionato, ricco e intrigante delle nuove tendenze, soprattutto danza, ma anche musica e un po’ di teatro, aperto alle produzioni e alle novità internazionali, rappresenta da sempre un punto di riferimento forte per chi segue e si interessa della scena contemporanea. Partito ai primi del mese, in questo scorcio tra estate e autunno fino al 17 ottobre propone un ricco calendario di eventi da non perdere. Domenica 19 settembre al Cantiere Florida è di scena uno dei coreografi più interessanti delle ultime stagioni, Davide Valrosso, con lo spettacolo “Love/Paradisi artificiali” (Interpreti: Olimpia Fortuni, Giulia Porcu e Roberta Racis). Sulla scena tre corpi che “incarnano diverse sembianze di un amore che, nel segno del femminile, genera la propria traccia”. Tre sere dopo, 22 settembre stessa location per il progetto “Swans never die”. Apre Chiara Bersani con “L’animale”, segue la danzatrice Camilla Monga che in “Swaen” si mette in dialogo con il trombonista Filippo Vignato e il polistrumentista Emanuele Maniscalco, autori di una riscrittura musicale tra improvvisazione e struttura della partitura originale di Saint Saens. Chiude il Collettivo Mine in “Living like I Know I’m gonna die”, una danza per cinque corpi. Due coppie e un singolo formano “nella reciprocità un gruppo, un corpus unico di braccia allacciate che si dispiega in un reticolo di incontri fulminei” fino al dissolvimento. Il 23 settembre al PARC, Performing Arts Research Centre, Pietro Pireddu presenta “Panimundu”, pratica coreografica in cui “spazialità, sensazioni, energie, si modulano attraverso una serie di ripetizioni che divengono possibili solo con l’emergere di uno scarto rispetto all’attimo appena esauritosi”. Interpreti: Carolina Amoretti, Chiara Casiraghi e Giulia Gilera.

Un momento de “L’Animale” di e con l’interpretazione di Chiara Bersani che apre il progetto “Swans never dies” a Fabbrica Europa (fotografia di Rebecca Lena)

Due giorni dopo, il 25, sempre al PARC, va in scena “Partie Vide”, un lavoro ideato da Eleonora Chiocchini che indaga il concetto di abitare il vuoto “inteso come relazione e dialogo tra un corpo femminile e tre elementi presenti sulla scena: due sedute e una cornice”. Questa è la scenografia realizzata ad hoc da Paolo Morelli “che diventa tutt’uno con il corpo che la muove e contemporaneamente architettura spaziale da esso separata” (si replica anche il 26)

Due spettacoli al giorno, in due sere, il 2 e 3 ottobre per “Caruso-Museo dell’Altrove” , progetto ideato dalla coreografa e danzatrice Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco realizzato nelle belle stanze della Villa Bellosguardo a Lastra Signa, dimora del celebre cantante lirico Enrico Caruso, e sede del museo a lui dedicato. L’intento del “Museo dell’altrove” è quello di costruire un museo intrecciato con quello già esistente, dove “i linguaggi della danza, della performance e, dell’installazione incontrano quelli più tradizionalmente museali dell’architettura, del disegno, della scultura, della fotografia, del manufatto”.

Negli stessi giorni (2 e 3 ottobre) nello spazio PARC va in scena “If , If, If, Then” di Jacopo Jenna e “Evento” di Jari Boldrini e Giulio Petrucci. La coreografia di Jenna “ricolloca grammatiche diverse di movimento definendo una forma astratta di costruzione e osservazione della danza”. In questo caso i performer in scena sono “un insieme articolato di riferimenti ibridi legati alle varie forme di street dance e alle pratiche della danza contemporanea, con le quali possono spostarsi da un codice all’altro senza trovare un terreno su cui sostare”.

Una scena tratta dalla coreografia “Love/Paradisi artificiali” di Davide Valrosso con Olimpia Fortuni, Giulia Porcu e Roberta Racis (foto Sara Meliti)

“Evento” di Boldrini e Petrucci invece nasce dal desiderio di trasmettere una esperienza del corpo senza alcun filtro. Il motore è fulmineo scambio di informazioni tra i due danzatori: i tempi ritmici rispondono a un impulsivo visivo e la geometria dello spazio muta ripetutamente”.

“Between Me and P.” è il lavoro teatrale che presenta Filippo Michelangelo Ceredi l’8 e il 9 ottobre in replica al PARC (è stato seguito come tutor da Daria Deflorian nell’ambito della residenza LachesiLab). E’ un “lavoro autobiografico che nasce dalla radicale esigenza di riappropriazione di una storia familiare. Pietro sparì volontariamente nel 1987 all’età di 22 anni, senza lasciare tracce. Dopo venticinque anni Filippo, il fratello minore, ha avviato una lunga ricerca per tentare di avvicinarsi a lui e capire cosa lo portò a quella decisione”.

Il regista Aurélien Bory, fondatore di Cie 111 è l’autore della coreografia “aSh” che vede in scena la danzatrice Shantala Shivalingappa che costruisce il suo solo sulla figura di Shiva, dio creatore e distruttore, signore dei luoghi della cremazione. La danzatrice indiana, compie i suoi movimenti coreografici su una coltre di cenere, simbolo di morte ma anche di rinascita. “I movimenti, le geometrie del corpo somigliano ai kolam, disegni di farina di riso che le donne indiane creano di fronte alle case per attirare energie positive e prosperità e che nel corso della giornata svaniscono per essere rifatti il mattino dopo. Cerchi, punti, spirali, sembrano rappresentare la struttura stessa del mondo”. In scena anche il percussionista Loic Shild. Va in scena al teatro Era di Pontedera.

“The Odor of the Elephants after the rain” è il titolo della performance in programma il 14 ottobre al Florida. Un film, una danza e una lettura per raccontare Beirut . Omar Rajeh in questo lavoro si interroga sul ruolo del corpo “nei momenti di crisi o di calamità naturali, sulle sue possibilità residue, sulla vulnerabilità, resilienza, ribellione o sul suo solo esistere di fronte a una ca- tastrofe. Il progetto parla di un corpo che cerca un proprio spazio, un rifugio, ma è anche per il coreografo libanese una retrospettiva personale, politica, sociale”.

Un momento di “Evento” spettacolo dei danzatori e coreografi Jari Boldrini e Giulio Petrucci ospiti di Fabbrica Europa (foto di Andrea Macchia)

La compagnia Xe di Julie Ann Anzilotti, il musicista fondatore dei Tuxedomoon, Steven Brown e il danzatore Avi Kaiser sono i protagonisti di “Ti sembra giusto adirarti così?”, spettacolo presentato il 16 e 17 ottobre al Teatro Niccolini di San Casciano Val di Pesa. Il titolo dello spettacolo si riferisce alla domanda che Dio pone al Profeta Giona alla fine del libro: “Ti sembra giusto adirarti così? […] Perché io ho compassione e tu no, perché io perdono anche i più grandi peccati e tu invece vuoi vendetta, punizione, distruzione? La partitura musicale originale è composta e suonata dal vivo da Steven Brown con il trombettista Luc Van Lieshout. In scena Paola Bedoni, Livia Bartolucci. Progetto, coreografia e regia di Julie Ann Anzilotti con la collaborazione del coreografo e danzatore ospite Avi Kaiser.

Alcuni imperdibili appuntamenti musicali. Il 18 al teatro Puccini con “Time blind” progetto della compositrice di musica elettronica Caterina Barbieri e l’artista visivo Ruben Spini.

Il 20 settembre al PARC per “Sylvano Bussotti: il contesto, le scene” Luca Scarlini introduce la figura di Sylvano Bussotti in un percorso arricchito dalle fotografie di Roberto Masotti e Silvia Lelii che nel 1980 hanno documentato alcuni momenti della messa in scena di “Le Racine” alla Piccola Scala di Milano.

Il 24 settembre, ancora al PARC va in scena “17RE” con i musicisti Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi che evocano la costruzione di uno degli album di maggior culto del rock italiano, “17Re” pubblicato trentacinque anni fa dai Litfiba. Sedici brani originali della band di Firenze arrangiati da Francesco Magnelli. L’album venne registrato nell’estate e nell’autunno del 1986 a Firenze.

Dal 12 al 17 ottobre infine, sempre nello spazio del PARC si potrà osservare “Dance Wall”, installazione multimediale in progress che analizza, combina e propone in tempo reale l’intero archivio video di arti performative del festival.

La danzatrice Shantala Shivalingappa nella coreografia “aSH” disegnata e diretta dal regista Aurélien Bory (foto di Aglae Bory)

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