La Frida di Eva Duda

Teatro

Danzando l’arte e la solitudine di “Frida”

16 Aprile 2025

La Frida Kahlo di Eva Duda, un continuo e sinuoso movimento

CAGLIARI – Nostalgia di Frida Kahlo. Il suo nome, sinonimo di poesia e libertà, di lotta per l’affermazione dei diritti ed emancipazione dei popoli non si può dimenticare. La sua pittura, avvolta di realismo magico, piena di colore fluttua in una dimensione di sogno: danza sempre attorno ai nostri occhi quando si evoca il suo nome. E come altrimenti? Tradurre pittura, vita e poesia in movimento danzato è il compito che si è assegnato la creativa coreografa ungherese Eva Duda, stella emergente internazionale che, con la sua formidabile e innovativa compagnia di danza contemporanea, ha presentato giorni fa il suo spettacolo in un breve tour italiano iniziato a Padova, proseguito poi per Belluno, Sassari e Cagliari dove è approdata al Teatro Massimo per la Stagione danza del Cedac. La “Frida” raccontata da Duda è un continuo e sinuoso movimento, come il vai e vieni delle onde del mare che si infrangono in un arenile, tra danza e prosa, racconto biografico per icone e visioni coreografiche, fortemente riferite all’universo pittorico di questa artista. Disegnato per quadri, questo balletto, in grado di tenere aggrappati alla poltrone per le figure, il movimento e le soluzioni registiche inventate, ha un costante e preciso feedback sonoro con una selezione di musiche di buon impatto e dall’allure cinematografico.

La danzatrice Eleonora Accalai in “Frida” di Eva Duda Dance company (foto di Tomas Leko)

In effetti, proprio pensando al cinema non può non passare inosservata la fascinazione subita in particolare dalla pellicola di Julie Taymor, “Frida”, del 2002, vincitrice di due Oscar. Film dalla fotografia sontuosa e un cast di alto livello, interpretato da una talentuosa Salma Hayek, con uno sguardo ravvicinato alla lotta contro il dolore e la relazione tumultuosa e passionale con il pittore Diego Rivera (Alfred Molina) venti anni più grande di quella artista incredibile, dallo sguardo profondo e seducente. Pellicola in cui è pure presente la vicenda pittorica di Frida, le sue radici e impegno nella cultura messicana. Ma è soprattutto all’intreccio stretto tra arte visiva e vicissitudini biografiche che quel film rimanda, d’altra parte, uno dei fili narrativi privilegiati di questa opera danzata.

Iniziò tutto con un trauma. A diciotto anni il bus su cui una giovane Frida viaggiava si scontrò con un tram. La colonna vertebrale dell’artista si fratturò in più parti assieme alla rottura della clavicola e dell’osso pelvico. La gamba destra – più sottile della sinistra per via di una poliomelite contratta da bambina – si fratturò in diversi punti. Questa disgrazia marchiò tragicamente la sua esistenza. Costretta a stare a letto iniziò a dipingere soprattutto autoritratti, servendosi di un tavolo con un cavalletto e uno specchio da cui poteva guardare se stessa.

“Frida”,  la pittrice è costretta a letto dopo l’incidente che le cambiò la vita. In scena la danzatrice Eleonora Accalaidi Eva Duda Dance company (foto di Tomas Leko)

Sofferenza e dolore resteranno le costanti della sua vita. Ma anche la consapevolezza e la tenacia come l’ostinazione a voler condurre una vita normale.  Una sfida continua rivendicando la vita. Così la passione amorosa. Turbolenta e burrascosa quella con il pittore messicano Diego Rivera, celebre muralista e mentore della giovane artista da cui lo separavano venti anni e che Frida sposò due volte, nel 1929 e 1939.

Frida”, da giovane, si apre con una esplosione di rosso con una decina di danzatori che occupano la scena per introdurre quella Via Crucis che, dal giorno del maledetto incidente segnerà poi in modo infernale la vita della pittrice. E’ un giorno spezzato, “Broken Day”, in cui la pittrice diventa un corpo sospeso, un manichino nelle mani di chi compie la vestizione come un rituale. Da qui, articolandosi in avvincente racconto per immagini e danza prende le mosse un’opera che, come in una esposizione, allinea sulla parete del fondo quattro straordinari autoritratti. Il virtuoso ucraino Estas Tonne, alla chitarra arpeggia in modo struggente le note di “Strings of a Bard”, le immagini d’arte generate con il video mapping si sommano mentre Frida entra in scena.

Un’esplosione di colore rosso per raccontare la giovinezza di Frida prima di subire il trauma. In scena la Eva Duda Dance company (Foto di Tomas Lenko)

E’ la danzatrice italiana Eleonora Accalai, elegante e leggera, eppure volitiva al tempo stesso, quale deve essere una figura di estro e decisa personalità. Frida “Full of love”, piena d’amore per la vita, le sue gonne esuberanti, i colori che vorticano come una sola grande tavolozza in una atmosfera densa e sognante resa dai suoni rarefatti e ciclici di “Nukleus” dei produttori di musica elettronica, i tedeschi, Markus Guentner e Joachim Spieth. Le vicende dell’artista messicana sono così un puzzle sempre più ricercato e prezioso, costruito di note musicali e colori. Frida danza libera. E innamorata. La compagnia va in pista sulla musica obliqua e “caliente” di Ray Barretto, salsa e jazz, per suggerire la fiesta ma anche accompagnamento peccaminoso per quello che nel giorno delle nozze sarà già momento di tradimento da parte di Diego Rivera (Tibor Kováts).

Frida Kahlo “full of love”si è innamorata del suo mentore, il pittore messicano Diego Rivera con cui si sposerà due volte: nel 1929 e dieci anni dopo (Foto Tomas Lenko)

Prima il passo a due appassionato e poi lui che già cerca altre donne mentre il ballo subisce un rallenting… Sarà proprio la gelosia a rovinare la loro storia d’amore. Nonostante Frida fosse poligama e avesse storie anche con donne saranno i tradimenti di Diego a ferirla in modo profondo rendendole ancora più amara l’esistenza. Danzatori sui trampoli e maschere per un colorato carnevale fatto di geometriche scene d’insieme per il bellissimo “Bolero” di Ravel. Sarà infine lo struggente brano della cantautrice Chavela Cargas, “La Llorona”, a segnare l’addio tra Diego Rivera e Frida Kahlo che dopo una appassionata e tumultuosa relazione amorosa ormai danzano lontani tra loro, abbigliati in nero, mentre volate di fumo grigio escono dai loro soprabiti.

Così canta Chavela: Aunque la vida me cueste, llorona, no dejaré de quererte” (E anche se mi costasse la vita, Llorona, non smetterò di amarti)…. “La pena y la que no es pena, Llorona/Todo es pena para mí/ La pena y la que no es pena,/Llorona/ Todo es pena para mí…/ Ayer lloraba por verte, Llorona/ Hoy lloro porque te vi/ Ayer lloraba por verte, Llorona/ Hoy lloro porque te vi” (La pena e ciò che non è pena, Llorona/ Tutto per me è pena/La pena e ciò che non è pena, Llorona/ Tutto per me è pena/ Ieri piangevo per vederti, Llorona/ Oggi piango perché ti vidi/ Ieri piangevo per vederti, Llorona/ Oggi perchè ti vidi).

Eva Duda Dance Company nello spettacolo “Frida” , scena delle maschere, dedicato alla grande pittrice Kahlo (Fotografia di Tomas Leko)

Frida resta sola. Fiori sulla testa, gonna colorata e foulard. Questo quadro, l’ultimo di uno spettacolo ricco di immagini tra danza e magia circense, e dove si sono intrecciate strettamente visioni di arte pittorica teatrale, è un omaggio dovuto a una leggendaria icona che resterà nel cuore di molti. E che il tempo difficilmente potrà cancellare.

FRIDA”: Eva Duda Dance Company; direzione compagnia Eva Duda con Eleonora Accalai, Tibor Kováts e Vera Bundschuh, Kristóf Deák, Dominik Gyugos, Kostas Charalampous, Mátyás Kovács, Eszter Lajtos, Noémi Pataki, Zsófia Temesvári, Máté Váth musica Izsák Farkas, Tibor Molnár costumi Kató Huszár, Julcsi Kiss: Scene Eva Duda, video mapping Gábor Karcis, Mátyás Fekete; Disegno luci József Pető; assistente coreografa Beatrix Csák manager di produzione Orsolya Vitárius, Regia Eva Duda. Produzione Eva Duda Dance Company

Immagine solitaria di Frida Kahlo nel brillante e ben congegnato spettacolo della coreografa ungherese Eva Duda (Fotografia di Tomas Leko)
Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.