Teatro
Danza, Girolami, Bolognino e gli altri: da Livorno e Napoli alla Sardegna
Danza, danza, danza. Da Livorno a Napoli. Da Torino alla Sardegna. Circuito, spettacoli, debutti. Il pianeta danza è in pieno subbuglio creativo. Si macinano idee, si confrontano gli spettacoli e si mettono in campo nuovi obiettivi, e intanto il pubblico cresce e così anche i coreografi: quelli della prima ora e gli ultimi arrivati con la voglia di arrivare. Al centro temi sempre più ricercati. E vanno dalla filosofia alla psicanalisi, dall’arte alla società. Indirizzati a un pubblico in continua crescita e sempre più esigente e competente. Sceglie così lo strumento della satira per analizzare una possibile distopia: un tempo in cui “gli esseri umani come gli animali saranno selezionati per migliorare la specie”. L’allevamento selettivo è stato usato spesso sia per gli animali come per la frutta,la verdura e le piante per ottenere miglioramenti : potrebbe valere, perché no? Anche per gli uomini? Così si chiede Paolo Girolami, il giovane coreografo e danzatore svizzero che questo sabato al Teatro Nardini di Rosignano Marittimo (ore 21) in provincia di Livorno presenterà “Selective Bredding” – a cura di Armunia, Regione Toscana e Comune – allestimento in scena come prova aperta dove “genetica, logica, manipolazione e globalizzazione sono solo alcuni dei punti esplorati nello spettacolo, lasciando in sospeso una domanda: allevare selettivamente gli esseri umani potrebbe essere positivo per il futuro del pianeta? Per il benessere dei nostri figli? Per la tutela delle specie animali? E se così fosse, sarebbe etico o terribilmente demoniaco e crudele?”
Il lavoro di indagine di Pablo Girolami “mira a riflessioni attorno a temi come la sopravvivenza, in un panorama distopico costruito appositamente per provocare riflessioni e turbamenti nella coscienza dello spettatore. Si tratta quindi di tracciare uno scenario che lasci spazio a una nuova e ritrovata consapevolezza, qui data dal rapporto tra uomo e consumismo, terra e sfruttamento, dignità e tutela della vita dell’ecosistema, costruendo immagini che possono cambiare in modo imprevedibile e variabile”.
In scena: Katarzyna Zakrzewska, Isidora Markovic, Guilherme Leal, Lou Thabart, Sara Ariotti, Kiran Bonnema. Karen Stenico cura la drammaturgia e ritroviamo il coreografo responsabile del dj set. Lo spettacolo prodotto da House of Ivona, Leipzig Tanzt! 2024, Tanzoffensive, di Hannover con il supporto di Artisti Associati di Gorizia e CSS di Udine. Il progetto di residenza è della compagnia Abbondanza/Bertoni.
E’ attento invece ai sentimenti di un bambino, all’amore e all’impegno sociale il “Trittico” del giovane coreografo napoletano Adriano Bolognino che viene presentato in tournèe in Sardegna a cura del circuito multidisciplinare Cedac. Lo spettacolo, prodotto dal Korper, Centro nazionale di produzione della danza con base in Campania, è composto da tre parti diverse: “Come neve”, “Gli Amanti” e “Body is a Battleground”.
Costruire, cucire, ricucire, reinventare: è quasi un motto e sta alla base del primo pezzo coreografico del “Trittico”. Ossia “Come la neve” che inizia “dall’immagine della neve osservata dagli occhi di un bambino e prosegue verso il ricordo e il senso di benessere, protezione e comunità che ne scaturisce”. A dare movimento e senso teatrale a questa coreografia sono i corpi delle danzatrici Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia che si muovono in un ambiente che rispecchia “l’idea della creazione, a cominciare dai loro abiti”. Per questi è stato coinvolto nei mesi della pandemia “Il club dell’uncinetto”, un gruppo di donne che ha riscoperto un’arte dimenticata e antica. Bolognino compone così una coreografia come fosse uncinetto: “una trama intricata eppure elegante, un intreccio consapevole che genera nuove forme. Costruire, cucire, ricucire, reinventare”. La coreografia successiva ha tratto la sua ispirazione dal calco de “Gli Amanti” risalente al 79 d.C., “portando alla luce un amore interrotto improvvisamente dalla forza prepotente della natura, ma custodito in eterno. L’abbraccio che li avvolge da circa 2.000 anni apre mondi e spazi di riflessione che vanno oltre la dimensione temporale, aprendo uno spiraglio di libertà attraverso il movimento dei corpi”.
Il terzo episodio coreografico “Your body is a battleground” si interroga poi sulla valenza dei ruoli sociali: il titolo rimanda all’immagine di Barbara Kruger, creata e diffusa per la marcia delle donne di Washington nel 1989, grande manifestazione in favore della libertà femminile di autodeterminazione sul proprio corpo e sull’aborto negli Usa. Questi gli appuntamenti: il 4 febbraio a Bocheteatro di Nuoro; il 5 al Teatro Centrale di Carbonia; il 6 febbraio al Teatro Comunale di San Gavino e il 7 febbraio al Teatro Civico di Alghero. Bolognino presenterà poi “Come neve” sabato 10 febbraio alla settima edizione del “Fog Performing Arts Festival” presso la Triennale di Milano. Sempre a proposito di tour, della stessa scuderia del Korper, Francesco Marilungo continua la sua tournèe internazionale con “Stuporosa” una “una performance evocativa sull’elaborazione del lutto che andrà in scena in India, in occasione dell’Itfok – International Theatre Festival of Kerala 2024 nello stato del Kerala (15 febbraio) e dell’Attakkalari India Biennal a Bangalore, capitale dello stato indiano meridionale di Karnataka (18 febbraio)”. In scena: Alice Raffaelli, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini e Vera di Lecce.
Tornando a Napoli e al Korper, il Centro danza fondato nel 2003 da Gennaro Cimmino, accanto alle produzioni e le tournèe schiera anche una attività di programmazione nella sua sala di 99 posti in via Vannella Gaetani a Napoli. Nel loro spazio hanno annunciato l’ospitalità ela circuitazione di diverse realtà nazionale: dalla Fattoria Vittadini di Milano a Fabbrica Europa di Firenze, PinDoc di Roma, Nexus di Bologna, Fuorimargine di Cagliari, Sosta Palmizi di Arezzo e Michele Merola Contemporary dance Company. Si è partiti a fine gennaio con “Un’andatura un po’ storta ed esuberante, Emersione n.1” di Antonio Tagliarini. Il 2 febbraio “Flux” di Maura Di Vietri (Fattoria Vittadini) short performance immersiva che utilizza il visore di Realtà Virtual che mette lo spettatore al centro dell’azione . Seguono poi “Lingua” il 3 febbraio di Chiara Ameglio. “Please, Come!” il 4 febbraio sempre di Ameglio che indaga sul fenomeno della schiavitù contemporanea.
Il 16 e 17 marzo danzatori di diversi Paesi europei assieme nella performance conclusiva di “Dancin Together Again” curata dalla compagnia napoletana Movimento danza.
Il Centro Fuori Margine di Cagliari presenta “Erwatung” (23 marzo) della coreografa Cristina Kristal Rizzo coreografia “sul concetto di melanconia, sulla figura di un doppio al femminile che si evolve ai confini dell’astrazione e della figurazione”. A seguire il Collettivo Vitamina composto da Alessandra Ferreri, Joshua Vanhaverbeke e Matteo Sedda, in “Neverstopsscrollingbaby” presenta una riflessione sul nostro presente che nasce dal meccanismo dello scrolling e “Oh my gad!” di Chiara Aru, uno spettacolo sulle dinamiche dei disturbi dell’umore.
La compagnia Nexus (KörpermeetsNexus) propone “Alexis 2.0, Black Eye Black” (6 aprile) e “Lampyris Noctiluca” (7 aprile) di Aristide Rontini, cofondatore di Al.Di.Qua Artists, la prima associazione di categoria europea che promuove i diritti delle persone con disabilità nello spettacolo dal vivo. Fra i progetti artistici della compagnia PinDoc (KörpermeetsPinDoc), in scena “Brave” della coreografa Paola Bianchi (4 maggio), spettacolo sul rapporto reciproco e l’accettazione dei limiti invalicabili di corpi diversi per abilità e “Autobiografia” di Giovanna Velardi (5 maggio), una riflessione sul concetto di autobiografia in relazione al corpo dell’artista, unico generatore di un proprio vocabolario. Si rinnova inoltre la collaborazione con Anghiari Dance Hub, progetto dedicato ai giovani coreografi e diretto da Gerarda Ventura; i lavori che hanno debuttato a novembre 2023 ad Anghiari (Arezzo), saranno ospitati durante la ricca programmazione di aprile e maggio.
Si riprende l’8 giugno con “Agata” della compagnia Sosta Palmizi (KörpermeetsSostaPalmizi), esperienza acustica e visiva in cui si incontrano il coreografo/danzatore Giorgio Rossi con Gennaro Lauro e il pianista Livio Minafra. In scena anche “Dodi” di Sofia Nappi (9 giugno) e “Mondo” di Gennaro Lauro (9 giugno), due performance sul senso dell’esistenza umana e sulla “terra” che abitiamo.
Si arriva all’8 ottobre con “Night Stories” di Merola e Bolognino, diverse coreografie, un susseguirsi di brevi storie scandite dalla musica live di Natalia Abbascià. Appunto successivo “Ballade” (10 ottobre) di Mauro Bigonzetti racconto corale, degli anni Ottanta, decennio che ha ormai perso i suoi confini temporali per diventare simbolo di un’epoca. Seguono gli spettacoli in cartellone “Dov’è più profondo” di Irene Russolillo (10 novembre) – prodotto da Orbita e Spellbound – “Danze Americane” di Fabrizio Favale (16 novembre), “Simbiosi” di Roberto Tedesco (16 novembre) e “Winter Forrest “di Fabrizio Favale (17 novembre), produzioni di Klm – Kinkaleri / Le Supplici / mk (Körper meets Le Supplici). Korper.
Ed è una festa quella che propone la Lavanderia a Vapore di Collegno in provincia di Torino per i giorni dal 22 al 25 febbraio. Si chiama “Dark Matters”, Festival d’inverno in collaborazione con il Black History Month Torino a cura dell’associazione Donne Africa Subsahariana e II Generazione. In programma tra gli altri: Giuseppe Comuniello, Fabritia D’Intino, Camilla Guarino, Alexandrina Hemsley, Luigi Mariani, Lorenzo Montanaro, Muna Mussie, Marta Olivieri, Federico Scettri, Mariaa Siga, Valerie Tameu. ”Dark Matters” è “un festival breve che celebra l’oscuro e l’oscurità come spazio-tempo in cui imparare a vedere il presente e il futuro con altre lenti”. “Perché il buio fa così paura?” Così si chiedono gli organizzatori della festa d’inverno. E ancora: “quali i fili sottili che legano Darkness e Blackness? Come aprire spiragli percettivi da cui far filtrare una nuova idea di splendore?”
Il programma di “Dark Matters”, unisce laboratori, spettacoli _ come “BlackHoles” di Seke Chimutengwende e Alexandrina Hemsley _momenti di riflessione volti a decolonizzare approcci e canoni estetici “dando visibilità e spazio ad artisti e artiste – nazionali e internazionali – impegnati a ribaltare la prospettiva storica ed epistemologica dominante e che spesso nella “darkness” hanno esercitato lo sguardo alla visione critica e prototipato forme di resistenza e sopravvivenza.
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