Teatro

Da Torino a Lugano, tutto il teatro da Pirandello a “Grease”

7 Aprile 2024

TORINO _ Partita un po’ in sordina la Stagione teatrale ha preso il suo ritmo e, anzi rischia di creare qualche ingorgo tra debutti, prime e riprese. In questo cartellone di annunci la prima tappa è comunque quella di Torino, dove, il 9 aprile al Teatro Carignano debutta quasi un classico come “La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello. A confrontarsi con questa nuova produzione dello Stabile di Torino è niente meno che il giovane Stéphane Brauschweig, direttore artistico del celebre Odéon di Parigi, considerato uno dei più importanti registi europei che dopo aver messo in scena altri testi pirandelliani (l’ultimo è del 2022 e fu “Come tu mi vuoi”) si cimenta con il difficile dramma concepito da Pirandello per la divina Eleonora Duse (che però mai la recitò) sul tema della maternità e del lutto- La tragedia andò in scena per la prima volta al Quirino di Roma nel 1923 interpretata da Alda Borelli. Cast comunque di tutto rispetto per questa edizione che vede assieme Daria Deflorian, Federica Fracassi, Cecilia Bertozzi, Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi e Fabrizio Costella. Costumi di Luisa Buccellato, luci di Marion Hewlett, suono di Filippo Conti. Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro di Torino con Emilia Romagna Ert/Teatro Nazionale e sarà replicato fino al 28 aprile. Sarà poi a Pesaro dal 2 al 5 maggio e all’Arena del Sole di Bologna dal 9 al 12 maggio. “La vita che ti diedi” riprende alcuni temi già presenti nella novella “La camera in attesa”. Pirandello si chiede come potrebbe una madre sopravvivere alla morte di un figlio? “Semplicemente affermando che non è morto. O, più esattamente, fingendo che sia ancora vivo” dice l’autore siciliano. Afferma il regista che “Nell’opera di Pirandello, la realtà della vita appare spesso come uno scandalo insuperabile, che il teatro o la follia hanno lo scopo di trasfigurare. Nel mondo immaginario del gioco teatrale o in quello parallelo della follia si può evadere, elevarsi, far vivere i morti e sfuggire alla logica paradossalmente mortifera della vita. In Pirandello, teatro e follia sono legati. Spesso i grandi personaggi pirandelliani sembrano pazzi a chi li circonda, ma, contrariamente ai veri pazzi, la loro è una pazzia voluta, la pazzia di chi vuole essere come i pazzi, e, al pari loro, rifiuta i limiti di una realtà ridotta alla sola verità dei fatti”.

Il regista Stéphane Brauschweig debutta al  Carignano di Torino con “La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello  Brauschweig è il direttore artistico dell’Odeon di Parigi (Foto di Carole Bellaiche)

“Kakuma-Fishing in the desert” è il diario di viaggio in uno dei più grandi campi profughi al mondo, di Laura Sicignano diventato testo teatrale prodotto dal Teatro Nazionale di Genova curato dall’autrice anche come regia dello spettacolo in scena dal 9 al 14 aprile al Teatro dell’Elfo di Milano dopo la prima alla Sala Mercato di Genova. “Kakuma” nasce “dall’esperienza diretta e dalle testimonianze raccolte da Laura Sicignano nel giugno 2022. Da sempre attenta alle contraddizioni e alle tensioni che segnano le dinamiche socioculturali del nostro tempo, la regista si è recata a Kakuma, campo profughi al confine tra il Kenya e il Sud Sudan, dove all’epoca vivevano circa duecentoventimila esseri umani (oggi sono già drammaticamente cresciuti di parecchie decine di migliaia), fuggiti dagli infiniti conflitti che agitano i paesi circostanti”. In scena l’attrice Irene Serini per dare corpo e voce al racconto assieme alla danzatrice Susannah Iheme. La musica è di Uhuru Republic con Filo Q e Rebaudengo, coreografie di Ilenia Romano, video e foto di Luca Serra, scene di Guido Fiorato.

“Provo a raccontare Kakuma e i suoi abitanti attraverso le voci di persone normali che hanno lasciato il paradiso in cui sono nati per dedicare la vita agli altri, alla ricerca di un senso» così spiega Laura Sicignano. E a proposito del sottotitolo, «Fishing in the desert, pescare nel deserto” dice che è “un’utopia, ma è anche la direzione verso cui si sono mosse innumerevoli persone che hanno cambiato la Storia. Anche nello scenario così complesso del mondo di oggi ognuno di noi può fare qualcosa, una piccola azione, per pescare nel deserto e dare un senso al proprio viaggio”.

“Nottuari” è lo spettacolo ispirato alle opere di Thomas Ligotti, uno dei maggiori scrittori di “weird” e horror contemporanei, curato da Fabio Condemi, in scena dal 9 al 14 aprile nella sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole di Bologna prodotto da Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale, LAC, Lugano Arte e cultura, Teatro di Roma, Teatro Nazionale TPE, Teatro Piemonte Europa e Metastasio di Prato.

Un’immagine da “Kakuma- Fishing in the Desert”, diario di viaggio ne più grande campo profughi del mondo a cura di Laura Sicignano. Di scena all’Elfo di Milano (Foto di F.Pitto)

In scena Julien Lambert, Giulia Luna Mazzarino, Francesco Pennacchia e, ad alternarsi, Emilia Buzzetti e Rebecca Buzzetti; la scena è firmata da Fabio Cherstich, le musiche originali da Paolo Spaccamonti e il disegno sonoro da Andrea Gianessi.

Per la prima volta la scrittura di Thomas Ligotti – fatta di slittamenti sulla soglia tra realtà e veglia per indagare l’esistenza e portarla nel cuore dell’incubo – sale in scena attraverso la cifra drammaturgica e registica di Condemi, che traspone questa “narrativa del mistero” costruendo lo spettacolo come una sorta di galleria d’arte, alla ricerca della rappresentazione dell’orrore che permea il reale e le esistenze”. Così ha osservato il giovane regista, tra i più apprezzati del panorama attuale, parlando della messa in scena. “Se il diario ha il compito di registrare le attività del giorno – commenta Condemi – il nottuario serve ad appuntare il resto, non tanto quello che succede di notte ma quello che si cela nelle pieghe del giorno. La notte come spaziotempo della febbre, della confusione tra io e non più io, come spazio ipnagogico, come soglia. Credo che l’opera poetica, saggistica, narrativa e perfino musicale di Ligotti sia caratterizzata proprio da questo ostinato farsi spazio negli slittamenti, negli spiragli del reale. Il cuore dell’orrore è l’unico modo per sfuggire all’orrore e la scrittura stessa si fa ventriloquio, prende strade inesplorate in cui non importa chi sia l’io che parla. Se c’è una funzione della narrativa weird è proprio quella di ‘ripristinare un po’ della stupefazione che talvolta proviamo, e che probabilmente dovremmo provare più spesso, davanti all’esistenza nel suo aspetto”.

“Nottuari” verrà replicato il 19 e il 20 aprile alla LAC, Lugano Arte Cultura di Lugano. Negli stessi giorni a Bologna, sempre all‘Arena del Sole ma nello spazio della sala intitolata a Leo De Berardinis alle 20,30 va inscena “The Idiot”, direzione, luci, design di Saburo Teshigawara in scena a danzare assieme a Rihoko Sato su musiche di Debussy, Tchaikovsky, Chopin, Shostakovich, Balance, Bach, Tartini, Jenssen. Il danzatore, premiato due anni fa a Venezia con il Leone d’oro alla carriera, presenterà il suo lavoro ispirato al racconto di Dostoevskij all’interno della rassegna “Carne” curata da Michela Lucenti. “In “The Idiot” Teshigawara non fa uso di parti recitate e narrative, ma mira a incarnare nella coreografia il movimento insito nella parola letteraria, utilizzando solo la pura danza. Questo processo di traduzione del movimento intrinseco nelle frasi in movimento fisico conferma il maestro giapponese come un vero e proprio scultore di una forma di danza unica, profonda ed epica”.

Una scena da “Nottuari” da Thomas Ligotti, regia di Fabio Condemi in scena fino al 14 aprile all’Arena del Sole di Bologna (Foto di Claudia Pajewski)

Si resta ancora in Emilia per segnalare dal 10 al 14 aprile al Ridotto del Teatro Storchi di Modena (mercoledì, venerdì e domenica alle 19, giovedì e sabato alle 18,30) “Orgia” di Pier Paolo Pasolini con le voci di Gabriele Portoghese e Federica Rosellini. La pièce è una produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, realizzata nell’ambito del progetto 2022/23 Come devi immaginarmi dedicato a Pasolini e ideato dal direttore di ERT Valter Malosti insieme allo studioso Giovanni Agosti. Costituita da un prologo e sei episodi, la tragedia fu allora interpretata dall’attrice e musa pasoliniana Laura Betti nel ruolo della Donna e da Luigi Mezzanotte nel ruolo di Uomo, e fu pubblicata solo postuma da Garzanti. “La vicenda si sviluppa nella camera da letto dell’Uomo e della Donna, coniugi di mezza età appartenenti alla ricca borghesia cittadina. La coppia si prepara a consumare un rapporto di estremo sadomasochismo. L’Uomo è carnefice ma nello stesso tempo è usato dalla Donna che accetta ogni violenza con felicità ed obbedienza, complice del proprio sfruttamento. Incapace di ripristinare una inconsapevole e tacita obbedienza al potere, la Donna si suicida. L’Uomo ripropone lo stesso rito, senza però riuscirci, a una giovane ragazza. Rimasto solo si ribella alla sfera del potere e rivendica la propria diversità vestendosi da donna. Ma la scissione dei due ruoli, l’Autorità, il Potere, il Padre da una parte e la sua diversità dall’altra, porta anche lui al suicidio. Si impicca dopo il monologo finale, rivolto direttamente agli spettatori”.

Gli attori Federica Rosellini e Gabriele Portoghese protagonisti di “Orgia” di Pier Paolo Pasolini sino al 14 aprile al Ridotto dello Storchi di Modena (Foto di Margherita Caprilli)

A Milano, dall’11 al 14 aprile, al Teatro della Contraddizione torna dopo dieci anni in scena “A’ Cirimonia”, spettacolo insignito del premio Anct (associazione critici) 2020. Al centro due personaggi ,(‘U masculu e ‘A fimmina), in un luogo che ha smesso di rivelarsi, celebrano “una cerimonia sghemba, che si annuncia inutile. Una cerimonia che li obbliga a un dialogo che solo apparentemente è privo di senso, un dialogo straripante di silenzi pieni di paura che man mano si trasforma, che diviene urlo, esigendo un ritmo da tragedia e una musicalità surreale, in una perfetta idiosincrasia di stati d’animo. È una cerimonia che si ripete da anni, quella a cui il pubblico assiste. I due personaggi, utilizzando un gioco grottesco (’u Mi ricordu), sono obbligati a ricordare, tentando di appigliarsi a un qualche brandello di verità. Una verità, però, che inesorabilmente risulterà inafferrabile”. Testo e regia sono di Rosario Palazzolo con Palazzolo stesso in scena con Anton Giulio Pandolfo. Musiche di Gianluca Misiti, voci registrate di Alberto Pandolfo e Viola Palazzolo. Lo spettacolo riproduce “la sintassi sghemba del ricordo per fare rivivere l’impossibilità della verità, e far sporgere lo spettatore sui margini di questa muraglia, di amnesia e memoria”.

Sarà in scena al Teatro Basilica di Roma, dall’11 al 28 aprile – in prima nazionale assoluta- “I Masnadieri”, di Friedrich Shiller con la regia di Michele Sinisi. In scena: Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Vittorio Bruschi, Jacopo Cinque, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, Donato Paternoster. Il progetto di Michele Sinisi e Gruppo della Creta che ne cura la produzione con Elsinor e Fattore k.

Una scena da “A’Cirimonia” al Teatro della Contraddizione di Milano. Testo e regia di Rosario Palazzolo sul palcoscenico con Anton Giulio Pandolfo (foto di Davide Aiello)

“Questo progetto – ha affermato Michele Sinisi – è l’occasione per confrontarmi con una masnada di attori, di professionisti disposti ad affrontare la forza della passione, la bellezza della parola e anche il piacere della recitazione. Niente di più lontano nel tempo e nello spazio come questo testo di Schiller per essere liberi di raccontare una storia rivoluzionaria come l’arte e la sua funzione salvifica per l’anima”.

Oltre alla compagnia Fattore K e il Centro di produzione Elsinor sono coinvolti il Teatro Basilica di Roma e il Teatro Fontana di Milano, luoghi che danno spazio alla ricerca teatrale. “La sfida che si pone questo gruppo di artisti, produttori e strutture teatrali è quella di costruire progetto artistico che metta in relazione la città di Roma con quella di Milano, garantendo una presenza prolungata dello spettacolo sui territori, accrescendo la professionalità dei giovani artisti e il coinvolgimento del pubblico, tutto questo attraverso il capolavoro di Frederich Shiller”.

Lo spettacolo, oltre al teatro Basilica di Roma verrà ospitato infatti a Milano anche dal teatro Fontana, dal 6 al 23 giugno 2024.

Così tra l’altro il regista motiva la decisione di mettere in scena un’opera ricca di sentimenti e scelte, complessa sul piano delle scelte filosofiche come i “Masnadieri” ricordando di avere sentito forte il bisogno -dopo la pandemia- a dare “un senso profondamente civile e sociale all’espressività, specialmente in campo artistico, in quello teatrale. Molto comprensibilmente, dopo un’esperienza drammatica globale come quella di questi ultimi 3 anni, siamo corsi immediatamente a cercare di porre rimedio alle difficoltà del Mondo. Abbiamo cominciato a sperimentare e produrre innovazioni nel campo energetico, abbiamo iniziato a riscrivere il fondamento delle relazioni umane. Abbiamo avvertito la necessità concreta di “migliorare” il mondo, con la speranza di guarirlo. Questa tensione ci tocca giornalmente nell’uso del linguaggio adottato per comunicare e quindi anche per esprimerci, come nel caso del Teatro. Lo spettacolo, il rito teatrale, è diventato un’occasione per dare il proprio contributo alla causa. Dal palco cerchiamo sempre più di indicare una via per il nostro futuro, la forma e il contenuto sono veicoli per indicare un Mondo migliore possibile, più inclusivo e più green”.

L’attore Donato Paternoster è tra i protagonisti de “I Masnadieri” di Schiller in programma al Teatro la Basilica di Roma,  per la regia di Michele Sinisi (Foto di Simone Galli)

Sequestro Moro e dintorni. A partire da quei fatti che Francesca Garolla firma il testo e la regia di “Se ci fosse luce”, uno spettacolo che si interroga sul libero arbitrio e sulle sue conseguenze di scena dal 12 al 21 aprile al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena (martedì, giovedì, venerdì e sabato alle 21, mercoledì alle 19 e domenica alle 18,30). La pièce dopo il debutto a Bologna la scorsa stagione è parte di una trilogia dedicata al tema della libertà assieme a “Tu es libre” e “Io sono testimone”. Lo spettacolo è una produzione LAC Lugano Arte Cultura in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, partner di ricerca la Clinica Luganese Moncucco. In scena: Giovanni Crippa, Angela Dematté, Igor Horvat, Anahì Traversi.

Partendo dalla telefonata con la quale il 9 maggio 1978 il brigatista Valerio Morucci comunica all’avvocato Francesco Tritto la morte del presidente Dc Aldo Moro Garolla ha analizzato le conseguenze della storia collettiva sul singolo individuo e sul futuro. «Nel 1978, alla morte di Moro, io non ero nata – riflette l’autrice – non ho vissuto i fatti che a quella morte hanno portato e che quella morte ha provocato. I miei ricordi hanno solo l’eco di quella storia, un’eco infantile. Suggestioni, racconti riferiti, romanzati, probabilmente non veritieri, ripetuti a me stessa come fossero leggenda. Ma anche se assente, la mia generazione ha ereditato quei fatti come se li avesse vissuti».

La nota telefonata diviene dunque un pre-testo per riflettere sul peso di un’eredità che sembra ancora condizionarci. «Questo episodio, la telefonata, questa lotta per una libertà privata del valore della vita, – commenta Garolla – diventano per me simbolo di un tempo interrotto, bloccato, che ha scartato in una direzione e non in un’altra. […] Un qualcosa che ci condiziona e ci ha condizionato, qualcosa che forse non volevamo: un’eredità. Ma chi si prende, oggi, la responsabilità di quell’eredità? Chi si prende la responsabilità del passato nel presente? E chi quella del presente e del futuro?»

Un momento del dramma “Se ci fosse luce” spettacolo sul Sequestro Moro di Francesca Garolla in programma sino al 21 aprile a Modena (Foto di Luca Del Pia)

La performer e dramaturg Lorenza Guerrini, del gruppo fiorentino Sotterraneo, conduce questo mese la prima residenza artistica del 2024 a Lenz Teatro, come parte del progetto“Bestiario Femminile Animale/Parentele”, che dal 2022 porta a Lenz artiste e collettivi per generare parentele accomunate da indagini e pratiche artistiche sui temi dell’ecofemminismo, della convivenza delle differenze e della decolonizzazione della cultura occidentale.

Il 12 aprile alle ore 19 e alle ore 21 a Lenz Teatro, Lorenza Guerrini andrà in scena con la performance “Handle with care” in cui la dramaturg si interroga sulla natura del desiderio, del piacere e sul concetto di cura nell’esperienza quotidiana di un rapporto d’amore, rievocando le tracce lasciate da una storia realmente accaduta. “Sarà la prima tappa di un percorso di ricerca, _ dice Lorenza Guerrieri -un disvelamento di ossessioni, tracce e appunti che si apriranno agli sguardi degli spettatori. Come scrive Donna Haraway la natura è in tutto e per tutto un artificio umano attraverso il quale gli umani pensano loro stessi e l’insieme delle relazioni con ciò che esiste, risulta quindi fondamentale non soffermarci sulle narrazioni date ma continuare come comunità a interrogarci sui nostri modelli, scardinando il concetto di verità e di centralità dell’individuo”. Le altre artiste in residenza a Lenz Teatro nel 2024 saranno Valentina Barbarini, Monica Barone – in residenza pluriennale – e Giulia Odetto. Gli appuntamenti successivi di Bestiario Femminile Animale saranno: il 20 e 21 giugno con la danzatrice, fotografa, Monica Barone e il suo progetto vincitore del bando internazionale del MiC Open Dialogo “Umano Disumano Postumano” il 26 e 27 giugno con “Iphigenia in Tauride” a cura di Monica Barone e della performer iconica ed estrema di Lenz e persona con sindrome di Ehlers Danlos Valentina Barbarini, per concludere a novembre con “Ibridare”di Giulia Odetto, attrice, performer e regista, che collabora con Collettivo EFFE sull’interazione tra performance/design/tecnologia.

Lorenza Guerrieri, performer e drammaturg del gruppo fiorentino Sotterraneo a Lenz Teatro con “Handle with Care” si interroga sulla natura del piacere e del desiderio

A Lugano è tempo di musical. Da venerdì 12 a domenica 14 aprile (venerdì e sabato ore 20,30, domenica ore 18) andrà in scena nella Sala Teatro “Grease“ uno dei musical che, negli anni Novanta, ha dato la popolarità alla Compagnia della Rancia. Dopo venticinque anni di repliche e successi, il musical arriva a Lugano con un nuovo cast che porta sul palco una colonna sonora elettrizzante, con hit celeberrime come “Summer Nights”, “You’re the One That I Want” e coreografie irresistibili, piene di ritmo ed energia. Forte della regia di Saverio Marconi, il musical si è rinnovato di anno in anno mantenendo intatti gli ingredienti che ne hanno decretato il successo. I veri protagonisti di Grease sono il rock ‘n’ roll e le atmosfere da fast food e da pigiama party, i giubbotti di pelle e le gonne a ruota, il ciuffo alla Elvis e la brillantina… Ancora a Lugano, sempre venerdì 12 alle 20,30 e sabato 13 aprile alle 17 e alle 20,30 e domenica 14 aprile (alle 18) al Teatro la Foce di Lugano va in scena uno dei progetti vincitori di Premio 2023 – Premio d’incoraggiamento per le arti sceniche. Coprodotto dal LACI’m not a hero” lavoro di e con Faustino Blanchut e Kevin Blaser, affronta il tema dell’eroismo e delle sue manifestazioni contemporanee attraverso il teatro fisico: un pubblico in cerchio, due corpi che si schiacciano, due storie che si sfiorano, il tutto che annega in una pozzanghera di buone intenzioni. Attraverso l’umorismo, la leggerezza dei corpi acrobatici e la vicinanza concreta dei corpi in azione, si crea un diversivo che possa scandagliare il valore di un atto eroico. Un omaggio alle buone intenzioni che non sempre bastano, ma che non devono indebolirsi di fronte alle inesorabili sfide della vita. Lo spettacolo sarà poi in scena dal 10 al 12 maggio al Teatro Dimitri di Verscio.

Un momento di “Grease” celebre e fortunato musical della Compagnia della Rancia, regia di Saverio Marconi in programma a Lugano (Foto di Giulia Marangoni)

 

 

 

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