Teatro
Cous Cous Klan: la selezione naturale secondo Carrozzeria Orfeo
Ci sono spettacoli a teatro che quando usciamo definiamo leggeri, pesanti, innovativi, di ricerca, sperimentali. Sono andata a vedere Cous Cous Klan di Carrozzeria Orfeo, e il mio pensiero più spontaneo, prima ancora di pensare alla sceneggiatura, alla caratterizzazione dei personaggi, alla trama o al ritmo, è stato di piena gratitudine. In due ore che scivolano, mentre sulla scena si illuminano di errori e desideri protagonisti così imperfetti, si mette perfettamente a fuoco il loro posto nel mondo, e anche un po’ quello di chi guarda, che è poi un ibrido complesso, ironico e tragico fra Olga, Caio, Achille, Mezzaluna, Aldo e Nina. Il futuro è incerto e difficile, senza acqua, dipinto con due roulotte e un’auto stravolte dal tempo e arrugginite come l’animo dei personaggi. Distopico – o solo tirato agli estremi dell’umana confusione – mescola senza fatica storie di fede, discriminazione, borghesia, follia, amore e immaginazione, in un territorio fra privilegiati e paria divisi da un muro. Riflettendoci più a freddo, l’amore è proprio un filo conduttore della speranza di ognuno di loro. Olga ne fa un pressante e ineluttabile bisogno di maternità cercando la materia prima in Mezzaluna, musulmano (troppo) moderato, suo fratello Caio è un ex prete che oscilla fra depressione e sopravvivenza, Achille è sordomuto e omosessuale, ma non lo dichiara per difendere un’impulsiva virilità, Aldo è l’uomo medio in giacca e cravatta, che perde agi e famiglia per una sola momentanea debolezza. Nina è la chiave di volta, la sua follia fa sembrare tutti gli altri normali, passando a raccontare con il tempo una sofferenza viscerale.
Cous Cous Klan non ha censure, non rallenta mai il suo ritmo, non è politicamente corretto con nessuno quindi mostra un rispetto trasversale e un’amara ironia per i limiti di tutti. Si ride, parecchio, e sul finale si può lasciare andare anche una lacrima, un po’ per la trama e un po’ per l’affetto inevitabile che finiamo per regalare a personaggi assurdamente vicini al reale anche se estremamente lontani da noi. Carrozzeria Orfeo ad ogni nuovo spettacolo mostra una crescente consapevolezza della forza che ha, di quanto seriamente prenda il teatro e la sua funzione nel mondo. Mi fa dire “meno male che ci siete e che continuate a farlo”. Uno spettacolo che mescola dramma, ironia e fragilità umane senza farci mai distinguere nettamente generi ed elementi in gioco, segno che la storia scorre fluida e credibile anche quando tocca gli apici dell’assurdo.
Dal 10 al 28 gennaio Cous Cous Klan sarà al Teatro Eliseo di Roma, dal 14 al 18 febbraio al Teatro Sperimentale di Ancona, poi a Lugano, Genova e Reggello (Firenze).
Tutti gli spettacoli di Carrozzeria Orfeo partono dalla drammaturgia di Gabriele De Luca, che si sta facendo riconoscere per un innato talento narrativo, e condivide la regia con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi, che in Cous Cous Klan sono Caio e Achille. Intanto è iniziata a ottobre 2017 la post-produzione di Thanks For Vaselina, nato in teatro e approdato meritatamente al cinema. Lo vedremo sul grande schermo nel 2018, con Luca Zingaretti, Antonio Folletto e Massimiliano Setti come protagonisti. Insieme ad Animali da Bar ha registrato un tutto esaurito in tutta Italia, con 100 repliche e 25mila spettatori.
Non vi elenco qui tutti i premi che hanno vinto: li trovate su www.carrozzeriaorfeo.it insieme al calendario completo delle repliche.
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