Teatro
Matera 2019 segnerà un svolta duratura per la città lucana?
Nel dicembre del 44, quando l’Italia cominciava a tirare su la testa dal conflitto mondiale, un giovane critico teatrale, Ennio Flaiano, scriveva su Risorgimento Liberale: «Gli italiani non si sono ancora accorti che il vero parlamento di un popolo è il suo teatro. Tutti sperano di essere eletti deputati e nessuno vuole fare il commediografo. È invece attraverso il teatro che un popolo esprime le sue esigenze, anche le più correnti».
Ci pensavo, l’altra sera, assistendo all’esito del laboratorio fatto dal gruppo Progetto Demoni – ovvero i bravi Alessandra Crocco e Alessandro Miele – con i giovani e le giovani di Matera per il festival Nessuno Resti Fuori. Gioco interessantissimo e divertente, quello allestito in fretta ma con consapevolezza dal duo di artisti di stanza a Lecce. Prendendo spunto da un testo poco noto di Peter Weiss.
Progetto Demoni ha lavorato mantenendo la propria cifra di ironico mistero, di kafkiana assurdità, di surreale mistero. Con un gruppo di attori – spiccavano un paio di individualità – hanno dunque messo in scena Il signor Mackinpott, storia di un ragazzo alle prese con la fantasia della futura Capitale della Cultura. Al centro dell’irriverente indagine, dunque, tutte le “parole d’ordine” di Matera2019: inaugurazioni a gogo (a partire dalla metropolitana e da un fantomatico museo egizio), degustazioni sistematiche di prodotti locali (con omaggio dovuto ai peperoni cruschi), conferenze e party travolgenti.
Poi, però, passata la festa, si torna forzatamente alla “normalità”, e chi si era lasciato prendere – sinceramente – dalla vertigine europea è costretto a tornare nei ranghi. Così, sospeso tra mogli opprimenti, datori di lavoro indisponenti, politici impuniti e medici vampireschi, il giovane scoprirà che il 2020 è un baratro al quale era del tutto impreparato.
Ecco, insomma, per tornare alla suggestione iniziale di Flaiano, che il teatro – anche nella forma semplice e imperfetta di un laboratorio – si muta in un parlamento dialettico e critico, sciorinando quelli che possono essere i pericoli, i luoghi comuni o le contraddizioni di una festa preannunciata ma ancora da calibrare. In effetti, i celebri Sassi di Matera si stanno velocemente trasformando in un turbinio di pizzerie, trattorie, B&B e casevacanza: tirati a lucido, come fossero i Trulli di Alberobello, si rischia che i Sassi si trasformino ancora da “vergogna nazionale” – come furono bollati negli anni Cinquanta – a divertimentificio del Doc o del Dop. Come manterene la memoria, la storia e l’identità transeunte di questa realtà è cosa complessa, su cui si riflette da tempo (se ne parlerà certamente al prossimo MateRadio, la festa materana di Radio3Rai dal 22 al 24 settembre).
Certo è che i teatranti materani e lucani affrontano seriamente la questione. Senza perdere tempo in questioni futili, ma senza prescindere dall’attenzione estetica, i gruppi locali si impegnano in azioni diverse e articolate per riportare la scena della Basilicata in un contesto nazionale e, in futuro, europeo. È quanto emerso in un incontro organizzato dal Festival Nessuno Resti Fuori, dove si è parlato di attività e prospettive teatrali. Così, mentre il Festival delle 100Scale di Potenza lavora su ospitalità (ma anche produzioni e laboratori) di respiro europeo, altre realtà si impegnano per un lavoro capillare sul territorio. Il gruppo Gommalacca, invece, lavora a Potenza nel difficile quartiere del cosiddetto Serpentone, tra formazione e attenzione per il pubblico dei più piccini. Ricorda Carlotta Vitale, fondatrice di Gommalacca, che, comunque, la compagnia non perde di vista la produzione di spettacoli di drammaturgia contemporanea e la programmazione di uno spazio, alternativo e vitale, chiamato U-Platz. In sintonia con Vitale è Antonella Iallorenzi, del gruppo Petra di Satriano di Lucania. Insieme ad altri soggetti, quelli di Petra – che firmano spettacoli per adulti e per ragazzi – hanno dato vita a Reteteatro41, con l’obiettivo di ripensare e riconnettere le comunità. Per Iallorenzi occorre pensare modelli teatrali e sociali nuovi, basati sull’incontro con lo spettatore. Ha rivendicato maggiore attenzione pubblica Francesca Lisbona, del Consorzio Teatri Uniti di Basilicata, il circuito regionale che si attiva non solo ospitando una produzione mainstream e una più attenta ai fermenti locali, ma anche promuovendo iniziative di formazione.
Quali dunque le prospettive future per questo teatro?
Le possibilità offerte da Matera2019 possono essere un volano o un baratro. Per ora si stanno traducendo in progettualità concrete, in sguardi che abbracciano prospettive mediterranee e europee, in azioni di incontro e confronto tra realtà anche diverse, ma accumunate dal desiderio di arrivare – magari più forti – al 2020, senza fare la fine del povero signor Makinpott.
(Nella foto di copertina: uno degli organizzatori del Festival Nessuno Resti Fuori, crollato per la stanchezza)
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