Teatro
Cagliari, l’autunno danza con Hominal, Rizzo, Bertozzi e D’Agostin
Autunno Danza, la più rilevante rassegna di danza in terra di Sardegna, a Cagliari, compie ventinove anni. Il secondo sotto l’egida del neonato Centro di produzione danza assegnato dall’ex ministro Dario Franceschini e ribattezzato Fuorimargine. Traspariva una certa velata commozione l’altra mattina nei locali della Ex Manifattura Tabacchi, quartiere generale del Centro, da parte della direttrice artistica Momi Falchi ricordando quanto lungo è stato il cammino dai tempi di Spaziodanza, compagnia di cui si ricorda la bellezza statuaria della coppia, sulla scena e poi sulla vita, della Falchi stessa e Tore Muroni, provetti danzatori e, allo stesso tempo, attenti organizzatori in un’epoca in cui nell’isola, molto prima che nel resto d’Italia, fervevano le pulsioni della contemporary dance, grazie ai rapporti diretti con la Francia e l’esistenza di un seguitissimo concorso di coreografia internazionale legato a quello celebre di Bagnolet. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti dell’arte coreografica e Fuorimargine ora ha avviato “programmi di lavoro sul territorio – come certifica la direttrice artistica – una grande opera di semina che stiamo facendo per spingere poi verso l’esterno, come sta già avvenendo nel caso di Matteo Sedda che è stato prodotto da Fuorimargine e ora gira per il mondo”. Supporto e semina indicati come assi portanti del lavoro da Momi Falchi che ora idealmente sembra passare il testimone all’altra direttrice artistica di “Autunno danza”, fresca di nomina, la giovane Giulia Muroni, attualmente anche figura apicale in Sardegna Teatro, il Tric diretto da Massimo Mancini, dove svolge compiti di progettazione e monitoraggio dei bandi europei. La rassegna come progetto speciale di Fuorimargine presenterà una serie di lavori prodotti in seguito a una residenza in Sardegna e altri internazionali che viceversa scelgono l’isola per esordire in Italia. Come hanno affermato Falchi e Muroni la rassegna deve essere soprattutto “un momento in cui creare condizioni utili alla creazione di qualcosa che ancora non esiste”.
Così tra settembre e novembre, ospiterà Sung Im Her & Martha Pasakopoulou (Fabric) e Meg Stuart & Francisco Camacho per una residenza durante cui “sviluppare un progetto lavorando in stretta relazione con l’isola e le comunità che la abitano”. E aggiungono che “I territori di incontro – dopo aver avuto lungo tempo di maturazione – troveranno un esito finale nelle produzioni di Cristina Kristal Rizzo e Simona Bertozzi, le quali si sono confrontate con performer della danza e del suono che lavorano in Sardegna”. Non solo. C’è una novità anche per l’infanzia: “Alice Ruggero e la compagnia TPO, articolano due creazioni che aprono possibilità percettive e performative per nuove spettatorialità”. Attenzione viene data anche nella proposta di lavori di artisti emergenti come Stefania Tansini, Giovanfrancesco Giannini, Marta Bellu e Marco D’Agostin. E sul piano internazionale: Constanza Macras, Marie-Caroline Hominal, Arno Schuitemaker e Panzetti/Ticconi. Per quanto riguarda le linee di ispirazione le due direttrici sostengono che “collocarsi come un soggetto non compiacente, che assume con flessibilità il rischio di avventure creative significa anche mostrare le ferite della società: l’ansia ecologica, i turbamenti della memoria, immaginari corporei dissonanti, vulnerabilità, mutamenti, lasciti”.
Questo in sintesi il manifesto di lavoro di Autunno Danza e Fuorimargine che operano sullo stesso territorio di Sardegna Teatro, partner della prima ora, e riguardano il comune di Nuoro, al Teatro Eliseo e Cagliari negli spazi della ex Manifattura (discorso a parte va fatto per Paulilatino dove si trova un teatro scarsamente utilizzabile. Palcoscenico ampio, ma assolutamente fuori scala per il golfo mistico lì presente che è enorme: potrebbe ospitare una grande orchestra al completo!). E’ evidente che Centro e rassegna hanno bisogno di uscire dall’occasionalità e contare su un vero e proprio teatro per la danza. Tema quest’ultimo particolarmente sentito nella regione dove non esiste una struttura del genere. Crescendo l’attività del Centro questo sarà sempre più necessario. Sul fronte dei teatri in realtà non è che ci sia tanto da scialare. Abbandonato il Teatro Massimo di Cagliari, oggi gestito dal circuito regionale di prosa, sarà sempre più necessario trovare un rimedio anche per Sardegna Teatro.
E veniamo al programma. L’8 e 9 settembre apertura d’eccezione a Sa Iletta (ore 19,45) dove si terrà la prima nazionale de “Le Cirque Astéroide” della svizzera Marie Caroline Hominal. Gli spettatori si troveranno davanti un grande camion che aperto come un teatro ospiterà i performer per il loro spettacolo. Racconta a questo proposito la regista. “Nella primavera del 2020, nei mesi della quarantena, mi sono ritrovata di fronte a un cantiere, in cui gli operai stavano caricando delle attrezzature su un camion coperto da un enorme telone rosso, aperto come il sipario di un palcoscenico. Questa immagine è stata la molla per Le Cirque Astéroïde“. In pratica è una perfomance dentro un semi rimorchio che ospita la coreografia di Hominal sul tema della festa e l’intrattenimento.
L’appuntamento successivo è di un giovane emergente ma già con successi collaudati, come Marco D’Agostin premiato dall’Ubu tra i performer under 35. Due gli spettacoli proposti all’ex Manifattura : il 18 e il 19 presenta “Gli Anni”, spettacolo dove Marta Ciappina invita gli spettatori a giocare con la propria memoria. Il 20 è invece “Best Regards”, una lettera scritta a qualcuno che non risponderà.
Giovanfrancesco Giannini, altro emergente, presenterà invece “Cloud-extended”: “una riflessione sulla politica delle immagini e sulla rappresentazione mediatica dei corpi, organizzata attorno ai concetti di durata e ripetizione: la relazione con la violenza delle immagini acquisisce così un carattere rituale e si inscrive nel contesto della fatica fisica e mentale” (28 e 29 settembre).
Il mese di ottobre si apre il 5 e 6 con Alice Ruggiero che presenta in prima nazionale “Zilì” che vuole essere un campo di gioco per”corpi grandi e piccoli insieme, un momento di immersione nel paesaggio sonoro del gregge”- Altra prima nazionale il 7 e 8 ottobre, Protagonista i tipi della Compagnia TPO che rivolge la sua attenzione ai bimbi tra i 2 e i 5 anni.
“Con il linguaggio della danza e il supporto di sculture di stoffa due personaggi in scena ricercano la loro possibile “tana” per affrontare in sicurezza il buio della notte, il freddo, la pioggia, il sole. Alla fine lo spazio scenico si apre all’interazione del pubblico, diventando il luogo dove i bambini e le bambine, ma anche il pubblico adulto, possono esplorare le forme e i suoni messi in gioco per loro”.
Il 21 e 22 ottobre spazio a Stefania Tansini, altro premio Ubu 2022 come migliore performer Under 35. La danzatrice che collabora anche con i Motus presenta “My body solo”.
Coproduzione di Fuorimargine in prima nazionale del Collettivo Trifoglio intitolato “Aquitrini” in scena il 28 e 29 ottobre. La coreografia è “una riflessione, musicale, coreografica e visiva, su luoghi ed ecosistemi al limite tra l’ambiente terrestre e quello acquatico. Ecosistemi isolati e solo apparentemente statici ma ricchi di vita, come appunto acquitrini, zone paludose, dove le immagini si moltiplicano e si trasformano, e dove le forme di vita organiche”.
Nei giorni a seguire la rassegna si sposta in quel di Nuoro al teatro Eliseo. Il 7 e 8 novembre va in scena in prima nazionale “Insel” di Panzetti-Ticconi. “Insel”, cioè Isola è “una creazione coreografica e sonora per 4 performer, che sceglie una condizione geografica come riferimento simbolico per volgere lo sguardo all’individuo e all’inevitabile incontro con la propria ombra. Due figure, sorvegliate dalle loro ombre, trovano nel monologo l’unico canale espressivo”. In Sardegna Panzetti -Ticconi hanno incontrato il jazzista Gavino Murgia, una voce fortemente legata al canto a tenore e che in questa opera è protagonista.
Igor x Moreno debuttano sempre a Nuoro l’11 e il 12 novembre con il nuovo progetto “Karrasekare” coprodotto da Fuorimargine e ispirato alle tradizione del Carnevale in terra di Sardegna e nei Paesi Baschi. “Utilizzando gli stessi ritmi che ci accompagnano da secoli per produrre nuove identità libere, fluide, queer, lo spettacolo sradica i rituali pagani dal contesto di origine (la strada, la piazza, …) per passarli negli ingranaggi della macchina teatrale”.
Si torna alla Manifattura cagliaritana il 18 e 19 novembre (in replica il 22 e il 23 novembre all’Eliseo di Nuoro) con lo spettacolo di Simona Bertozzi “Vibrant Bodies” . “Una piccola tribù passeggera, si aggrega e disperde, compromette la sua stabilità e genera un senso di deterritorializzazione che pervade i corpi. I vibrant bodies stanno in bilico, tra le cose, svelando una condizione mai pienamente compiuta, che trasuda vulnerabilità ma anche trasformazione”. L’opera è prodotta da Fuorimargine e costruita durante una residenza in Sardegna lo scorso luglio.
In prima nazionale il 25 e 26 Costanza Macras presenta “I Feel You. I Feel You”. “Partendo dalla natura dello spazio digitale e dai suoi effetti sulle interazioni interpersonali, la coreografia è creata con l’aiuto di scoperte neurofisiologiche e nello specifico del fenomeno per cui la percezione dei movimenti fisici, causati da determinate emozioni della persona in movimento, generano le stesse emozioni nell’osservatore”.
Arno Schuitemaker, coreografo residente nei Paesi Bassi il 2 e 3 dicembre mostrerà il suo “If You Could See Me Now” dove “tre performer trasformano una danza da club rilassata in un ipnotizzante movimento ondulatorio, fino a quando tutto esplode in un’energia elettrizzante. Al massimo dello sforzo e della sudorazione, il loro incessante flusso di movimento si reinventa attraverso impressioni luminose e mutevoli”. Sipario il 9 e 10 dicembre con la prima nazionale di un’altra produzione Fuorimargine frutto di un’altra residenza in Sardegna. Si tratta di “Erwartung” di Cristina Kristal Rizzo in cui l’artista “si interroga sul futuro della danza e sul rapporto tra danza e vita e dà vita ad una pratica che sfugge dalla logica della coreografia, una pratica che non conosce la sua immagine, una pratica che usa la coreografia per liberare la danza dal nostro sguardo e generare semplicemente un’ immagine o uno spazio in cui altre forme, altre voci possano essere pronunciate senza essere riconosciute”.
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