Teatro

Biennale, ecco i programmi dei festival di Teatro, Danza e Musica

28 Marzo 2024

 VENEZIA  _ E Biennale sia. Con un lungo filo legherà eventi e spettacoli in Laguna dove, selezionati da Gianni Forte e Stefano Ricci dal 15 al 30 giugno cercherà l’armonia dei contrasti per il programma del cinquantaduesimo festival di Teatro, “Niger et Albus” , oppure dal 18 luglio al 3 agosto Wayne McGregor, con “We Humans” diciottesimo festival della danza, indagherà sul mistero dell’animo umano approdando infine con Lucia Ronchetti, dal 26 settembre all’11 ottobre, all’edizione 68 del festival di Musica contemporanea, “Musica assoluta/Absolute Music”. E’ invece al suo debutto il neo direttore generale Pietrangelo Buttafuoco, fresco di carica, che, dopo la designazione, a ottobre del 2023 del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, l’altra mattina nella sala delle Colonne, sede della Biennale, ha preso il posto del precedente Roberto Cicutto dando il via alla lunga avventura culturale. Che si può condensare in questi numeri: settantadue prime su duecento, tra spettacoli e concerti, nel periodo da giugno a ottobre. E seicento gli artisti presenti e provenienti da trenta Paesi.

Il tutto gestito da una organizzazione e una struttura che è, ha ribadito Buttafuoco in sede di presentazione “macchina meravigliosa: questa è una casa che ogni volta rinnova il suo patto con la bellezza, rinnova il suo patto con la libertà, il suo patto di fabbricare ponti, per cui nessuna chiusura: solo aperture, piuttosto riaperture”.

“I programmi di Teatro, Danza e Musica presentati dai rispettivi direttori – ha affermato ancora il neo Presidente che ha chiamato pure l’applauso citando Franco Battiato – sono attestazione di profonda riflessione e ricerca sui settori di loro competenza. Le tre discipline in questione sono accomunate dall’aspetto performativo, dalla condivisione di vibrazioni umane tra palco e platea. In Teatro, Danza e Musica – nell’alchimia propria delle tre arti – c’è un afflato di millenni che acquista senso solo nell’hic et nunc di una rappresentazione unica e irripetibile, che va oltre la scrittura, la coreografia, la partitura”.

La compagnia Gob Squad premiata con il Leone d’Argento per ilTeatro, presenterà nei locali dell’Arsenale, per il programma di Biennale Teatro “Creation (Picture for Dorian)”

 

Festival di Teatro “Niger et Albus”.

Citando Wim Wenders (“il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero.”) Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori del festival raccontano come in principio tutto fosse bianco e nero; la contrapposizione tra bene e male, in quell’eterna azione di miglioramento auspicabile per qualunque essere umano. Gli opposti mescolati, le trame da comporre tra buio e luce. “Ed è il superamento di questo dissidio – così esordisce Stefano Ricci, leggendo l’intervento dei due direttori – che porta l’individuo a procedere verso un progresso generale. Medioevo o futuro, Arcangelo Michele contro Satana, la dicotomia ci governa. Trascendere e dominare, sviluppare la spiritualità governando le tendenze materiali, è il solo sentiero percorribile”.

Niger et Albus racconta secondo Ricci, moralmente e artisticamente, “il coraggio di alzare la testa e consumare i propri giorni a disposizione, di un’esistenza per tutti in scadenza, seguendo un personale stato di entusiasmante pienezza e progresso”. Niger et Albus come un “labirinto, un tracciato inestricabile che ci accompagna lungo il corso del tempo a disposizione. La capacità di snidare un sentiero seguendo il proprio istinto senza affidarsi al senso comune, per evitare di ritrovarsi, poi alla fine, allo stesso punto di partenza. Stanchi, sordi, sazi di cibo scadente, senza sapere perché e cosa cercassimo”. Niger et Albus anche per evidenziare “lo sforzo dello strappo, la rivoluzione, la schiena dritta dinamitarda contro il deserto culturale accondiscendente. Bianco, nero, direzioni precise, senza esitazioni, senza ripensamenti”. Un percorso che è anche “la bussola espressiva per recuperare il sorgere di un globo infuocato, mai tiepido; un contrasto, una dualità che stravolge smantellando i falsi idoli”.

Promessa in definitiva, nel caso dell’edizione di questo festival “di una nuova luce che si fa strada: ricca di performance e spettacoli magnetici, proseguirà ad appartenere a tutti noi interfacciandosi con le nostre essenze, la curiosità, le nostre aspirazioni, le contraddizioni, le nostre vulnerabilità per stupirci raccontando la metamorfosi di un mondo in perpetuo movimento”.

La mise en lecture, la scorsa edizione, di “Cenere”, di Stefano Fortis, che andrà in scenacon allestimento e regia di Giorgina Pi il 21 e 22 giugno nella Sala D’armi dell’Arsenale

Sarà quindi per Ricci e Forte “un Festival passe-partout per spalancare le porte dell’Immaginario e salpare per questo viaggio multidisciplinare di due settimane (dal 15 al 30 giugno 2024) nei teatri, nelle sale e negli spazi site-specific della Biennale, attraverso l’esperienza di un’audace portata etico-politica e di un’estetica mozzafiato, esplorando mondi sconosciuti, condividendo sogni utopici ed emozioni profonde”. Un festival ­ idealmente dedicato alla memoria di Elena Leonardi, professionista impegnata attivamente nell’organizzazione della Biennale, scomparsa tragicamente pochi giorni fa _ e che con le creazioni, la ricerca esplorativa e uno sguardo corrosivo al periodo attuale, una line-up di straordinari artisti poetico-visionari si mobiliterà per “risvegliare le coscienze e delineare i contorni di un futuro più desiderabile, ridisegnando il nostro orizzonte di routinaria attesa, stupendoci con performance indimenticabili, offrendo un biglietto di A/R per un altrovetrasversale”.

Ed è proprio a quella trasversalità che fa riferimento il Premio del Leone d’oro assegnato al Back to Back theatre, una compagine pioniera per il rinnovamento del teatro australiano, per la prima volta in Italia con la loro creazione “Food Court” (28 giugno, ore 22, 29 alle 18 Teatro Piccolo Arsenale) in cui lavorano sul concetto di disabilità come strumento di indagine artistica. Analogo percorso di ribaltamento dei luoghi comuni anche se con grammatiche completamente divergenti è quello del collettivo anglo tedesco Gob Squad ai quali viene assegnato il Leone d’argento e che presenterà “Creation (Picture for Dorian)” in prima assoluta alle 21 del 15 giugno e in replica l’indomani alle 18 (Arsenale) e “Elephant in Rooms” installazione visiva a schermi multipli (15 giugno a Forte Marghera). Prosegue fertile anche il sostegno alla nuova drammaturgia italiana. Gli autori e vincitori del bando di drammaturgia 2022, Carolina Balucani e Stefano Fortin, i cui testi sono stati offerti l’anno scorso in semplice lettura, diventano a tutti gli effetti i protagonisti di nuove produzioni del festival, grazie alla visione peculiare di due registi che stanno riscrivendo le direzioni del teatro contemporaneo nel nostro Paese: Giorgina Pi metterà in scena “Cenere” di Stefano Fortin il 21 giugno alle 21 e il 22 alle 18 (Arsenale, Sala d’armi A) mentre Fabrizio Arcuri (Arsenale -Tese dei Soppalchi) si occuperà del mondo incantato di “Addormentate” di Carolina Balucani il 29 giugno alle 22 e l’indomani alle 18. Per restare nello stesso ambito, questo anno sarà la volta anche di Rosalinda Conti con “Così erano le cose appena nata la luce”, lettura scenica curata da Martina Badiluzzi (27 giugno alle 17, 28 giugno alle 20, Arsenale. Sala d’armi) mentre la seconda vincitrice del bando drammaturghi Eliana Rotella e il suo “Livido” sempre sotto forma di lettura scenica sarà curato da Fabio Condemi (27 giugno alle 21 e 28 giugno alle 17 Arsenale- Sala d’armi).

Alcuni attori componenti della compagnia australiana Back to Back Theatre Leone d’oro 2024 alla Biennale Teatro di Venezia (foto Kira Kynd)

Anche Ciro Gallerano uscito vincitore dal College registi presenterà il suo “Crisalidi” “ un’indagine intima attorno “alle grandi domande evocative nelle opere di Virginia Woolf e Francesca Woodman, in risonanza con le inquietudini dell’oggi”, (15 giugno alle 18 e il 16 alle 21 all’Arsenale). Per la performance site specific fresco di nomina è Elia Pangaro con “Bolide/deus ex machina” (23 giugno alle 18 in via Garibaldi).

Altri appuntamenti: l’ensemble lituano – costituito dalla scrittrice Vaiva Grainytė, la musicista Lina Lapelytė, la regista Rugile Barzdžiukaitė e già premiato con il Leone d’oro per il miglior padiglione alla Biennale Arte 2019 – con “Have a Good Day!”, un’opera che allinea dieci cassiere in un supermercato con un pianoforte per un affondo sottilmente eversivo dei nostri riti consumistici. (18 giugno alle 21 e 19 giugno alle 19 Arsenale, Teatro alle Tese). Il regista drammaturgo iraniano Amir Reza Koohestani, e il suo Mehr Theatre Group fondato a Teheran nel ’96, sarà a Venezia con il suo ultimo spettacolo, già di culto, “Blind Runner”,dove il corpo a corpo ad alta tensione psicologica tra un uomo e una donna si intreccia alla Storia (20 giugno alle 21 e 21 giugno alle 19 Arsenale, Teatro alle Tese). Tim Crouch, attore, autore e regista sarà in scena con “Truth’s a Dog Must to Kennel” nella parte del Fool di “Re Lear” (26 giugno alle 21, 27 giugno alle 19 Arsenale, Sala d’armi). Muta Imago, formata da Alice Rohrwacher, la regista Claudia Sorace e il drammaturgo e sound artist Riccardo Fazi, con Federica Dordei, Monica Piseddu e Adriana Pozzoli affronta per la prima volta un classico del teatro, “Tre sorelle” di Cechov in scena il 22 giugno alle 21 e il 23 alle 19 all’Arsenale, Tese dei soppalchi.

E infine Milo Rau e il suo teatro militante, che sovverte le regole creando situazioni al limite tra spettacolo e indagine sociale, arte, politica, storia e cronaca giornalistica. Come la nuova creazione che presenterà alla Biennale, “Medea’s Children”, che prende spunto, ancora una volta, da un vero e proprio caso criminale, per intrecciare tragedia moderna e tragedia classica.

Una scena da “Have a Good Day” dell’ensemble lituano formato dalla scrittrice Vaiva Grainytė, la musicista Lina Lapelytė, la regista Rugile Barzdžiukaitė (foto di Modestas Endriuska)

E, ancora a proposito del College, Gianni Forte ha dichiarato che il suo epicentro di questa edizione è di essere anello di congiunzione tra generazioni, territori e culture, casa rifugio, per annodare presente e passato, scrutare l’avvenire, interpretare il mondo e la sua evoluzione è lo schieramento del mosaico di sette masterclass, guidate e moderate da un corpus internazionale di maestri di eccellenza. Per gettre ponti, annodare riflessioni e dubbi nelle giovani leve future, tessitrice di sogni che sono le giovani creatrici e creatori. Questi sono: Gob Squad, Vaiva Grainyté, Lina Lapelyté, Rugilé Barzdžiukaité, Davide Carnevali, Tim Crouch, Muta Imago, Andrea Porcheddu, Gianni Staropoli. Attori, performer, drammaturghi, video artisti, registi, giornalisti, scrittori, studiosi, light designer potranno fare domanda di partecipazione fino a lunedì 8 aprile. Il bando è sul sito della Biennale all’indirizzowww.labiennale.org.

Festival di danza “We Humans”.

Diretto per il quarto anno consecutivo dal coreografo Wayne Mc Gregor, questo diciottesimo festival affonda le sue radici nella danza per aprirsi e investire in altri ambiti: dall’informatica alle arti visive, al cinema. “Svelare la grande complessità, le contraddizioni e il mistero della vita umana – ha affermato il coreografo McGregor – è una delle priorità della carriera dei creativi del movimento invitati alla Biennale Danza 2024. Tutti gli artisti e le compagnie di quest’anno adottano il mezzo della danza come atto filosofico di comunicazione – mettendo alla prova i fondamenti della nostra conoscenza, sfidando le nostre nozioni di realtà ed estendendo la comprensione della nostra esistenza”.

“La danza è sempre dentro di noi – così ha osservato il direttore del festival – le parole non potranno mai sostituirla. Infatti, quando queste (le parole) non ci sono, o i nostri sentimenti sono troppo forti o diventano così complicati da sopportare troviamo il sollievo attraverso il corpo. Sia nel tocco creativo degli altri sia nel movimento, mentre corriamo, ci agitiamo… noi umani siamo movimento”.

Wayne Mc Gregor il direttore del Settore Danza della Biennale di Venezia (foto di On Andy)

In questa edizione monteremo un festival etico: intendiamo cioè esplorare la natura stessa di cosa vuol dire essere umani. Una eterna indagine che per migliaia di anni ha impegnato sacerdoti e poeti, filosofi e politici, scienziati e artisti, ognuno dei quali ha tentato di mappare, di raccontare, fare e disfare, percepire la vastità dell’esperienza umana in un momento in cui la tecnologia ci permette di vedere cosa succede dall’altra parte del mondo in tempo reale dobbiamo chiederci come possiamo accedere a una maggiore intimità e a una connessione più profonda con il nostro corpo. Disvelare la grande complessità, la contraddizione e il mistero della vita è una prerogativa professionale dei creativi del movimento invitati alla Biennale Danza24 che adottano il linguaggio della danza come atto filosofico di comunicazione. Attraverso il loro lavoro ci invitano a chiederci da dove veniamo e dove siamo diretti, sondando l’essenziale all’interno, il cosa e il perché della sensibilità”.

Ecco il Programma. Lungo l’intero arco del festival si vedrà “De Humani Corporis Fabrica”, film/installazione di Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor, registi e antropologi che in cinque diversi ospedali di Parigi seguono le più innovative tecnologie endoscopiche con cui la medicina osserva e opera per un viaggio dentro il mistero del corpo umano che sfida limiti fisici e culturali. Anche la danza cyborg della svizzera Nicole Seiler apre nuove strade e pone nuovi interrogativi. In “Human in the Loop” la Seiler sottopone a uno “stress test” l’IA, provando a farne l’innesco del processo creativo con i danzatori in scena. Uno sconfinamento tra umano e artificiale che esplora il corpo tecnologico e il corpo biologico.

Un nuovo modo di sperimentare la danza ai tempi dell’IA è offerto anche dalla formazione taiwanese Cloud Gate, che festeggia i suoi cinquant’anni con la danza cosmica di “Waves”, concepita dal coreografo Cheng Tsung-lung con l’artista digitale Daito Manabe. I movimenti dei danzatori, tradotti in dati informatici, sono rielaborati dall’IA e trasmutati in nuove forme danzanti in dialogo con i danzatori in scena. Cinema d’animazione, teatro, musica, danza sono compresenti in “Antechamber”, di Romain Bermond e Jean-Baptiste Maillet, noti come Stereoptik. Lo spettacolo è il making of di un corto, che narra il risveglio alle meraviglie del mondo di un ragazzo, e immerge il pubblico nel prender forma delle idee, nel materializzarsi di un personaggio, nell’evolversi di una storia, svelando il processo creativo della coppia.

Un’immagine dalla coreografia “Waves” , presente a Biennale Danza, concepita dal coreografo Cheng Tsung-lung con l’artista digitale Daito Manabe (fotografia di Lee Chia-yeh)

L’idea del processo creativo come performance è anche alla base di “Find Your Eyes” del fotografo britannico Benji Reid. Il filmato s’ispira alla sua vita: coreografando tre performer, Reid trasforma il palcoscenico nel suo studio fotografico e crea davanti al pubblico fotografie in movimento.

All’incrocio fra danza contemporanea e radici afro si colloca la ricerca del coreografo colombiano e attivista Rafael Palacios, allievo di Germaine Acogny e Irène Tassembédo, che in vent’anni di carriera ha affermato la diversità della danza afro-colombiana. Con la sua compagnia Sankofa Danzafro, per la prima volta in Italia, Palacios presenta “Behind the South: Dances for Manuel”, ispirato al romanzo epico di Manuel Zapata Olivella, “Changó, el Gran Putas”, sull’esperienza diasporica africana tra mitologia, spiritualità, radici ancestrali.

Riattiva il mito classico “Ruination”, che la compagnia britannica di teatro danza Lost Dog, per la regia e la coreografia del fondatore Ben Duke, porta in scena con spirito anticonformista e in chiave contemporanea. Il mito di Medea trova espressione in un dramma giudiziario, riscritto con fantasia e umorismo in un mix di danza, musica, teatro.

Coreografi in ascesa. Attese le performance del duo Miller de Nobili vincitore del bando nazionale per coreografia inedita che mescola break dance e danza urbana in “There Was Still Time” ispisrato a Samuel Beckett. Altro duo, Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali, alias Vidavè anche loro vincitori presentano “Folklore Dynamics”. Accanto a loro la regista e coreografa Melissa Zulberti. Che porterà in Biennale in suo progetto “Posguerra”.

Sedici danzatori e due coreografi dal 6 maggio al 3 agosto saranno in residenza a Venezia con un programma di apprendistato.

Il Leone d’oro alla carriera Cristina Caprioli presenterà “The Bench”. Fra le coproduzioni: “Tangent” di Shiro Takatani direttore di Dumb Type. Sceglie un approccio analogico Alan Lucien Øyen chiamato a creare per il Wuppertal Tanztheater. Altra coproduzione con i catalani Gn/MC ossia Maria Campos e Guy Nader. A ritirare il Leone d’argento sarà Trajal Harrel che chiuderà il festival con “Sister or He Buried the body”.

A Biennale Danza il mito di Medea sarà riletto in “Ruination” dalla compagnia inglese Lost Dog, regia e coreografia di Ben Due (fotografia Camilla Greenwell)

Festival di Biennale Musica “Musica Assoluta/Absolute Music”

Si intitola “Musica Assoluta” il sessantottesimo appuntamento diretto da Lucia Ronchetti per la quale “In 16 giorni di concerti ed eventi teorici, il Festival cercherà di analizzare il significato della musica quale linguaggio autonomo, entrando nel laboratorio dei compositori e degli interpreti più rigorosi e inventivi che elaborano partiture, programmi, codici e performance, senza alcun riferimento extra-musicale e senza riferimenti visivi. Il repertorio generato dalle diverse forme di creatività musicale in ambito di musica assoluta include attualmente ambiti compositivi e performativi estremamente diversificati. Alla tradizione di matrice europea della musica contemporanea scritta, fondante nello sviluppo della musica come disciplina autonoma, si aggiunge l’immenso repertorio delle diverse scene dell’elettronica e quello generato dalle prassi improvvisative testimoniate da sofisticate tecniche di registrazione”.

Dieci le sezioni di questo festival. La prima chiamata Polyphonies “presenta complesse composizioni per orchestra, con solisti e trattamento elettronico. Le tecniche sofisticate sviluppate dai celebri compositori coinvolti in questa sezione, attraverso la costruzione di raffinate stratigrafie sonore, generano monumentali architetture acustiche”. Tre i concerti in programma: con l’Orchestra del Teatro La Fenice che insieme all’Ensemble Modern, Tito Ceccherini sul podio, presenta le prime italiane del Leone d’oro alla carriera Rebecca Saunders (Wound) e Unsuk Chin (Shards of Silence); con l’orchestra della WDR Sinfonieorchester di Colonia diretta da Ilan Volkov, interprete di brani di Marco Momi (co-commissione della Biennale), di Beat Furrer in prima italiana, e di Bernd Alois Zimmermann; con la Frankfurter Opern-und Museumsorchester diretta da Thomas Guggeis per le due commissioni della Biennale a Luca Francesconi (“Sospeso”) e Salvatore Sciarrino (“Nocturnes”).

Nella seconda, “Assolo”, di scena il pianista francese Bertrand Chamayou eseguirà pagine di George Benjamin, Unsuk Chin, insieme a un nuovo brano di Miles Walter, giovane compositore americano di Biennale College. La pianista giapponese Chisato Taniguchi sarà interprete di una selezione dei lavori pianistici di Alberto Posadas, nuovo lavoro commissionato dalla Biennale a Miharu Ogura. La violista americana Hannah Levinson presenterà la prima assoluta di Jaeduk Kim, compositore sudcoreano di Biennale College, insieme alle prime italiane della compositrice iraniana Bahar Royaee e del compositore americano Michael Pisaro-Liu.

La compositrice inglese Rebecca Saunders, Leone d’oro 2024 alla Biennale di Musica di Venezia presenterà la prima di “Wound” (Foto Astrid Ackermann)

Un antro sonoro , “Listenining/Hearing (3)” è lo spazio sonoro inventato da Thierry Coduys per opere elettroniche, Ci saranno opere di Dmitri Kourliandski (Mosca), Patricia Kopatchinskaja (Chișinău), Natasha Barrett (Norwich), François J. Bonnet (Parigi), Hanna Hartman (Uppsala), Mattia Parisse (Terni), proveniente da Biennale College, John Zorn (New York), Ali Nikrang (Teheran), oltre a due classici della ricerca elettroacustica come “De Natura Sonorum” di Bernard Parmegiani e “Bohor” di Iannis Xenakis.

La quarta sezione “Sound Stuctures” è “dedicata a vaste composizioni che esplorano la natura fisica del suono. Verranno eseguiti due capolavori per percussioni: Le Noir de l’étoile di Gérard Grisey con l’ensemble ET-ET, e la prima italiana di Tutuguri VI- Kreuze di Wolfgang Rihm con il collettivo tedesco Christian Benning Percussion Group, che eseguirà anche la prima assoluta, commissionata dalla Biennale del compositore israeliano-palestinese Samir Odeh-Tamimi. L’ensemble americano Yarn/Wire sarà interprete di un’altra commissione della Biennale alla compositrice svedese Lisa Streich e della prima italiana di Zeno Baldi. La sezione presenta anche una performance della raccolta di concerti L’estro Armonico di Antonio Vivaldi con la Venice Baroque Orchestra diretta da Andrea Marcon. Conclude la sezione un concerto dell’Ensemble Modern, Leone d’argento del festival, che unisce il Leone d’oro Rebecca Saunders con la prima italiana di Skull e un pezzo per percussioni della compositrice di Hong Kong Alice Hoi-Ching Yeung, selezionata da Biennale College.

Nella quinta sezione o “Absolute jazz” sono presentati “solisti di diversa provenienza culturale che fanno riferimento al linguaggio jazzistico nella loro ricerca improvvisativa, intesa come prassi compositiva basata su codici riconosciuti”. Saranno in scena: Georg Vogel, performer viennese, con il suo Claviton; la violinista e compositrice libanese Layale Chaker e il suo violino a sei corde; il trombettista statunitense Peter Evans e il percussionista, pianista e compositore americano Tyshawn Sorey, esponente di spicco di una nuova generazione di performer/compositori decisi a superare gli schemi.

La Frankfurter Opern-und Museumsorchester diretta da Thomas Guggeis eseguirà a Venezia “sospeso” di Luca Francesconi e “Nocturnes” di Salvatore Sciarrino (foto Sophia Hegewald)

Nella sezione Counterpoints due lavori fondanti della compositrice russa Galina Ustvolskaya eseguiti dalla violinista Patricia Kopatchinskaja e dal pianista Markus Hinterhäuser; il quartetto francese Quatuor Béla presenterà una prima assoluta, commissionata dalla Biennale, di Tristan Murail e una di Hristina Susak, giovane compositrice serba di Biennale College. Il quartetto newyorkese Attacca Quartet presenterà la prima assoluta di “Daisy”, di David Lang, accanto al capolavoro di George Crumb, “Black Angels”. Infine, il Kandinsky Quartet, quartetto d’archi viennese selezionato attraverso i bandi di Biennale College, che eseguirà lavori del repertorio quartettistico contemporaneo di Salvatore Sciarrino, Georg Friedrich Haas e del giovane compositore sloveno Vito Žuraj.

Nella sezione “Solo Electronics” tre concerti che si svolgeranno nel Padiglione 30 di Forte Marghera. Ci saranno le esibizioni live del compositore e chitarrista irlandese Sam Barker, il sound artist canadese Tim Hecker, la dj tedesca di origini mozambicane Cecilia Tosh; performance di Richard Devine, producer di Atalanta, Pan Daijing, musicista e artista cinese di stanza a Berlino, e Søs Gunver Ryberg, artista danese, un concerto che rinnova la collaborazione con il CTM di Berlino; infine il dj palestinese Muqata’a e l’artista e musicista ungherese Zsolt Sörés/Ahad con due nuovi lavori (commissione della DAAD di Berlino) infine il producer sudafricano Robert Machiri.

“Pure Voices” è una sezione volta a suggerire la possibilità che la musica vocale, se legata a un testo rarefatto e destrutturato, distillato dalla sua portata semantica e comunicativa, possa dare origine a progetti di musica pura, conducendo l’ascoltatore a un’esperienza estatica e meditativa”. Nella Basilica di San Marco, il Coro della Cappella Marciana diretta da Marco Gemmani eseguirà lo Stabat della compositrice svedese Lisa Streich accanto allo Stabat Mater di Pierluigi da Palestrina e allo Stabat Mater di Giovanni Croce. Catherine Simonpietri dirigerà l’ensemble vocale parigino Sequenza 9.3, interprete di un programma dedicato alla musica vocale assoluta, con lavori della compositrice lettone Santa Ratniece, della compositrice lituana Justė Janulytė e di Arvo Pärt.

Nella sezione “Sound e Structures” di Biennale Musica verrà eseguito dall’ensemble Ensemble This Ensemble That “Le Noir de l’Étolie” di Géreard Grisey” (Foto di Guillaume Musset)

Musica Reservata è un “concetto di elaborazione compositiva ideato nel Rinascimento per sottolineare che la musica sperimentale doveva essere inizialmente rivolta a un pubblico selezionato o addirittura concepita solo per il compositore stesso e i suoi interpreti, da il titolo ad una sezione che presenta lavori di ricerca ambiziosa per uno strumento o piccolo ensemble strumentale di virtuosi”. Ci saranno la compositrice e violista da gamba austriaca Eva Reiter con il suo nuovo lavoro commissionato dalla Biennale, in dialogo con le musiche di Monsieur De Sainte Colombe, in collaborazione con la violista da gamba Romina Lischka. I solisti veneziani Massimo Raccanelli e Cristiano Contadin e il giovane violista da gamba italiano Giulio Tanasini eseguiranno brani di Benedetto Marcello e la prima esecuzione assoluta della compositrice tedesca Isabel Mundry. La sezione è completata dalla performance della compositrice e polistrumentista iraniana Golfam Khayam, basata sulla musica tradizionale persiana e sulle tecniche ornamentali nell’ambito della performance improvvisativa.

Tavole rotonde, incontri teorici e conferenze dei protagonisti del Festival con ospiti internazionali costituiscono la sezione di Ricercare, per “riflettere sui diversi aspetti del lavoro compositivo ed esecutivo in relazione al concetto di Musica assoluta. Gli incontri si svolgeranno tutte le mattine nella Biblioteca ASAC”.

Biennale College Musica, integrato nel tema del festival, la musica assoluta strumentale ed elettronica in ambito performativo e compositivo, ha selezionato 11 giovani musicisti under 30 su 408 candidature arrivate da 58 Paesi: in residenza a Venezia in tre fasi di due settimane, hanno lavorato e lavoreranno insieme ai tutor per preparare diversi interventi compositivi ed esecutivi in molte delle sezioni del festival.

Per il quarto anno giovani musicisti under 25, provenienti dai Conservatori italiani, sotto la guida del pianista e organizzatore Oscar Pizzo, assegneranno il Premio alla miglior composizione e il Premio alla miglior performance tra quelle in programma.

Si rinnova la collaborazione con Rai Radio3 per le trasmissioni “Lezioni di Musica” – in diretta dalla Sala delle Colonne, sede della Biennale, con Giovanni Bietti a cura di Paola Damiani – e “Tre soldi”, cinque audio-documentari realizzati da Giovanna Natalini che racconteranno l’esperienza dei giovani artisti di Biennale College Musica. A partire dal 22 aprile sarà possibile acquistare biglietti e abbonamenti per tutti gli spettacoli e i concerti in programma alla Biennale Danza, Biennale Musica, Biennale Teatro.

L’Ensemble Modern, Leone d’Argento 2024 con l’Orchetra del teatro La Fenice diretta da Tito Ceccherini esegue le prime di Rebecca Saunders (“Wound”) e Unsuk Chin (“Shards of Silence”)

 

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