Teatro

Biennale Danza, Leone d’oro e argento a Cristina Caprioli e Trajal Harrel

2 Marzo 2024

VENEZIA _ Due Leoni per la danza alla Biennale di Venezia. Saranno consegnati questa estate in occasione del ciclo di performance e spettacoli che si terrà in Laguna con la partecipazione di numerosi coreografi e danzatori provenienti da tutto il mondo. Il Leone d’oro verrà attribuito alla coreografa e danzatrice italiana, residente da tempo in Svezia, Cristina Caprioli, mentre quellò d’argento andrà all’americano Trajal Harrel. I due Leoni sono stati accolti dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia su proposta del direttore del settore Danza Wayne McGregor. La cerimonia di consegna avrà luogo il 21 luglio nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale. Ampiamente meritato il Leone di Caprioli, residente da anni a Stoccolma dove ha fondato a metà degli anni Novanta l’organizzazione indipendente ccap , centro di produzione per filmati e coreografie ma anche libri e installazioni.La coreografia di Cristina Caprioli è fatta di precisione, complessità e alta tecnologia fisica. Tutte le sue produzioni sfidano i formati normativi del settore e le economie di scambio. Dal 2008 al 2013 è stata docente di composizione coreografica presso la School of Dance and Circus di Stoccolma ricevendo numerose borse di studio e premi. Cristina Caprioli è “autrice di un corpus di lavori che scardinano le convenzioni linguistiche e percettive della danza consolidando il suo ruolo internazionale”. Ha curato e prodotto il festival Talking Dancing (1997) e l’antologia di danza “Choreographies” (2008) e curato  il simposio “Weavin Politics” (2012).

Nella ricerca di Caprioli l’idea di coreografia è intesa come un “discorso critico in continuo movimento” in cui “l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione ed è, anzi, un pensiero che si interroga sul fare danza nel momento stesso in cui la danza si genera”.

Nella motivazione stesa dal direttore artistico del settore Danza della Biennale, Wayne McGregor la portata internazionale del pensiero di questa coreografa italiana residente in quel di Stoccolma, a partire dalla metà dei Novanta, ha di fatto influenzato fortemente diverse generazioni di giovani coreografi.

Wayne Mc Gregor il direttore del Settore Danza della Biennale di Venezia (foto di On Andy)

“La coreografia di Caprioli -scrive infatti McGregor– è caratterizzata da precisione, complessità e forme nuove di virtuosismo fisico. Tutte le sue produzioni sfidano le regole e le economie di scambio del settore; le basi filosofiche del suo canone hanno bilanciato ricerca concettuale rigorosa ed esperienza concreta coinvolgente e altamente praticabile. L’impegno di Caprioli per l’avanzamento e lo sviluppo della nostra forma d’arte è stato fonte di ispirazione per il settore e il suo approccio “sotto traccia” a tutto ciò che intraprende non fa che evidenziare la qualità eccezionale e l’integrità di un processo creativo a 360 gradi”.

Con la sua compagnia ccap Caprioli è stata alla Biennale Danza nel 2010, dove aveva presentato in prima mondiale “cut-outs & trees”, spettacolo prodotto dalla Biennale di Venezia con Dance Umbrella di Londra e Dansens Hus di Stoccolma.

Quest’anno presenterà alcune delle sue ultime opere e una novità: “Deadlock” e “Flat Haze” rispettivamente al Teatro alle Tese e alle Sale d’Armi dell’Arsenale, visibili per tutto il periodo del Festival (dal 18 luglio al 3 agosto); “Silver” a Forte Marghera, nei fine settimana; “The Bench”, che Cristina Caprioli stessa, facendosi mentore d’eccezione, creerà per e con i danzatori e coreografi selezionati di Biennale College.

E’ invece ritenuto tra i più originali e richiesti danzatori e coreografi dell’ultima onda della danza contemporanea che “metabolizza Vogue dance, postmodern, butoh, ricerca e cultura pop” Trajal Harrel al quale sarà assegnato nel corso del festival lagunare il prestigioso Leone d’argento Biennale 2024.Fortemente convinto dell’assegnazione del premio è il direttore artistico. Wayne Mc Gregor aveva già invitato Harrel alla Biennale Danza di due anni fa con la coreografia “Maggie the Cat” in cui l’autore prendeva il suo spunto creativo dal “al testo di Tennessee Williams per interrogarsi su potere, gender, intolleranza, inclusione”.

“Trajal Harrel è unico” ha dichiarato McGregor che nella sua motivazione al premio. Dopo gli studi presso la Yale University, poi al Centre National de la Danse (Yvonne Rainer) e alla Martha Graham School of Contemporary dance la ricerca fondamentale di Trajal Harrell si è basata su “una ricca conversazione tra la danza postmoderna, la scena del voguing newyorkese e la danza giapponese Butoh. Il suo lavoro re-immagina il nostro passato -scrive McGregor – incurante della distanza cronologica, geografica e culturale, portando le sue performance in luoghi dedicati tanto alle arti visive quanto allo spettacolo dal vivo. Harrell utilizza gli strumenti del pensiero critico, in particolare la ricerca sul genere, il femminismo e il post-colonialismo, per esplorare le sue approfondite acquisizioni di storia dell’arte e della danza. Frutto di una vasta ricerca, le sue performance sono come tanti oggetti sensibili, ibridi e gioiosi che attingono in egual misura alla moda, alla cultura pop e agli artisti d’avanguardia. È in questo mix unico di generi, nella sorprendente giustapposizione di forme e nella vastissima gamma di emozioni che il lavoro di Harrell coinvolge e appassiona. Ridiamo con la stessa rapidità con la quale piangiamo, in un ottovolante di emozioni”.

Il coreografo e danzatore americano Trajal Harrel a cui andrà il Leone d’Argento della Biennale veneziana (Foto di Orpheas Emirzas)

Trajal Harrell torna alla Biennale Danza per il 18. Festival con due opere: “Tambourines” e “Sister or He buried the Body”.

Nei giorni scorsi La Biennale di Venezia ha voluto esprimere il proprio cordoglio e ricordare con grande stima e ammirazione il coreografo e danzatore Steve Paxton  scomparso lo scorso 20 febbraio, un artista che ha segnato in modo profondo la storia della coreografia contemporanea. Protagonista della rivoluzione artistica che ebbe il suo epicentro a New York negli anni 70 nella mitica Judson Church, “irradiando in tutto il mondo il post modern americano e la contact improvisation, Steve Paxton, scomparso di recente, è figura immensa anche in forza di una ricerca inesausta condotta in maniera tanto appartata quanto con coerenza di stile e di vita. Yvonne Rainer, compagna di viaggio al Judson come nel Grand Union, amava dire scherzando che lei aveva inventato la corsa e Paxton la camminata, e davvero molti dei primi lavori di Paxton – da Proxy del 1961, Transit del 1962, English del 1963 a Satisfyin’ Lover del 1967 – resero fondamentale l’atto di camminare”.

Celebrato in tutto il mondo come autore di spettacoli seminali, fra cui spicca il capolavoro delle “Goldberg Variation”, Steve Paxton alla Biennale Danza aveva ricevuto il Leone d’oro alla carriera nel 2014.

“Col suo procedere, Steve Paxton – recitava allora la motivazione – ha aperto ‘silenziosamente’ strade innovative a una ricerca che è sconfinata in tutte le arti. Il continuo reimparare e frequentare la semplicità del gesto, mai quotidiano ma comune, ci ha mostrato come l’uomo possa ampliare la sua percezione sul mondo”. In quell’occasione veniva presentata Bound: una successione di episodi, interpretati dal danzatore sloveno Jirij Konjar, a cui Paxton aveva passato il testimone sulla scena, ognuno dei quali rappresenta un microcosmo isolato, in un processo di accumulazione quasi numerica.”

La Biennale Danza ha voluto esprimere cordoglio per il  coreografo danzatore americano Steve Paxton scomparso recentemente. Nell’immagine riceve il Leone d’oro a Venezia nel 2014
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