Teatro
Aurélien Bory scopre Palermo
Palermo. No, non è strano che uno straniero possa restare profondamente colpito dalla vitalità di Palermo. Una vitalità che non è data dal numero o dal proliferare, più o meno elegante o chiassoso, di iniziative culturali o artistiche o dal manifestarsi di tradizioni ancora vive. Sono epifenomeni d’importanza reale certo, ma relativa. Ciò che colpisce profondamente di Palermo è la sua capacità di portare continuamente alla luce la cangiante, feconda molteplicità e profondità delle radici culturali da cui scaturiscono e di cui si nutrono, ad ogni livello, la sua particolarissima antropologia, il suo fascino, le sue ricchezze artistiche, la capacità di superare arretratezze e nefandezze d’ogni sorta. E quanto più sono profonde e vive queste radici, tanto più possono nutrire e rendere vitali fenomeni che, il più delle volte, possono apparire invece poco percepibili, invisibili, incomprensibili, nascosti nella quotidianità eppure forniti di un’operatività segreta ed efficace. È questo il primo nucleo di senso di “Invisibili” lo spettacolo di teatro-danza che il regista e coreografo francese Aurélien Bory ha realizzato a Palermo e presentato (dal 20 al 29 ottobre) come spettacolo di apertura della stagione del Teatro Biondo. Uno spettacolo potente, una vera e propria dichiarazione d’amore di questo artista per la città di Palermo. In scena ci sono il cantante e attore nigeriano Chris Obehi (un giovane e talentuoso artista, immigrato dalla Nigeria e ormai totalmente adottato dalla città di Palermo), le danzatrici Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi (quest’ultima in stato di grazia) ed infine, a suonare dal vivo (e a dare respiro e profondità poetica al tutto) il grande sassofonista palermitano Gianni Gebbia (anche coautore delle musiche insieme con Joan Cambon). Interpreti di questo spettacolo certo, anche se in realtà ad accamparsi come protagonista assoluto è il meraviglioso affresco quattrocentesco, conservato a Palazzo Abatellis e universalmente conosciuto come il Trionfo della Morte. Inutile dire quanto quest’opera, di gusto fiammingo, sia diventata negli ultimi anni un’amatissima icona della città, della sua ricchezza, della sua storia più colta e nobile. Questo affresco è presente in scena sotto forma di un grandissimo telo che lo riproduce e che ordina, avvolge e dà senso a tutto ciò che accade in scena: mescola i colori, gli spazi e le prospettive, ribalta e assorbe luce e buio, conosciuto e incognito, vita e morte, visibile e invisibile. La morte trionfa feroce su tutto – è questo il secondo nucleo di senso dello spettacolo – ed esserne consapevoli è il primo passo per aprire gli occhi sulla realtà, provare a trovare una prima misura di sapienza, vedere le persone e le cose che sono invisibili e che magari contengono il senso ultimo della realtà in cui siamo immersi. È un ragionamento filosofico e sapienziale, una verità universale (seppure mai sufficientemente considerata) e tuttavia la prima conseguenza che al coreografo viene in mente è la tragica vicenda degli immigrati africani o medio-orientali che troppo spesso oggi, sciaguratamente invisibili nel Mediterraneo, perdono la vita in mare nel tentativo di raggiungere le nostre terre. Si tratta di un terzo nucleo di senso sul quale Bory riflette ulteriormente e costruisce una parte importante dello spettacolo, emotivamente e formalmente impegnativa. Ma è una riflessione che non può che assumere una dimensione politica e la cui tragica contingenza non può che indurre il pubblico a considerazioni di tipo morale, e politico appunto, che stridono in relazione al respiro profondo e quasi senza tempo della prima parte dello spettacolo.
Invisibili
Prima assoluta, Palermo, Teatro Biondo, dal 20 al 29 ottobre. Progetto, scenografia e regia Aurélien Bory. Collaborazione artistica e costumi Manuela Agnesini. Collaborazione tecnica e artistica Stéphane Chipeaux-Dardé. Con Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi, Chris Obehi e Gianni Gebbia. Musiche originali di Gianni Gebbia e di Joan Cambon. Altre musiche di Johann Sebastian Bach, Leonard Cohen, Arvö Part. Luci di Arno Veyrat. Scene realizzate da Pierre Dequivre, Stéphane Chipeaux-Dardé, Thomas Dupeyron. Direzione tecnica Thomas Dupeyron. Produzione Teatro Biondo Palermo / Compagnie 111 – Aurélien Bory in coproduzione con Théâtre de la Ville-Paris / Théâtre de la Cité – Centre dramatique national Toulouse Occitanie / La Coursive scène nationale de La Rochelle / Agora Pôle national des Arts du cirque de Boulazac / Le Parvis scène nationale Tarbes Pyrénées / Les Théâtres de la Ville du Luxembourg / La Maison de la Danse – Lyon / Fondazione TPE – Teatro Piemonte Europa. Si ringrazia la Galleria Regionale della Sicilia “Palazzo Abatellis”. Crediti fotografici: Rosellina Garbo
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