Teatro
Archeofestival in Sardegna, da Giorgina Pi ai Motus
Sardegna, probabilmente il più grande museo archeologico a cielo aperto del mondo. La terra dei nuraghi, del suo antico popolo di metallurgici e costruttori è da quindici anni la cornice di un festival che coniuga il teatro con i luoghi più affascinanti e, in parte anche misteriosi, della sua civiltà. Sono spazi di storia e natura, ancora in parte incontaminata, che hanno offerto le location più incredibili all’arte della rappresentazione. Il festival allestito dalla compagnia il Crogiuolo, fondata da Mario Faticoni e saldamente nelle mani di Rita Atzeri, attrice e organizzatrice instancabile -negli ultimi anni la direzione artistica è stata curata dalla splendida attrice Iaia Forte-questa edizione si terrà nel Nuorese e in terra d’Ogliastra, a Villagrande Strisaili, nel Santuario Nuragico S’Arcu e Is Forros, nell’area archeologica di Sa Carcaredda, e nel centro del paese, a Tortolì, nell’area archeologica di S’Ortali ‘e Su Monti e nell’Ex Blocchiera Falchi, nel Teatro a mare di Arbatax, a Porto Frailis. L’anno scorso ospitò una indimenticabile versione site specific di “Tutto Brucia” dei Motus accanto a quel gigante di pietra che è il Nuraghe Arrubiu di Orroli, quasi nel centro preciso della regione. Fu una straordinaria dimostrazione di come, con i giusti allestimenti (e, naturalmente la presenza di artisti di valore come Enrico Casagrande e Daniela Nicolò che ne curarono la realizzazione) la Sardegna possa aspirare a diventare punto di riferimento per il teatro mediterraneo.
Il NuracheArcheofestival –così si intitola la manifestazione – presenta questo anno, dal 17 al 31 luglio, nel suo cartellone principale oltre una ventina di appuntamenti con la scena, alcuni tra i più interessanti e amati sul piano nazionale. Sono: Giorgina Pi, Maria Paiato, Anna Bonaiuto, Iaia Forte e Tommaso Ragno, Motus, Mario Perrotta, Lucilla Giagnoni, Enrico Bonavera, Paolo Panaro, Stefano Sabelli etc…
“NurArcheofestival nasce dall’esigenza di indagare il rapporto del Teatro con lo spazio, con la natura, con la storia -spiega Rita Atzeri- Sedici anni fa per dimostrare come certi luoghi debbano essere agiti, in modo che siano questi stessi a determinare lo spettacolo, abbiamo creato ‘Deinas’, pensato dal Crogiuolo per il nuraghe Genna Maria di Villanovaforru: coniugava miti orfici, tradizioni popolari e miti greci. Questa fusione di teatro, storia, archeologia, natura ci ha restituito la sacralità del vivere e del rappresentare nei luoghi della storia, ancor di più in quelli della preistoria. Lì nasce l’idea di dare corpo ad un progetto che sistematicamente consenta di portare avanti questo campo d’indagine. Il nostro desiderio era e resta quello di promuovere la conoscenza di un patrimonio archeologico unico, facendo sì che questi luoghi – nuraghi, tombe dei giganti, menhir, domus de janas – non siano guardati fuggevolmente ma siano vissuti e compresi. Il modo di preservare il patrimonio non è trincerarlo, ma farlo conoscere, amare e vivere, in modo che ciascuno lo senta proprio e parte di una storia più grande. Il dialogo con questi siti – conclude la direttrice artistica del Crogiuolo – è il tratto più caratterizzante del Nuracheofestival: gli allestimenti non sono mai invasivi, non vengono montate strutture che costruiscono una finta riproduzione di un palcoscenico. Siamo immersi nella natura, della quale cerchiamo di rispettare i tempi e valorizzare le suggestioni: salvo rare eccezioni motivate dalla drammaturgia dello spettacolo, si va in scena al tramonto con il cambio di luce”.
Ad inaugurare il festival, dalle 20,30 in poi, a S’Arcu e is Forros (uno spazio dove sono presenti i resti di un tempio a megaron e luoghi dove i nuragici fondevano i metalli e fabbricavano manufatti per la vita quotidiana e le armi, dalle spade alle lance) un’anteprima, “Sogno creatore” ideazione, drammaturgia e regia a cura di Giorgina Pi, una delle figure teatrali più talentuosa e innovativa del teatro contemporaneo. Lo spettacolo, prodotto dalla sua stessa compagnia, Bluemotion, vede in scena un’attrice di valore come Sylvia De Fanti assieme ad Alexia Sarantopoulou, cantante e attrice di origine greca, già vista in azione con Giorgina in occasione di “Lemnos” andato in scena la scorsa stagione. A curare il suono sarà Valerio Vigliar, mentre le luci sono dell’ottimo Andrea Gallo. “Sogno creatore” è un progetto di ricerca sul tema del sogno e della sua potenza creativa, in soldoni una indagine “del rapporto tra mondo onirico e scrittura, passando dal corpo che genera suono e immagini”. La prima traccia del progetto è il libro “Il sogno creatore” della filosofa spagnola Maria Zambrano. In questa opera, ha spiegato la regista romana, sono i sogni a guidare le parole, costringendole ad affrontare i loro doveri: il tempo, la verità, le maschere personali e sociali. Zambrano fa camminare insieme poesia e filosofia, non creando strappi, come se il sogno contenesse in maniera innata questa convivenza. Così accade nella poesia di Maria Luisa Spaziani, una voce poetica importante del secondo Novecento italiano, compagna di Eugenio Montale, seconda traccia del lavoro, che nei suoi versi ardenti dialoga con Zambrano immersa nella vita psichica femminile. “Lo scandaglio del mondo onirico di Zambrano assume le sembianze di riflessioni diaristiche su sogni indelebili descritti dai versi di “Pallottoliere Celeste” di Spaziani, incarnati da Sylvia De Fanti”.
La terza traccia viene da “Il libro dei sogni” di Artemidoro, un’enciclopedia teorica e pratica del sogno scritta nel secondo secolo dopo Cristo, che si confronterà con la poesia di Niki Rebecca Papagheorghiou, scrittrice e poetessa greca che inverte temi e stilemi dei miti annettendoli a una vita immaginaria. In particolare la compagnia lavora sulla sua raccolta “Il grande formichiere”. Per Papagheorghiou “una inquietante stranezza apparenta l’universo della poesia a quello della vita inconscia e del sogno”. Unite dalla musica, in “Sogno creatore” si mescolano la lingua italiana e quella greca, in “una catena di alleanze ipotetiche di donne visionarie, la scena si trasforma in un luogo dove scandagliare il sé, in un ambiente sonoro elettronico unito a canzoni e a suoni di realtà”.
Tre giorni di stop ed ecco il 20 luglio un’attrice di straordinario talento come è Maria Paiato, protagonista de “Le due zitelle” di Tommaso Landolfi. Due sorelle abitano in un paese del Sud e custodiscono una scimmietta lasciatagli dal fratello ormai defunto. Un giorno si libera dalla catenella che la teneva custodita in casa e fugge via infilandosi nella chiesetta del paese dove fa strage di ostie e si ubriaca con il vino del parroco. A decidere la sua sorte sarà un incredibile tenzone tra un monsignore e un giovane prete.
A seguire, nella stessa sera, alle 21.15, Stefano Sabelli, del Teatro del Loto, presenta “Figli di Abramo” di Svein Tindberg, traduzione e regia di Gianluca Iumiento. Si tratta di un miracolo di teatro di narrazione che ha cominciato la sua ascesa dai teatri off di Oslo, fino ad arrivare ai più grandi e importanti palcoscenici scandinavi. Nel testo e nello spettacolo di Tindberg un’opera in grado di scavare con profondità e ironia nell’origine della storia dell’uomo. Tindberg raccontando la storia dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam evidenzia come tutti i fedeli di queste religioni affermino che Abramo sia “il loro” antenato. Un uomo. Due figli. Tre religioni.
La sera successiva alle 20 sarà la volta di “Sette respiri” scritto da Juri Piroddi con Cinzia Piras, Marzia Orrù, Giuseppina Mirigliani, Giuseppe Muggianu, Juri Piroddi e con Giuseppe Muggianu (chitarra e voce) ed Emanuela Lioy (violino), una produzione Rossolevante. “Sette respiri” intreccia una storia giapponese, quella della vendetta dei 47 Ronin (“uomini onda”, samurai decaduti, rimasti senza padrone) con la vita e le imprese di Gaetano Bresci, il regicida anarchico, il tessitore pratese tornato dall’America per vendicare i morti di Milano del 1898”.
Stesso giorno, alle 21.15 Lucilla Giagnoni presenta “Magnificat”, monologo dell’attrice stessa (collaborazione ai testi di Maria Rosa Pantè, musiche di Paolo Pizzimenti) che rappresenta il terzo capitolo della sua Trilogia dell’umanità (che comprende anche Ecce Homo e Furiosa mente) e intreccia riflessione, poesia e ironia. Una produzione del Centro Teatrale Bresciano
Il 22 luglio alle 20.30 è di scena un grande attore come Enrico Bonavera, con “Il vino e suo figlio”, liberamente tratto da Il Navigatore del Diluvio di Mario Brelich (produzione compagnia çàjka – ETS).Bonavera è l’Arlecchino “ufficiale” del Piccolo Teatro di Milano, con il quale, in quasi quarant’anni di carriera, ha girato praticamente tutto il mondo. Oltre al virtuosismo nella recitazione con le maschere della Commedia dell’Arte, ha studiato le tecniche di narrazione popolare, sviluppando doti di affabulatore, che ha saputo coniugare con quelle di mimo ed attore gestuale. Protagonista dello spettacolo è il vino, il suo valore “mitico e sacro”, comica congiunzione tra “basso corporeo” e filosofia del palato e della vita.
Ancora a S’Arcu e is forros Asmed-Balletto di Sardegna e Nymphaea Rubra presentano il 25 luglio, alle 20, lo spettacolo di teatro-danza per ragazzi “Il Voliciclista”, con Senio G.B. Dattena, Sara Perra, Luana Maoddi e la supervisione alle coreografie di Valentina Puddu (scenografia: Roberta Serra e Uwe Endler; costumi e maschere: Enrica Farci e Uwe Endler; illustrazioni: Stefania Pusceddu). Un vecchio aviatore, con gli scarti di una bicicletta e con molto ingegno, costruisce una macchina volante leonardesca con la quale sorvola quello che resta del mondo dopo una catastrofe ambientale. Quello che vede è terribile e meraviglioso al tempo stesso. Nel mare, ormai ridotto ad una enorme distesa di plastica, vivono creature marine mai viste.
Nel centro storico di Villagrande Strisaili, ancora il 25 luglio, dalle 6 del mattino è previsto ”Intrecci di pane”, un lavoro performativo a carattere antropologico. Un evento a numero chiuso, riservato a un massimo di 10 persone, che vuole far rivivere il rito e le storia a esso legate della lavorazione del pane. La performance si sviluppa secondo i riti della lavorazione, all’alba per l’impasto e poi avanti lungo la giornata fino alla cottura e all’offerta del pane. Drammaturgia del movimento di Ornella D’Agostino, con Gisella Vacca, Rita Atzeri, Fatima Dakik e Natalja K (esperta di panificazione), con le musiche di Silvia Corda (una coproduzione Crogiuolo – Carovana Smi).
L’area archeologica di Sa Carcaredda di Villagrande Strisaili ospiterà il 26, alle 17, lo spettacolo di teatro-ragazzi “Leonor nella stanza fantastica” scritto da Corrado Premuda, adattamento dell’opera musicale di Marco Nateri, diretto e illustrato da Marco Nateri, musiche originali di Stefano Casti, testi delle canzoni scritti da Premuda e Nateri, con Noemi Medas e Luana Maoddi (produzione Palazzo d’Inverno). La pièce racconta la storia della pittrice surrealista Leonor Fini, artista italiana nata a Buenos Aires e cresciuta a Trieste nei primi anni del Novecento, e regala il ritratto di una bambina sognatrice, curiosa ed egocentrica che cresce in mezzo agli adulti esplorando con sfrontatezza il loro mondo.
Si torna il 26 alle 20 a S’Arcu ‘e is forros, dove Anna Bonaiuto, attrice di livello del teatro e del cinema, leggerà “L’amica geniale” di Elena Ferrante. L’intensità espressiva della Bonaiuto pennella le avventure di Elena e Lila, le giovani protagoniste, cresciute in un rione della periferia di Napoli, prende per mano i lettori e li conduce nel mondo di Elena Ferrante, in un racconto quasi ossessivo di storie di donne, plasmate, distorte e talvolta distrutte dalla realtà che le circonda, più spesso ancora dagli uomini. “Nel 1994 lessi il il primo libro e insieme con Mario Martone decidemmo subito di farne un film. Era “L’Amore molesto”, racconta Anna Bonaiuto. “Fu un successo insperato e aumentò la curiosità per questa scrittrice che voleva restare sconosciuta. Cosa che in una società dove tutti vogliono esistere e parlare di sé mi sembrava un miracolo. Da allora la Ferrante ha incrociato spesso la mia vita – spiega ancora l’attrice – con letture in presenza e la registrazione di tutti i suoi libri”.
Il 27 luglio alle 20, al Santuario nuragico va in scena la prima nazionale di “Musica per camaleonti” con Iaia Forte e Tommaso Ragno. Spettacolo dedicato al genio dello scrittore americano Truman Capote, al suo stile letterario, allo sguardo sul mondo, l’ironia, la cattiveria e la pietà che ha verso gli esseri umani. Due racconti tratti dal suo libro “Musica per camaleonti”. Nel primo, “Una giornata di lavoro”, Capote segue la sua donna delle pulizie durante un’intera giornata nelle case dove lei lavora. Nel secondo, “Una bellissima bambina”, lo scrittore dialoga con Marilyn Monroe mentre si celebra il funerale di una famosa insegnante di recitazione. “Truman Capote è uno scrittore che ci ha sempre appassionati “, spiegano Iaia Forte e Tommaso Ragno. “Leggendo questi racconti, ci sentiamo non più unicamente lettori, ma testimoni diretti. Ci sembra di essere tra loro. In entrambi c’è non solo uno sguardo personale sull’America, ma c’è Capote in prima persona, con tutta la sua arguzia e sottigliezza, che dialoga con due bellissime figure femminili”.
A seguire, alle 21.15, Lorenza Zambon va in scena con “Storie Selvatiche” (produzione La casa degli Alfieri), tre storie d’amore, tre insolite passioni nate fra certe donne, certi uomini, certi “luoghi potenti”: Il giardino nascosto di Nonna Pupa, in cui si narra di un’anziana signora, maestra di giardinaggio “estremo”, che ha trovato una specie di discarica incastrata in una frattura del paesaggio e ne ha fatto un luogo magico, una porta verso un’altra dimensione.
Sabato 29 ancora a S’Arcu e is Forros, alle 20, “Special edition”, serie di performance di musica e danza, create ed eseguite dalla corografa slovena Andreja Rauch Podrzavnik, vincitrice di molti importanti premi, e dal compositore britannico Christopher Benstead (testi poetici di Lidija Dimkovska, fotografia: Nada Žgank, produzione: Federacija). Nelle scene coreografiche gli artisti utilizzano tecniche di improvvisazione, fondendo danza, musica e poesia.
Si prosegue alle 21.15 con “Come una specie di vertigine” spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta, autore di talento, vincitore di diversi premi Ubu. In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire. Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare
Altri due eventi domenica 30. Alle 20 “Botanicarp” di Raoul Moretti, arpista versatile e compositore sperimentale, presenta nell’area del santuario nuragico di Villagrande Strisaili la versione “open-air” del concerto per Arpa Elettrica con Live Electronics in spazi verdi in cui immergersi, avvolti dal flusso sonoro delle musiche ed ammaliati dalla video-scenografia proiettata su vegetazione creata dalla crew di artisti Olo Creative Farm. Un’esperienza sensoriale nella suggestione notturna e nei suoni della natura, tra giochi di luce ed ombre ed immagini.
A seguire, imperdibile, alle 21.15, “You Were Nothing But Wind” dei Motus, storica compagnia di teatro di innovazione fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, molto conosciuta anche a livello internazionale, con l’iconica Silvia Calderoni (ideazione di Nicolò/Calderoni, ambienti sonori di Demetrio Cecchitelli) regia Casagrande-Nicolò. Dopo“Tutto Brucia” la compagnia sposta il fuoco sulla figura di Ecuba, regina di Troia, moglie di Priamo, madre di Ettore, con un gesto scenico performativo che si allontana dalla teatralità originaria del progetto. Silvia Calderoni incarna questa donna agguerrita, ne traduce la disperazione e la furia. “Qui, attraversando anche l’Ecuba di Euripide – dove Polimestore le predice che si trasformerà in una ‘cagna nera con gli occhi di fuoco’ – si entrerà negli scenari post umani di ‘un mondo a venire’ dove echeggiano soprattutto i latrati di Ecuba, che sono in realtà prove di un’altra lingua, quella ‘minore’ di cui parlano Deleuze e Guattari nel loro libro su Kafka, cioè una lingua che viene dopo il potere e la violenza, che non dice più al mondo come deve essere, ma che accompagna il mondo che c’è, lo segue e lo solleva; è la lingua misteriosa che parlerà l’umanità dopo che tutto è bruciato. Una lingua terra terra, né umana ma nemmeno non umana, polverosa e umile. Ora c’è solo la cenere, e i corpi. Ma il terreno è sgombro. Qualcosa può cominciare”.
Il festival, con i suoi tre cartelloni, termina lunedì 31 luglio a Villagrande Strisaili, con altri due appuntamenti che si svolgeranno all’alba nello scenario di S’Arcu ‘e is Forros. Alle 6.30 il debutto di “Cerchio imperfetto” coproduzione Il Crogiuolo/Tedaca, testo e regia Simone Schinocca, con Rita Atzeri. Uno spettacolo sulla violenza di genere che può giungere all’atto estremo del femminicidio. Alle 7.45, Paolo Panaro sarà in scena con uno spettacolo da lui diretto e interpretato, “La zia d’America” da Leonardo Sciascia, uno dei tre racconti della raccolta “Gli zii di Sicilia” (produzione Centro Diaghilev).
“Tortolì & Arbatax”, nel sito archeologico di S’Ortali ‘e Su Monti e a Porto Frailis, fra il 22 e il 28 luglio, ospiteranno un’altra sezione del NurArcheoFestival. Il 22 luglio, a Porto Frailis alle 21.30, in scena”Una lunga storia d’amore” di Fabio Marceddu, con Fabio Marceddu e Antonello Murgia, che curano anche la regia, una produzione Teatro dallarmadio. Nell’area S’Ortali ‘e Su Monti il 24, alle 19.30, ecco “Tra Passi e sassi”. Poetiche d’archivio, una performance che nasce da un lavoro di scavo e riscrittura di materiali di documentazione, ricerca e produzione artistica dell’archivio di Carovana Smi, per rigenerarli in atti del presente.
Si continua il 24, a Porto Frailis alle 21.30, con la compagnia La Maschera che presenta “Filastrocca” , Arcani Archetipi e Filastrocche con Daniele Pettinau e Anna Pia. Il 27 luglio S’Ortali ‘e Su Monti di Tortolì ospita alle 21.30, “Why Clitemnestra why?”, tratto da “Clitennestra o del crimine” di Margherite Yourcenar, regia di Maria Assunta Calvisi (produzione Effimero Meraviglioso), con Miana Merisi, i danzatori Alessandra Corona e Guido Tuveri, la voce fuori campo di Luigi Tontoranelli, le musiche di Thomas Lentakis, i costumi di Marco Nateri (realizzazione video: Ennio Madau; disegno luci: Stefano Delitala ; produzione Effimero meraviglioso, Asmed, Acpw).
Ancora a S’Ortali ‘e Su Monti, il 28, alle 20, “La voce del sentiero” regia di Romano Foddai con Maria Paola Dessì, Francesco Petretto, Stefano Petretto, una produzione Teatro S’Arza. Quest’anno nell’Ex Blocchiera di Tortolì dal 20 al 27 luglio si terrà “Isole”, sezione dedicata a cinema, teatro, musica, letteratura e arte, diretta da Ysé Brisson (Festival Droits des Femmes & Cinéma) e Mario Serenellini (Le Plateau de la Méduse) che prevede l’inaugurazione della mostra di Tristan Soler, la presentazione dei film d’animazione “L’eroe dei due mondi” e “Toc Toc” (prima assoluta) di Guido Manuli, le proiezioni del cortometraggio “L’Instant d’Après” di Ysé Brisson, dell’opera cinematografica “Gramsci dal carcere” di Daniele Maggioni, Laura Perini e Mariagrazia Perria; ad arricchire la programmazione un omaggio a Grazia Deledda con la proiezione del film di Aldo De Benedetti “La grazia”, la retrospettiva dedicata a “Vittorio De Seta” per celebrare il centenario della nascita dell’autore.
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